Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Scienze e culture » Tumore al seno: uno studio italiano individua la proteina che ostacola le terapie ormonali

Tumore al seno: uno studio italiano individua la proteina che ostacola le terapie ormonali

La scoperta dell'Università di Bologna, grazie al sostegno di Fondazione Airc, potrebbe contribuire a trovare soluzioni terapeutiche più efficaci

Maurizio Costanzo
29 Settembre 2022
Tumore al seno: le terapie integrate aiutano

Tumore al seno: le terapie integrate aiutano

Share on FacebookShare on Twitter

Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori. I ricercatori hanno infatti rilevato che quando la proteina discherina è alterata, può consentire ai tumori ormono-sensibili, quali possono essere quelli al seno, di sfuggire di fatto alla dipendenza dagli ormoni estrogeni. Come risultato si ha che questi tumori possono divenire pericolosamente insensibili alle terapie ormonali che di solito utilizzate in questi casi. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista “Genome Biology” e apre, dunque, nuovi scenari.

Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori
Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori

Le terapie ormonali sono state messe a punto in quanto capaci di bloccare la produzione di specifici ormoni, riducendo il rischio che, dopo un intervento, il tumore si ripresenti dopo essere stato asportato, prolungando così la sopravvivenza delle pazienti. Gli ormoni sono infatti molecole che vengono prodotte da ghiandole del sistema endocrino, che risultano in grado di regolare l’attività di diversi organi. Alcuni tipi di ormoni, come ad esempio il progesterone e gli estrogeni, sono in grado anche di stimolare la crescita di alcuni tipi di tumore al seno. I ricercatori con questa scoperta hanno visto però che l’efficacia della terapia ormonale può essere messa in discussione dall’azione della proteina discherina, il cui malfunzionamento è associato spesso allo sviluppo di tumori. “Finora la discherina era nota per il suo ruolo all’interno del nucleo delle cellule, dove partecipa a diversi processi fondamentali, e per la sua capacità di modificare l’Rna – sottolinea il coordinatore dello studio Lorenzo Montanaro, professore al Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale dell’università di Bologna -. Di recente abbiamo scoperto che questa proteina è presente anche al di fuori del nucleo cellulare, nel citoplasma, dove si lega a un gruppo di molecole di Rna che potrebbero regolare l’espressione genica”.

Nello specifico, i ricercatori hanno notato che, per quanto riguarda il tumore al seno, questo meccanismo, alla presenza di ormoni steroidei come estrogeni e progesterone, presenta un effetto sulla regolazione della risposta cellulare. Questo vuol dire che, per quanto riguarda quei tumori che risultano sensibili all’azione degli ormoni, un’alterazione delle funzioni della discherina di fatto può ridurre l’efficacia delle terapie ormonali che attualmente vengono impiegate come terapia di contrasto. “I risultati che abbiamo ottenuto suggeriscono che una mancata azione della discherina nel citoplasma può portare le cellule tumorali a sfuggire alla dipendenza dagli ormoni, rendendo la malattia più aggressiva – aggiunge il professor Montanaro -. La conoscenza del meccanismo, se validata in studi clinici, potrebbe in futuro permettere di identificare le pazienti per le quali la terapia ormonale potrebbe non essere efficace, contribuendo così a mettere in campo strategie terapeutiche più adatte”.

I risultati di questo studio, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, sono stati pubblicati sulla rivista “Genome Biology” col titolo “Human dyskerin binds to cytoplasmic H/ACA-box-containing transcripts affecting nuclear hormone receptor dependence”. Per l’università di Bologna hanno partecipato Giulia Venturi, Federico Zacchini, Marianna Penzo, Claudio Ceccarelli, Davide Treré e Lorenzo Montanaro del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (Dimes), insieme a Donatella Santini (Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna) e Mario Taffurelli (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche). Inoltre hanno partecipato Veronica De Sanctis, Alberto Inga, Roberto Bertorelli, e Erik Dassi dell’Università di Trento.

Potrebbe interessarti anche

Il cast di Lol 3 (Ufficio stampa Prime Video)
Spettacolo

Lol 3, a chi vanno in beneficenza i soldi del premio

19 Marzo 2023
La Nuova Zelanda lancia la campagna Love Better da quasi 4 milioni di dollari
Attualità

La Nuova Zelanda aiuta i giovani a riprendersi dalle delusioni d’amore

23 Marzo 2023
Il cast di Mare Fuori (Ufficio stampa Rai)
Spettacolo

Mare Fuori, il bacio gay per il gran finale di stagione

23 Marzo 2023

Instagram

  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori. I ricercatori hanno infatti rilevato che quando la proteina discherina è alterata, può consentire ai tumori ormono-sensibili, quali possono essere quelli al seno, di sfuggire di fatto alla dipendenza dagli ormoni estrogeni. Come risultato si ha che questi tumori possono divenire pericolosamente insensibili alle terapie ormonali che di solito utilizzate in questi casi. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista "Genome Biology" e apre, dunque, nuovi scenari.
Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori
Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori
Le terapie ormonali sono state messe a punto in quanto capaci di bloccare la produzione di specifici ormoni, riducendo il rischio che, dopo un intervento, il tumore si ripresenti dopo essere stato asportato, prolungando così la sopravvivenza delle pazienti. Gli ormoni sono infatti molecole che vengono prodotte da ghiandole del sistema endocrino, che risultano in grado di regolare l’attività di diversi organi. Alcuni tipi di ormoni, come ad esempio il progesterone e gli estrogeni, sono in grado anche di stimolare la crescita di alcuni tipi di tumore al seno. I ricercatori con questa scoperta hanno visto però che l’efficacia della terapia ormonale può essere messa in discussione dall’azione della proteina discherina, il cui malfunzionamento è associato spesso allo sviluppo di tumori. “Finora la discherina era nota per il suo ruolo all’interno del nucleo delle cellule, dove partecipa a diversi processi fondamentali, e per la sua capacità di modificare l’Rna – sottolinea il coordinatore dello studio Lorenzo Montanaro, professore al Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale dell’università di Bologna -. Di recente abbiamo scoperto che questa proteina è presente anche al di fuori del nucleo cellulare, nel citoplasma, dove si lega a un gruppo di molecole di Rna che potrebbero regolare l’espressione genica”. Nello specifico, i ricercatori hanno notato che, per quanto riguarda il tumore al seno, questo meccanismo, alla presenza di ormoni steroidei come estrogeni e progesterone, presenta un effetto sulla regolazione della risposta cellulare. Questo vuol dire che, per quanto riguarda quei tumori che risultano sensibili all’azione degli ormoni, un’alterazione delle funzioni della discherina di fatto può ridurre l’efficacia delle terapie ormonali che attualmente vengono impiegate come terapia di contrasto. “I risultati che abbiamo ottenuto suggeriscono che una mancata azione della discherina nel citoplasma può portare le cellule tumorali a sfuggire alla dipendenza dagli ormoni, rendendo la malattia più aggressiva – aggiunge il professor Montanaro -. La conoscenza del meccanismo, se validata in studi clinici, potrebbe in futuro permettere di identificare le pazienti per le quali la terapia ormonale potrebbe non essere efficace, contribuendo così a mettere in campo strategie terapeutiche più adatte”. I risultati di questo studio, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, sono stati pubblicati sulla rivista "Genome Biology" col titolo “Human dyskerin binds to cytoplasmic H/ACA-box-containing transcripts affecting nuclear hormone receptor dependence”. Per l’università di Bologna hanno partecipato Giulia Venturi, Federico Zacchini, Marianna Penzo, Claudio Ceccarelli, Davide Treré e Lorenzo Montanaro del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (Dimes), insieme a Donatella Santini (Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna) e Mario Taffurelli (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche). Inoltre hanno partecipato Veronica De Sanctis, Alberto Inga, Roberto Bertorelli, e Erik Dassi dell’Università di Trento.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto