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Home » Scienze e culture » Trotula, medichessa del medioevo rivive sul web: curò le donne con occhio moderno, fra anticoncezionali e cosmesi

Trotula, medichessa del medioevo rivive sul web: curò le donne con occhio moderno, fra anticoncezionali e cosmesi

Roberta Pastore e Anella Mastalia, giovani editrici del Sud, propongono in fumetto e in una web serie la storia di una donna che precorse i tempi. Studiò il corpo femminile in chiave moderna, curando insieme nobildonne e popolane. "Insegna a rompere muri e tabù, un messaggio molto attuale"

Domenico Guarino
28 Aprile 2021
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Roberta Pastore con la copertina di Trotula in versione fumetto

 Una storia di riscatto e di diritti tra passato e presente. Che rappresenta anche una speranza per il futuro del Sud.
C’era una volta, mille anni fa, in una soleggiata e ridente cittadina del Sud Italia, una giovane donna che faceva il medico, curando principesse e popolane. Il suo nome era Trotula de Ruggero e scrisse il primo trattato sull’anatomia e la cura del corpo femminile.
Una favola direte voi. E invece no, perché Trotula, la medichessa, è veramente esistita. Di lei si sa poco, (appartenne alla Scuola Medica Salernitana fondata nel XI secolo) ma ci ha lasciato testi importanti che testimoniano la finezza della sua ‘scienza’ medica, in grado di spaziare dalla ginecologia, all’ostetricia, alla puericultura, fino ad interessarsi di prevenzione ed anticoncezionali e senza snobbare la cosmesi. Insomma, una storia vera di altissimo valore sociale e politico, che parla ai nostri giorni con un linguaggio di libertà e speranza.

 

Donna, che rivive grazie a due donne

Ma Trotula è anche una favola. Perché a darle forma letteraria oggi sono due giovani donne meridionali, Roberta Pastore e Anella Mastalia, che hanno messo in piedi un progetto editoriale rivolto ai più piccoli, nell’intento di far parlare la nostra Trotula e di diffondere il suo messaggio. La vita della prima dottoressa della Scuola Medica Salernitana diventa dunque un fumetto ed una web serie (www.trotula.it), grazie all’intuizione e all’amore di queste due giovani imprenditrici.
“Trotula è un personaggio che mi ha sempre affascinato” dice Roberta Pastore.”E non poteva essere altrimenti: a Salerno c’è una strada intitolata a lei, proprio in centro. E quindi era naturale che entrasse nella mia curiosità. Anche perché le strade dedicate alle donne, da noi come dappertutto, sono pochissime. Al liceo poi avevo una insegnante di latino e greco che aveva scritto un libro su di lei. Ma non è che avessi approfondito mai più di tanto questa figura. L’incontro con Trotula che ha fatto scattare la scintilla in realtà è stato molto casuale, direi quasi magico”.

 

Racconta.

“Anni fa, immersa in un trasloco, mi cade letteralmente sulla testa un libricino. Piccolissimo, color lavanda e grigio, lo ricordo ancora. Era il testo di Trotula de Ruggiero con la prefazione della professoressa Boggi Cavallo. Quindi è stato come se Trotula mi chiamasse, come se volesse farsi raccontare da me. Presi il mano il libro e cominciai subito a leggerlo, pensando “ ma questa Trotula è proprio una grande!” A quel punto ho coinvolto Anella e Valerio, che collabora con noi ed è nato il progetto del libro, del sito etc”.

Anella Mastalia con il fumetto dedicato a Trotula

Perché una fiaba?

“Trotula fu in qualche modo una ribelle, un personaggio fantastico, che aveva tante cose da dire. Trasformarlo in un personaggio fiabesco ci permetteva di entrare nell’immaginario e nelle letture dei bambini, quindi delle donne e degli uomini di domani. Con l’obiettivo di trasmettere loro i suoi valori, le sue idee, le sue intuizioni, le sue opere. Conta anche il fatto che le notizie sulla sua vita sono poche, quindi potevamo giocare con l’immaginazione, tenendo fede comunque ad un racconto storico verosimile”.

 

Trotula è una medichessa, tu un’architetta… quale  scintilla vi ha unito?

“In effetti quello su Trotula è un progetto lontano da tutto ciò che avevo studiato ed avevo fatto fino ad allora. Ma mi interessava il valore culturale e sociale della vicenda. La mia storia è atipica: lavoro tra Salerno e Genova, dove ho fatto parte del team di Renzo Piano e dove ho deciso di stabilirmi con il mio compagno piemontese. Non la classica storia dell’emigrante che si sposta al nord in cerca di lavoro. A Salerno ho uno studio avviato che mi dà soddisfazione. Però volevo sperimentare una nuova vita. Di fatto quindi non sono stata costretta ad emigrare, ma sono alla ricerca di una nuova avventura, di una nuova sfida. In più sono figlia di una famiglia progressista”.

 

In che senso? 

“A casa era mio padre che cucinava stirava, mentre la mamma era molto presa dal lavoro. Quindi la dimensione classica della donna in casa e del marito che va al lavoro io non l’ho mai vissuta. Però, certo il mix donna, meridionale, architetto, alcune incognite te le mette in testa: sono tre caratteristiche che potenzialmente potevano costituire un ostacolo alla mia realizzazione sia umana che professionale. E invece io l’ho vissuta come un’opportunità. Anche in questo credo di essere simile a Trotula”.

 

Cosa racconta Trotula alle ragazze alle donne di oggi?

“Due cose. La prima può sembrare banale, ed è credere nei propri sogni. Lei in fondo è stata una privilegiata, una nobildonna, che ha potuto studiare. Viveva a Salerno, che all’epoca era un crocevia di culture. Lei però è stata la medichessa sia delle principesse sia delle donne del popolo. Quindi l’idea di solidarietà che aveva è straordinariamente moderna ed attuale. E’ stata una donna a tutto tondo, non si è chiusa in convento. Ha studiato, si è sposata, ha avuto dei figli, ha fatto parte pienamente della vita sociale e culturale del suo tempo. La seconda cosa è che noi non vogilamo creare una nuova eroina, una che da sola diventa la paladina di tutte le ingiustizie. Infatti, nel racconto tutti sono importanti. Ogni personaggio porta un valore. E’ una storia collettiva in cui il lieto fine arriva grazie a Trotula ma anche a tutti gli altri. Quindi l’insegnamento è: anch’io nel mio piccolo posso dare un contributo. Tutti lo possiamo dare”.

 

E alle ragazze meridionali in particolare?

“Che bisogna trovare la propria strada ed essere protagoniste del proprio destino. Spesso c’è stata la volontà al Sud di scimmiottare il Nord, di rincorrerlo negli stili di vita come negli obiettivi. E non è giusto. Penso comunque che questa fase sia passata e che il Sud, i giovani in particolare, stiano prendendo molta coscienza della propria identità specifica. Io credo molto nelle nuove generazioni che, ne sono certa, colmeranno il gap che ancora c’è tra Nord e Sud in poco tempo. Oggi le cose vanno molto veloci e nel meridione c’è straordinaria vivacità intellettuale. Un’energia ed una voglia di fare, di rendersi protagonisti del proprio destino che mi fa ben sperare. E se l’esempio di Trotula potrà servire per accelerare il processo ne sarei particolarmente orgogliosa”.

 

Chi sarebbe Trotula, oggi?

“Tutte le persone che fanno cadere muri e tabù sono Trotula”.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Roberta Pastore con la copertina di Trotula in versione fumetto

 Una storia di riscatto e di diritti tra passato e presente. Che rappresenta anche una speranza per il futuro del Sud. C’era una volta, mille anni fa, in una soleggiata e ridente cittadina del Sud Italia, una giovane donna che faceva il medico, curando principesse e popolane. Il suo nome era Trotula de Ruggero e scrisse il primo trattato sull’anatomia e la cura del corpo femminile. Una favola direte voi. E invece no, perché Trotula, la medichessa, è veramente esistita. Di lei si sa poco, (appartenne alla Scuola Medica Salernitana fondata nel XI secolo) ma ci ha lasciato testi importanti che testimoniano la finezza della sua ‘scienza’ medica, in grado di spaziare dalla ginecologia, all’ostetricia, alla puericultura, fino ad interessarsi di prevenzione ed anticoncezionali e senza snobbare la cosmesi. Insomma, una storia vera di altissimo valore sociale e politico, che parla ai nostri giorni con un linguaggio di libertà e speranza.

 

Donna, che rivive grazie a due donne

Ma Trotula è anche una favola. Perché a darle forma letteraria oggi sono due giovani donne meridionali, Roberta Pastore e Anella Mastalia, che hanno messo in piedi un progetto editoriale rivolto ai più piccoli, nell’intento di far parlare la nostra Trotula e di diffondere il suo messaggio. La vita della prima dottoressa della Scuola Medica Salernitana diventa dunque un fumetto ed una web serie (www.trotula.it), grazie all’intuizione e all’amore di queste due giovani imprenditrici. “Trotula è un personaggio che mi ha sempre affascinato” dice Roberta Pastore.”E non poteva essere altrimenti: a Salerno c’è una strada intitolata a lei, proprio in centro. E quindi era naturale che entrasse nella mia curiosità. Anche perché le strade dedicate alle donne, da noi come dappertutto, sono pochissime. Al liceo poi avevo una insegnante di latino e greco che aveva scritto un libro su di lei. Ma non è che avessi approfondito mai più di tanto questa figura. L’incontro con Trotula che ha fatto scattare la scintilla in realtà è stato molto casuale, direi quasi magico”.   Racconta. “Anni fa, immersa in un trasloco, mi cade letteralmente sulla testa un libricino. Piccolissimo, color lavanda e grigio, lo ricordo ancora. Era il testo di Trotula de Ruggiero con la prefazione della professoressa Boggi Cavallo. Quindi è stato come se Trotula mi chiamasse, come se volesse farsi raccontare da me. Presi il mano il libro e cominciai subito a leggerlo, pensando “ ma questa Trotula è proprio una grande!” A quel punto ho coinvolto Anella e Valerio, che collabora con noi ed è nato il progetto del libro, del sito etc”.
Anella Mastalia con il fumetto dedicato a Trotula
Perché una fiaba? “Trotula fu in qualche modo una ribelle, un personaggio fantastico, che aveva tante cose da dire. Trasformarlo in un personaggio fiabesco ci permetteva di entrare nell’immaginario e nelle letture dei bambini, quindi delle donne e degli uomini di domani. Con l’obiettivo di trasmettere loro i suoi valori, le sue idee, le sue intuizioni, le sue opere. Conta anche il fatto che le notizie sulla sua vita sono poche, quindi potevamo giocare con l’immaginazione, tenendo fede comunque ad un racconto storico verosimile”.   Trotula è una medichessa, tu un’architetta… quale  scintilla vi ha unito? “In effetti quello su Trotula è un progetto lontano da tutto ciò che avevo studiato ed avevo fatto fino ad allora. Ma mi interessava il valore culturale e sociale della vicenda. La mia storia è atipica: lavoro tra Salerno e Genova, dove ho fatto parte del team di Renzo Piano e dove ho deciso di stabilirmi con il mio compagno piemontese. Non la classica storia dell’emigrante che si sposta al nord in cerca di lavoro. A Salerno ho uno studio avviato che mi dà soddisfazione. Però volevo sperimentare una nuova vita. Di fatto quindi non sono stata costretta ad emigrare, ma sono alla ricerca di una nuova avventura, di una nuova sfida. In più sono figlia di una famiglia progressista".   In che senso?  "A casa era mio padre che cucinava stirava, mentre la mamma era molto presa dal lavoro. Quindi la dimensione classica della donna in casa e del marito che va al lavoro io non l’ho mai vissuta. Però, certo il mix donna, meridionale, architetto, alcune incognite te le mette in testa: sono tre caratteristiche che potenzialmente potevano costituire un ostacolo alla mia realizzazione sia umana che professionale. E invece io l’ho vissuta come un’opportunità. Anche in questo credo di essere simile a Trotula".  

Cosa racconta Trotula alle ragazze alle donne di oggi?

“Due cose. La prima può sembrare banale, ed è credere nei propri sogni. Lei in fondo è stata una privilegiata, una nobildonna, che ha potuto studiare. Viveva a Salerno, che all’epoca era un crocevia di culture. Lei però è stata la medichessa sia delle principesse sia delle donne del popolo. Quindi l’idea di solidarietà che aveva è straordinariamente moderna ed attuale. E’ stata una donna a tutto tondo, non si è chiusa in convento. Ha studiato, si è sposata, ha avuto dei figli, ha fatto parte pienamente della vita sociale e culturale del suo tempo. La seconda cosa è che noi non vogilamo creare una nuova eroina, una che da sola diventa la paladina di tutte le ingiustizie. Infatti, nel racconto tutti sono importanti. Ogni personaggio porta un valore. E’ una storia collettiva in cui il lieto fine arriva grazie a Trotula ma anche a tutti gli altri. Quindi l’insegnamento è: anch’io nel mio piccolo posso dare un contributo. Tutti lo possiamo dare".   E alle ragazze meridionali in particolare? "Che bisogna trovare la propria strada ed essere protagoniste del proprio destino. Spesso c’è stata la volontà al Sud di scimmiottare il Nord, di rincorrerlo negli stili di vita come negli obiettivi. E non è giusto. Penso comunque che questa fase sia passata e che il Sud, i giovani in particolare, stiano prendendo molta coscienza della propria identità specifica. Io credo molto nelle nuove generazioni che, ne sono certa, colmeranno il gap che ancora c’è tra Nord e Sud in poco tempo. Oggi le cose vanno molto veloci e nel meridione c’è straordinaria vivacità intellettuale. Un’energia ed una voglia di fare, di rendersi protagonisti del proprio destino che mi fa ben sperare. E se l’esempio di Trotula potrà servire per accelerare il processo ne sarei particolarmente orgogliosa".   Chi sarebbe Trotula, oggi? "Tutte le persone che fanno cadere muri e tabù sono Trotula".
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