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Home » Scienze e culture » Vaiolo delle scimmie, allarme contagi in crescita. Ma è davvero la malattia dei gay?

Vaiolo delle scimmie, allarme contagi in crescita. Ma è davvero la malattia dei gay?

Oltre 15mila casi in due mesi, la maggior parte di quelli esaminati sono stati tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM)

Camilla Prato
26 Luglio 2022
Vaiolo delle scimmie

Vaiolo delle scimmie, oltre 15mila i casi accertati

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Non bastava la nuova impennata del Covid-19, anche i contagi di monkeypox continuano a crescere. E fanno paura: “In poco più di due mesi l’epidemia globale di vaiolo delle scimmie in Paesi non endemici è arrivata a più di 15.000 casi, di cui oltre due terzi segnalati nella regione europea dell’Oms. Il 23 luglio scorso il direttore generale dell’Oms – si legge nel sito dell’Organizzazione mondiale della sanità – ha stabilito che questo focolaio multinazionale costituisce un’emergenza di salute pubblica di rilevanza internazionale, il più alto livello di allerta ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale”. Ma non solo. Ieri, ricorda Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, è stato raggiunto “il record di diagnosi di monkeypox nel mondo: 1.700 casi in un solo giorno. I dati epidemiologici dicono che i casi riguardano prioritariamente una popolazione abbastanza ristretta: maschi, tra i 20 e i 40 anni che si sono contagiati preferenzialmente per via sessuale o per contatto diretto. È urgente raccomandare la vaccinazione e altri provvedimenti preventivi a queste persone”.

Monkeypox nuovo HIV?

Vaiolo scimmie
Sono oltre 15mila i contagi da Monkeypox in poco più di due mesi dalla scoperta

Come ha sottolineato lo stesso Bassetti la maggior parte dei casi esaminati sono stati tra uomini che hanno avuto rapporti sessuali con persone contagiate. In particolare con altri uomini (MSM). Ecco perché, nelle ultime settimane si è insinuato il dubbio che la nuova malattia riguardi in particolare la comunità omosessuale. Una voce che è aleggiata da più parti, ma che i medici smentiscono sottolineando che questa non è una malattia esclusiva degli uomini gay e che, di conseguenza, non dovrebbe essere associato nessuno stigma. “All’inizio, i casi che abbiamo visto erano collegati a viaggi per eventi Pride in vari Paesi, ma poi abbiamo visto altri casi che potevano verificarsi solo come risultato della trasmissione locale“, afferma Cristina Mussini, professore ordinario di Malattie infettive e direttore della clinica malattie infettive dell’università di Modena e Reggio Emilia. “Chiunque abbia uno stretto contatto personale con un individuo infetto o i suoi effetti personali contaminati può sviluppare il vaiolo delle scimmie”, aggiunge. Avendo lavorato per più di 30 anni nel campo dell’HIV, Mussini ci tiene anche a sottolineare che “il vaiolo delle scimmie non attacca il sistema immunitario dell’organismo nello stesso modo e che, a differenza dell’HIV, i sintomi di solito scompaiono dopo solo poche settimane senza bisogno di cure”. A intervenire in merito è l’Oms stessa: “È importante sottolineare che gli MSM sono attualmente a maggior rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie a causa delle reti sociali e sessuali in cui la malattia si è diffusa più rapidamente. La maggior parte dei casi –  si legge sempre sul sito – continua a essere segnalata tra gli uomini che sono stati esposti a seguito di rapporti sessuali con altri uomini. Tuttavia, i casi di vaiolo delle scimmie vengono rilevati anche nelle donne e nei bambini e i medici devono prestare attenzione alla possibilità del vaiolo delle scimmie nella valutazione di qualsiasi paziente”. Quindi stop alle insinuazioni e all’omofobia rivolta alla comunità, il vaiolo delle scimmie può colpire chiunque, non ‘bada’ certo all’orientamento sessuale delle persone.

Come avviene il contagio e quali sono i sintomi

Vaiolo scimmie
Tra i sintomi più comuni del vaiolo delle scimmie ci sono ulcere, gonfiori ed eruzioni cutanee 

Ma come ci si contagia, quindi? Il vaiolo delle scimmie viene contratto a seguito di un contatto personale prolungato con un individuo infetto (incluso il contatto sessuale) o il contatto con i suoi effetti personali contaminati. I sintomi di solito includono uno o più dei seguenti: eruzioni cutanee, macchie, ulcere o lesioni simili a vesciche in qualsiasi parte del corpo, ma spesso nell’area genitale o linfonodi gonfi e doloranti o febbre, mal di testa e dolori muscolari, brividi o stanchezza. Ma non mancano malintesi e i falsi allarmi. Per chiarire i dubbi sul monkeypox partendo proprio dalla sintomatologia Mussini, sul sito dell’Oms, racconta che i casi esaminati “non presentavano necessariamente l’eruzione cutanea, considerata il sintomo tipico del vaiolo delle scimmie, il che evidenzia la necessità per le persone di consultare rapidamente un medico e di sottoporsi al test”. Possono esserci anche persone infettate senza ulcere visibili e con i linfonodi ingrossati. “Alcuni dei nostri pazienti che sono risultati positivi al vaiolo delle scimmie avevano febbre, infiammazione del colon e del retto, mentre altri avevano lesioni simili a vesciche sul mento, sul torace e sullo stomaco”, conclude la docente.

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  • Bebe Vio “torna subito" a colpire con il suo ormai proverbiale (auto)sarcasmo.

Sul suo profilo Instagram pubblica una foto delle protesi lasciate sul lettino, prima di fare un tuffo in mare. Libera. 🏊‍♀️

#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
Non bastava la nuova impennata del Covid-19, anche i contagi di monkeypox continuano a crescere. E fanno paura: "In poco più di due mesi l'epidemia globale di vaiolo delle scimmie in Paesi non endemici è arrivata a più di 15.000 casi, di cui oltre due terzi segnalati nella regione europea dell'Oms. Il 23 luglio scorso il direttore generale dell'Oms - si legge nel sito dell'Organizzazione mondiale della sanità - ha stabilito che questo focolaio multinazionale costituisce un'emergenza di salute pubblica di rilevanza internazionale, il più alto livello di allerta ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale". Ma non solo. Ieri, ricorda Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, è stato raggiunto "il record di diagnosi di monkeypox nel mondo: 1.700 casi in un solo giorno. I dati epidemiologici dicono che i casi riguardano prioritariamente una popolazione abbastanza ristretta: maschi, tra i 20 e i 40 anni che si sono contagiati preferenzialmente per via sessuale o per contatto diretto. È urgente raccomandare la vaccinazione e altri provvedimenti preventivi a queste persone".

Monkeypox nuovo HIV?

Vaiolo scimmie
Sono oltre 15mila i contagi da Monkeypox in poco più di due mesi dalla scoperta
Come ha sottolineato lo stesso Bassetti la maggior parte dei casi esaminati sono stati tra uomini che hanno avuto rapporti sessuali con persone contagiate. In particolare con altri uomini (MSM). Ecco perché, nelle ultime settimane si è insinuato il dubbio che la nuova malattia riguardi in particolare la comunità omosessuale. Una voce che è aleggiata da più parti, ma che i medici smentiscono sottolineando che questa non è una malattia esclusiva degli uomini gay e che, di conseguenza, non dovrebbe essere associato nessuno stigma. "All'inizio, i casi che abbiamo visto erano collegati a viaggi per eventi Pride in vari Paesi, ma poi abbiamo visto altri casi che potevano verificarsi solo come risultato della trasmissione locale", afferma Cristina Mussini, professore ordinario di Malattie infettive e direttore della clinica malattie infettive dell'università di Modena e Reggio Emilia. "Chiunque abbia uno stretto contatto personale con un individuo infetto o i suoi effetti personali contaminati può sviluppare il vaiolo delle scimmie", aggiunge. Avendo lavorato per più di 30 anni nel campo dell'HIV, Mussini ci tiene anche a sottolineare che "il vaiolo delle scimmie non attacca il sistema immunitario dell'organismo nello stesso modo e che, a differenza dell'HIV, i sintomi di solito scompaiono dopo solo poche settimane senza bisogno di cure". A intervenire in merito è l'Oms stessa: "È importante sottolineare che gli MSM sono attualmente a maggior rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie a causa delle reti sociali e sessuali in cui la malattia si è diffusa più rapidamente. La maggior parte dei casi -  si legge sempre sul sito - continua a essere segnalata tra gli uomini che sono stati esposti a seguito di rapporti sessuali con altri uomini. Tuttavia, i casi di vaiolo delle scimmie vengono rilevati anche nelle donne e nei bambini e i medici devono prestare attenzione alla possibilità del vaiolo delle scimmie nella valutazione di qualsiasi paziente". Quindi stop alle insinuazioni e all'omofobia rivolta alla comunità, il vaiolo delle scimmie può colpire chiunque, non 'bada' certo all'orientamento sessuale delle persone.

Come avviene il contagio e quali sono i sintomi

Vaiolo scimmie
Tra i sintomi più comuni del vaiolo delle scimmie ci sono ulcere, gonfiori ed eruzioni cutanee 
Ma come ci si contagia, quindi? Il vaiolo delle scimmie viene contratto a seguito di un contatto personale prolungato con un individuo infetto (incluso il contatto sessuale) o il contatto con i suoi effetti personali contaminati. I sintomi di solito includono uno o più dei seguenti: eruzioni cutanee, macchie, ulcere o lesioni simili a vesciche in qualsiasi parte del corpo, ma spesso nell'area genitale o linfonodi gonfi e doloranti o febbre, mal di testa e dolori muscolari, brividi o stanchezza. Ma non mancano malintesi e i falsi allarmi. Per chiarire i dubbi sul monkeypox partendo proprio dalla sintomatologia Mussini, sul sito dell'Oms, racconta che i casi esaminati "non presentavano necessariamente l'eruzione cutanea, considerata il sintomo tipico del vaiolo delle scimmie, il che evidenzia la necessità per le persone di consultare rapidamente un medico e di sottoporsi al test". Possono esserci anche persone infettate senza ulcere visibili e con i linfonodi ingrossati. "Alcuni dei nostri pazienti che sono risultati positivi al vaiolo delle scimmie avevano febbre, infiammazione del colon e del retto, mentre altri avevano lesioni simili a vesciche sul mento, sul torace e sullo stomaco", conclude la docente.
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