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Home » Scienze e culture » Com’era la Pianura Padana mille anni fa? A Giussago il progetto di Simbiosi ce lo mostra

Com’era la Pianura Padana mille anni fa? A Giussago il progetto di Simbiosi ce lo mostra

In provincia di Pavia il Medioevo rivive per far rifiorire la biodiversità. Il modello "smart land" punta a ottimizzare l'uso delle risorse presenti in natura

Domenico Guarino
4 Settembre 2022
simbiosi
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Il futuro può venire dal passato. Perché guardare indietro, alcune volte, ci rende più chiaro l’orizzonte e ci svela soluzioni inedite. Soprattutto quando il presente sembra senza vie d’uscita. È quello che sta accadendo a Giussago (Cascina Darsena), in provincia di Pavia, ma a soli 18 chilometri in linea d’aria da Piazza Duomo a Milano. Qui è stato ricreato uno spazio agricolo di 500 ettari che richiama la Pianura Padana di mille anni fa – compresi sentieri, piccole paludi, ed animali allo stato brado – facendo rifiorire la biodiversità, oggi sacrificata ai metodi dell’agricoltura intensiva. Il risultato è un contrasto quantomai stridente con il territorio circostante, soprattutto in un’estate siccitosa come quella che stiamo ancora affrontando, che ha messo a dura prova colture e raccolti, rendendo brullo il paesaggio.

La “smart land” della Pianura Padana

Stiamo parlando del progetto di Simbiosi, che in trent’anni ha investito decine di milioni di euro per riportare quest’area, di proprietà della famiglia dell’ex Premio Nobel per la chimica Giulio Natta, alla condizione in cui si trovava nel Medioevo, quando la Padania era per lo più una foresta estesa migliaia di chilometri. L’obiettivo è quello di creare  una “smart land” che indichi come le grandi città potrebbero risolvere le problematiche legate all’approvvigionamento energetico, allo smaltimento della CO2 e ai rifiuti. Il progetto è stato realizzato senza utilizzare alcun prodotto chimico, soltanto attraverso tecniche legate all’agricoltura tradizionale, osservando e studiando l’efficienza degli ecosistemi naturali, e facendo  così nascere una serie di soluzioni che, replicando quanto fa la natura nell’ottimizzazione dell’uso delle risorse, sviluppano i concetti della blue economy e dell’economia circolare.

Smart Land model in Pianura Padana (Simbiosi)

Un processo lungo che ha richiesto passione ed applicazione costante. Tutte le piante sono state ripiantumate e poi lasciate allo stato brado, secondo quelle che erano le caratteristiche originarie di questa zona, per ricreare l’ecosistema che c’era una volta. Il resto lo ha fatto  una gestione oculata delle risorse idriche, realizzata anche attraverso il recupero dell’uso delle chiuse leonardesche, per canalizzare l’acqua nei vari contesti e distribuirla per usi agricoli e civili. Una volta cominciato il processo di recupero e ripristino la biodiversità si è ripresa il proprio spazio. Non solo le piante e gli alberi, ma anche la fauna. A parte i cavalli e gli uri che sono stati importati dalla Camargue, infatti, altri animali come la martora, l’airone o il capriolo sono arrivati da soli.

Obiettivo: recupero del ciclo naturale dell’alimentazione

 

“Il progetto è nato nel 1995 per pura passione: volevamo ricreare le condizioni ancestrali di questa terra. Già al tempo, passando per Malpensa e andando a Milano, si vedeva un biliardo piano, senza alberi, senza vita, senza nulla. E allora ci siamo detti: cavolo, questo non può essere il mondo di domani” racconta l’ad di Simbiosi Piero Manzoni ricordando come è nato il progetto. L’obiettivo era quello di ripensare l’idea di sviluppo sostenibile di una qualsiasi città esistente. “Nei grandi agglomerati urbani vivrà l’80% della popolazione mondiale: oggi stiamo al 54% e 250 anni fa eravamo al 10%. Immaginiamoci come possano vivere 7 miliardi di persone su appena il 3,5% della superficie terraquea, che è la porzione di terra occupato dalle città” dice Manzoni. “Il futuro è dunque il recupero del ciclo naturale dell’alimentazione, dove non c’è rifiuto. Senza contare che, se tutti coltivassimo secondo metodi rigenerativi, metà degli obiettivi della Cop26 sarebbero raggiunti e non dovremmo fare null’altro: ci basterebbe coltivare come la natura insegna”.

Il supporto delle università

Simbiosi non è solo un esperimento rigenerativo, ma anche un’area agricola produttiva che va oltre i 500 ettari descritti e si estende per circa 1.700 ettari. Dove, ad esempio, le produzioni cerealicole non hanno bisogno di pesticidi e fertilizzanti. La produzione di cibo coinvolge il 90% del campo coltivato mentre il 10% di questo viene dedicato a tutto quello che è il carattere agroambientale, ovvero lasciando alla natura il compito di sviluppare autonomamente soluzioni per proteggere i ampi da attacchi di pesticidi esterni o insetti.
“Per realizzare questa trasformazione – aggiunge l’ad – abbiamo coinvolto con tre università: la Statale di Milano, l’Università di Pavia e quella di Wageningen. Le università italiane hanno ricostruito come erano le condizioni originarie della Pianura Padana, perché non era una domanda a cui potevamo rispondere senza esperti e ricerche. Quella di Wageningen, che è la migliore dal punto di vista agrario, ci ha aiutato a riportare su carta e in pianificazione le condizioni storiche per programmare la rigenerazione del territorio”.

Alla fine, sarà pure il Medioevo, ma sembra tanto tanto più moderno della modernità che abbiamo creato.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Il futuro può venire dal passato. Perché guardare indietro, alcune volte, ci rende più chiaro l’orizzonte e ci svela soluzioni inedite. Soprattutto quando il presente sembra senza vie d’uscita. È quello che sta accadendo a Giussago (Cascina Darsena), in provincia di Pavia, ma a soli 18 chilometri in linea d’aria da Piazza Duomo a Milano. Qui è stato ricreato uno spazio agricolo di 500 ettari che richiama la Pianura Padana di mille anni fa – compresi sentieri, piccole paludi, ed animali allo stato brado – facendo rifiorire la biodiversità, oggi sacrificata ai metodi dell’agricoltura intensiva. Il risultato è un contrasto quantomai stridente con il territorio circostante, soprattutto in un’estate siccitosa come quella che stiamo ancora affrontando, che ha messo a dura prova colture e raccolti, rendendo brullo il paesaggio.

La "smart land" della Pianura Padana

Stiamo parlando del progetto di Simbiosi, che in trent’anni ha investito decine di milioni di euro per riportare quest'area, di proprietà della famiglia dell'ex Premio Nobel per la chimica Giulio Natta, alla condizione in cui si trovava nel Medioevo, quando la Padania era per lo più una foresta estesa migliaia di chilometri. L’obiettivo è quello di creare  una “smart land” che indichi come le grandi città potrebbero risolvere le problematiche legate all'approvvigionamento energetico, allo smaltimento della CO2 e ai rifiuti. Il progetto è stato realizzato senza utilizzare alcun prodotto chimico, soltanto attraverso tecniche legate all'agricoltura tradizionale, osservando e studiando l'efficienza degli ecosistemi naturali, e facendo  così nascere una serie di soluzioni che, replicando quanto fa la natura nell'ottimizzazione dell'uso delle risorse, sviluppano i concetti della blue economy e dell'economia circolare.
Smart Land model in Pianura Padana (Simbiosi)
Un processo lungo che ha richiesto passione ed applicazione costante. Tutte le piante sono state ripiantumate e poi lasciate allo stato brado, secondo quelle che erano le caratteristiche originarie di questa zona, per ricreare l’ecosistema che c’era una volta. Il resto lo ha fatto  una gestione oculata delle risorse idriche, realizzata anche attraverso il recupero dell'uso delle chiuse leonardesche, per canalizzare l’acqua nei vari contesti e distribuirla per usi agricoli e civili. Una volta cominciato il processo di recupero e ripristino la biodiversità si è ripresa il proprio spazio. Non solo le piante e gli alberi, ma anche la fauna. A parte i cavalli e gli uri che sono stati importati dalla Camargue, infatti, altri animali come la martora, l’airone o il capriolo sono arrivati da soli.

Obiettivo: recupero del ciclo naturale dell’alimentazione

  "Il progetto è nato nel 1995 per pura passione: volevamo ricreare le condizioni ancestrali di questa terra. Già al tempo, passando per Malpensa e andando a Milano, si vedeva un biliardo piano, senza alberi, senza vita, senza nulla. E allora ci siamo detti: cavolo, questo non può essere il mondo di domani" racconta l'ad di Simbiosi Piero Manzoni ricordando come è nato il progetto. L'obiettivo era quello di ripensare l'idea di sviluppo sostenibile di una qualsiasi città esistente. "Nei grandi agglomerati urbani vivrà l’80% della popolazione mondiale: oggi stiamo al 54% e 250 anni fa eravamo al 10%. Immaginiamoci come possano vivere 7 miliardi di persone su appena il 3,5% della superficie terraquea, che è la porzione di terra occupato dalle città" dice Manzoni. "Il futuro è dunque il recupero del ciclo naturale dell’alimentazione, dove non c’è rifiuto. Senza contare che, se tutti coltivassimo secondo metodi rigenerativi, metà degli obiettivi della Cop26 sarebbero raggiunti e non dovremmo fare null’altro: ci basterebbe coltivare come la natura insegna".

Il supporto delle università

Simbiosi non è solo un esperimento rigenerativo, ma anche un'area agricola produttiva che va oltre i 500 ettari descritti e si estende per circa 1.700 ettari. Dove, ad esempio, le produzioni cerealicole non hanno bisogno di pesticidi e fertilizzanti. La produzione di cibo coinvolge il 90% del campo coltivato mentre il 10% di questo viene dedicato a tutto quello che è il carattere agroambientale, ovvero lasciando alla natura il compito di sviluppare autonomamente soluzioni per proteggere i ampi da attacchi di pesticidi esterni o insetti. "Per realizzare questa trasformazione - aggiunge l'ad - abbiamo coinvolto con tre università: la Statale di Milano, l'Università di Pavia e quella di Wageningen. Le università italiane hanno ricostruito come erano le condizioni originarie della Pianura Padana, perché non era una domanda a cui potevamo rispondere senza esperti e ricerche. Quella di Wageningen, che è la migliore dal punto di vista agrario, ci ha aiutato a riportare su carta e in pianificazione le condizioni storiche per programmare la rigenerazione del territorio”. Alla fine, sarà pure il Medioevo, ma sembra tanto tanto più moderno della modernità che abbiamo creato.
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