La roccia contro il riscaldamento globale. Tutti sanno oramai che le
emissioni eccessive di
gas a effetto serra, in particolare
biossido di carbonio (Co2), possono contribuire
all’aumento delle temperature. Per questo, da anni, la ricerca sta mettendo a punto tecniche per limitarne la produzione e la diffusione in atmosfera. Se sul primo versante i progressi sono stati non all'altezza delle aspettative finora, qualche speranza in più sembra venire sul fronte della
ricerca.
Trasformare la Co2 in roccia per frenare il cambiamento climatico: in Oman parte un progetto molto ambizioso
In particolare si fa riferimento allo
stoccaggio di enormi quantità di biossido d’azoto attraverso la mineralizzazione naturale ottenuta per mezzo dello stoccaggio di Co2 atmosferico e la carbonatazione di rocce ultramafiche, ovvero rocce ignee e meta-ignee con un contenuto di silice molto basso (inferiore al 45%). Tali rocce sono abbondantemente disponibili in tutto il mondo e stanno offrendo un'enorme opportunità come già evidenziato da alcuni progetti pilota.
Ambiente, un progetto all'avanguardia
Le prime operazioni per trasformare la Co2 in roccia su scala commerciale partiranno già l’anno prossimo sulle montagne dell’Hajar, in
Oman. Il sultanato del Golfo ha appena messo la firma su un
accordo con la 44.01, un’azienda specializzata nella mineralizzazione della Co2, per la realizzazione del più grande impianto al mondo in cui viene eseguita la
mineralizzazione della peridotite. L’unico ad avere la capacità di processare più tonnellate di CO2 al giorno. L’impianto di 44.01 sarà situato ad al-Qabil e si baserà sulla mineralizzazione della Co2 utilizzando la
peridotite, una tipologia rocciosa magmatica composta principalmente da olivina e pirosseno, che si forma dai magmi basaltici.
Le montagne dell’Hajar, in Oman, dove sarà realizzato il primo impianto al mondo per la mineralizzazione della Co2 su scala commerciale
L’azienda riceverà la Co2 catturata dagli impianti industriali, la discioglierà in acqua e inietterà il liquido sottoterra nelle formazioni di peridotite, dove si trasformerà in
stato roccioso. Questo processo avviene molto più velocemente rispetto ai processi naturali, che richiedono decenni: la tecnologia di 44.01 consente la mineralizzazione in circa 12 mesi. "Ci auguriamo che questo progetto apra la strada affinché il Sultanato dell'Oman diventi un leader mondiale nella
rimozione permanente di Co2" dichiara
Talal Hasan, fondatore e Ceo di 44.01.
La mineralizzazione della Co2: come funziona
La mineralizzazione della Co2 è una tecnica di
cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica basata sull’accelerazione di processi che avvengono spontaneamente in natura. Insieme a altre tecniche come il “enhanced weathering” (aumento dell’alcalinità mediante dispersione in mare di polvere di rocce per aumentare il sequestro di Co2) o la “regolazione artificiale della radiazione solare” (gestione artificiale della quantità di radiazione solare che raggiunge la Terra), la mineralizzazione della Co2 rientra nelle tecniche di
ingegneria climatica.
Contro il cambiamento climatico si punta a trasformare la Co2 in stato roccioso
Il processo di mineralizzazione della Co2 si basa su
reazioni chimiche tra le molecole di anidride carbonica e alcuni tipi di rocce. Questo porta alla
scomposizione delle molecole e alla trasformazione del carbonio in stato roccioso. Si tratta di un metodo di stoccaggio permanente della Co2, che rimuove questo gas dannoso per tempi geologici. In un anno, ogni tonnellata di peridotite in cui 44.01 inietterà la Co2 sulle montagne dell’Hajar è in grado di mineralizzare dai 500 ai 600 kg di anidride carbonica. L’obiettivo è trasformare in roccia 1 GtCO2 entro il 2040
I Paesi contro il riscaldamento globale
Altri progetti simili potrebbero partire a breve in Egitto, Pakistan, Alaska, Canada, California, Nuova Zelanda e Giappone. Oltre all’Oman è però il
Pakistan a promettere migliori risultati, in quanto, come in Oman, le unità di ofiolite appartengono Cretaceo superiore, dunque le risorse naturali sono abbondanti. Senza contare, dicono gli esperti, l'accessibilità in termini di
riduzione dei costi per l'importazione di attrezzature ingegneristiche e l'alta concentrazione di Co2 a causa dello sviluppo dei porti di Duqum e Gwadar.