Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Scienze e culture » Perché censurare la bellezza di Jessica Rabbit? Ognuno (e ognuna) sia libero di essere ciò che è e che vuole

Perché censurare la bellezza di Jessica Rabbit? Ognuno (e ognuna) sia libero di essere ciò che è e che vuole

Cancellando la femminilità non si crea rispetto, colpevolizzare una dimensione fisica e imporre un modello unico rappresenta una forma di quella violenza rituale che si vorrebbe combattere. Il conformismo è l'anticamera delle dittature

Domenico Guarino
23 Settembre 2021
Share on FacebookShare on Twitter
Domenico Guarino

Per decenni è stata l’immagine stessa della sensualità femminile per come è percepita dall’universo maschile. Con quelle forme prorompenti, la fulva chioma a ricordare Rita Hayworth – altro ‘ideale’ femminile che resiste alla corruzione del tempo- il vestitino striminzito che (quasi) nulla lascia all’immaginazione, le ciglia lunghissime, lo sguardo diafano, la statuarietà della silhouette. Un inno alla bellezza femminile, si sarebbe detto. Ieri.
Da domani invece il destino di Jessica Rabbit potrebbe cambiare. E in qualche modo sta già cambiando, visto che, come riporta Repubblica, “nel parco giochi di Anaheim, Jessica Rabbit non sarà più raffigurata come una donna dalla sessualità prorompente” e con un sovvertimento o meglio un omologazione dei ruoli e dell’estetica, “indosserà un impermeabile, tipico indumento degli investigatori privati che la renderà anche in questo allo stesso livello di Valiant (l’investigatore protagonista della pellicola di Robert Zemeckis, prodotta da Steven Spielberg”.

Che noia, la mangiauomini

Le forme di Jessica sono ritenute evidentemente troppo ammiccanti, troppo stereotipate, troppo corrispondenti ad una ‘certa’ immagine della donna: bomba sexy mangiauomini, che calamita consapevolmente le attenzioni dei ‘maschi’. Un eden dell’ormone che sta sulla pellicola come terrena incarnazione di una categoria dello spirito, quella del sex symbol per eccellenza.
E’ un modo vecchio di vedere la donna? D’accordo. Ed è noto che i canoni estetici mutano col tempo. Lo stesso ideale di bellezza femminile si è evoluto nei secoli e nei decenni, come le foto delle nostre mamme e delle nostre nonne testimoniano.
Ma siamo proprio sicuri che cancellando la femminilità nelle sue forme, anche somatiche, più evidenti, si raggiunga l‘obiettivo del rispetto? Siamo certi che raffigurando donne tendenzialmente androgine e ponendole al centro dell’immaginario comune non ci rendiamo artefici della stessa violenza rituale che vogliamo combattere, imponendo un modello unico di femminilità? Alterando la realtà e costringendola in forme e modi che sono comunque espressione di un pensiero ‘di parte’?

L’interrogativo è lecito. Dietro Jessica, infatti, accanto a lei, ci sono tante donne, tante ragazze, che con quelle forme ci nascono, o che le cercano: perché farle sentire disadatte al mondo? Veicolo di corruzione morale? Stimolo dei comportamenti più abietti? Colpevolizzando dunque una dimensione fisica, che dovrebbe essere vissuta con la massima libertà.

 

Talebanismo surrogato

 

Non si rischia che dietro gesti del genere, magari partoriti (…) con le migliori intenzioni, non si celi poi la strada per un talebanismo surrogato, e dunque anche più infido, che, dall’alto delle più nobili intenzioni, riporta la femminilità nell’ambito della costrizione, anche fisica?
E’ un tema su sui è necessario riflettere. Ed è giusto farlo ora, prima che sia troppo tardi.
Piuttosto che mettere l’impermeabile a Jessica, castigandola e mortificandola perché troppo ‘femminile’, non dovremmo creare, con Jessica ed insieme a lei, le condizioni per un mondo in cui ciascuno possa essere quello che vuole essere senza essere oggetto di dileggio, o peggio di violenza, ma anche senza dover pensare di conformare il resto dell’umanità a se stesso/a? Senza doversi ‘coprire’ per non dare scandalo?

Il conformismo è l’anticamera delle dittature. Che siano culturali è anche peggio.

Potrebbe interessarti anche

Aura Eternal
Spettacolo

Bologna capitale delle drag queen. C’è anche Vanessa Van Cartier

25 Marzo 2023
In Uganda approvata una legge anti-gay (Amnesty International)
Attualità

Uganda, sì alla legge anti-gay. Carcere anche per chi si dichiara Lgbtq

22 Marzo 2023
L'iraniana Elaheh Tavakolian
Attualità

Iran, Elaheh Tavakolian in Italia per operarsi all’occhio

21 Marzo 2023

Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Domenico Guarino
Per decenni è stata l’immagine stessa della sensualità femminile per come è percepita dall’universo maschile. Con quelle forme prorompenti, la fulva chioma a ricordare Rita Hayworth - altro ‘ideale’ femminile che resiste alla corruzione del tempo- il vestitino striminzito che (quasi) nulla lascia all’immaginazione, le ciglia lunghissime, lo sguardo diafano, la statuarietà della silhouette. Un inno alla bellezza femminile, si sarebbe detto. Ieri. Da domani invece il destino di Jessica Rabbit potrebbe cambiare. E in qualche modo sta già cambiando, visto che, come riporta Repubblica, “nel parco giochi di Anaheim, Jessica Rabbit non sarà più raffigurata come una donna dalla sessualità prorompente” e con un sovvertimento o meglio un omologazione dei ruoli e dell’estetica, “indosserà un impermeabile, tipico indumento degli investigatori privati che la renderà anche in questo allo stesso livello di Valiant (l’investigatore protagonista della pellicola di Robert Zemeckis, prodotta da Steven Spielberg”.

Che noia, la mangiauomini

Le forme di Jessica sono ritenute evidentemente troppo ammiccanti, troppo stereotipate, troppo corrispondenti ad una ‘certa’ immagine della donna: bomba sexy mangiauomini, che calamita consapevolmente le attenzioni dei ‘maschi’. Un eden dell’ormone che sta sulla pellicola come terrena incarnazione di una categoria dello spirito, quella del sex symbol per eccellenza. E’ un modo vecchio di vedere la donna? D’accordo. Ed è noto che i canoni estetici mutano col tempo. Lo stesso ideale di bellezza femminile si è evoluto nei secoli e nei decenni, come le foto delle nostre mamme e delle nostre nonne testimoniano. Ma siamo proprio sicuri che cancellando la femminilità nelle sue forme, anche somatiche, più evidenti, si raggiunga l‘obiettivo del rispetto? Siamo certi che raffigurando donne tendenzialmente androgine e ponendole al centro dell’immaginario comune non ci rendiamo artefici della stessa violenza rituale che vogliamo combattere, imponendo un modello unico di femminilità? Alterando la realtà e costringendola in forme e modi che sono comunque espressione di un pensiero ‘di parte’? L’interrogativo è lecito. Dietro Jessica, infatti, accanto a lei, ci sono tante donne, tante ragazze, che con quelle forme ci nascono, o che le cercano: perché farle sentire disadatte al mondo? Veicolo di corruzione morale? Stimolo dei comportamenti più abietti? Colpevolizzando dunque una dimensione fisica, che dovrebbe essere vissuta con la massima libertà.  

Talebanismo surrogato

  Non si rischia che dietro gesti del genere, magari partoriti (…) con le migliori intenzioni, non si celi poi la strada per un talebanismo surrogato, e dunque anche più infido, che, dall’alto delle più nobili intenzioni, riporta la femminilità nell’ambito della costrizione, anche fisica? E’ un tema su sui è necessario riflettere. Ed è giusto farlo ora, prima che sia troppo tardi. Piuttosto che mettere l’impermeabile a Jessica, castigandola e mortificandola perché troppo ‘femminile’, non dovremmo creare, con Jessica ed insieme a lei, le condizioni per un mondo in cui ciascuno possa essere quello che vuole essere senza essere oggetto di dileggio, o peggio di violenza, ma anche senza dover pensare di conformare il resto dell’umanità a se stesso/a? Senza doversi ‘coprire’ per non dare scandalo? Il conformismo è l’anticamera delle dittature. Che siano culturali è anche peggio.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto