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Home » Scienze e culture » Una nuova speranza per le donne con tumore al seno: la Cleveland Clinic (Usa) sperimenta un vaccino

Una nuova speranza per le donne con tumore al seno: la Cleveland Clinic (Usa) sperimenta un vaccino

Un siero che invece di intervenire sulle cellule tumorali già diffuse nell'organismo vuole prevenire l'insorgenza delle stesse, soprattutto in donne che pur non essendo malate, corrono il rischio di sviluppare la forma più aggressiva di carcinoma mammario

Camilla Prato
15 Novembre 2021
Cute smiling brunette woman in pink sweater holding pink ribbon near her chest supporting another women, international symbol of breast cancer awareness. Indoor studio shot isolated on pink background

Cute smiling brunette woman in pink sweater holding pink ribbon near her chest supporting another women, international symbol of breast cancer awareness. Indoor studio shot isolated on pink background

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Se la prevenzione rimane la prima arma di difesa, nella lotta al tumore al seno servono passi avanti anche nella ricerca e nella medicina, per combattere quella che in Italia è la patologia oncologica che colpisce più frequentemente le donne. Nel 2020, infatti, nel nostro Paese sono state stimate circa 55mila nuove diagnosi e 12.500 decessi, mentre nel mondo sono oltre 2 milioni i casi e 685.000 le vittime. Sono i numeri che emergono dagli studi scientifici esposti durante ESMO 2021, da cui si evince comunque che la sopravvivenza delle donne potrà notevolmente aumentare in futuro.

In questo senso una nuova speranza, che presto potrebbe diventare realtà, arriva da un vaccino. I ricercatori statunitensi della Cleveland Clinic hanno annunciato a fine ottobre scorso di aver avviato la prima sperimentazione clinica per testare un siero contro il tumore al seno triplo negativo, il più aggressivo tra i carcinomi mammari. Questa forma rappresenta circa il 12-15% di tutti i tumori al seno, solitamente colpisce le donne di età inferiore ai 50 anni ed è più comune tra le persone afroamericane (che hanno addirittura il doppio di probabilità di svilupparlo) e in quelle che presentano mutazioni a carico del gene Brca1.

Il nome “triplo negativo” deriva dal fatto che non presenta nessuno dei tre recettori che si trovano tipicamente sulla superficie delle cellule di altri tumori mammari, bersagli ‘privilegiati’ delle terapie farmacologiche. Per le persone a cui è diagnosticato non funziona nessuno dei trattamenti medici attualmente indicati per gli altri tipi di carcinoma – la terapia ormonale o la terapia farmacologica specifica – e di conseguenza sono costrette a sottoporsi a mastectomia. Risulta evidente, quindi la necessità di trovare una miglior strategia di prevenzione e di trattamento sanitario di questa forma tumorale, per scongiurare interventi chirurgici invasivi e prognosi infauste. Motivo in più per cui l’annuncio del vaccino risulta davvero significativo.

L’idea di utilizzare vaccini diretti contro i tumori non è nuova, in realtà, ma finora i dottori si erano concentrati nel fornire un tipo innovativo di terapia rivolta a tumori già in crescita. Quello in via di sperimentazione a Cleveland, invece, vuole intervenire in maniera preventiva, prima dell’insorgenza delle cellule tumorali. Il rischio maggiore, in questo senso, è rappresentato dal fatto che le molecole di cui sono costituite queste cellule fanno parte dell’organismo umano e intervenendo su di essere si potrebbero innescare complicanze di natura autoimmune. Per ora è previsto che alla sperimentazione partecipino tra le 18 e 24 donne, che sono state trattate per il carcinoma mammario triplo negativo negli ultimi tre anni e potrebbero essere soggette a recidive.

Tre dosi somministrate a due settimane di distanza, e se i risultati saranno quelli attesi, “verrebbe somministrato a donne sane per impedire loro di sviluppare il cancro al seno triplo negativo, la forma di cancro al seno per la quale disponiamo dei trattamenti meno efficaci”, dichiara Thomas Budd, principal investigator della sperimentazione. “Questa strategia vaccinale ha il potenziale per essere applicata ad altri tipi di tumore – ha aggiunto Tuohy -. Il nostro programma di ricerca traslazionale si concentra sullo sviluppo di vaccini che prevengano le malattie che affrontiamo con l’età, come i tumori al seno, alle ovaie e all’endometrio. In caso di successo, questi vaccini hanno il potenziale per trasformare il modo in cui controlliamo questo tipo di  tumori e migliorare l’aspettativa di vita in un modo simile all’impatto che ha avuto il programma di vaccinazione infantile”.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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