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Home » Scienze e culture » Effetto Farfalla: “Piccole azioni quotidiane per combattere il cambiamento climatico”

Effetto Farfalla: “Piccole azioni quotidiane per combattere il cambiamento climatico”

Serena Giacomin, fisica dell’atmosfera, meteorologa e presidente di Italian Climate Network, cura il podcast che spiega quanto si può fare con il corretto smaltimento degli oggetti elettronici

Domenico Guarino
17 Novembre 2022
Serena Giacomin, presidente di Italian Climate Network

Serena Giacomin, presidente di Italian Climate Network

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Cellulari, frigoriferi, lavatrici, televisori, ma anche phon, forni microonde, rasoi elettrici: nelle case di tutti noi è custodita una vera e propria miniera di oggetti e materiali, spesso inutilizzata. Accumuliamo oggetti, senza sapere dove metterli, senza avvertire che, attraverso un corretto smaltimento, potremmo aiutare l’economia e il clima. Come? Per mezzo di quell’effetto scoperto e descritto dal matematico e meteorologo Edward Norton Lorenz, che, già nel 1972, spiegava come il battito d’ali di una farfalla in Brasile potesse generare un tornado in Texas. Stiamo parlando del cosiddetto “effetto farfalla”, la perfetta metafora per spiegare come anche il più apparentemente banale dei nostri gesti quotidiani può contribuire al manifestarsi di fenomeni ed eventi con un grande impatto sociale e ambientale.

Sono queste le riflessioni che hanno spinto Erion WEEE, Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, a raccontare, attraverso una serie di podcast, le possibilità e i servizi a nostra disposizione quando si tratta di conferire apparecchi elettrici o elettronici rotti o inutilizzabili. Il podcast si intitola appunto “Effetto Farfalla”, è on-line dal 7 novembre, sulle piattaforme audio free (Spotify, Apple Podcast, Spreaker, Google Podcasts) con un nuovo episodio ogni lunedì.

Prodotto da Chora Media con la voce narrante di Serena Giacomin, la serie è accompagnata dagli interventi di numerosi esperti, alla scoperta delle “miniere urbane” di materie prime che si nascondono nelle nostre case e nelle nostre tasche. Quattro episodi in ciascuno dei quali Giacomin, fisica dell’atmosfera, climatologa e presidente dell’Italian Climate Network, affronta e approfondisce un tema legato al mondo dei RAEE.

Serena Giacomin, Presidente di Italian Climate Network, fisica dell’Atmosfera e meteorologa che lotta da anni per risolvere la questione climatica
Serena Giacomin, Presidente di Italian Climate Network, fisica dell’Atmosfera e meteorologa che lotta da anni per risolvere la questione climatica

“L’idea dei podcast è innanzitutto di Erion che si occupa di apparecchiature elettriche ed elettroniche” spiega Giacomin.  E aggiunge: “Io con loro ho già collaborato in altre occasioni proprio perché sono temi, quello della climatologia e quello dell’economia circolare, ovviamente diversi ma anche molto legati tra di loro. Soprattutto per quanto riguarda la questione dell’uso delle risorse e quindi l’utilizzo delle materie prime, delle materie prime critiche, e delle terre rare.

Di cosa stiamo parlando?

“Del fatto che le apparecchiature elettroniche sono delle vere e proprie miniere di materie prime ‘prime preziose’ o comunque ‘rare’ e i cittadini non ne sono consapevoli: ferro, alluminio ma anche argento, oro e le materie prime che vengono definite critiche (dal cobalto al platino, dal litio alle cosiddette terre rare) in quanto ce ne sono poche e spesso in quantità non sufficiente a soddisfare le richieste del mercato con tutto quello che ne consegue in termini di sfruttamento delle risorse. Allora abbiamo pensato che, spiegando questa storia, cioè il valore che c’è all’interno delle nostre apparecchiature elettroniche anche quando diventano dei rifiuti, possiamo operare un piccolo grande cambiamento, proprio come il battito d’ali della farfalla”.

I cittadini come motore della lotta contro i cambiamenti climatici dunque?

“Sì. Grazie al contributo di esperti, il podcast chiarisce il valore dei rifiuti elettronici, e le diverse strade – più o meno virtuose – che questi apparecchi possono prendere. La direzione la diamo noi, con le nostre scelte quotidiane, che per quanto apparentemente semplici, come il battito d’ali di una farfalla, possono influire sugli equilibri geopolitici e sul futuro dell’ambiente, dell’economia e della società. Le nostre scelte, la nostra consapevolezza saranno anche il motore del coinvolgimento delle istituzioni che saranno chiamate a fare la loro parte mettendo a disposizione luoghi dove conferire e smaltire le apparecchiature elettroniche, in maniera accessibile e senza sobbarcarsi lunghi viaggi con i conseguenti disagi che spesso, in mancanza di tempo, finiscono per scoraggiare i comportamenti virtuosi dei cittadini”.

Serena Giacomin durante la presentazione di "Effetto Farfalla"
Serena Giacomin durante la presentazione di “Effetto Farfalla”

Come mai la scelta dei podcast?

“E’ stata un po’ una sfida anche per me. E’ vero che lavoro per i media per cui mi capita di lavorare in radio, in televisione, per il web, ma non mi ero mai cimentata con i podcast. Il podcast è un mezzo molto potente in realtà. Innanzitutto mi è piaciuto molto il ritmo, e poi dà l’opportunità di approfondire gli argomenti complessi oltre che difficili che sono costituiti da tanti sistemi collegati tra di loro. Il podcast permette di spiegare fenomeni come per esempio il cambiamento climatico in maniera semplice ma non superficiale. E poi, a mio parere, il suono della voce crea un rapporto un po’ più intimo con gli utenti, con chi decide di ascoltarli. E quindi è un bel modo di comunicare”.

Cosa spera che l’ascolto di questi podcast possa generare?

“Il primo obiettivo, come dicevo, è quello di raccontare qualcosa che di solito non si conosce. Io per prima per esempio, fino qualche anno fa, non ero pienamente consapevole dello spreco che si produce non smaltendo correttamente le nostre apparecchiature elettroniche inutilizzate. Oggi, considerando la loro diffusione capillare, si pensi solo ai cellulari, far sapere che al loro interno ci sono materie prime molto importanti è non solo necessario ma addirittura indispensabile perché abbiamo a che fare con i concetti di limite delle risorse, di cambiamento climatico, di sostenibilità del sistema di produzione e consumo”.

La cover di “Effetto Farfalla”, un podcast di Chora Media ed Erion WEEE (Consorzio Rifiuti Elettronici)
La cover di “Effetto Farfalla”, un podcast di Chora Media ed Erion WEEE (Consorzio Rifiuti Elettronici)

Sinossi degli episodi

Episodio 1 – RAEE

Ognuno di noi ha un frigorifero a casa, un piccolo elettrodomestico che utilizza quotidianamente, un computer, uno smartphone, delle cuffie con le quali sta ascoltando questo podcast. Ma cosa succede quando questi apparecchi smettono di funzionare o quando decidiamo di disfarcene? Diventano rifiuti, precisamente RAEE, Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Perché i RAEE sono tanto importanti? Quali risorse nascondono? E come possiamo sfruttarli al meglio? Iniziamo questo viaggio scoprendo come nelle “nostre tasche” si nascondano delle vere e proprie “miniere urbane”.

Episodio 2 – Flussi Paralleli

Si stima che ogni anno, nel mondo, vengano generati più 50 milioni di tonnellate di RAEE. Eppure, una parte di questi rifiuti che produciamo sfugge, per varie ragioni, ai sistemi che ne garantiscono una gestione appropriata prendendo vie alternative, a volte illegali. È il fenomeno dei “flussi paralleli” in cui i rifiuti elettronici vengono “catturati” da soggetti che cercano di massimizzare i propri profitti estraendo dai RAEE le materie più facili senza curarsi dell’impatto ambientale del trattamento. Viene così meno la gestione corretta e sicura dei RAEE, l’unica in grado di garantire il riciclo delle materie prime seconde, con conseguenze ambientali ed economiche di enorme portata e di carattere globale. Scoprire dove hanno origine e quali comportamenti generano questi flussi paralleli è il primo passo per capire come contrastarli.

Episodio 3 – Il battito d’ali

Raccontando i flussi paralleli di RAEE siamo tornati alle città italiane dove questa storia è cominciata. Il primo anello della catena del riciclo siamo infatti noi, singoli cittadini, che con il nostro battito d’ali, ovvero con le decisioni che prendiamo quotidianamente, determiniamo il loro destino finale. Ma quali servizi per la raccolta dei RAEE sono a disposizione dei cittadini? Quali sono i punti di forza della filiera italiana e quali, invece, i suoi lati deboli? Continueremo questo viaggio nel mondo dei RAEE scoprendo cosa accade quando conferiamo i vecchi apparecchi elettrici ed elettronici nelle isole ecologiche o utilizziamo i servizi “1 contro 1” e “1 contro 0”.

Episodio 4 – Tornado geopolitico

La crisi dei semiconduttori, il monopolio cinese su gran parte dei giacimenti di materie prime critiche, l’attuale guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica ci dicono che il sistema globale di commercio e utilizzo delle materie prime attualmente in vigore non può reggere in eterno. È necessario cambiare lenti, iniziare a essere consapevoli dell’impatto delle nostre scelte. A partire dal telefonino che abbiamo sepolto in un cassetto, dallo smartwatch abbandonato in una vecchia scatola, alla tv che abbiamo deciso di cambiare, allo spazzolino elettrico che si è rotto. Il riciclo dei RAEE rappresenta, infatti, un’opportunità strategica sotto il profilo dell’economia circolare, un contributo per superare la dipendenza di materie prime da altri Paesi. È fondamentale ribaltare il modo in cui guardiamo ai RAEE, vedendoli non più come rifiuti, ma riconoscendoli come risorse preziose.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Cellulari, frigoriferi, lavatrici, televisori, ma anche phon, forni microonde, rasoi elettrici: nelle case di tutti noi è custodita una vera e propria miniera di oggetti e materiali, spesso inutilizzata. Accumuliamo oggetti, senza sapere dove metterli, senza avvertire che, attraverso un corretto smaltimento, potremmo aiutare l’economia e il clima. Come? Per mezzo di quell’effetto scoperto e descritto dal matematico e meteorologo Edward Norton Lorenz, che, già nel 1972, spiegava come il battito d’ali di una farfalla in Brasile potesse generare un tornado in Texas. Stiamo parlando del cosiddetto “effetto farfalla”, la perfetta metafora per spiegare come anche il più apparentemente banale dei nostri gesti quotidiani può contribuire al manifestarsi di fenomeni ed eventi con un grande impatto sociale e ambientale. Sono queste le riflessioni che hanno spinto Erion WEEE, Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, a raccontare, attraverso una serie di podcast, le possibilità e i servizi a nostra disposizione quando si tratta di conferire apparecchi elettrici o elettronici rotti o inutilizzabili. Il podcast si intitola appunto “Effetto Farfalla”, è on-line dal 7 novembre, sulle piattaforme audio free (Spotify, Apple Podcast, Spreaker, Google Podcasts) con un nuovo episodio ogni lunedì. Prodotto da Chora Media con la voce narrante di Serena Giacomin, la serie è accompagnata dagli interventi di numerosi esperti, alla scoperta delle “miniere urbane” di materie prime che si nascondono nelle nostre case e nelle nostre tasche. Quattro episodi in ciascuno dei quali Giacomin, fisica dell’atmosfera, climatologa e presidente dell'Italian Climate Network, affronta e approfondisce un tema legato al mondo dei RAEE.
Serena Giacomin, Presidente di Italian Climate Network, fisica dell’Atmosfera e meteorologa che lotta da anni per risolvere la questione climatica
Serena Giacomin, Presidente di Italian Climate Network, fisica dell’Atmosfera e meteorologa che lotta da anni per risolvere la questione climatica
“L’idea dei podcast è innanzitutto di Erion che si occupa di apparecchiature elettriche ed elettroniche” spiega Giacomin.  E aggiunge: “Io con loro ho già collaborato in altre occasioni proprio perché sono temi, quello della climatologia e quello dell’economia circolare, ovviamente diversi ma anche molto legati tra di loro. Soprattutto per quanto riguarda la questione dell’uso delle risorse e quindi l’utilizzo delle materie prime, delle materie prime critiche, e delle terre rare. Di cosa stiamo parlando? "Del fatto che le apparecchiature elettroniche sono delle vere e proprie miniere di materie prime ‘prime preziose’ o comunque ‘rare’ e i cittadini non ne sono consapevoli: ferro, alluminio ma anche argento, oro e le materie prime che vengono definite critiche (dal cobalto al platino, dal litio alle cosiddette terre rare) in quanto ce ne sono poche e spesso in quantità non sufficiente a soddisfare le richieste del mercato con tutto quello che ne consegue in termini di sfruttamento delle risorse. Allora abbiamo pensato che, spiegando questa storia, cioè il valore che c’è all’interno delle nostre apparecchiature elettroniche anche quando diventano dei rifiuti, possiamo operare un piccolo grande cambiamento, proprio come il battito d’ali della farfalla". I cittadini come motore della lotta contro i cambiamenti climatici dunque? "Sì. Grazie al contributo di esperti, il podcast chiarisce il valore dei rifiuti elettronici, e le diverse strade - più o meno virtuose - che questi apparecchi possono prendere. La direzione la diamo noi, con le nostre scelte quotidiane, che per quanto apparentemente semplici, come il battito d’ali di una farfalla, possono influire sugli equilibri geopolitici e sul futuro dell’ambiente, dell’economia e della società. Le nostre scelte, la nostra consapevolezza saranno anche il motore del coinvolgimento delle istituzioni che saranno chiamate a fare la loro parte mettendo a disposizione luoghi dove conferire e smaltire le apparecchiature elettroniche, in maniera accessibile e senza sobbarcarsi lunghi viaggi con i conseguenti disagi che spesso, in mancanza di tempo, finiscono per scoraggiare i comportamenti virtuosi dei cittadini".
Serena Giacomin durante la presentazione di "Effetto Farfalla"
Serena Giacomin durante la presentazione di "Effetto Farfalla"
Come mai la scelta dei podcast? "E’ stata un po’ una sfida anche per me. E’ vero che lavoro per i media per cui mi capita di lavorare in radio, in televisione, per il web, ma non mi ero mai cimentata con i podcast. Il podcast è un mezzo molto potente in realtà. Innanzitutto mi è piaciuto molto il ritmo, e poi dà l’opportunità di approfondire gli argomenti complessi oltre che difficili che sono costituiti da tanti sistemi collegati tra di loro. Il podcast permette di spiegare fenomeni come per esempio il cambiamento climatico in maniera semplice ma non superficiale. E poi, a mio parere, il suono della voce crea un rapporto un po’ più intimo con gli utenti, con chi decide di ascoltarli. E quindi è un bel modo di comunicare". Cosa spera che l’ascolto di questi podcast possa generare? "Il primo obiettivo, come dicevo, è quello di raccontare qualcosa che di solito non si conosce. Io per prima per esempio, fino qualche anno fa, non ero pienamente consapevole dello spreco che si produce non smaltendo correttamente le nostre apparecchiature elettroniche inutilizzate. Oggi, considerando la loro diffusione capillare, si pensi solo ai cellulari, far sapere che al loro interno ci sono materie prime molto importanti è non solo necessario ma addirittura indispensabile perché abbiamo a che fare con i concetti di limite delle risorse, di cambiamento climatico, di sostenibilità del sistema di produzione e consumo".
La cover di “Effetto Farfalla”, un podcast di Chora Media ed Erion WEEE (Consorzio Rifiuti Elettronici)
La cover di “Effetto Farfalla”, un podcast di Chora Media ed Erion WEEE (Consorzio Rifiuti Elettronici)

Sinossi degli episodi

Episodio 1 - RAEE Ognuno di noi ha un frigorifero a casa, un piccolo elettrodomestico che utilizza quotidianamente, un computer, uno smartphone, delle cuffie con le quali sta ascoltando questo podcast. Ma cosa succede quando questi apparecchi smettono di funzionare o quando decidiamo di disfarcene? Diventano rifiuti, precisamente RAEE, Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Perché i RAEE sono tanto importanti? Quali risorse nascondono? E come possiamo sfruttarli al meglio? Iniziamo questo viaggio scoprendo come nelle “nostre tasche” si nascondano delle vere e proprie “miniere urbane”. Episodio 2 - Flussi Paralleli Si stima che ogni anno, nel mondo, vengano generati più 50 milioni di tonnellate di RAEE. Eppure, una parte di questi rifiuti che produciamo sfugge, per varie ragioni, ai sistemi che ne garantiscono una gestione appropriata prendendo vie alternative, a volte illegali. È il fenomeno dei “flussi paralleli” in cui i rifiuti elettronici vengono “catturati” da soggetti che cercano di massimizzare i propri profitti estraendo dai RAEE le materie più facili senza curarsi dell'impatto ambientale del trattamento. Viene così meno la gestione corretta e sicura dei RAEE, l’unica in grado di garantire il riciclo delle materie prime seconde, con conseguenze ambientali ed economiche di enorme portata e di carattere globale. Scoprire dove hanno origine e quali comportamenti generano questi flussi paralleli è il primo passo per capire come contrastarli. Episodio 3 - Il battito d’ali Raccontando i flussi paralleli di RAEE siamo tornati alle città italiane dove questa storia è cominciata. Il primo anello della catena del riciclo siamo infatti noi, singoli cittadini, che con il nostro battito d’ali, ovvero con le decisioni che prendiamo quotidianamente, determiniamo il loro destino finale. Ma quali servizi per la raccolta dei RAEE sono a disposizione dei cittadini? Quali sono i punti di forza della filiera italiana e quali, invece, i suoi lati deboli? Continueremo questo viaggio nel mondo dei RAEE scoprendo cosa accade quando conferiamo i vecchi apparecchi elettrici ed elettronici nelle isole ecologiche o utilizziamo i servizi “1 contro 1” e “1 contro 0”. Episodio 4 - Tornado geopolitico La crisi dei semiconduttori, il monopolio cinese su gran parte dei giacimenti di materie prime critiche, l’attuale guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica ci dicono che il sistema globale di commercio e utilizzo delle materie prime attualmente in vigore non può reggere in eterno. È necessario cambiare lenti, iniziare a essere consapevoli dell’impatto delle nostre scelte. A partire dal telefonino che abbiamo sepolto in un cassetto, dallo smartwatch abbandonato in una vecchia scatola, alla tv che abbiamo deciso di cambiare, allo spazzolino elettrico che si è rotto. Il riciclo dei RAEE rappresenta, infatti, un’opportunità strategica sotto il profilo dell’economia circolare, un contributo per superare la dipendenza di materie prime da altri Paesi. È fondamentale ribaltare il modo in cui guardiamo ai RAEE, vedendoli non più come rifiuti, ma riconoscendoli come risorse preziose.
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