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Home » Scienze e culture » Urologia femminile: “Incontinenza, per tante donne da problema di salute a male dell’anima“

Urologia femminile: “Incontinenza, per tante donne da problema di salute a male dell’anima“

A colloquio con il primario Franco Blefari: "A soffrirne è oltre il 30% delle donne ed è un disturbo che implica grave disagio relazionale"

Guido Guidi Guerrera
4 Dicembre 2022
Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato

Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato

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A soffrirne è più del 30% delle donne ed è un disturbo per niente banale che implica grave disagio relazionale. Si tratta dell’incontinenza urinaria, condizione caratterizzata dalla perdita involontaria di urina in momenti e luoghi socialmente inappropriati. Un problema tutt’altro che trascurabile dal punto di vista igienico e psicologico che incide non poco sulla vita quotidiana in genere di chi ne soffre.

I tipi di incontinenza sono essenzialmente due: quella da stress che insorge di solito a causa di uno sforzo qualsiasi come un semplice starnuto, e quella più severa caratterizzata da stimolo e frequenza urinaria a causa di una vescica iperattiva incapace di mantenere il normale controllo minzionale.

Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato, racconta la sua esperienza relativa a questo delicato settore della sua professione indicando rischi e cure per affrontare al meglio una questione che interessa un gran numero di donne, anche a prescindere dall’età. Il dottor Blefari, calabrese di nascita, vanta un curriculum di grande spessore. Nel lontano 1980 si specializza in chirurgia generale seguendo gli insegnamenti del grande maestro Gianfranco Fegiz. Quattro anni dopo è assistente all’ospedale di Treviglio dove presta servizio fino alla specializzazione presso l’università di Padova e successivamente di Pavia. Durante i suoi quattordici anni nella città bergamasca, matura una importante esperienza chirurgica specialistica acquisendo nel ’92 il ruolo di aiuto urologo. Cinque anni dopo si trasferisce con identico incarico a Prato, ma presto sarà chiamato a dirigere il reparto di Urologia del nuovo ospedale di Orvieto. Dal 2008 è primario di urologia dell’ospedale di Prato, in cui riesce a distinguersi per il pionieristico uso di tecniche e metodiche d’avanguardia. E’ un uomo solare, disponibile e di grande umanità: una persona innamorata della vita, del suo lavoro e delle spiagge calabresi della sua giovinezza che non esita a frequentare le poche volte in cui riesce a sottrarsi ai suoi impegni professionali.

Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato con la sua équipe
Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato con la sua équipe

Dottor Blefari, cosa si intende per incontinenza urinaria femminile?

“I tipi di incontinenza sono due. Quella definita ‘da stress’ che in genere si manifesta in coincidenza di un semplice colpo di tosse o una risata, ma anche per quelle ragioni che determinano aumento della pressione addominale come salire le scale, portare i sacchetti della spesa, o fare altri sforzi di questo tipo. La fascia di età interessata va in genere dai cinquanta ai sessant’anni, tuttavia questi problemi si possono presentare in età molto precoce, specialmente nel periodo post parto, mentre del resto si può osservare come il fenomeno nella sua massima incidenza coincida più spesso con l’arrivo della menopausa. L’altro meccanismo è quello definito da noi medici come ‘incontinenza da urgenza’ le cui cause sono di natura infiammatoria con conseguente irritabilità vescicale. In sostanza la vescica si contrae in maniera quasi sempre incontrollabile determinando così la fuoriuscita di urina.”

In quali situazioni può presentarsi un simile inconveniente?

“Nel caso delle contrazioni vescicali non esistono circostanze specifiche, è piuttosto una condizione patologica destinata di solito alla cronicizzazione per via di una vescica iperattiva. Non dimentichiamo come esista anche la possibilità che si presentino le cosiddette forme miste, in cui entrambi i fenomeni coesistono: stress e incontinenza da urgenza. Il primo approccio clinico che si impone è quindi la distinzione di queste patologie, posto che non si presentino entrambe. L’incontinenza da stress per quanto fastidiosa è certamente la forma meno preoccupante perché facilmente correggibile con un piccolo intervento chirurgico. L’altra, certamente più complicata, si cerca di trattare con terapie farmacologiche e tecniche di riabilitazione fisica.”

In che modo le donne affrontano questo problema?

“Con un certo, comprensibile, disagio e naturalmente con disappunto e un pizzico di vergogna, specie nei soggetti più giovani. Va detto che questo è un vero e proprio problema sociale perché coinvolge moltissime persone e solo in tempi abbastanza recenti sta suscitando tutto l’interesse che merita, grazie all’attivazione di vere e proprie campagne di sensibilizzazione e informazione. Fino a poco tempo fa soprattutto le donne di una certa età erano convinte che ‘perdere un po’ di pipì’ fosse normale, quasi fisiologico . In realtà, specie se l’inconveniente è preso in tempo, con le adeguate terapie e i necessari interventi si può pervenire a risultati molto buoni, particolarmente quando il paziente collabora e non cede ad atteggiamenti di rassegnazione.”

In quale maniera condizioni simili possono inficiare la qualità della vita?

“Direi in maniera decisamente importante. A cominciare dall’esigenza di avere in molte occasioni un bagno a portata di mano, cosa non sempre possibile. Ma rappresenta anche una significativa limitazione nei rapporti interpersonali perché una perdita improvvisa di urina comporta imbarazzo e disagio evidenti. Per non parlare dei problemi che insorgono nella gestione della vita sessuale: spesso l’incontinenza si manifesta proprio durante un rapporto fisico e la cosa può risultare per nulla simpatica. E questo a prescindere dall’ipotesi in cui, per scelta deliberata, l’emissione di urina potrebbe far parte di un gioco erotico. Il caso da noi preso in esame è molto diverso perché si tratta di qualcosa che accade ma non si vorrebbe, ed è perciò motivo di grande fastidio.”

L’incontinenza urinaria, ovvero la perdita del controllo della vescica, è un problema comune e spesso imbarazzante per molte donne
L’incontinenza urinaria, ovvero la perdita del controllo della vescica, è un problema comune e spesso imbarazzante per molte donne

Quanto è importante una diagnosi precoce e precisa?

“Sono entrambi ovviamente fondamentali. Intanto è basilare distinguere le due cause di incontinenza per poter trattare la paziente nel modo più adeguato. Negli ultimi vent’anni sono stati sviluppati interventi davvero alla portata di chiunque, mentre prima erano operazioni difficili, decisamente invasive e per di più dai risultati incerti se non proprio scadenti. Adesso con l’impiego di tecniche mininvasive che io stesso adotto l’esito favorevole si aggira al 98 per cento. Grazie all’applicazione di una sottile protesi di materiale inerte in polipropilene posta sotto l’uretra si va a rinforzare il pavimento pelvico ripristinando la necessaria elasticità perduta, specialmente in donne di età più avanzata. Per quanto concerne le forme miste, le terapie mediche sono invece incentrate sull’impiego di farmaci finalizzati a ridurre la sensibilità della vescica, migliorandone la capacità di contenimento e rilassandone i tessuti. Anche nell’ eventualità dei disturbi associati di incontinenza si può tentare un approccio chirurgico, tuttavia pur ottenendo un deciso miglioramento del quadro difficilmente si arriva alla remissione della patologia in modo completo.”

Qual è l’atteggiamento psicologico delle donne di fronte a questi disturbi?

“Gli atteggiamenti che ho potuto osservare sono essenzialmente duplici. O di insofferenza di fronte a un problema che non riescono più a gestire, impazienti di risolverlo con cure delle quali magari hanno sentito parlare per essersi informate, oppure di palese vergogna e timore quando devono esternare con esattezza la gravità di sintomi. In questi circostanze le ragioni di disagio vengono tutto sommato sorprendentemente minimizzate o in parte eluse per una sorta di meccanismo di difesa. Allora è importante improvvisarsi anche buoni psicologi mostrandosi disponibili e solidali con quello stato d’animo turbato e in piena empatia con i problemi destinati ad emergere.”

Le è mai capitato di trattare soggetti transgender per le patologie di cui si parla?

“Certo, qualche caso mi si è presentato. Naturalmente si impone una valutazione corretta che non può prescindere dall’anatomia dell’individuo per poter intervenire nel modo giusto. Anche nell’ipotesi di una ricostruzione vaginale non è possibile fare una corretta diagnosi urologica prescindendo dalla presenza della prostata che, com’è noto, può esporre a una serie di patologie: dall’ipertrofia prostatica benigna fino alle diagnosi di tumore. Nell’ ipertrofia benigna l’intervento di ablazione è sempre risolutivo: personalmente lo metto in atto con successo da molti anni mediante l’uso di un laser ad olmio. Pochi giorni e il paziente guarisce, con scarsissimi rischi di complicanze post operatorie. Nei soggetti giovani sono invece più frequenti gli episodi di prostatite che vanno affrontati in modo diverso, con l’uso di farmaci specifici. Inoltre nel caso in cui il paziente transgender abbia modificato il proprio organo sessuale sarà necessario valutare la necessità di agire per via trans vaginale, decisione che deve tener conto della patologia in atto e quindi della metodica più idonea da adottare.”

Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato
Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato

Dottore, quali sono le patologie più ricorrenti, oltre a quelle descritte, che osserva nella nostra società multietnica?

“Certamente nella comunità cinese si riscontra una forte predisposizione alla calcolosi. Più nelle donne che negli uomini. Questo inconveniente può essere ricondotto a ragioni genetiche ma anche a cause igienico alimentari che però possono essere solo ipotizzate in assenza di report precisi o statistiche certe relative alle abitudini e ai reali consumi dei cinesi in Italia. L’evidenza ci dice che molto spesso arrivano al pronto soccorso in condizioni di coliche renali e perfino in stato di compromissione severa tanto da obbligare all’asportazione di un rene. Sta di fatto che, senza dubbio, l’incidenza della calcolosi nella popolazione cinese è nettamente superiore a quella che si riscontra mediamente nei pazienti nostri connazionali. ”

ncontinenza urinaria,un problema tutt’altro che trascurabile dal punto di vista igienico e psicologico
L’incontinenza urinaria è un problema tutt’altro che trascurabile anche dal punto di vista igienico e psicologico

La sua raccomandazione per stare in forma?

“Bere tantissima acqua, evitare la vita sedentaria facendo sport, smettere di fumare e non appesantirsi troppo a tavola. Questi sono principi indefettibili che non vanno assolutamente trascurati, senza dimenticare l’importanza della prevenzione .Mai rimandare quando si presenta un disturbo. Il più delle volte basta un esame precoce per evitare lo sviluppo di una malattia e risolvere il caso con pieno successo e in tempi assai rapidi.”

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
A soffrirne è più del 30% delle donne ed è un disturbo per niente banale che implica grave disagio relazionale. Si tratta dell’incontinenza urinaria, condizione caratterizzata dalla perdita involontaria di urina in momenti e luoghi socialmente inappropriati. Un problema tutt’altro che trascurabile dal punto di vista igienico e psicologico che incide non poco sulla vita quotidiana in genere di chi ne soffre. I tipi di incontinenza sono essenzialmente due: quella da stress che insorge di solito a causa di uno sforzo qualsiasi come un semplice starnuto, e quella più severa caratterizzata da stimolo e frequenza urinaria a causa di una vescica iperattiva incapace di mantenere il normale controllo minzionale. Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato, racconta la sua esperienza relativa a questo delicato settore della sua professione indicando rischi e cure per affrontare al meglio una questione che interessa un gran numero di donne, anche a prescindere dall’età. Il dottor Blefari, calabrese di nascita, vanta un curriculum di grande spessore. Nel lontano 1980 si specializza in chirurgia generale seguendo gli insegnamenti del grande maestro Gianfranco Fegiz. Quattro anni dopo è assistente all’ospedale di Treviglio dove presta servizio fino alla specializzazione presso l’università di Padova e successivamente di Pavia. Durante i suoi quattordici anni nella città bergamasca, matura una importante esperienza chirurgica specialistica acquisendo nel ’92 il ruolo di aiuto urologo. Cinque anni dopo si trasferisce con identico incarico a Prato, ma presto sarà chiamato a dirigere il reparto di Urologia del nuovo ospedale di Orvieto. Dal 2008 è primario di urologia dell’ospedale di Prato, in cui riesce a distinguersi per il pionieristico uso di tecniche e metodiche d’avanguardia. E’ un uomo solare, disponibile e di grande umanità: una persona innamorata della vita, del suo lavoro e delle spiagge calabresi della sua giovinezza che non esita a frequentare le poche volte in cui riesce a sottrarsi ai suoi impegni professionali.
Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato con la sua équipe
Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato con la sua équipe
Dottor Blefari, cosa si intende per incontinenza urinaria femminile? “I tipi di incontinenza sono due. Quella definita ‘da stress’ che in genere si manifesta in coincidenza di un semplice colpo di tosse o una risata, ma anche per quelle ragioni che determinano aumento della pressione addominale come salire le scale, portare i sacchetti della spesa, o fare altri sforzi di questo tipo. La fascia di età interessata va in genere dai cinquanta ai sessant’anni, tuttavia questi problemi si possono presentare in età molto precoce, specialmente nel periodo post parto, mentre del resto si può osservare come il fenomeno nella sua massima incidenza coincida più spesso con l’arrivo della menopausa. L’altro meccanismo è quello definito da noi medici come ‘incontinenza da urgenza’ le cui cause sono di natura infiammatoria con conseguente irritabilità vescicale. In sostanza la vescica si contrae in maniera quasi sempre incontrollabile determinando così la fuoriuscita di urina.” In quali situazioni può presentarsi un simile inconveniente? “Nel caso delle contrazioni vescicali non esistono circostanze specifiche, è piuttosto una condizione patologica destinata di solito alla cronicizzazione per via di una vescica iperattiva. Non dimentichiamo come esista anche la possibilità che si presentino le cosiddette forme miste, in cui entrambi i fenomeni coesistono: stress e incontinenza da urgenza. Il primo approccio clinico che si impone è quindi la distinzione di queste patologie, posto che non si presentino entrambe. L’incontinenza da stress per quanto fastidiosa è certamente la forma meno preoccupante perché facilmente correggibile con un piccolo intervento chirurgico. L’altra, certamente più complicata, si cerca di trattare con terapie farmacologiche e tecniche di riabilitazione fisica.” In che modo le donne affrontano questo problema? “Con un certo, comprensibile, disagio e naturalmente con disappunto e un pizzico di vergogna, specie nei soggetti più giovani. Va detto che questo è un vero e proprio problema sociale perché coinvolge moltissime persone e solo in tempi abbastanza recenti sta suscitando tutto l’interesse che merita, grazie all’attivazione di vere e proprie campagne di sensibilizzazione e informazione. Fino a poco tempo fa soprattutto le donne di una certa età erano convinte che ‘perdere un po’ di pipì’ fosse normale, quasi fisiologico . In realtà, specie se l’inconveniente è preso in tempo, con le adeguate terapie e i necessari interventi si può pervenire a risultati molto buoni, particolarmente quando il paziente collabora e non cede ad atteggiamenti di rassegnazione.” In quale maniera condizioni simili possono inficiare la qualità della vita? “Direi in maniera decisamente importante. A cominciare dall’esigenza di avere in molte occasioni un bagno a portata di mano, cosa non sempre possibile. Ma rappresenta anche una significativa limitazione nei rapporti interpersonali perché una perdita improvvisa di urina comporta imbarazzo e disagio evidenti. Per non parlare dei problemi che insorgono nella gestione della vita sessuale: spesso l’incontinenza si manifesta proprio durante un rapporto fisico e la cosa può risultare per nulla simpatica. E questo a prescindere dall’ipotesi in cui, per scelta deliberata, l’emissione di urina potrebbe far parte di un gioco erotico. Il caso da noi preso in esame è molto diverso perché si tratta di qualcosa che accade ma non si vorrebbe, ed è perciò motivo di grande fastidio.”
L’incontinenza urinaria, ovvero la perdita del controllo della vescica, è un problema comune e spesso imbarazzante per molte donne
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Quanto è importante una diagnosi precoce e precisa? “Sono entrambi ovviamente fondamentali. Intanto è basilare distinguere le due cause di incontinenza per poter trattare la paziente nel modo più adeguato. Negli ultimi vent’anni sono stati sviluppati interventi davvero alla portata di chiunque, mentre prima erano operazioni difficili, decisamente invasive e per di più dai risultati incerti se non proprio scadenti. Adesso con l’impiego di tecniche mininvasive che io stesso adotto l’esito favorevole si aggira al 98 per cento. Grazie all’applicazione di una sottile protesi di materiale inerte in polipropilene posta sotto l’uretra si va a rinforzare il pavimento pelvico ripristinando la necessaria elasticità perduta, specialmente in donne di età più avanzata. Per quanto concerne le forme miste, le terapie mediche sono invece incentrate sull’impiego di farmaci finalizzati a ridurre la sensibilità della vescica, migliorandone la capacità di contenimento e rilassandone i tessuti. Anche nell’ eventualità dei disturbi associati di incontinenza si può tentare un approccio chirurgico, tuttavia pur ottenendo un deciso miglioramento del quadro difficilmente si arriva alla remissione della patologia in modo completo.” Qual è l’atteggiamento psicologico delle donne di fronte a questi disturbi? “Gli atteggiamenti che ho potuto osservare sono essenzialmente duplici. O di insofferenza di fronte a un problema che non riescono più a gestire, impazienti di risolverlo con cure delle quali magari hanno sentito parlare per essersi informate, oppure di palese vergogna e timore quando devono esternare con esattezza la gravità di sintomi. In questi circostanze le ragioni di disagio vengono tutto sommato sorprendentemente minimizzate o in parte eluse per una sorta di meccanismo di difesa. Allora è importante improvvisarsi anche buoni psicologi mostrandosi disponibili e solidali con quello stato d’animo turbato e in piena empatia con i problemi destinati ad emergere.” Le è mai capitato di trattare soggetti transgender per le patologie di cui si parla? “Certo, qualche caso mi si è presentato. Naturalmente si impone una valutazione corretta che non può prescindere dall’anatomia dell’individuo per poter intervenire nel modo giusto. Anche nell’ipotesi di una ricostruzione vaginale non è possibile fare una corretta diagnosi urologica prescindendo dalla presenza della prostata che, com’è noto, può esporre a una serie di patologie: dall’ipertrofia prostatica benigna fino alle diagnosi di tumore. Nell’ ipertrofia benigna l’intervento di ablazione è sempre risolutivo: personalmente lo metto in atto con successo da molti anni mediante l’uso di un laser ad olmio. Pochi giorni e il paziente guarisce, con scarsissimi rischi di complicanze post operatorie. Nei soggetti giovani sono invece più frequenti gli episodi di prostatite che vanno affrontati in modo diverso, con l’uso di farmaci specifici. Inoltre nel caso in cui il paziente transgender abbia modificato il proprio organo sessuale sarà necessario valutare la necessità di agire per via trans vaginale, decisione che deve tener conto della patologia in atto e quindi della metodica più idonea da adottare.”
Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato
Franco Blefari, primario di urologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato
Dottore, quali sono le patologie più ricorrenti, oltre a quelle descritte, che osserva nella nostra società multietnica? “Certamente nella comunità cinese si riscontra una forte predisposizione alla calcolosi. Più nelle donne che negli uomini. Questo inconveniente può essere ricondotto a ragioni genetiche ma anche a cause igienico alimentari che però possono essere solo ipotizzate in assenza di report precisi o statistiche certe relative alle abitudini e ai reali consumi dei cinesi in Italia. L’evidenza ci dice che molto spesso arrivano al pronto soccorso in condizioni di coliche renali e perfino in stato di compromissione severa tanto da obbligare all’asportazione di un rene. Sta di fatto che, senza dubbio, l’incidenza della calcolosi nella popolazione cinese è nettamente superiore a quella che si riscontra mediamente nei pazienti nostri connazionali. ”
ncontinenza urinaria,un problema tutt’altro che trascurabile dal punto di vista igienico e psicologico
L'incontinenza urinaria è un problema tutt’altro che trascurabile anche dal punto di vista igienico e psicologico
La sua raccomandazione per stare in forma? “Bere tantissima acqua, evitare la vita sedentaria facendo sport, smettere di fumare e non appesantirsi troppo a tavola. Questi sono principi indefettibili che non vanno assolutamente trascurati, senza dimenticare l’importanza della prevenzione .Mai rimandare quando si presenta un disturbo. Il più delle volte basta un esame precoce per evitare lo sviluppo di una malattia e risolvere il caso con pieno successo e in tempi assai rapidi.”
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