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Home » Scienze e culture » Messina, condannato per omicidio volontario l’uomo che trasmise l’Aids alla compagna

Messina, condannato per omicidio volontario l’uomo che trasmise l’Aids alla compagna

La donna, un avvocata, morì per non aver avuto accesso alle cure, all'oscuro della positività del marito, che ora dovrà scontare 22 anni di carcer

Marianna Grazi
11 Gennaio 2022
AIDS awareness concept

AIDS awareness concept

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È morta dopo anni di sofferenza nel 2017, senza conoscere quale fosse quel male che le stava crescendo dentro. Una donna, un’avvocata di 45 anni, tradita dallo stesso uomo che amava, che l’aveva tenuta all’oscuro della sua malattia, l’Aids. Luigi De Domenico, cinquantenne, è stato condannato dalla Corte d’assise di Messina a 22 anni di carcere, con l’accusa di omicidio volontario. L’accusa ne aveva chiesti 25. De Domenico infatti non aveva mai detto alla compagna della malattia, impedendole di fatto di ricorrere alle cure necessarie perché ignara che il proprio partner fosse sieropositivo. Come se non bastasse, altre donne hanno testimoniato al processo dichiarando che l’uomo aveva nascosto anche a loro di essere affetto da Hiv e che anche loro sono state contagiate. In un altro procedimento invece, ancora in corso, sono imputati tre medici accusati di aver contribuito a causare la morte dell’avvocata, non accorgendosi dell’infezione da Aids e non disponendo specifici test.

I test per verificare la presenza nell’organismo dell’HIV, ovvero il virus dell’immunodeficienza umana

L’uomo, pienamente a conoscenza della sua sieropositività, ha persino avuto un figlio con la sua compagna. I due si erano comunque lasciati nel 2008 dopo 4 anni di relazione, ma il cinquantenne aveva taciuto la verità anche neanche quando, nel 2015, aveva saputo delle gravissime condizioni di salute della donna e del disorientamento dei medici che non riuscivano a capire cosa avesse. In quel periodo invece si fece inviare i referti dalla ex, chiedendole inoltre di descrivere i sintomi che accusava e suggerendole di curarsi con integratori.

Nell’inchiesta dunque emergono anche le presunte responsabilità dei medici che hanno avuto in cura la vittima e che, nonostante i sintomi collegabili all’Hiv, hanno ritenuto impossibile che la donna avesse contratto in qualche modo l’Aids. Quando si sono accorti della positività, circa un anno dopo l’insorgere dei gravi sintomi, era troppo tardi.

L’Aids, sindrome da immunodeficienza acquisita, è una malattia in cui il sistema immunitario si indebolisce progressivamente

L’Hiv, lo ricordiamo, è il virus che causa un’infezione che se non trattata provoca l’Aids, ovvero la sindrome da immunodeficienza acquisita. A sua volta l’Aids è una malattia in cui il sistema immunitario si indebolisce progressivamente, lasciando campo libero all’insorgere anche di gravi patologia. Nella maggioranza dei casi l’Hiv si trasmette durante i rapporti sessuali, quando c’è contatto con sangue, sperma, liquido vaginale o pre-eiaculazione. Per questo, in caso di relazioni sentimentali ma anche di rapporti occasionali, oltre all’uso del preservativo, la persona sieropositiva dovrebbe comunicare al/alla partner la sua condizione. Il rischio, altrimenti, è quello di arrivare alle conseguenze del caso messinese.

 

Soltanto grazie alla caparbietà della sorella della vittima, che ha scoperto tutto e presentato una denuncia, è stato possibile risalire alle responsabilità di Luigi De Domenico. Dalle indagini degli inquirenti è emerso anche che la prima moglie dell’uomo, dalla quale ha avuto una figlia agli inizi degli anni Novanta, era morta di Aids, ma a tutte coloro con le quali, nei due decenni successivi, l’uomo ha intrattenuto relazioni ha sempre detto che la donna era morta a causa di un tumore. I magistrati infatti, parlando dell’indagato, ne hanno descritto “La sua spregiudicatezza manifestata che dimostra l’assoluta refrattarietà rispetto a qualsiasi regola del vivere civile e l’assoluta noncuranza dell’altrui salute”.

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I test per verificare la presenza nell'organismo dell'HIV, ovvero il virus dell'immunodeficienza umana
L’uomo, pienamente a conoscenza della sua sieropositività, ha persino avuto un figlio con la sua compagna. I due si erano comunque lasciati nel 2008 dopo 4 anni di relazione, ma il cinquantenne aveva taciuto la verità anche neanche quando, nel 2015, aveva saputo delle gravissime condizioni di salute della donna e del disorientamento dei medici che non riuscivano a capire cosa avesse. In quel periodo invece si fece inviare i referti dalla ex, chiedendole inoltre di descrivere i sintomi che accusava e suggerendole di curarsi con integratori. Nell’inchiesta dunque emergono anche le presunte responsabilità dei medici che hanno avuto in cura la vittima e che, nonostante i sintomi collegabili all’Hiv, hanno ritenuto impossibile che la donna avesse contratto in qualche modo l’Aids. Quando si sono accorti della positività, circa un anno dopo l’insorgere dei gravi sintomi, era troppo tardi.
L'Aids, sindrome da immunodeficienza acquisita, è una malattia in cui il sistema immunitario si indebolisce progressivamente
L'Hiv, lo ricordiamo, è il virus che causa un'infezione che se non trattata provoca l'Aids, ovvero la sindrome da immunodeficienza acquisita. A sua volta l'Aids è una malattia in cui il sistema immunitario si indebolisce progressivamente, lasciando campo libero all'insorgere anche di gravi patologia. Nella maggioranza dei casi l'Hiv si trasmette durante i rapporti sessuali, quando c'è contatto con sangue, sperma, liquido vaginale o pre-eiaculazione. Per questo, in caso di relazioni sentimentali ma anche di rapporti occasionali, oltre all'uso del preservativo, la persona sieropositiva dovrebbe comunicare al/alla partner la sua condizione. Il rischio, altrimenti, è quello di arrivare alle conseguenze del caso messinese.   Soltanto grazie alla caparbietà della sorella della vittima, che ha scoperto tutto e presentato una denuncia, è stato possibile risalire alle responsabilità di Luigi De Domenico. Dalle indagini degli inquirenti è emerso anche che la prima moglie dell’uomo, dalla quale ha avuto una figlia agli inizi degli anni Novanta, era morta di Aids, ma a tutte coloro con le quali, nei due decenni successivi, l'uomo ha intrattenuto relazioni ha sempre detto che la donna era morta a causa di un tumore. I magistrati infatti, parlando dell’indagato, ne hanno descritto "La sua spregiudicatezza manifestata che dimostra l’assoluta refrattarietà rispetto a qualsiasi regola del vivere civile e l’assoluta noncuranza dell’altrui salute".
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