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Home » Scienze e culture » Newton, l’eros al di là del genere: donne forti e maschi sottomessi, a Milano arriva ‘Legacy’

Newton, l’eros al di là del genere: donne forti e maschi sottomessi, a Milano arriva ‘Legacy’

A Palazzo Reale 250 fra scatti, riviste, documenti e video: l’intera carriera di uno dei fotografi più amati e discussi di tutti i tempi

Letizia Cini
10 Febbraio 2023
’Amica. Milano’, 1982 © Helmut Newton Foundation

’Amica. Milano’, 1982 ©Helmut Newton Foundation

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“Dice fosse impossibile camminarci, su quei tacchi. Che le modelle li indossassero, immobili, giusto il tempo dello shooting fotografico, con il collo del piede teso allo spasimo, quasi a voler rassodare polpacci, cosce e glutei. Rigorosamente nudi. Niente a che vedere con i grossolani plateau imposti dalla moda di oggi: i décolleté calzati dalle magnifiche creature ritratte da Helmut Newton (1920-2004) hanno fatto sognare generazioni di uomini e di donne. Già, perché non esiste una predilezione di genere negli scatti che saranno esposti dal 24 marzo nelle sale di Palazzo Reale a Milano in occasione della retrospettiva Helmut Newton. Legacy ideata in occasione del centesimo anniversario della nascita del grande fotografo (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) e posticipata a causa della pandemia. Visitabile fino al 25 giugno, l’esposizione mira a dare uno sguardo nuovo all’unicità, allo stile e al lato provocatorio del lavoro dell’artista.

Helmut Newton, Era delle machine, Thierry Mugler, American Vogue. Monte Carlo’, 1995 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton, Era delle machine, Thierry Mugler, American Vogue. Monte Carlo’, 1995 ©Helmut Newton Foundation

Immagini capaci di solleticare il gusto, la vista e le corde di ciascuno, su qualunque genere o non genere lo si collochi. Figure femminili perfettamente a loro agio in contesti eleganti e location sempre all’altezza delle aspettative, a colori o black and white (Newton scattava sempre con due macchine fotografiche): parchi, ville, attici, piscine, hotel di lusso.

Gli uomini? Raffinati, forse un tantinello distratti, senz’altro non all’altezza dell’altra metà del cielo, proposta come vera detentrice del sesso forte. Scene di eros potente, senza scadere nell’osceno, nel troppo esplicito: labbra su labbra, seni, carezze, ragazze sellate, qualche colpo di frusta e quadri sadomaso. Ninfe costrette in busti ortopedici o legate in pose bondage e manichini. Ma a lui, al mago dell’obiettivo, daltonico (nella vita) e mai banale, si perdona tutto. Anzi, quel pizzico di violenza saffica riesce a dare un tocco di sapore in più a inquadrature classiche e ambienti talvolta fin troppo chic.

Helmut Newton, ’Autoritratto’. Monte Carlo, 1993 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton, ’Autoritratto’. Monte Carlo, 1993 ©Helmut Newton Foundation

Nell’autobiografia del 2004 lo stesso Newton spiegava come i nudi a figura intera ripresi in studio gli fossero stati ispirati dai manifesti diffusi dalla polizia tedesca per ricercare gli appartenenti al gruppo terroristico della Raf (Rote Armee Fraktion) e non dall’eros.

Legacy, la mostra

Curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e da Denis Curti la mostra meneghina (www.mostrahelmutnewton.it) ripercorre attraverso 250 fotografie, riviste, documenti e video l’intera carriera di uno dei fotografi più amati e discussi di tutti i tempi. Accanto alle immagini iconiche, un corpus di scatti inediti, presentati per la prima volta in Italia, svelerà aspetti meno noti dell’opera di Newton, con un focus specifico sui servizi di moda più anticonvenzionali. Polaroid e contact sheet permetteranno di comprendere il processo creativo che si cela dietro alcuni dei motivi più significativi del lavoro di Newton, mentre pubblicazioni speciali, materiali d’archivio e dichiarazioni del fotografo consentiranno di ricostruire il contesto nel quale è nata l’ispirazione di questo straordinario artista.

Helmut Newton ’Elle’. 1967 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton ’Elle’. 1967 ©Helmut Newton Foundation

Il percorso

Lungo un percorso articolato in capitoli cronologici, saranno attraversate tutte le fasi ed evoluzioni della vita e della carriera di Newton, dagli esordi fino agli ultimi anni di produzione.

Chi era Helmut Newton

Helmut Neustädter nasce a Berlino nel 1920 da una ricca famiglia di origine ebrea ed esprime presto il suo interesse per la fotografia. Inizia la propria formazione all’età di 16 anni affiancando la famosa fotografa di moda Yva, ma presto lascia la città per sfuggire alla persecuzione degli ebrei. Dopo alcuni viaggi in cui lavora come fotoreporter, apre a Melbourne un piccolo studio con il supporto della futura moglie, l’attrice June Brunell. Nel 1956, operando sotto il nome anglicizzato di Helmut Newton, inizia a collaborare con Vogue Australia, Vogue Inghilterra e con Henry Talbot, nel loro studio comune a Melbourne.

Il fotografo raggiunge il suo stile inimitabile a Parigi nel 1961: la sua visione dinamica si manifesta, ad esempio, in una serie di fotografie delle produzioni dello stilista André Courrèges che Newton scatta per la rivista britannica Queen nel 1964, o nei suoi lavori per Vogue Francia ed Elle Francia.

Gli anni Sessanta

Negli anni Sessanta porta avanti intense collaborazioni con Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld attraverso le quali Newton cattura lo spirito del tempo, segnato dalla rivoluzione sessuale di fine decennio, senza limitarsi alla rappresentazione dell’abbigliamento come accessorio, con una fotografia dal taglio metafisico. A metà degli anni Sessanta Newton acquista una casa vicino a Saint-Tropez in Costa Azzurra, luogo che diventerà sfondo per innumerevoli scatti. Si fa strada l’interesse per il tema del sosia, che comincia a sviluppare attraverso duplicazioni di immagini e accostamenti di manichini e modelli dal vivo. Le diverse commissioni da parte di riviste internazionali lo spingono a viaggiare a Venezia, Londra, Milano, Roma, Montréal e Tunisi.

Gli anni Settanta

Negli anni Settanta, uscendo dai canoni della fotografia di moda classica, realizza immagini sempre più provocatorie, stravolgendo set e impiegando modelli e stylist in modo non convenzionale. Newton allarga ulteriormente le possibilità creative dei suoi servizi fotografici: in elicottero, su una spiaggia alle Hawaii, in hotel parigini. Con la sua opera, testa i limiti sociali e morali, arrivando a ridefinirli. Le sue modelle appaiono eleganti ed erotiche, anarchiche e giocose. Queste immagini catturano e ingannano l’occhio, solo ad un esame più attento si distingue ciò che è reale da ciò che è una ricostruzione o rievocazione delle sue idee e osservazioni. La sua ispirazione per questi scatti viene dalle fonti più disparate: il surrealismo, i racconti di fantasia di E.T.A. Hoffmann, le trasformazioni viste nel film Metropolis di Fritz Lang.

Helmut Newton, ’Elsa Peretti vestita da coniglio’. New York, 1975 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton, ’Elsa Peretti vestita da coniglio’. New York, 1975 ©Helmut Newton Foundation

Gli anni Ottanta

Nel 1981 Newton pubblica l’innovativa serie Naked and Dressed, che appare nelle edizioni italiana e francese di Vogue e successivamente nei suoi libri. Il nuovo concetto visivo dei dittici consiste nel far posare, gli uni accanto agli altri, i modelli nudi e vestiti, raccontando lo spirito culturale del tempo – come i cambiamenti del ruolo delle donne nella società occidentale. Parallelamente a queste immagini produce i primi cosiddetti Big Nudes, sia per la carta stampata che come stampe a grandezza naturale. A partire dal 1987 Newton idea la propria rivista di grande formato, Helmut Newton’s Illustrated, costituita da quattro numeri pubblicati a intervalli irregolari.

Gli anni Novanta

Negli anni Novanta Newton usa un approccio ancora più innovativo e all’avanguardia, lavorando sia per editoriali di moda che per grandi commissioni e campagne pubblicitarie di stilisti quali Chanel, Thierry Mugler, YSL, Wolford, eclienti come Swarovski e Lavazza. In questo periodo le immagini di moda iniziano ad affermarsi nel mercato dell’arte con quotazioni “stellari” alla luce della crescente consapevolezza del significato culturale del genere. Newton riceve premi in Francia, Monaco e Germania come riconoscimento della sua totale dedizione alla fotografia.
L’ultima selezione di scatti vede intrecciarsi ancora una volta, nel modo unico di Newton, i principali temi approfonditi nel corso della sua carriera: la moda, il nudo e il ritratto. Si tratta di un’ultima potente testimonianza del carattere unico e della straordinaria visione del fotografo.
Fino alla fine della sua vita Helmut Newton ha continuato a incantare e provocare con la sua singolare interpretazione della femminilità. Il suo lavoro per oltre sei decenni ha sfidato ogni tentativo di categorizzazione. Nessun altro fotografo è mai stato pubblicato quanto Helmut Newton e alcune delle sue immagini più iconiche sono diventate parte della nostra memoria visiva collettiva.

Helmut Newton, Rue Aubriot, Yves Saint Laurent, Vogue Francia. Parigi, 1975 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton, Rue Aubriot, Yves Saint Laurent, Vogue Francia. Parigi, 1975 ©Helmut Newton Foundation

Il tour espositivo in Italia

Grazie agli accordi con la Helmut Newton Foundation, la mostra, per la quale è previsto un tour in importanti musei europei e internazionali, sarà in esclusiva in Italia a partire dalla primavera 2023 fino all’estate 2024, e dopo Milano (Palazzo Reale) sarà esposta anche a Roma, al Museo dell’Ara Pacis nell’autunno 2023, e a Venezia, nel nuovo centro di fotografia ‘Le Stanze della Fotografia’ sull’Isola di San Giorgio Maggiore, nella primavera 2024.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
“Dice fosse impossibile camminarci, su quei tacchi. Che le modelle li indossassero, immobili, giusto il tempo dello shooting fotografico, con il collo del piede teso allo spasimo, quasi a voler rassodare polpacci, cosce e glutei. Rigorosamente nudi. Niente a che vedere con i grossolani plateau imposti dalla moda di oggi: i décolleté calzati dalle magnifiche creature ritratte da Helmut Newton (1920-2004) hanno fatto sognare generazioni di uomini e di donne. Già, perché non esiste una predilezione di genere negli scatti che saranno esposti dal 24 marzo nelle sale di Palazzo Reale a Milano in occasione della retrospettiva Helmut Newton. Legacy ideata in occasione del centesimo anniversario della nascita del grande fotografo (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) e posticipata a causa della pandemia. Visitabile fino al 25 giugno, l’esposizione mira a dare uno sguardo nuovo all’unicità, allo stile e al lato provocatorio del lavoro dell’artista.
Helmut Newton, Era delle machine, Thierry Mugler, American Vogue. Monte Carlo’, 1995 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton, Era delle machine, Thierry Mugler, American Vogue. Monte Carlo’, 1995 ©Helmut Newton Foundation
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Helmut Newton, ’Autoritratto’. Monte Carlo, 1993 ©Helmut Newton Foundation
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Nell’autobiografia del 2004 lo stesso Newton spiegava come i nudi a figura intera ripresi in studio gli fossero stati ispirati dai manifesti diffusi dalla polizia tedesca per ricercare gli appartenenti al gruppo terroristico della Raf (Rote Armee Fraktion) e non dall’eros.

Legacy, la mostra

Curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e da Denis Curti la mostra meneghina (www.mostrahelmutnewton.it) ripercorre attraverso 250 fotografie, riviste, documenti e video l’intera carriera di uno dei fotografi più amati e discussi di tutti i tempi. Accanto alle immagini iconiche, un corpus di scatti inediti, presentati per la prima volta in Italia, svelerà aspetti meno noti dell’opera di Newton, con un focus specifico sui servizi di moda più anticonvenzionali. Polaroid e contact sheet permetteranno di comprendere il processo creativo che si cela dietro alcuni dei motivi più significativi del lavoro di Newton, mentre pubblicazioni speciali, materiali d’archivio e dichiarazioni del fotografo consentiranno di ricostruire il contesto nel quale è nata l’ispirazione di questo straordinario artista.
Helmut Newton ’Elle’. 1967 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton ’Elle’. 1967 ©Helmut Newton Foundation

Il percorso

Lungo un percorso articolato in capitoli cronologici, saranno attraversate tutte le fasi ed evoluzioni della vita e della carriera di Newton, dagli esordi fino agli ultimi anni di produzione.

Chi era Helmut Newton

Helmut Neustädter nasce a Berlino nel 1920 da una ricca famiglia di origine ebrea ed esprime presto il suo interesse per la fotografia. Inizia la propria formazione all’età di 16 anni affiancando la famosa fotografa di moda Yva, ma presto lascia la città per sfuggire alla persecuzione degli ebrei. Dopo alcuni viaggi in cui lavora come fotoreporter, apre a Melbourne un piccolo studio con il supporto della futura moglie, l’attrice June Brunell. Nel 1956, operando sotto il nome anglicizzato di Helmut Newton, inizia a collaborare con Vogue Australia, Vogue Inghilterra e con Henry Talbot, nel loro studio comune a Melbourne. Il fotografo raggiunge il suo stile inimitabile a Parigi nel 1961: la sua visione dinamica si manifesta, ad esempio, in una serie di fotografie delle produzioni dello stilista André Courrèges che Newton scatta per la rivista britannica Queen nel 1964, o nei suoi lavori per Vogue Francia ed Elle Francia.

Gli anni Sessanta

Negli anni Sessanta porta avanti intense collaborazioni con Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld attraverso le quali Newton cattura lo spirito del tempo, segnato dalla rivoluzione sessuale di fine decennio, senza limitarsi alla rappresentazione dell’abbigliamento come accessorio, con una fotografia dal taglio metafisico. A metà degli anni Sessanta Newton acquista una casa vicino a Saint-Tropez in Costa Azzurra, luogo che diventerà sfondo per innumerevoli scatti. Si fa strada l’interesse per il tema del sosia, che comincia a sviluppare attraverso duplicazioni di immagini e accostamenti di manichini e modelli dal vivo. Le diverse commissioni da parte di riviste internazionali lo spingono a viaggiare a Venezia, Londra, Milano, Roma, Montréal e Tunisi.

Gli anni Settanta

Negli anni Settanta, uscendo dai canoni della fotografia di moda classica, realizza immagini sempre più provocatorie, stravolgendo set e impiegando modelli e stylist in modo non convenzionale. Newton allarga ulteriormente le possibilità creative dei suoi servizi fotografici: in elicottero, su una spiaggia alle Hawaii, in hotel parigini. Con la sua opera, testa i limiti sociali e morali, arrivando a ridefinirli. Le sue modelle appaiono eleganti ed erotiche, anarchiche e giocose. Queste immagini catturano e ingannano l’occhio, solo ad un esame più attento si distingue ciò che è reale da ciò che è una ricostruzione o rievocazione delle sue idee e osservazioni. La sua ispirazione per questi scatti viene dalle fonti più disparate: il surrealismo, i racconti di fantasia di E.T.A. Hoffmann, le trasformazioni viste nel film Metropolis di Fritz Lang.
Helmut Newton, ’Elsa Peretti vestita da coniglio’. New York, 1975 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton, ’Elsa Peretti vestita da coniglio’. New York, 1975 ©Helmut Newton Foundation

Gli anni Ottanta

Nel 1981 Newton pubblica l’innovativa serie Naked and Dressed, che appare nelle edizioni italiana e francese di Vogue e successivamente nei suoi libri. Il nuovo concetto visivo dei dittici consiste nel far posare, gli uni accanto agli altri, i modelli nudi e vestiti, raccontando lo spirito culturale del tempo – come i cambiamenti del ruolo delle donne nella società occidentale. Parallelamente a queste immagini produce i primi cosiddetti Big Nudes, sia per la carta stampata che come stampe a grandezza naturale. A partire dal 1987 Newton idea la propria rivista di grande formato, Helmut Newton’s Illustrated, costituita da quattro numeri pubblicati a intervalli irregolari.

Gli anni Novanta

Negli anni Novanta Newton usa un approccio ancora più innovativo e all’avanguardia, lavorando sia per editoriali di moda che per grandi commissioni e campagne pubblicitarie di stilisti quali Chanel, Thierry Mugler, YSL, Wolford, eclienti come Swarovski e Lavazza. In questo periodo le immagini di moda iniziano ad affermarsi nel mercato dell’arte con quotazioni “stellari” alla luce della crescente consapevolezza del significato culturale del genere. Newton riceve premi in Francia, Monaco e Germania come riconoscimento della sua totale dedizione alla fotografia. L’ultima selezione di scatti vede intrecciarsi ancora una volta, nel modo unico di Newton, i principali temi approfonditi nel corso della sua carriera: la moda, il nudo e il ritratto. Si tratta di un’ultima potente testimonianza del carattere unico e della straordinaria visione del fotografo. Fino alla fine della sua vita Helmut Newton ha continuato a incantare e provocare con la sua singolare interpretazione della femminilità. Il suo lavoro per oltre sei decenni ha sfidato ogni tentativo di categorizzazione. Nessun altro fotografo è mai stato pubblicato quanto Helmut Newton e alcune delle sue immagini più iconiche sono diventate parte della nostra memoria visiva collettiva.
Helmut Newton, Rue Aubriot, Yves Saint Laurent, Vogue Francia. Parigi, 1975 ©Helmut Newton Foundation
Helmut Newton, Rue Aubriot, Yves Saint Laurent, Vogue Francia. Parigi, 1975 ©Helmut Newton Foundation

Il tour espositivo in Italia

Grazie agli accordi con la Helmut Newton Foundation, la mostra, per la quale è previsto un tour in importanti musei europei e internazionali, sarà in esclusiva in Italia a partire dalla primavera 2023 fino all’estate 2024, e dopo Milano (Palazzo Reale) sarà esposta anche a Roma, al Museo dell’Ara Pacis nell’autunno 2023, e a Venezia, nel nuovo centro di fotografia 'Le Stanze della Fotografia' sull’Isola di San Giorgio Maggiore, nella primavera 2024.
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