Giunsero fino in Francia e tutti si chiedevano cosa fossero. Quello dei dischetti di materiale plastico disseminati sulle spiagge e sui litorali fu uno dei misteri più apparentemente bizzarri dell’inverno di quattro anni fa. Dagli Ufo in giù il web scoppiava di teorie più o meno suggestive, o astruse se preferite, per spiegare quello che apparentemente sembrava inspiegabile: l’inondazione (è proprio il caso di dirlo) di piccole circonferenze di plastica traforata della cui origine ed utilità nessuno sapeva nulla. Ne vennero ritrovati a milioni, in più tratti costieri del mar Tirreno centrale, con picchi nei pressi dell’isola di Ischia, sul litorale campano e su quello laziale tra Fiumicino ed Anzio, in Toscana. E ancor più in là, fino in Spagna, Tunisia,Malta, spingendosi in numerosi parchi marini.
Il mistero cominciò a dipanarsi quando il lavoro delle strutture centrali e periferiche del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera accertò, nelle vicinanze di un impianto di depurazione collocato nel comune di Capaccio Paestum, in prossimità della foce del Sele e sugli argini del fiume, una forte concentrazione di questi filtri. Ne nacque un’inchiesta, sfociata poi in un processo a carico dei responsabili nonché dei direttori tecnici e dei lavori dell’impianto gestito dalla società a.s Paistom. Una decisione storica, anche perché si tratta -in assoluto- del primo processo che riguarda la plastica riversata in mare, in quanto il Pm, nel corso dell’udienza preliminare, ha chiesto ed ottenuto la modifica del capo di imputazione, da inquinamento ambientale a disastro ambientale ai sensi dell’art. 452 quater c.p. Gli imputati sono stati rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino. Nel mirino della magistratura ci sono anche due tecnici del gruppo Veolia, la multinazionale francese socia privata di Acqualatina Spa. "È un’ipotesi nuova e interessante, non ci sono precedenti pubblicati – afferma Gianfranco Amendola, magistrato esperto in materia ambientale ed ex deputato europeo dei Verdi –. Non ricordo processi per plastica in mare di questo tipo. L’inquinamento di rifiuti in mare, compresa la plastica, anche da navi, certamente sì. Non si tratta solo di abbandono di rifiuti, ma di un danno tale da provocare grossi sconvolgimenti ambientali".
Un processo cui si arriva anche grazie alla mobilitazione di cittadini, centri di ricerca e volontari, attivati dal progetto europeo Clean Sea Life su richiesta degli inquirenti, che hanno fornito un contributo importante alle indagini. Sono state infatti oltre 600 le segnalazioni foto e video raccolte, che hanno generato una mappa della successione cronologica degli spiaggiamenti. Proprio questa mappa, confrontata con l’analisi delle correnti marine effettuata dal Consorzio oceanografico Lamma, ha confermato l’origine dello sversamento nel Golfo di Salerno. Tra le altre cose, il disastro generato ha ucciso almeno due tartarughe marine protette, che hanno ingerito questi dischetti. Il primo processo in Italia per lo sversamento di plastica in mare si celebrerà dunque il 31 gennaio prossimo a Salerno. Nel frattempo centinaia di volontari in tutta Italia hanno aderito ad oltre 200 iniziative di pulizia “#cacciaaldischetto” di singoli o gruppi organizzati da associazioni fra cui MedSharks, Legambiente, Marevivo, WWF Italia che hanno portato alla raccolta di oltre 260.000 carrier, catalogati e geo-referenziati dai ricercatori Clean Sea LIFE. Una lotta furibonda, in quanto ancora oggi i dischetti emergono dalla sabbia in tutte le coste tirreniche e ioniche italiane, soprattutto in seguito alle grandi burrasche autunnali. “In questi anni siamo riusciti a ripulire diverse lidi campani invasi dai dischetti. Ora però ci aspettiamo che i responsabili siano puniti come previsto dalla legge 68/2015 sugli ecoreati. Senza però dimenticare l’altro grande problema dell’Italia e che Con Goletta Verde denunciamo da anni, ossia l’inadeguatezza degli impianti di depurazione, una carenza strutturale che ci è già costata condanne e procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea, con diversi sanzioni” ha dichiarato Maria Teresa Imparato, presidente di Legambiente Campania.
Main Partner
Partner