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Home » Scienze e culture » Raffreddamento artificiale della terra: possibilità per il futuro?

Raffreddamento artificiale della terra: possibilità per il futuro?

Per ora gli studiosi bocciano l'utilizzo della radiazione solare, per i troppi rischi e le incertezze sugli effetti. Ma c'è chi apre alla sperimentazione

Domenico Guarino
13 Marzo 2023
Gli effetti atmosferici del cambiamento climatico

Gli effetti atmosferici del cambiamento climatico

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Raffreddare artificialmente il Pianeta? Per ora non è una buona idea, ma in futuro non si sa. A dirlo è un gruppo di scienziati indipendenti in un rapporto commissionato dall’Unep, l’Agenzia Onu per la protezione ambientale, secondo i quali al momento ci sarebbero troppi i rischi e troppi pochi studi scientifici al riguardo.

La geoingegneria solare

Non si conoscono abbastanza i possibili impatti ed effetti collaterali dell’uso sul campo di tecniche di geoingegneria solare, come ad esempio la Stratospheric Aerosol Injection, e c’è inoltre il pericolo che puntare ora su questa strada renda vani o indebolisca gli sforzi per la mitigazione del cambiamento climatico. In sostanza, questo progetto potrebbe anche funzionare nell’abbassare la temperatura media globale, ma con impatti regionali e locali molto diversi e di difficile previsione. Nelle 44 pagine di rapporto si sollevano infatti molti dubbi sulle tecniche di gestione della radiazione solare (Solar Radiation management, Srm).

cambiamento climatico
Surriscaldamento globale: raffreddare artificialmente la terra non è per ora una possibilità

I rischi

Si va dal possibile danneggiamento dello strato di ozono, al rischio di una sovracompensazione dei cambiamenti climatici su scala regionale (con effetti difficili da determinare), fino all’eventualità di causare più in generale l’aumento o la ridistribuzione degli impatti di questi cambiamenti sulla società e sugli ecosistemi. Senza contare che  la geoingegneria potrebbe aumentare gli squilibri di potere tra le nazioni, innescare conflitti e sollevare questioni etiche, morali, legali, di equità e giustizia. È vero, avvertono i ricercatori, che  riflettere la radiazione solare può portare risultati nel brevissimo termine, addirittura nel giro di pochi anni, ma queste particelle restano per poco tempo in sospensione e dunque vanno ripristinate costantemente. Per altro l’uso di tecniche di gestione della radiazione solare “se interrotto bruscamente, porterebbe a un rapido cambiamento climatico, che aumenterebbe i rischi per l’uomo e gli ecosistemi”. Senza contare i costi: decine di miliardi di dollari l’anno. Per centinaia di anni.

Un’alternativa per l’emergenza?

Una bocciatura solenne dunque. Anche se i ricercatori stessi lasciano una porticina aperta: la geoingegneria potrebbe rappresentare un’opzione alternativa di emergenza “se le misure che stiamo mettendo in campo oggi non daranno i risultati che speriamo”. E nel frattempo?  Una parte dei ricercatori  è a favore dell’avvio di esperimenti di Srm su scala locale in ambiente esterno (da decenni si fa già sperimentazione in laboratorio). Il secondo gruppo invece frena e sostiene che sappiamo ancora troppo poco dell’impatto per testare la geoingegneria sul campo.

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Raffreddare artificialmente il Pianeta? Per ora non è una buona idea, ma in futuro non si sa. A dirlo è un gruppo di scienziati indipendenti in un rapporto commissionato dall’Unep, l’Agenzia Onu per la protezione ambientale, secondo i quali al momento ci sarebbero troppi i rischi e troppi pochi studi scientifici al riguardo.

La geoingegneria solare

Non si conoscono abbastanza i possibili impatti ed effetti collaterali dell’uso sul campo di tecniche di geoingegneria solare, come ad esempio la Stratospheric Aerosol Injection, e c’è inoltre il pericolo che puntare ora su questa strada renda vani o indebolisca gli sforzi per la mitigazione del cambiamento climatico. In sostanza, questo progetto potrebbe anche funzionare nell’abbassare la temperatura media globale, ma con impatti regionali e locali molto diversi e di difficile previsione. Nelle 44 pagine di rapporto si sollevano infatti molti dubbi sulle tecniche di gestione della radiazione solare (Solar Radiation management, Srm).
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I rischi

Si va dal possibile danneggiamento dello strato di ozono, al rischio di una sovracompensazione dei cambiamenti climatici su scala regionale (con effetti difficili da determinare), fino all’eventualità di causare più in generale l’aumento o la ridistribuzione degli impatti di questi cambiamenti sulla società e sugli ecosistemi. Senza contare che  la geoingegneria potrebbe aumentare gli squilibri di potere tra le nazioni, innescare conflitti e sollevare questioni etiche, morali, legali, di equità e giustizia. È vero, avvertono i ricercatori, che  riflettere la radiazione solare può portare risultati nel brevissimo termine, addirittura nel giro di pochi anni, ma queste particelle restano per poco tempo in sospensione e dunque vanno ripristinate costantemente. Per altro l’uso di tecniche di gestione della radiazione solare "se interrotto bruscamente, porterebbe a un rapido cambiamento climatico, che aumenterebbe i rischi per l’uomo e gli ecosistemi”. Senza contare i costi: decine di miliardi di dollari l’anno. Per centinaia di anni.

Un'alternativa per l'emergenza?

Una bocciatura solenne dunque. Anche se i ricercatori stessi lasciano una porticina aperta: la geoingegneria potrebbe rappresentare un’opzione alternativa di emergenza "se le misure che stiamo mettendo in campo oggi non daranno i risultati che speriamo". E nel frattempo?  Una parte dei ricercatori  è a favore dell’avvio di esperimenti di Srm su scala locale in ambiente esterno (da decenni si fa già sperimentazione in laboratorio). Il secondo gruppo invece frena e sostiene che sappiamo ancora troppo poco dell’impatto per testare la geoingegneria sul campo.
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