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Home » Scienze e culture » Privati delle terre, privati dei diritti: i popoli indigeni pagano la loro sopravvivenza con la vita

Privati delle terre, privati dei diritti: i popoli indigeni pagano la loro sopravvivenza con la vita

In occasione della Giornata internazionale, le organizzazioni denunciano l'altissimo prezzo pagato dalle comunità autoctone per gli interessi dei Paesi ricchi e a causa del cambiamento climatico

Domenico Guarino
9 Agosto 2022
comunità indigene

Giornata internazionale dei popoli indigeni

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Tutto ciò che consumiamo ha un costo. E a pagare il prezzo più alto sono spesso persone innocenti, a partire da quelle che abitano i territori in cui si trovano i giacimenti o le foreste da cui provengono le materie prime di cui sono composti i nostri acquisti. Materie che sono oggetto di un accaparramento sempre più famelico da parte di holding multinazionali che, non di rado con l’ausilio della violenza e della sopraffazione o dell’inganno, si sono assicurate i diritti di estrazione o di taglio. E con la crisi, che ha portato alle stelle il prezzo di molte di queste ricchezze naturali, la situazione si è ulteriormente aggravata, accompagnandosi agli effetti nefasti del cambiamento climatico. Il risultato sono  le sistematiche violazioni dei diritti umani, la discriminazione, l’accaparramento delle terre e l’invasione dei loro territori abitati dalle popolazioni autoctone.

La Giornata internazionale dei popoli indigeni

In occasione della Giornata internazionale dei popoli indigeni l’Associazione per i popoli minacciati (APM) richiama l’attenzione sulla situazione disperata in cui le comunità indigene sono sempre più spinte. Dall’Artico al Sudamerica. Per indigeni si intendono le popolazioni originarie di un determinato territorio che, con il passare degli anni, continuano a conservare le loro tradizioni, la loro cultura, il loro stile di vita, il loro folclore e, ovviamente, le loro lingue. Queste sarebbero addirittura 4.000, secondo Amnesty International, molte delle quali sono a rischio di estinzione. La Giornata internazionale, istituita dall’Onu, si celebra in tutto il mondo il 9 agosto per ricordare la prima riunione del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sui popoli indigeni, che si svolse nel 1982. Dal 1994, questa giornata ricorda la situazione dei circa 6.000 popoli indigeni nel mondo, con i loro circa 476 milioni di membri.

indigeni
I popoli indigeni sono minacciati dagli interessi delle multinazionali e dei Paesi ricchi, che sfruttano indiscriminatamente le risorse naturali presenti nei loro territori

Tra le situazioni più a rischio, quelle dei popoli indigeni del Brasile che stanno patendo una situazione drammatica ed un sistematico disprezzo dei loro diritti. “Il governo incoraggia l’estrazione mineraria illegale nei territori indigeni e sostiene l’agrobusiness con il furto di terre. Questo avviene attraverso una legislazione conforme e una propaganda anti-indigena” afferma APM. Che denuncia “i numerosi omicidi di indigeni impegnati politicamente non vengono quasi mai risolti e l’impunità è diffusa. Yanomami, Munduruku, Guarani-Kaiowá e molte altre popolazioni indigene riferiscono di crescenti attacchi alle loro comunità. Non ricevono alcun aiuto dallo Stato brasiliano”.

Diritti negati e attivisti uccisi

Quella degli omicidi di attivisti per i diritti dei popoli indigeni è purtroppo una costante che non riguarda solo il Brasile o il Sudamerica. Un recente rapporto di Global Witness denuncia l’uccisione di ben 164 difensori della terra e dell’ambiente nel 2018. Molti di loro erano indigeni, assassinati per aver difeso la loro casa, la loro terra e la natura dallo sfruttamento causato dall’industria estrattiva, da quella del legname o dal quella dell’agribusiness. Anche in Russia, Canada, Ecuador, Tanzania e persino in Norvegia le popolazioni indigene soffrono per la mancanza di rispetto dei loro diritti. “Anche in questo caso – continuano i portavoce dell’associazione – sono i desideri economici a far temere per il loro futuro. Che si tratti di rame in Norvegia, di nichel in Russia o di turismo di lusso in Tanzania, gli interessi economici hanno sempre la precedenza sul desiderio e sul diritto delle popolazioni indigene di vivere una vita autodeterminata e di preservare la propria cultura”.

“Se queste persone vengono cacciate per avidità, la loro cultura e le loro conoscenze rischiano di andare perdute per sempre – sottolinea APM –. Dobbiamo affrontare la sfida di preservare la diversità culturale del mondo. Ai popoli indigeni di tutto il mondo dobbiamo garantire rispetto per il loro stile di vita tradizionale e solidarietà nella loro ricerca di una vita autodeterminata”.

Giornata internazionale indigeni
A mettere a rischio di estinzione questi popoli sono anche gli effetti del cambiamento climatico

L’impatto del cambiamento climatico

Anche i cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sui popoli indigeni del mondo. Nell’Artico, la neve e il ghiaccio si stanno sciogliendo mettendo in pericolo la vita e le tradizioni di popolazioni la cui cultura e sopravvivenza sono legati al pascolo delle renne, come nel caso dei Sámi. Nel Pacifico, invece, l’innalzamento del livello del mare farà sparire intere isole sulle quale altre comunità autoctone hanno vissuto per migliaia di anni. “E come se non bastasse, l’impatto di alcune delle cosiddette ‘misure per mitigare i cambiamenti climatici’ rischiano di peggiorare la situazione” denuncia Inka Saara Arttijeff, consigliere del presidente del Parlamento Sámi della Finlandia e responsabile ufficiale delle relazioni internazionali, che sottolinea come “la deforestazione causata per lasciare spazio alle monoculture per la produzione di biocombustibili o alla costruzione di gigantesche centrali idroelettriche” producono effetti negativi sulle popolazioni indigene, il cui parere non viene nemmeno preso in considerazione “nonostante –afferma – avremmo il diritto ad essere consultati previamente in modo libero. I Popoli Indigeni non vengono presi in considerazione e anzi, vengono privati, in maniera anche violenta, delle proprie terre“.

Le iniziative per la sopravvivenza

Per fortuna le iniziative a difesa dei diritti dei popoli indigeni si stanno moltiplicando. Ad esempio nel 2019 è stato proclamato dalle Nazione Unite l’”Anno Internazionale delle Lingue Indigene“. “Le lingue sono fondamentali in quanto strumenti di comunicazione, educazione, integrazione sociale e sviluppo, ma anche come custodi di identità e di cultura e tradizioni. Eppure, nonostante il loro valore inestimabile, molte lingue in tutto il mondo continuano a scomparire ad un ritmo allarmante. Molte di queste sono quelle indigene: secondo le Nazioni Unite, ogni due settimane una lingua indigena si estingue e delle circa 7.600 lingue parlate in tutto il mondo, 2.680 lingue indigene sono in pericolo” conclude amaramente Inka Saara Arttijeff.

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"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Tutto ciò che consumiamo ha un costo. E a pagare il prezzo più alto sono spesso persone innocenti, a partire da quelle che abitano i territori in cui si trovano i giacimenti o le foreste da cui provengono le materie prime di cui sono composti i nostri acquisti. Materie che sono oggetto di un accaparramento sempre più famelico da parte di holding multinazionali che, non di rado con l’ausilio della violenza e della sopraffazione o dell’inganno, si sono assicurate i diritti di estrazione o di taglio. E con la crisi, che ha portato alle stelle il prezzo di molte di queste ricchezze naturali, la situazione si è ulteriormente aggravata, accompagnandosi agli effetti nefasti del cambiamento climatico. Il risultato sono  le sistematiche violazioni dei diritti umani, la discriminazione, l’accaparramento delle terre e l’invasione dei loro territori abitati dalle popolazioni autoctone.

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indigeni
I popoli indigeni sono minacciati dagli interessi delle multinazionali e dei Paesi ricchi, che sfruttano indiscriminatamente le risorse naturali presenti nei loro territori
Tra le situazioni più a rischio, quelle dei popoli indigeni del Brasile che stanno patendo una situazione drammatica ed un sistematico disprezzo dei loro diritti. "Il governo incoraggia l’estrazione mineraria illegale nei territori indigeni e sostiene l’agrobusiness con il furto di terre. Questo avviene attraverso una legislazione conforme e una propaganda anti-indigena” afferma APM. Che denuncia "i numerosi omicidi di indigeni impegnati politicamente non vengono quasi mai risolti e l’impunità è diffusa. Yanomami, Munduruku, Guarani-Kaiowá e molte altre popolazioni indigene riferiscono di crescenti attacchi alle loro comunità. Non ricevono alcun aiuto dallo Stato brasiliano".

Diritti negati e attivisti uccisi

Quella degli omicidi di attivisti per i diritti dei popoli indigeni è purtroppo una costante che non riguarda solo il Brasile o il Sudamerica. Un recente rapporto di Global Witness denuncia l’uccisione di ben 164 difensori della terra e dell’ambiente nel 2018. Molti di loro erano indigeni, assassinati per aver difeso la loro casa, la loro terra e la natura dallo sfruttamento causato dall’industria estrattiva, da quella del legname o dal quella dell’agribusiness. Anche in Russia, Canada, Ecuador, Tanzania e persino in Norvegia le popolazioni indigene soffrono per la mancanza di rispetto dei loro diritti. “Anche in questo caso – continuano i portavoce dell’associazione – sono i desideri economici a far temere per il loro futuro. Che si tratti di rame in Norvegia, di nichel in Russia o di turismo di lusso in Tanzania, gli interessi economici hanno sempre la precedenza sul desiderio e sul diritto delle popolazioni indigene di vivere una vita autodeterminata e di preservare la propria cultura". "Se queste persone vengono cacciate per avidità, la loro cultura e le loro conoscenze rischiano di andare perdute per sempre – sottolinea APM –. Dobbiamo affrontare la sfida di preservare la diversità culturale del mondo. Ai popoli indigeni di tutto il mondo dobbiamo garantire rispetto per il loro stile di vita tradizionale e solidarietà nella loro ricerca di una vita autodeterminata".
Giornata internazionale indigeni
A mettere a rischio di estinzione questi popoli sono anche gli effetti del cambiamento climatico

L'impatto del cambiamento climatico

Anche i cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sui popoli indigeni del mondo. Nell’Artico, la neve e il ghiaccio si stanno sciogliendo mettendo in pericolo la vita e le tradizioni di popolazioni la cui cultura e sopravvivenza sono legati al pascolo delle renne, come nel caso dei Sámi. Nel Pacifico, invece, l’innalzamento del livello del mare farà sparire intere isole sulle quale altre comunità autoctone hanno vissuto per migliaia di anni. "E come se non bastasse, l’impatto di alcune delle cosiddette 'misure per mitigare i cambiamenti climatici' rischiano di peggiorare la situazione" denuncia Inka Saara Arttijeff, consigliere del presidente del Parlamento Sámi della Finlandia e responsabile ufficiale delle relazioni internazionali, che sottolinea come "la deforestazione causata per lasciare spazio alle monoculture per la produzione di biocombustibili o alla costruzione di gigantesche centrali idroelettriche" producono effetti negativi sulle popolazioni indigene, il cui parere non viene nemmeno preso in considerazione "nonostante –afferma – avremmo il diritto ad essere consultati previamente in modo libero. I Popoli Indigeni non vengono presi in considerazione e anzi, vengono privati, in maniera anche violenta, delle proprie terre".

Le iniziative per la sopravvivenza

Per fortuna le iniziative a difesa dei diritti dei popoli indigeni si stanno moltiplicando. Ad esempio nel 2019 è stato proclamato dalle Nazione Unite l’"Anno Internazionale delle Lingue Indigene". "Le lingue sono fondamentali in quanto strumenti di comunicazione, educazione, integrazione sociale e sviluppo, ma anche come custodi di identità e di cultura e tradizioni. Eppure, nonostante il loro valore inestimabile, molte lingue in tutto il mondo continuano a scomparire ad un ritmo allarmante. Molte di queste sono quelle indigene: secondo le Nazioni Unite, ogni due settimane una lingua indigena si estingue e delle circa 7.600 lingue parlate in tutto il mondo, 2.680 lingue indigene sono in pericolo” conclude amaramente Inka Saara Arttijeff.
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