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Grande Barriera Corallina in fase di ripresa. In alcune zone copertura più alta da 36 anni

Nella parte settentrionale e centrale la percentuale di coralli sta risalendo e lo sbiancamento non sembra averne accelerato la mortalità

di MARIANNA GRAZI -
23 agosto 2022
barriera corallina

barriera corallina

Buona notizie dal fronte ambientale. Tra siccità, eventi climatici estremi, incendi, scioglimento dei ghiacciai e surriscaldamento di mari e oceani, dal fronte australiano arrivano però informazioni incoraggianti, che perlomeno fanno ben sperare che non tutto sia ancora perduto. Due terzi della Grande Barriera Corallina hanno registrato la più alta copertura di coralli in quasi quattro decenni, sebbene la barriera sia ancora vulnerabile ai cambiamenti climatici e allo sbiancamento di massa. È quanto dichiarato da un gruppo di monitoraggio che, ogni anno, realizza un report sulle condizioni dell’ecosistema, attraverso periodiche immersioni dei sub e allo studio accurato di tutte le specie presenti.

Ripresa e alterazioni gravi

barriera corallina

Una vista aerea della grande barriera corallina australiana

Situata al largo della costa del Queensland, nella zona nord-orientale dell'Australia, la Barriera è il più grande organismo vivente sulla Terra: al suo interno si trovano migliaia di scogliere coralline e centinaia di isole, che ospitano un’incredibile varietà di fauna e flora. Secondo il rapporto dell'Australian Institute of Marine Science, un'agenzia governativa, le parti settentrionali e centrali della barriera corallina, patrimonio mondiale dell'Unesco, hanno registrato una certa ripresa: a nord i coralli coprono il 36% della superficie, rispetto al 13% raggiunto nel 2017 nella zona nord, mentre la copertura nella zona centrale tocca il 33%, in netta crescita rispetto al 14% registrato nel 2019. Ma nella regione meridionale si assiste invece a una perdita di copertura corallina, scesa dal 38 al 34% a causa di un'epidemia di stelle marine. Il direttore generale dell'agenzia, Paul Hardisty, ha dichiarato che, mentre il recupero dei coralli nelle regioni settentrionali e centrali è un segno che la barriera corallina può riprendersi dalle alterazioni, la perdita di coralli nella regione meridionale dimostra come questa sia però ancora vulnerabile a "continue perturbazioni acute e gravi, che si verificano più spesso e sono più durature".

Gli effetti del cambiamento climatico

barriera corallina autraliana

Due attivisti manifestano contro il cambiamento climatico alla Grande Barriera corallina australiana

Secondo i biologi, infatti, a lungo termine il cambiamento climatico rappresenta la minaccia più grave per l'ecosistema, che ha sofferto e sta soffrendo di un diffuso e grave sbiancamento a causa dell'aumento delle temperature oceaniche e della conseguente acidificazione delle acque. La barriera è stata particolarmente colpita nel 2016 e nel 2017 da ondate di calore sottomarine e quest'anno sta subendo il sesto sbiancamento di massa a causa dello stress termico. Per fortuna la perdita del caratteristico colore rosso non provoca necessariamente la morte del corallo, ma può comunque avere delle ripercussioni molto gravi sulla sua crescita, sulla riproduzione e sulla difesa dalle malattie. "Ogni estate la barriera corallina è a rischio di stress termico, sbiancamento e potenzialmente mortalità e la nostra comprensione di come l'ecosistema risponde a questo fenomeno è ancora in fase di sviluppo", ha dichiarato Hardisty in un comunicato stampa. "Gli eventi di sbiancamento del 2020 e del 2022, pur essendo estesi, non hanno raggiunto l'intensità degli eventi del 2016 e del 2017 e, di conseguenza, abbiamo registrato una minore mortalità", ha aggiunto il direttore. "Questi ultimi risultati dimostrano che la barriera corallina può ancora riprendersi in periodi privi di perturbazioni intense".

La lista dell'Unesco sui patrimoni mondiali in pericolo

barriera corallina

L'Unesco ha chiesto di inserire la Grande barriera corallina tra i siti del patrimonio mondiale a rischio

Il rapporto arriva dopo che l'anno scorso l'Unesco ha proposto di aggiungere la Grande Barriera Corallina alla lista di siti del patrimonio mondiale in pericolo. Lo scorso giugno si sarebbe dovuto tenere in Russia un incontro per discutere del futuro del più grande organismo vivente sulla Terra, ma è stato annullato dopo l'invasione delle truppe del Cremlino in Ucraina. Ma i nuovi dati sulla ripresa dei coralli ci permettono perlomeno di osservare con fiducia al futuro dell'ecosistema, pur rimanendo alto il livello di allarme. Se la resilienza della natura riesce sempre a sorprenderci, infatti, non dobbiamo smettere di proteggerla solo perché dimostra resistenza alle nostra azioni dannose e un'incredibile fame di vita.