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Mauro Corona: "Il clima divenuto tropicale per avidità e la corsa ai consumi sono il male. Ci salveremo educando i bimbi a vivere in modo essenziale"

di SOFIA FRANCIONI -
30 luglio 2021
Corona

Corona

Non lo direbbe mai così, ma la sua filosofia essenzialmente è quella che muove i cortei dei Fridays for Future: “less is more, meno è più”. Nel suo stile, infatti, Mauro Corona, scultore, alpinista, scrittore e da diversi anni star da talk show, al telefono dice: “Al diavolo Crozza che mi prende in giro. Io continuo a pensare che bisognerebbe vivere come si scolpisce la pietra: togliere il superfluo per arrivare all’essenziale”. Non è difficile capire perché Corona, 71 anni, oltre che un opinionista fisso e colorito della trasmissione CartaBianca di Bianca Berlinguer, sia diventato anche un’icona ambientalista sui generis. Ha scritto tanti libri sul tema – da La fine del mondo storto, Gli occhi del Bosco, Vajont: quelli del dopo, per citarne alcuni - ma soprattutto ha stabilito un rapporto con la Terra, di cui è difficile non riconoscere la profondità. Parla della sua montagna, quella di Erto nelle Dolomiti Friulane, come un’amica a cui chiedere consiglio. “Ho speso i giorni in compagnia della roccia e del vuoto e mi sono trovato bene. Molto di più che con i miei simili. La montagna non è gelosa o invidiosa, non cerca potere né vendetta. Se la rispetti, non ti tradirà. Non è fedele ma è leale, sempre”. E della natura, come di una medicina per l’anima: “Se la sai ascoltare, ti dice tutto. È l’egoismo degli uomini che li rende incapaci di ritrovare il dialogo con la terra”. Per Corona raggiugere l’essenzialità, al di là di ridurre i consumi, significa anche scrollarsi di dosso conformismi imposti, “tecniche dell’apparenza”, come le chiama lui, per “tornare a far respirare il Pianeta”.

Corona, lei ha uno stile di vita abbastanza ecologico. Per salvare l’ambiente, dobbiamo partire dalle nostre abitudini?

“Mah, quello che faccio io da solo può essere un esempio per qualcuno, ma non risolve certo il problema. La questione è che l’umanità ha voluto tanti oggetti, è corsa dietro alle mode del momento, invece che vivere nell’economia della vita. Ha voluto di più, troppo, succhiando dalla terra, dalla natura e in questo modo ha cambiato anche il clima”.

Com’è cambiato quello dell’Italia?

“Trent’anni fa, quando già si vedevano i primi segnali del malessere del Pianeta, avevamo un clima bellissimo, mediterraneo, che adesso è diventato tropicale”.

Il Canada che tocca temperature record, sfiorando i 50 gradi, le alluvioni in Germania, in Cina, sono tutti effetti di questo cambiamento, secondo lei?

“Ma certo. E il problema è che non sono solo eventi sporadici da segnare nel calendario: ne torneranno altri prima della fine dell’estate. Basta guardare alla grandine, che non è più quella pioggerellina di una volta, adesso viene giù come le uova: con questo bisogna fare i conti”.

E come li facciamo?

“Attrezzandoci, organizzandoci. Quello che faremo da qui in avanti deve tenere conto del cambiamento in atto. Se hai la macchina nuova e non hai un garage, devi fare in modo di averne uno prima della fine dell’estate e nel frattempo tamponare mettendoci sopra una coperta. Questa è una banalità, ma vale lo stesso discorso per le costruzioni, gli edifici, che dovranno essere costruiti in modo diverso d’ora in poi. Qui da noi, sulle Dolomiti, il Vaia (un fortissimo vento caldo, che nel 2018 ha provato lo schianto al suolo di milioni di alberi ndr) ha strappato via il tetto del Comune, fatto in lamiere di rame, perché i rivetti erano di 2 centimetri. Adesso bisogna considerare che se fai un tetto in lamiera, i rivetti devono essere di 10 centimetri, perché altrimenti vengono divelti. Ecco che tutto questo cambierà le nostre vite”.

Le responsabilità della politica quali sono?

“La politica è miope: si lava la bocca e sbava solo per ottenere consensi, voti. Ma quando è lì non fa nulla, non per pigrizia, ma perché non ha idee. Gli annunci fatti per voler ripulire gli oceani dalla plastica cosa significano? Ché di plastica ormai sono piene le pance dei pesci che li abitano. A me viene da ridere quando si radunano i 20 grandi del Pianeta (G20 ndr) o i 20 saggi, come li chiamo io, per aiutare il clima del mondo, perché è impossibile tornare indietro”.

I politici da chi dovrebbero prendere le idee? Dai tecnici, dagli esperti?

“I tecnici?! I tecnici sono i primi a far fallire tutto, hanno rovinato la natura, perché la sanno lunga ma non trovano soluzioni. Sono dei funzionari messi lì, spesso dai politici stessi”.

Mauro Corona scultore

E le soluzioni allora da chi possono arrivare?

“Le soluzioni avranno degli effetti minimo fra cinquant’anni. Fra trent’anni, forse, ci sarà una svolta sui carburanti, anche se ho dei forti dubbi sul fatto che tutti si sposteranno con le auto elettriche. Ce li vede quelli che vendono carburante a rinunciare ai miliardi e miliardi e miliardi che fanno, per riconvertirsi? L’uomo non cambierà mai perché continuare a volere sempre e solo il denaro”.

Una riconversione delle industrie è impensabile?

“No, certo che no: in parte ci stiamo provando. Ma da qui a quando troveremo la soluzione, mi sa che sarà troppo tardi”.

E allora è inutile muoversi?

“Non voglio dire questo, ma come posso essere positivo guardando la realtà per quella che è? L’umanità è disinteressata alla salvaguardia della natura perché, prima di tutto, non la conosce più. Secondo, non dipende più da essa. Cento anni fa la terra ti dava da vivere, per questo c’era rispetto: gli alberi venivano tagliati al punto giusto, i canali venivano tenuti puliti e i torrenti ben controllati. C’era cultura perché c’era un legame, che adesso si è sciolto”.

Non abbiamo bisogno di riscoprire questo legame?

“Certo che sì, anche perché (e lo ricordo a tutti) i soldi non si mangiano. Il fatto è che l’uomo di oggi si è liberato di molti tabù, la religione, il castigo di Dio e ha capito – e per certi versi è un bene – che la vita è difficile, tragica se non hai la salute. A questa consapevolezza ha risposto però con l’egoismo: 'Se questo è quello che mi spetta -  si è detto - allora io faccio quel che voglio nel presente, prendo tutto e di quelli che vengono dopo chi se ne frega'. Ed ecco che arriviamo al nichilismo, la piaga di questo tempo, sempre più diffuso tra i giovani”.

Ma i giovani sono anche quelli che hanno dato vita ai Fridays for future…

“Cosa?! Parli in italiano per favore!”

I Fr..il movimento nato con Greta Thunberg

“Ah, certo. Greta Thunberg è stata usata da una parte politica e maltrattata dall’altra. Del loro impegno mi rallegro, li ammiro, ma è come cercare di fermare un fiume con le mani aperte, perché quelli che comandano, quando vedono i cortei dai palazzi si danno di gomito e si dicono: 'Va là che stasera è tutto finito'. Anche la Chiesa potrebbe fare molto, ma non fa niente, perché come diceva Rudolf Steiner nel 1923: il demonio verrà sulla terra non con le zampette da capra e il forcone ma in forma di denaro”.

Insomma, non c’è niente, nessun movimento, che possa indurci a un po’ di ottimismo?

“Sa cosa diceva Borges? ‘Non vedo alcun motivo perché un uomo del ventesimo secolo abbia cura e protegga un progetto dimenticato chiamato Terra’. Nel ventunesimo secolo io penso la stessa cosa”.

E contro il nichilismo, il materialismo, quale filosofia si può opporre?

“L’unica speranza è educare i bambini all’amore per la Terra, all’affetto, al consumare poco e ad accontentarsi dell’essenziale. Come disse Jean Giono, creare 'anime semplici e forti'”.

Una filosofia che ricorda quella del monachesimo…

“Sì, ma non per arrivare all’ascetismo o all’autopunizione, ma per salvarci”.

Una veduta invernale di Erto, "pugno di case incassato nella valle del torrente Vajont, ultimo baluardo del Friuli occidentale", luogo di origine della famiglia di Mauro Corona

Il cambiamento climatico acutizzerà le disuguaglianze tra ricchi e poveri?

“Certo, come è sempre stato. Trump nelle sue ville non ha paura di quello che può accadere, ma chi vive in una baracca certo che teme la grandine o le alluvioni. Tra le mie utopie, ci sarebbe quella di redistribuire la ricchezza, ma non accadrà”.

L’esperienza della pandemia crede che porterà le persone a spostarsi dalle città verso luoghi più vicini alla natura, come la montagna?

“Non è facile spostarsi dalle città quando sei abituato ad avere tutto sotto casa: dalla farmacia all’edicola. Ho sperato che la pandemia facesse aprire gli occhi alla gente, portandola più vicina alla precarietà dell’esistenza, educandola a lavorare quel poco che serve per sopravvivere, soprattutto meno di adesso, a dedicarsi ai figli e accontentarsi di poco, ma non è andata così. Le guerre non hanno mai migliorato le persone”.

Allora forse serve una nuova società…

“È per questo che si deve partire dai bambini: educarli alla semplicità, a non aver bisogno di eccessi, di cose inutili, a cambiare il cellulare solo quando si rompe e non a mettersi ciclicamente in fila per acquistare l’ultima novità”.

Lei da quanto tempo non cambia il suo telefono?

“Da tantissimi anni, non saprei nemmeno dirglielo: so solo che funziona e che fa quello che deve. Vengo anche deriso da qualche cretino per questo, ma la verità è che chi ha bisogno costantemente di nuovi oggetti, non sa cogliere la bellezza dello stare al mondo. E per degli status symbol non guarda allo sfruttamento che c’è dietro la costruzione di certi oggetti, come gli smartphone, realizzati sulla pelle di bambini di 8 o 10 anni che lavorano nelle miniere africane. C’è un unico modo per far tornare la Terra a respirare ed è che noi, tutta l’umanità, iniziamo a guardare di nuovo all’essenziale”.   Con l'intervista a Mauro Corona continua il nostro viaggio nei temi dell'ambiente iniziato con il climatologo Luca Mercalli e proseguito con Massimo Castelli, sindaco di Cerignale  e il geologo e climatologo Massimiliano Fazzini