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Tumore al seno: uno studio italiano individua la proteina che ostacola le terapie ormonali

La scoperta dell'Università di Bologna, grazie al sostegno di Fondazione Airc, potrebbe contribuire a trovare soluzioni terapeutiche più efficaci

di MAURIZIO COSTANZO -
29 settembre 2022
Tumore al seno: le terapie integrate aiutano

Tumore al seno: le terapie integrate aiutano

Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori. I ricercatori hanno infatti rilevato che quando la proteina discherina è alterata, può consentire ai tumori ormono-sensibili, quali possono essere quelli al seno, di sfuggire di fatto alla dipendenza dagli ormoni estrogeni. Come risultato si ha che questi tumori possono divenire pericolosamente insensibili alle terapie ormonali che di solito utilizzate in questi casi. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista "Genome Biology" e apre, dunque, nuovi scenari.
Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori

Una recente scoperta, realizzata dagli studiosi dell’Università di Bologna, potrebbe servire a individuare soluzioni terapeutiche più efficaci per alcuni tumori

Le terapie ormonali sono state messe a punto in quanto capaci di bloccare la produzione di specifici ormoni, riducendo il rischio che, dopo un intervento, il tumore si ripresenti dopo essere stato asportato, prolungando così la sopravvivenza delle pazienti. Gli ormoni sono infatti molecole che vengono prodotte da ghiandole del sistema endocrino, che risultano in grado di regolare l’attività di diversi organi. Alcuni tipi di ormoni, come ad esempio il progesterone e gli estrogeni, sono in grado anche di stimolare la crescita di alcuni tipi di tumore al seno. I ricercatori con questa scoperta hanno visto però che l’efficacia della terapia ormonale può essere messa in discussione dall’azione della proteina discherina, il cui malfunzionamento è associato spesso allo sviluppo di tumori. “Finora la discherina era nota per il suo ruolo all’interno del nucleo delle cellule, dove partecipa a diversi processi fondamentali, e per la sua capacità di modificare l’Rna – sottolinea il coordinatore dello studio Lorenzo Montanaro, professore al Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale dell’università di Bologna -. Di recente abbiamo scoperto che questa proteina è presente anche al di fuori del nucleo cellulare, nel citoplasma, dove si lega a un gruppo di molecole di Rna che potrebbero regolare l’espressione genica”. Nello specifico, i ricercatori hanno notato che, per quanto riguarda il tumore al seno, questo meccanismo, alla presenza di ormoni steroidei come estrogeni e progesterone, presenta un effetto sulla regolazione della risposta cellulare. Questo vuol dire che, per quanto riguarda quei tumori che risultano sensibili all’azione degli ormoni, un’alterazione delle funzioni della discherina di fatto può ridurre l’efficacia delle terapie ormonali che attualmente vengono impiegate come terapia di contrasto. “I risultati che abbiamo ottenuto suggeriscono che una mancata azione della discherina nel citoplasma può portare le cellule tumorali a sfuggire alla dipendenza dagli ormoni, rendendo la malattia più aggressiva – aggiunge il professor Montanaro -. La conoscenza del meccanismo, se validata in studi clinici, potrebbe in futuro permettere di identificare le pazienti per le quali la terapia ormonale potrebbe non essere efficace, contribuendo così a mettere in campo strategie terapeutiche più adatte”. I risultati di questo studio, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, sono stati pubblicati sulla rivista "Genome Biology" col titolo “Human dyskerin binds to cytoplasmic H/ACA-box-containing transcripts affecting nuclear hormone receptor dependence”. Per l’università di Bologna hanno partecipato Giulia Venturi, Federico Zacchini, Marianna Penzo, Claudio Ceccarelli, Davide Treré e Lorenzo Montanaro del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (Dimes), insieme a Donatella Santini (Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna) e Mario Taffurelli (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche). Inoltre hanno partecipato Veronica De Sanctis, Alberto Inga, Roberto Bertorelli, e Erik Dassi dell’Università di Trento.