Highlander non è solo il titolo del famoso film con Christopher Lambert. Sapere a che punto siamo della vita, al di là dell’età che abbiamo sui nostri documenti. Un sogno, una chimera e un incubo al tempo stesso. Ora, però, c’è un
test che oltre a farci conoscere la nostra
età biologica ci permette di poter fare qualcosa per rimandare, così sembra, l’appuntamento con la morte e il nome rievoca il desiderio più antico dell’umanità: Highlander, l’immortale.
“L’età di ognuno di noi non è quella cronologica che abbiamo nei documenti, né quella che sta negli occhi degli altri che magari ci vedono bene e più giovani di quel che siamo.
La vera età è quella biologica e tra le due c’è differenza. Iniziano a dividersi dopo i 18 anni”. Parola di
Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca Altamedica, intervistato dall'agenzia "Dire". Il professore ha brevettato il test e che oggi è “in grado di dirci cosa dobbiamo fare affinché i gruppi metilici agiscano sui nostri geni
prolungando la vita attraverso la riduzione dell’età biologica, non di quella cronologica”.
Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca Altamedica (Facebook)
Highlander e il Dna
“È il nostro Dna, infatti, come emerge sempre di più dagli studi recenti
sull’orologio biologico, a stabilire tutto. E questo viene attivato o spento da milioni di cosiddetti gruppi metilici, quelli che agiscono su tutto, anche sull’
invecchiamento" dice. E precisa: "È ciò a permettere ad alcuni geni di funzionare più o meno bene anche su quell’area delle cellule che determina
l’invecchiamento o la morte delle stesse, il telomero”. Un tempo si riteneva che le cellule si replicassero indefinitamente, ma le cose non stanno così. “Al massimo da 40 a 70 volte: è il fine vita - precisa Giorlandino - è una crudeltà, ma il
fine vita è programmato. Non possiamo sapere quante volte una cellula si è replicata, ma possiamo conoscere quanto i gruppi metilici stanno agendo sul telomero e sulle cellule di invecchiamento”.
Il test è in grado di dirci cosa dobbiamo fare affinché i gruppi metilici agiscano sui nostri geni prolungando la vita attraverso la riduzione dell’età biologica
Una volta conosciuto il fardello “possiamo agire?. Certamente“, rassicura lo specialista, ma non solo con
stili di vita, alimentazione e sport (guai a farne molto), ma “
modificando da dentro il Dna: ci sono sostanze che agiscono direttamente e alcune di queste sono in sperimentazione“. Una
pozione caso per caso “in grado di modulare e demodulare gli interruttori del Dna. Possiamo individuare persone che hanno effettivamente 15 anni in più o in meno“, e che magari sono molto charmant ma hanno un’età biologica ben più elevata di quella segnata nei documenti. Il test non ha solo valore nel mondo della salute e come
strumento di prevenzione, ma a richiederlo potrebbero essere “aziende assicurative e bancarie per modulare mutui, per esempio, in base all’età biologica e non a quella cronologica”, come è oggi.
Il test Highlander dice a che punto siamo della vita e come fare per "prolungarla"
A ognuno il coraggio di conoscere la sua
reale età, intanto anche per chi non volesse saperlo restano delle raccomandazioni sempre in voga: “Alcol, sostanze e soprattutto il fumo agiscono sul metiloma” e spengono la nostra gioventù.
La scienza al servizio della gioventù
Altamedica è un Centro medico universitario e Istituto di Ricerca Italiano focalizzato principalmente sulla genetica. Con oltre 50 anni di esperienza, è un punto di riferimento per la
diagnosi prenatale e la medicina materna.
E' possibile individuare e certificare con certezza la nostra vera età: quella biologica (Ansa)
Nell'ultimo decennio il centro ha deciso di investire il know-how e la tecnologia nella
genetica, garantendo la stessa accuratezza e attitudine innovativa. In particolare, i genetisti e biologi molecolari sono impegnati nello studio di
test di predisposizione genetica per specifiche patologie (cardiovascolari, neurodegenerative, oncologiche, etc.). E la sfida attuale è appunto il nuovo test Highlander per preservare la giovinezza dell’organismo attraverso lo studio degli “interruttori” nel Dna e la condivisione di strategie efficaci di prevenzione.