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Home » Scienze e culture » La foresta di sequoie torna alle tribù native: a loro il compito di proteggere e guarire la terra

La foresta di sequoie torna alle tribù native: a loro il compito di proteggere e guarire la terra

La proprietà di più di 500 acri di una foresta nella contea di Mendocino, nel nord della California, è stata restituita ai discendenti di coloro che furono cacciati durante il boom del legname

Marianna Grazi
29 Gennaio 2022
Una porzione di 523 acri di foresta nella contea di Mendocino, California Credit...Max Forster/Save the Redwoods League, via Associated Press

Una porzione di 523 acri di foresta nella contea di Mendocino, California Credit...Max Forster/Save the Redwoods League, via Associated Press

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La porzione di foresta acquistata dalla Redwood League era in passato terreno di caccia, pesca e di celebrazioni rituali per tribù come i Sinkyone

Nascosti nella contea di Mendocino, nel nord della California, si trovano 523 acri di foresta frastagliata, costellati dai ceppi fantasma di antiche sequoie raccolte durante il boom del disboscamento, che ha eliminato oltre il 90% delle specie sulla costa occidentale. Ma circa 200 di questi acri sono ancora densi di alberi antichi, che sono stati risparmiati dal taglio. La terra era il terreno di caccia, di pesca e cerimoniale di generazioni di tribù indigene come i Sinkyone, fino a quando gran parte di queste sono state cacciate dai coloni europei. Martedì 25 gennaio, però, un’organizzazione no-profit californiana che si occupa di preservare le sequoie ha annunciato che sta finalmente riunendo la terra e i suoi abitanti originari.

La Save the Redwoods League, infatti, dal 2006 era in contatto con la famiglia di taglialegna californiana che possedeva il terreno da generazioni. Sam Hodder, amministratore delegato della no-profit, ha spiegato che dopo anni di trattative con i proprietari la Redwoods League è stata in grado di acquistare il terreno nel 2020 per 3,55 milioni di dollari, denaro che è stato donato loro dalla Pacific Gas & Electric Company come parte del suo programma per mitigare i danni ambientali. Ora la porzione di foresta passerà in mano all’Intertribal Sinkyone Wilderness Council, un gruppo di 10 tribù native i cui antenati sono stati “allontanati con la forza” dalla terra in passato. Queste saranno guardiane della terra in collaborazione con l’associazione, che si occupa di proteggere e preservare le foreste di sequoie dal 1918.

Il Consiglio Intertribale sarà chiamato a custodire e guarire la terra, che d’ora in poi si chiamerà Tc’ih-Léh-Dûñ (“Luogo di Corse dei Pesci”)

“Abbiamo pensato che il modo migliore per proteggere e guarire questa terra, in modo permanente, sia attraverso la tutela tribale”, ha detto Hodder. “In questo caso, abbiamo l’opportunità di ripristinare l’equilibrio dell’ecosistema e delle comunità ad esso collegate”. Per oltre 175 anni i membri delle tribù rappresentate dal consiglio non hanno avuto accesso alla foresta sacra, che avevano usato per la caccia, la pesca e le cerimonie rituali. “È raro che queste terre ritornino ai popoli originari di quei luoghi”, ha specificato Hawk Rosales, indigeno ex direttore esecutivo del Consiglio Intertribale Sinkyone Wilderness. “Abbiamo un impegno e un obiettivo intergenerazionale per proteggere queste terre e, nel farlo, proteggere il modello di vita e culturale delle tribù, ridando loro vitalità”, ha aggiunto.

Come parte dell’accordo il terreno, prima dell’acquisto conosciuto come Andersonia West, sarà chiamato Tc’ih-Léh-Dûñ (pronunciato tsih-ih-LEY-duhn), che significa “Luogo di Corse dei Pesci” nella lingua Sinkyone. “Rinominare la proprietà Tc’ih-Léh-Dûñ fa sapere alla gente che quello è un luogo sacro; è un luogo per il nostro popolo nativo – afferma Crista Ray, un membro del consiglio Sinkyone -. Fa loro sapere che c’era una lingua e che c’era un popolo che viveva lì molto tempo fa”. L’obiettivo del consiglio, ha spiegato poi il signor Rosales, è quello di collegare ed espandere le foreste di sequoie della zona, che sono ecologicamente e culturalmente collegate, per riparare “i componenti di un ecosistema che è stato frammentato e che è stato minacciato” dalla colonizzazione.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
La porzione di foresta acquistata dalla Redwood League era in passato terreno di caccia, pesca e di celebrazioni rituali per tribù come i Sinkyone
Nascosti nella contea di Mendocino, nel nord della California, si trovano 523 acri di foresta frastagliata, costellati dai ceppi fantasma di antiche sequoie raccolte durante il boom del disboscamento, che ha eliminato oltre il 90% delle specie sulla costa occidentale. Ma circa 200 di questi acri sono ancora densi di alberi antichi, che sono stati risparmiati dal taglio. La terra era il terreno di caccia, di pesca e cerimoniale di generazioni di tribù indigene come i Sinkyone, fino a quando gran parte di queste sono state cacciate dai coloni europei. Martedì 25 gennaio, però, un'organizzazione no-profit californiana che si occupa di preservare le sequoie ha annunciato che sta finalmente riunendo la terra e i suoi abitanti originari. La Save the Redwoods League, infatti, dal 2006 era in contatto con la famiglia di taglialegna californiana che possedeva il terreno da generazioni. Sam Hodder, amministratore delegato della no-profit, ha spiegato che dopo anni di trattative con i proprietari la Redwoods League è stata in grado di acquistare il terreno nel 2020 per 3,55 milioni di dollari, denaro che è stato donato loro dalla Pacific Gas & Electric Company come parte del suo programma per mitigare i danni ambientali. Ora la porzione di foresta passerà in mano all'Intertribal Sinkyone Wilderness Council, un gruppo di 10 tribù native i cui antenati sono stati "allontanati con la forza" dalla terra in passato. Queste saranno guardiane della terra in collaborazione con l'associazione, che si occupa di proteggere e preservare le foreste di sequoie dal 1918.
Il Consiglio Intertribale sarà chiamato a custodire e guarire la terra, che d'ora in poi si chiamerà Tc'ih-Léh-Dûñ ("Luogo di Corse dei Pesci")
"Abbiamo pensato che il modo migliore per proteggere e guarire questa terra, in modo permanente, sia attraverso la tutela tribale", ha detto Hodder. "In questo caso, abbiamo l'opportunità di ripristinare l'equilibrio dell'ecosistema e delle comunità ad esso collegate". Per oltre 175 anni i membri delle tribù rappresentate dal consiglio non hanno avuto accesso alla foresta sacra, che avevano usato per la caccia, la pesca e le cerimonie rituali. "È raro che queste terre ritornino ai popoli originari di quei luoghi", ha specificato Hawk Rosales, indigeno ex direttore esecutivo del Consiglio Intertribale Sinkyone Wilderness. "Abbiamo un impegno e un obiettivo intergenerazionale per proteggere queste terre e, nel farlo, proteggere il modello di vita e culturale delle tribù, ridando loro vitalità", ha aggiunto. Come parte dell'accordo il terreno, prima dell'acquisto conosciuto come Andersonia West, sarà chiamato Tc'ih-Léh-Dûñ (pronunciato tsih-ih-LEY-duhn), che significa "Luogo di Corse dei Pesci" nella lingua Sinkyone. "Rinominare la proprietà Tc'ih-Léh-Dûñ fa sapere alla gente che quello è un luogo sacro; è un luogo per il nostro popolo nativo - afferma Crista Ray, un membro del consiglio Sinkyone -. Fa loro sapere che c'era una lingua e che c'era un popolo che viveva lì molto tempo fa". L'obiettivo del consiglio, ha spiegato poi il signor Rosales, è quello di collegare ed espandere le foreste di sequoie della zona, che sono ecologicamente e culturalmente collegate, per riparare "i componenti di un ecosistema che è stato frammentato e che è stato minacciato" dalla colonizzazione.
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