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Home » Scienze e culture » Pneumatici fuori uso, in Italia il recupero e riciclo funziona: raccolte più di 200mila tonnellate

Pneumatici fuori uso, in Italia il recupero e riciclo funziona: raccolte più di 200mila tonnellate

Grazie al consorzio Ecopneus si evita la diffusione nell'ambiente di pericolose componenti chimiche e che i materiali diventino focolai per le larve

Domenico Guarino
10 Febbraio 2023
Pneumatici fuori uso abbandonati

Pneumatici fuori uso abbandonati

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Gli pneumatici fuori uso sono tra i rifiuti più comuni e diffusi nel nostro. Basti pensare che in Italia si producono, ogni anno, dalle 380mila alle 400mila tonnellate di pneumatici da smaltire, in quanto degradati e consumati a tal punto da non poter essere più utilizzati. E qui arriva il bello, perché la gestione di questi oggetti è un problema complesso, in quanto sono scarsamente biodegradabili in mare e in natura e bruciano molto facilmente, liberando pericolose diossine. Senza contare che, qualora abbandonati nell’ambiente, diventano delle vasche ristagno per l’acqua piovana, e dunque perfetti focolai per le larve, ad esempio di zanzara. Dulcins in fundo (si fa per dire) la cattiva abitudine di utilizzare erroneamente i copertoni come parabordi su barche e moli, salvo poi gettarli poi criminalmente in mare quando sono troppo usurati. Tanto che, secondo un’indagine pubblicata dal quotidiano la Stampa, in cinque anni, ovvero fra il 2013 ed il 2018, ne sono stati recuperati ben 8500 solo fra Messina, Trani, Gaeta, Marina di Ravenna, Porto Torres e Porto Venere.

Pneumatici utilizzati come parabordi sui moli

Va da sé che la parola d’ordine, ora più che mai, può essere una sola, anzi due: recupero e riciclaggio. Per fortuna su questo fronte arrivano buone notizie. La raccolta degli pneumatici fuori uso funziona. E con i numeri che continuano a salire. Il dato arriva dal consorzio Ecopneus, organismo senza scopo di lucro che si occupa della raccolta e riciclo di pneumatici fuori uso in tutta Italia e che nell’intero scenario nazionale gestisce circa il 60§% di questi oggetti giunti a fine corsa raccogliendo mediamente 200.000 tonnellate ogni anno. Quando parliamo di recupero per gli pneumatici, facciamo riferimento ad una vasta gamma di materiali. Il copolimero più comune di cui si compongono gli pneumatici porta il difficile nome di stirene-butadiene, generalmente abbreviato in SBR, e viene utilizzato anche per i tacchi e le suole delle scarpe, per la fabbricazione di guarnizioni e tanto altro ancora. A questa miscela di gomme viene solitamente aggiunto un mix di additivi chimici che ne aumentano la resistenza e la flessibilità. Lo scheletro dello pneumatico, invece, è formato in larga parte da fibre tessili (rayon, nylon e poliestere) e acciaio rivestiti e intrecciati come fossero tessuti.

Una vera e propria e miniera dunque, se smaltiti regolarmente. Ma come? Il riciclaggio dei pneumatici è stato regolamentato in Italia dal D.M. num 82 dell’11 aprile 2011, che attribuisce a chi importa e a chi produce pneumatici la responsabilità di raccogliere quelli usati, denominati PFU, cioè “Pneumatici Fuori Uso” .Nel 2022 il Consorzio Ecopneus ha registrato una raccolta di pneumatici pari a 230 mila tonnellate. Un dato importante, come sottolineano i responsabili. “Rispetto agli obiettivi di raccolta previsti dalla legge, calcolati sui quantitativi di pneumatici immessi nel mercato dalle aziende socie nell’anno solare precedente, nel 2022 Ecopneus ha raccolto il 119% del proprio target di legge – chiariscono dal Consorzio -, andando incontro al mandato ministeriale del +20% richiesto”.

Ecopneus si occupa della raccolta e del riciclo degli pneumatici fuori uso in Italia

Ma cosa si può fare con PFU? Molto: gli pneumatici usati infatti possono essere recuperati e riutilizzati in moltissimi modi diversi, alcuni anche sorprendenti. Lo pneumatico è frantumato e il polverino di gomma che si ottiene può essere usato per asfalti modificati (pavimentazioni più silenziose, che aderiscono meglio in frenata e che abbia un’ elevata durabilità), arredi urbani (spartitraffico, rallentatori e delimitatori di corsie), superfici sportive (piste di atletica, campi in erba artificiale, superfici equestri e pavimentazioni anti trauma), materiali per l’isolamento acustico (tappetini anti-calpestio, pannelli insonorizzanti, materiali anti-vibranti, membrane impermeabilizzanti e materiali antisismici e anti-infortunistici). Addirittura opere di ingegneria civile, usando i granuli dei pneumatici al posto di alti materiali per realizzare ponti, gallerie, bacini di ritenzione delle acque piovane al posto di altri materiali.
Molto meglio che essere un ricettacolo di larve di zanzara.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Gli pneumatici fuori uso sono tra i rifiuti più comuni e diffusi nel nostro. Basti pensare che in Italia si producono, ogni anno, dalle 380mila alle 400mila tonnellate di pneumatici da smaltire, in quanto degradati e consumati a tal punto da non poter essere più utilizzati. E qui arriva il bello, perché la gestione di questi oggetti è un problema complesso, in quanto sono scarsamente biodegradabili in mare e in natura e bruciano molto facilmente, liberando pericolose diossine. Senza contare che, qualora abbandonati nell’ambiente, diventano delle vasche ristagno per l’acqua piovana, e dunque perfetti focolai per le larve, ad esempio di zanzara. Dulcins in fundo (si fa per dire) la cattiva abitudine di utilizzare erroneamente i copertoni come parabordi su barche e moli, salvo poi gettarli poi criminalmente in mare quando sono troppo usurati. Tanto che, secondo un'indagine pubblicata dal quotidiano la Stampa, in cinque anni, ovvero fra il 2013 ed il 2018, ne sono stati recuperati ben 8500 solo fra Messina, Trani, Gaeta, Marina di Ravenna, Porto Torres e Porto Venere.
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Va da sé che la parola d’ordine, ora più che mai, può essere una sola, anzi due: recupero e riciclaggio. Per fortuna su questo fronte arrivano buone notizie. La raccolta degli pneumatici fuori uso funziona. E con i numeri che continuano a salire. Il dato arriva dal consorzio Ecopneus, organismo senza scopo di lucro che si occupa della raccolta e riciclo di pneumatici fuori uso in tutta Italia e che nell’intero scenario nazionale gestisce circa il 60§% di questi oggetti giunti a fine corsa raccogliendo mediamente 200.000 tonnellate ogni anno. Quando parliamo di recupero per gli pneumatici, facciamo riferimento ad una vasta gamma di materiali. Il copolimero più comune di cui si compongono gli pneumatici porta il difficile nome di stirene-butadiene, generalmente abbreviato in SBR, e viene utilizzato anche per i tacchi e le suole delle scarpe, per la fabbricazione di guarnizioni e tanto altro ancora. A questa miscela di gomme viene solitamente aggiunto un mix di additivi chimici che ne aumentano la resistenza e la flessibilità. Lo scheletro dello pneumatico, invece, è formato in larga parte da fibre tessili (rayon, nylon e poliestere) e acciaio rivestiti e intrecciati come fossero tessuti. Una vera e propria e miniera dunque, se smaltiti regolarmente. Ma come? Il riciclaggio dei pneumatici è stato regolamentato in Italia dal D.M. num 82 dell’11 aprile 2011, che attribuisce a chi importa e a chi produce pneumatici la responsabilità di raccogliere quelli usati, denominati PFU, cioè “Pneumatici Fuori Uso” .Nel 2022 il Consorzio Ecopneus ha registrato una raccolta di pneumatici pari a 230 mila tonnellate. Un dato importante, come sottolineano i responsabili. “Rispetto agli obiettivi di raccolta previsti dalla legge, calcolati sui quantitativi di pneumatici immessi nel mercato dalle aziende socie nell’anno solare precedente, nel 2022 Ecopneus ha raccolto il 119% del proprio target di legge - chiariscono dal Consorzio -, andando incontro al mandato ministeriale del +20% richiesto”.
Ecopneus si occupa della raccolta e del riciclo degli pneumatici fuori uso in Italia
Ma cosa si può fare con PFU? Molto: gli pneumatici usati infatti possono essere recuperati e riutilizzati in moltissimi modi diversi, alcuni anche sorprendenti. Lo pneumatico è frantumato e il polverino di gomma che si ottiene può essere usato per asfalti modificati (pavimentazioni più silenziose, che aderiscono meglio in frenata e che abbia un' elevata durabilità), arredi urbani (spartitraffico, rallentatori e delimitatori di corsie), superfici sportive (piste di atletica, campi in erba artificiale, superfici equestri e pavimentazioni anti trauma), materiali per l’isolamento acustico (tappetini anti-calpestio, pannelli insonorizzanti, materiali anti-vibranti, membrane impermeabilizzanti e materiali antisismici e anti-infortunistici). Addirittura opere di ingegneria civile, usando i granuli dei pneumatici al posto di alti materiali per realizzare ponti, gallerie, bacini di ritenzione delle acque piovane al posto di altri materiali. Molto meglio che essere un ricettacolo di larve di zanzara.
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