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Home » Scienze e culture » Processo Walter De Benedetto: assolto l’uomo che coltiva cannabis a scopi terapeutici. “Finalmente. Ero fiducioso”

Processo Walter De Benedetto: assolto l’uomo che coltiva cannabis a scopi terapeutici. “Finalmente. Ero fiducioso”

Il 49enne affetto da una grave artrite reumatoide, coltivava la cannabis non ai fini dello spaccio, ma solo per alleviare le sue sofferenze. La decisione del Tribunale di Arezzo destinata a fare storia

Marianna Grazi
27 Aprile 2021
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Assolto perché il fatto non sussiste. E finalmente Walter De Benedetto, 49 anni, può tirare un sospiro di sollievo. La decisione arriva dal Gip di Arezzo Fabio Lombardo al termine di una breve camera di consiglio aperta dopo che la stessa rappresentante dell’accusa, il Pm Laura Taddei, aveva chiesto la sua assoluzione. “Me lo sentivo, ero fiducioso nella magistratura, era anche una questione di sensibilità” ha commentato De Benedetto.

Non voleva mancare all’appuntamento più importante, ma le sue precarie condizioni di salute non gli hanno permesso di essere in aula oggi. L’uomo è affetto da una grave forma di artrite reumatoide, che lo costringe alla semi immobilità. E proprio per il modo in cui prova ad alleviare quel tremendo dolore, De Benedetto, è finito in tribunale. Imputato per detenzione e spaccio di sostanza stupefacente in concorso, rischiava fino a sei anni di carcere per aver coltivato cannabis in una mini-serra allestita in casa. Ma la coltivazione non era certo a scopo di spaccio: la cannabis gli serve per il suo effetto miorilassante e la quantità fornita dal Servizio Sanitario (un grammo al giorno) non gli è sufficiente a ottenere risultati. Assieme a De Benedetto era stato denunciato un amico che lo aiutava: già processato, è stato condannato a un anno e due mesi.

Walter, assistito dagli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti, messi a disposizione dall’Associazione Luca Coscioni, ha potuto contare in questi mesi sul sostegno di molte persone. La stessa associazione e campagna Meglio Legale erano presenti questa mattina ad Arezzo per sostenere l’uomo nella sua battaglia. La loro petizione al Presidente della Repubblica, per chiedere la garanzia del diritto alla cura, ha raccolto oltre 20mila firme e visto il coinvolgimento di politici e volti noti, portando molte persone a denunciare le mancanze dello Stato nei confronti della loro sofferenza. Con loro in aula anche i parlamentari Caterina Licatini (M5S) e Riccardo Magi (+Europa), il segretario di Radicali Italiani Massimiliano Iervolino, esponenti di Volt e Giovani Democratici Toscana. In tutta Italia si sono tenute iniziative di solidarietà a sostegno della campagna #IoStoConWalter e poi manifestazioni silenziose nei tribunali di 18 città. Ma non solo. Si è mobilitato anche il mondo della musica, con il video di una canzone diventata virale sui social: “Matto”, scritta da Erriquez della Banda Bardò (scomparso a febbraio) e arrangiata dai Matti delle Giuncaie.

La sentenza di oggi, che assolve De Benedetto, soddisfa tutti. “I giudici hanno riconosciuto i termini del fatto e che non c’è alcuna volontà di spaccio” ha dichiarato l’avvocato Simonetti, che ha subito comunicato la decisione del giudice a De Benedetto. Una sentenza che, d’ora in poi, potrebbe costituire un precedente importante sul fronte dell’uso e del reperimento della cannabis terapeutica. Già a febbraio, in occasione dell’udienza preliminare a cui aveva partecipato, Walter aveva ribadito che la sua sofferenza, data dalla malattia gravissima, progressiva e invalidante, non gli permetteva di aspettare oltre: “Non ho più tempo per aspettare i tempi di una giustizia che ha sbagliato il suo obiettivo. Il dolore non aspetta. Mi assumo la mia responsabilità, mi sento a posto con la mia coscienza”.

Oggi la sua attesa è finalmente finita.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Assolto perché il fatto non sussiste. E finalmente Walter De Benedetto, 49 anni, può tirare un sospiro di sollievo. La decisione arriva dal Gip di Arezzo Fabio Lombardo al termine di una breve camera di consiglio aperta dopo che la stessa rappresentante dell'accusa, il Pm Laura Taddei, aveva chiesto la sua assoluzione. "Me lo sentivo, ero fiducioso nella magistratura, era anche una questione di sensibilità" ha commentato De Benedetto. Non voleva mancare all'appuntamento più importante, ma le sue precarie condizioni di salute non gli hanno permesso di essere in aula oggi. L'uomo è affetto da una grave forma di artrite reumatoide, che lo costringe alla semi immobilità. E proprio per il modo in cui prova ad alleviare quel tremendo dolore, De Benedetto, è finito in tribunale. Imputato per detenzione e spaccio di sostanza stupefacente in concorso, rischiava fino a sei anni di carcere per aver coltivato cannabis in una mini-serra allestita in casa. Ma la coltivazione non era certo a scopo di spaccio: la cannabis gli serve per il suo effetto miorilassante e la quantità fornita dal Servizio Sanitario (un grammo al giorno) non gli è sufficiente a ottenere risultati. Assieme a De Benedetto era stato denunciato un amico che lo aiutava: già processato, è stato condannato a un anno e due mesi. Walter, assistito dagli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti, messi a disposizione dall’Associazione Luca Coscioni, ha potuto contare in questi mesi sul sostegno di molte persone. La stessa associazione e campagna Meglio Legale erano presenti questa mattina ad Arezzo per sostenere l'uomo nella sua battaglia. La loro petizione al Presidente della Repubblica, per chiedere la garanzia del diritto alla cura, ha raccolto oltre 20mila firme e visto il coinvolgimento di politici e volti noti, portando molte persone a denunciare le mancanze dello Stato nei confronti della loro sofferenza. Con loro in aula anche i parlamentari Caterina Licatini (M5S) e Riccardo Magi (+Europa), il segretario di Radicali Italiani Massimiliano Iervolino, esponenti di Volt e Giovani Democratici Toscana. In tutta Italia si sono tenute iniziative di solidarietà a sostegno della campagna #IoStoConWalter e poi manifestazioni silenziose nei tribunali di 18 città. Ma non solo. Si è mobilitato anche il mondo della musica, con il video di una canzone diventata virale sui social: "Matto", scritta da Erriquez della Banda Bardò (scomparso a febbraio) e arrangiata dai Matti delle Giuncaie. La sentenza di oggi, che assolve De Benedetto, soddisfa tutti. "I giudici hanno riconosciuto i termini del fatto e che non c'è alcuna volontà di spaccio" ha dichiarato l'avvocato Simonetti, che ha subito comunicato la decisione del giudice a De Benedetto. Una sentenza che, d'ora in poi, potrebbe costituire un precedente importante sul fronte dell'uso e del reperimento della cannabis terapeutica. Già a febbraio, in occasione dell'udienza preliminare a cui aveva partecipato, Walter aveva ribadito che la sua sofferenza, data dalla malattia gravissima, progressiva e invalidante, non gli permetteva di aspettare oltre: "Non ho più tempo per aspettare i tempi di una giustizia che ha sbagliato il suo obiettivo. Il dolore non aspetta. Mi assumo la mia responsabilità, mi sento a posto con la mia coscienza". Oggi la sua attesa è finalmente finita.
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