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Home » Scienze e culture » “Non basta curare, occorre anche prendersi cura”: l’Istituto Serafico potenzia le strutture destinate alle persone con disabilità

“Non basta curare, occorre anche prendersi cura”: l’Istituto Serafico potenzia le strutture destinate alle persone con disabilità

L'ente di Assisi punta ad accoglienza e cure specifiche per disabili, settore in cui la sanità pubblica accusa grave ritardo. La presidente Di Maolo: "Per gli autistici spesso impossibili le semplici visite ambulatoriali. occorre l'anestesia per un prelievo di sangue. Chiediamo aiuto per servizi sempre più adeguati ai bisogni di chi soffre""

Donatella Miliani
29 Luglio 2021
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Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di  Assisi

Si intitola “Non facciamo miracoli“ la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi promossa dall’Istituto Serafico di Assisi. «L’obiettivo – spiega la presidente Francesca Di Maolo – è il potenziamento degli ambulatori specialistici pensati e organizzati a misura delle persone con disabilità. Un progetto di fondamentale importanza, che non solo permetterà di accogliere un numero maggiore di bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia, ma che consentirà altresì alle famiglie di trovare all’interno di un unico luogo di cura equipe multidisciplinari specializzate, senza dover faticosamente peregrinare tra una struttura sanitaria e l’altra».

 

Anestesia totale per un prelievo di sangue

Se le lunghe ore di attesa in un pronto soccorso, il timore causato da un esame invasivo e le difficoltà della degenza in ospedale rappresentano esperienze che ciascuno di noi può vivere con un certo disagio, per chi convive con difficoltà neuromotorie, intellettive o comportamentali diventano insostenibili. “Basti dire – spiega Di Maolo – che per un autistico ad esempio anche una visita oculistica o una spirometria possono diventare impossibili. Nei casi di gravi disabilità addirittura si può arrivare a ricorrere a un’anestesia generale per effettuare anche un semplice prelievo di sangue. Noi del Serafico, i nostri 192 operatori, sappiamo bene che la vita delle persone disabili e delle loro famiglie è in ogni azione quotidiana più complicata rispetto a quella degli altri, anche se non dovrebbe essere così. Quando si parla di accessibilità alle cure, in particolare, il nostro Sistema sanitario nazionale risulta ancora indietro rispetto alle reali esigenze delle persone con disabilità, costrette a fare i conti con le difficoltà imposte da un percorso ad ostacoli. Per oltre 8 casi su 10 (84,7%), infatti, le risposte fornite dal Ssn alle persone con disabilità risultano inadeguate e ben 5 persone su 10 (49,8%) evidenziano che nelle strutture ospedaliere a cui si sono rivolte non erano previsti percorsi prioritari per gestire i bisogni specifici dei pazienti disabili (solo il 13,6% ha dichiarato che erano previsti). Inoltre, più di 1 persona su 3 ha dichiarato di aver incontrato barriere architettoniche all’interno delle strutture sanitarie (37,6%), proprio in quei luoghi che dovrebbero accoglierle e curarle”.

Barriere architettoniche nelle strutture sanitarie

È quanto è emerso dall’Indagine sull’accessibilità alle cure per le persone con disabilità condotta dall’Istituto Serafico al fine di accendere i riflettori su quanto sia complesso per le persone più fragili e le loro famiglie affrontare la quotidianità all’interno di una struttura ospedaliera. “Diventa quindi necessario garantire loro la piena accessibilità alle cure. Indagine che conferma – sottolinea ancora Francesca Di Maolo – quanto messo in luce anche dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, secondo il quale soltanto nel 36% delle strutture ospedaliere è previsto un percorso prioritario dedicato alle persone disabili e che evidenzia inoltre la carenza di ambienti e strumenti accessibili e di personale adeguatamente formato per relazionarsi con pazienti dai bisogni speciali. La disabilità e la disabilità complessa sono fenomeni in crescita, in Italia sono 3,1 milioni le persone disabili, il 5,2% della popolazione complessiva, tuttavia il nostro Servizio sanitario nazionale, per una serie di motivi  non riesce ancora a fornire risposte adeguate alle esigenze speciali e ai bisogni di salute delle persone più fragili”.

 

“Curare non basta”

Qui, entra in gioco l’Istituto Serafico di Assisi. “Il nostro lavoro – conclude Di Maolo – è da sempre ispirato dalla volontà di coniugare il ‘curare’ con il ‘prendersi cura’, in una visione attenta alla persona e a tutte le dimensioni del suo essere e, quindi, anche a rendere i servizi ambulatoriali per persone con disabilità sempre più adatti al loro stato di salute”.

Il potenziamento degli ambulatori specialistici dell’Istituto Serafico, sostenuto da “Non facciamo miracoli”, si configura come l’avvio di un progetto più ampio, che ha l’obiettivo di creare una rete per garantire i’accessibilità alle cure alle persone con disabilità. E fare del Serafico un modello da seguire in tutto il Paese.

Francesca Di Maolo e l’immagine-simbolo di un paziente in sedia a rotelle

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🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

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Francesca Di Maolo, presidente dell'Istituto Serafico di  Assisi
Si intitola “Non facciamo miracoli“ la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi promossa dall’Istituto Serafico di Assisi. «L’obiettivo – spiega la presidente Francesca Di Maolo – è il potenziamento degli ambulatori specialistici pensati e organizzati a misura delle persone con disabilità. Un progetto di fondamentale importanza, che non solo permetterà di accogliere un numero maggiore di bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia, ma che consentirà altresì alle famiglie di trovare all’interno di un unico luogo di cura equipe multidisciplinari specializzate, senza dover faticosamente peregrinare tra una struttura sanitaria e l’altra».  

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Se le lunghe ore di attesa in un pronto soccorso, il timore causato da un esame invasivo e le difficoltà della degenza in ospedale rappresentano esperienze che ciascuno di noi può vivere con un certo disagio, per chi convive con difficoltà neuromotorie, intellettive o comportamentali diventano insostenibili. "Basti dire – spiega Di Maolo – che per un autistico ad esempio anche una visita oculistica o una spirometria possono diventare impossibili. Nei casi di gravi disabilità addirittura si può arrivare a ricorrere a un’anestesia generale per effettuare anche un semplice prelievo di sangue. Noi del Serafico, i nostri 192 operatori, sappiamo bene che la vita delle persone disabili e delle loro famiglie è in ogni azione quotidiana più complicata rispetto a quella degli altri, anche se non dovrebbe essere così. Quando si parla di accessibilità alle cure, in particolare, il nostro Sistema sanitario nazionale risulta ancora indietro rispetto alle reali esigenze delle persone con disabilità, costrette a fare i conti con le difficoltà imposte da un percorso ad ostacoli. Per oltre 8 casi su 10 (84,7%), infatti, le risposte fornite dal Ssn alle persone con disabilità risultano inadeguate e ben 5 persone su 10 (49,8%) evidenziano che nelle strutture ospedaliere a cui si sono rivolte non erano previsti percorsi prioritari per gestire i bisogni specifici dei pazienti disabili (solo il 13,6% ha dichiarato che erano previsti). Inoltre, più di 1 persona su 3 ha dichiarato di aver incontrato barriere architettoniche all’interno delle strutture sanitarie (37,6%), proprio in quei luoghi che dovrebbero accoglierle e curarle".

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