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Home » Scienze e culture » Lotta allo spreco alimentare, ecco i Paesi più virtuosi in Europa (e nel mondo)

Lotta allo spreco alimentare, ecco i Paesi più virtuosi in Europa (e nel mondo)

Tra i cibi che, in generale, finiscono più nella pattumiera c’è la frutta fresca, mentre in Russia il pane. I single gettano il 50% in più delle famiglie numerose, solo 4 italiani su 10 utilizzano la ‘doggy bag’

Maurizio Costanzo
6 Agosto 2022
Lotta allo spreco alimentare

Lotta allo spreco alimentare

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Lo spreco alimentare è una delle questioni cardine del nostro tempo e, come è facile immaginare, riguarda soprattutto i Paesi del mondo più sviluppati. In particolare in Europa la Commissione Europea stima uno spreco di 89 milioni di tonnellate all’anno, ben 179 kg per ciascun cittadino. Non va meglio in Nord America, dove sono circa 300 i kg di spreco per ciascun americano. L’allarme è stato lanciato a chiare lettere dalla Food and Agriculture organization (Fao), i cui numeri parlano di circa 1,6 miliardi di tonnellate di cibo commestibile che nel mondo vengono gettati nel cassonetto – si parla di un terzo di quello prodotto – che equivale a 1,2 trilioni di dollari persi. E il trend è in peggioramento: nel 2030 si potrebbe toccare quota 40% e sforare i 2 miliardi di tonnellate. Numeri che vanno corretti tenendo presente che, oggi, vengono messi in pratica tutta una serie di comportamenti poco sostenibili, che riguarda tutta la filiera: dai metodi di produzione ai passaggi di trasformazione e distribuzione, fino ai comportamenti dei servizi di ristorazione come dei singoli cittadini.

La legge in Spagna e i provvedimenti in Francia e Italia

Fao spreco alimentare
La Fao denuncia 1,6 miliardi di tonnellate di cibo commestibile sprecato

La Spagna è intervenuta nel concreto con un disegno di legge che prevede multe davvero salate per gli esercizi commerciali che gettano alimenti commestibili e, inoltre, ha deciso di imporre a tutti gli attori della filiera di presentare periodicamente piani di efficienza. Quanto al cibo in surplus, dovrebbe essere riutilizzato grazie a enti, ong e banchi alimentari. Ma non è solo la Spagna ad adottare misure antispreco. Allo scopo di mettersi in linea con gli obiettivi indicati dall’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, anche altri Paesi, come Francia e Italia, sono attivi in tal senso. In particolare nel paese d’Oltralpe, che si è guadagnato il primo posto in classifica nel Food Sustainability Index, fin dal 2013 ha ideato campagna che si propone di dimezzare entro il 2025 lo spreco di cibo. Traguardo perseguito attraverso l’introduzione di tutta una serie di norme che di fatto obbligano gli esercenti commerciali a donare alle associazioni benefiche gli alimenti che sono oramai vicini alla scadenza. E dal 2016 ha anche approvato la legge ‘doggy bag‘ che impone ai ristoratori di attrezzarsi per fare in modo che i clienti possano portarsi a casa il cibo non hanno consumato. Anche l’Italia ha fatto lo stesso con una legge del 2016 prevedendo la cosiddetta ‘family bag‘, e per gli agricoltori e le aziende agricole che donano le eccedenze di cibo invece di buttarle, è stato previsto anche un incentivo fiscale, sotto forma di riduzione della tassa sui rifiuti. Questo, sulla carta. Nella pratica invece gli italiani, così come gli europei, risultano i più timidi nell’utilizzare la ‘doggy bag’, che viene richiesta in media da 4 clienti su 10. Una media di molto inferiore a quella americana, dove a richiederle sono 3 su 4, ben il 74% dei consumatori.

I dati di Waste Watcher International

app salvacibo
Il ricorso alle app salvacibo rimane un’abitudine ristretta al solo 9% della popolazione

C’è ancora molto da fare, sia in Europa che nel mondo. E lo dimostrano le ultime rilevazioni condotte dall’osservatorio Waste Watcher International in otto Paesi. Secondo le quali negli Stati Uniti come in Russia, ma anche in Canada, Germania e nelle stesse Italia e Spagna, il ricorso alle app salvacibo resta ancora un’abitudine ristretta a non più del 9% della popolazione. Nello specifico, le app attrezzate per alert sui prodotti in scadenza, dispositivi di scambio o acquisto degli alimenti invenduti, sono utilizzate dal 5 al 7% nel Regno Unito e in Canada, dal 3 al 7% in Italia, dal 4 al 9% in Spagna, fino al 9% negli Usa e non più del 5% in Russia. Al primo posto invece si piazzano i cinesi: sono loro i più tecnologici per quanto riguarda la prevenzione dello spreco di cibo, tant’è che fino al 17% della popolazione utilizza app dedicate.

L’intelligenza alimentare: i metodi tradizionali antispreco

A farla da padrone su quella artificiale, da noi è ancora l’intelligenza ‘alimentare’ dei consumatori. Che primeggia sulla tecnologia grazie al buon senso degli italiani, che in casa mettono in atto strategie antispreco vincenti ma tradizionali. Che vanno dall’organizzare al meglio frigo e dispensa, al surgelare o reimpiegare il cibo non consumato, al disporre in evidenza il cibo deperibile. Ma quali sono i cibi che finiscono di più in pattumiera? Il triste primato spetta alla frutta fresca, tra i cibi più sprecati nel mondo. In Russia, invece, è il pane l’alimento che più viene gettato via, mentre in Cina è la verdura fresca. E, altra sorpresa, in Italia non risultano i grandi nuclei quelli che fanno più spreco, bensì i single, che gettano il 50% in più delle famiglie numerose. Della serie: avere meno bocche da sfamare può evitare di alleggerire il portafoglio, ma non certo le buste della pattumiera.

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  • Un anno dopo aver appeso sul ponte della Gran Madre lo striscione con scritto “Siamo un PO nella merda” per denunciare il gravissimo stato di siccità del Po, Extinction Rebellion torna a ribadire che “siamo ancora nella merda”, con un gesto più diretto ed esplicito. 

Una vera e propria montagna di letame è stata infatti scaricata questa mattina al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. 

Due persone si sono arrampicate sulla tettoia dell’ingresso e i trovano ancora li. Al posto dell’insegna portata via dal vento qualche settimana fa, hanno appeso l’enorme scritta “Dalla regione non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, riprendendo una canzone di Fabrizio De André. 

Una chiara denuncia dell
  • Riccardo Monco parte da una location d’eccellenza, Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei ristoranti italiani più conosciuti al mondo e approda come new entry tra i giudici della sfida Alessandro Borghese Celebrity Chef (su TV8, dal lunedì al venerdì alle 19.10), Monco più che chef, si sente un cuoco.

🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
  • Utero in affitto e adozioni per gli omosessuali. Sono temi caldissimi. Intanti il Parlamento europeo censura il governo italiano per la recente circolare del ministro Piantedosi che ha bloccato le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. 

All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L
Lo spreco alimentare è una delle questioni cardine del nostro tempo e, come è facile immaginare, riguarda soprattutto i Paesi del mondo più sviluppati. In particolare in Europa la Commissione Europea stima uno spreco di 89 milioni di tonnellate all’anno, ben 179 kg per ciascun cittadino. Non va meglio in Nord America, dove sono circa 300 i kg di spreco per ciascun americano. L’allarme è stato lanciato a chiare lettere dalla Food and Agriculture organization (Fao), i cui numeri parlano di circa 1,6 miliardi di tonnellate di cibo commestibile che nel mondo vengono gettati nel cassonetto – si parla di un terzo di quello prodotto - che equivale a 1,2 trilioni di dollari persi. E il trend è in peggioramento: nel 2030 si potrebbe toccare quota 40% e sforare i 2 miliardi di tonnellate. Numeri che vanno corretti tenendo presente che, oggi, vengono messi in pratica tutta una serie di comportamenti poco sostenibili, che riguarda tutta la filiera: dai metodi di produzione ai passaggi di trasformazione e distribuzione, fino ai comportamenti dei servizi di ristorazione come dei singoli cittadini.

La legge in Spagna e i provvedimenti in Francia e Italia

Fao spreco alimentare
La Fao denuncia 1,6 miliardi di tonnellate di cibo commestibile sprecato
La Spagna è intervenuta nel concreto con un disegno di legge che prevede multe davvero salate per gli esercizi commerciali che gettano alimenti commestibili e, inoltre, ha deciso di imporre a tutti gli attori della filiera di presentare periodicamente piani di efficienza. Quanto al cibo in surplus, dovrebbe essere riutilizzato grazie a enti, ong e banchi alimentari. Ma non è solo la Spagna ad adottare misure antispreco. Allo scopo di mettersi in linea con gli obiettivi indicati dall’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, anche altri Paesi, come Francia e Italia, sono attivi in tal senso. In particolare nel paese d'Oltralpe, che si è guadagnato il primo posto in classifica nel Food Sustainability Index, fin dal 2013 ha ideato campagna che si propone di dimezzare entro il 2025 lo spreco di cibo. Traguardo perseguito attraverso l’introduzione di tutta una serie di norme che di fatto obbligano gli esercenti commerciali a donare alle associazioni benefiche gli alimenti che sono oramai vicini alla scadenza. E dal 2016 ha anche approvato la legge 'doggy bag' che impone ai ristoratori di attrezzarsi per fare in modo che i clienti possano portarsi a casa il cibo non hanno consumato. Anche l’Italia ha fatto lo stesso con una legge del 2016 prevedendo la cosiddetta 'family bag', e per gli agricoltori e le aziende agricole che donano le eccedenze di cibo invece di buttarle, è stato previsto anche un incentivo fiscale, sotto forma di riduzione della tassa sui rifiuti. Questo, sulla carta. Nella pratica invece gli italiani, così come gli europei, risultano i più timidi nell’utilizzare la 'doggy bag', che viene richiesta in media da 4 clienti su 10. Una media di molto inferiore a quella americana, dove a richiederle sono 3 su 4, ben il 74% dei consumatori.

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Il ricorso alle app salvacibo rimane un'abitudine ristretta al solo 9% della popolazione
C’è ancora molto da fare, sia in Europa che nel mondo. E lo dimostrano le ultime rilevazioni condotte dall'osservatorio Waste Watcher International in otto Paesi. Secondo le quali negli Stati Uniti come in Russia, ma anche in Canada, Germania e nelle stesse Italia e Spagna, il ricorso alle app salvacibo resta ancora un’abitudine ristretta a non più del 9% della popolazione. Nello specifico, le app attrezzate per alert sui prodotti in scadenza, dispositivi di scambio o acquisto degli alimenti invenduti, sono utilizzate dal 5 al 7% nel Regno Unito e in Canada, dal 3 al 7% in Italia, dal 4 al 9% in Spagna, fino al 9% negli Usa e non più del 5% in Russia. Al primo posto invece si piazzano i cinesi: sono loro i più tecnologici per quanto riguarda la prevenzione dello spreco di cibo, tant’è che fino al 17% della popolazione utilizza app dedicate.

L'intelligenza alimentare: i metodi tradizionali antispreco

A farla da padrone su quella artificiale, da noi è ancora l'intelligenza 'alimentare' dei consumatori. Che primeggia sulla tecnologia grazie al buon senso degli italiani, che in casa mettono in atto strategie antispreco vincenti ma tradizionali. Che vanno dall’organizzare al meglio frigo e dispensa, al surgelare o reimpiegare il cibo non consumato, al disporre in evidenza il cibo deperibile. Ma quali sono i cibi che finiscono di più in pattumiera? Il triste primato spetta alla frutta fresca, tra i cibi più sprecati nel mondo. In Russia, invece, è il pane l'alimento che più viene gettato via, mentre in Cina è la verdura fresca. E, altra sorpresa, in Italia non risultano i grandi nuclei quelli che fanno più spreco, bensì i single, che gettano il 50% in più delle famiglie numerose. Della serie: avere meno bocche da sfamare può evitare di alleggerire il portafoglio, ma non certo le buste della pattumiera.
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