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La nuova frontiera dell'autismo: in Australia scoperto un metodo diagnostico precoce

di CAMILLA PRATO -
30 marzo 2022
bambini-autismo

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Non esiste una stima esatta di quante siano le persone che presentano un disturbo dello spettro autistico, perché mentre negli Stati Uniti, ad esempio, vengono condotte da anni ricerche accurate, nel nostro Paese esistono pochissimi dati pubblici. Studi in Asia, Europa e Nord America hanno identificato persone nello spettro autistico con una media tra l'1% e il 2% della popolazione (CDC, Data & Statistics on Autism Spectrum Disorder); il ministero della Salute italiano ha stimato invece che sia un un bambino su 77 (di età tra i 7 e i 9 anni) a presentarlo, con una prevalenza tra i maschi, che sarebbero 4,4 volte in più rispetto alle femmine. Quello però su cui ogni ricerca e studio clinico concorda è che, in generale, i casi siano in aumento.
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Nel mondo secondo le stime circa l'1 o 2% della popolazione presenta disturbi dello spettro autistico

Per questo la scoperta degli scienziati dell’Università La Trobe, in Australia, potrebbe avere una portata rivoluzionaria: un nuovo strumento diagnostico per consentire di riconoscere i disturbi dello spettro autistico nei bambini entro i primi 12 mesi di vita. La notizia, con i risultati dello studio, è stata riportata sul Journal of American Medical Association Open, una delle principali riviste scientifiche mondiali. Per cinque anni il gruppo di ricercatori guidati dalla professoressa Josephine Barbaro ha sottoposto più di 13.500 bambini di età compresa tra uno e due anni al test SACS-R (Social Attention and Communication Surveillance-Revised), un nuovo metodo di analisi che si è ben presto dimostrato promettente ed efficace. Infatti, come riportato dagli esperti, l’83% dei soggetti segnalati da questo nuovo strumento, in seguito ha effettivamente manifestato forme di autismo.
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Dall'Australia arriva una scoperta fondamentale per riscontrare i disturbi dello spettro autistico entro i primi 12 mesi di vita

"Ai genitori viene spesso detto di 'aspettare e vedere' quando si manifestano problemi con lo sviluppo del loro bambino. Questo significa che l'età media della diagnosi è di circa quattro o cinque anni, e le opportunità di supporto precoce sono ormai andate perse – ha detto la dottoressa Barbaro in un comunicato stampa –. Mettere questo strumento estremamente efficace nelle mani di un medico di base qualificato, in modo che durante i controlli sanitari di routine esegua anche uno screening per l'autismo, fa un'enorme differenza per un riconoscimento tempestivo di questi disturbi". Da solo questo strumento aveva una sensibilità "modesta", al 62% sui possibili disturbi. Aggiungendovi invece gli esami del metodo SACS-Preschool –che segue i bambini fino a un'età più avanzata–, la ricerca è stata in grado di identificare il 96% dei piccoli con disturbi dello spettro autistico. "È importante sottolineare che il SACS-R e il SACS-PR sono utilizzati da personale specializzato, il che è probabilmente la ragione dell'elevata accuratezza diagnostica riscontrata da questo studio", ha detto Sandhyaa Iyengar, medico e professore del Children's Hospital di Philadelphia.
un nuovo strumento diagnostico per l'autismo

La diagnosi precoce dell'autismo è fondamentale poiché porta a un accesso utile ai supporti necessari

Il SACS-R è stato lanciato nello stato di Victoria, dove si trova la Trobe University, e in altri 10 paesi. L'obiettivo di questo metodo è identificare un insieme di comportamenti che sono caratteristici dei bambini con disturbi dello spettro autistico già dagli 11 mesi di vita. In particolare consentirebbe di rilevare un uso raro o incoerente di alcuni gesti, la difficoltà nel reagire agli stimoli diretti, la tendenza ad evitare il contatto visivo e la propensione a evitare le attività e gli interessi altrui.  Ma soprattutto “La diagnosi precoce dell’autismo è fondamentale, poiché porta a un accesso utile ai supporti necessari, aumenta la possibilità di partecipazione all’istruzione ordinaria e riduce il livello di aiuto necessario con l’avanzare dell’età del bambino – sottolinea John Dewar, ricercatore dell'università australiana –. Speriamo che questo studio possa promuovere l’utilizzo dello strumento diagnostico anche in altri sistemi sanitari nazionali” ha concluso. Insomma se questo test venisse 'brevettato' aprirebbe una nuova frontiera nel riconoscimento tempestivo di quei comportamenti che rendono questi bambini, diversi nella loro unicità. Come ogni persona, in effetti.