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Il vertebrato più minacciato al mondo? È la tartaruga d’acqua dolce

L'allarme lanciato durante il Convegno Nazionale che si è svolto al Parco Natura Viva di Bussolengo

di MAURIZIO COSTANZO -
10 ottobre 2022
Trachemys scripta, tartaruga americana, specie invasiva in Europa

Trachemys scripta, tartaruga americana, specie invasiva in Europa

Qual è il vertebrato più minacciato al mondo? Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, non vive in una qualche foresta di qualche sperduta zona del mondo. Bensì nelle nostre case. Per sapere di cosa si tratta basta rivolgere lo sguardo in un luogo tanto familiare quanto insospettabile: l’acquario. Ebbene sì: è la tartaruga d’acqua dolce.
Lo zoologo Peter Praschag insieme al medico veterinario Michele Capasso

Lo zoologo Peter Praschag insieme al medico veterinario Michele Capasso

L’allarme è stato lanciato da Peter Praschag durante il 12esimo Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi al Parco Natura Viva di Bussolengo. “Il 62% delle specie di tartarughe d'acqua dolce sul pianeta è minacciato o in pericolo – sostiene lo zoologo -. Sono già 10 le sottospecie a essersi estinte negli ultimi anni. Un triste primato che questi animali condividono solo con le scimmie”. L’intervento dello scienziato di fama mondiale ha spiazzato tutti, perché a essere minacciato non è nessun anfibio endemico o un mammifero esotico che vive in chissà quale habitat sperduto e lontano da noi, ma un animale che conosciamo molto bene e da vicino, e con cui abbiamo familiarità. Un declino, quello delle popolazioni di tartarughe di acqua dolce, iniziato già da tempo e che col passare dei decenni si è sempre più aggravato. “Tra il 1970 e il 2010 il declino è stato del 79%. Per avere un’idea della gravità della situazione - sottolinea Peter Praschag - basti pensare che sia le specie animali terrestri che quelle marine sono scomparse a un tasso del 39%”. Considerato dunque che “fiumi, laghi e bacini d’acqua dolce stanno perdendo i propri abitanti”, come riuscire a porre rimedio o quantomeno ad arginare questa minaccia della specie? Lo zoologo si sta attivando e si è impegnato concretamente attraverso il Parco Natura Viva di Bussolengo. In pratica Peter Praschag è già lavoro al progetto che punta alla reintroduzione in natura della Emys orbicularis, che è la tartaruga palustre europea fortemente minacciata dall’invasione dell’americana Trachemys scripta.
Il pubblico durante i lavori del 12esimo Convegno della Ricerca nei Parchi

Il pubblico durante i lavori del 12esimo Convegno della Ricerca nei Parchi

Già, perché da anni la tartaruga d'acqua dolce europea e la sua sottospecie ligure sono di fatto sotto attacco da parte delle 'cugine' americane, che vengono vendute come 'animale da compagnia'. In loro soccorso si era attivata anni fa anche anche l'Unione europea, che attraverso il cofinanziamento del progetto Lifeemys aveva proseguito il lavoro di conservazione e reinserimento della specie di tartaruga palustre (Emys orbicularis ingauna) presente solo in Liguria. "Il problema è che tanto lavoro serve a poco se poi chi si va a comprare in negozio le tartarughe d'acqua dolce americane, che da adulte possono arrivare addirittura anche a raggiungere un chilo e mezzo di peso, sono aggressive e poco facili da gestire, poi le abbandona in natura" aveva spiegato l’esperto. Ma il problema non era finito lì: la diffusione sul territorio della specie americana di testuggine d'acqua dolce da tempo è un problema non solo a livello nazionale, ma anche europeo. Come evitare che le tartarughine scompaiano per sempre? Lo zoologo Peter Praschag, come un moderno Noè, ha fondato in Austria la più grande “Arca” di salvezza del mondo per tartarughe d’acqua dolce. Un’Arca gigantesca che lui stesso gestisce, e che ospita circa 2.500 animali in quattro diverse località. Ottocento di questi esemplari appartengono ai generi più minacciati in assoluto, ossia Batagur e Cuora. “Delle cinquanta specie di tartarughe più a rischio – sottolinea Praschag - ci prendiamo cura di 37 e ne alleviamo 35. Con 20 specie e sottospecie di tartarughe descritte per la prima volta, abbiamo dato un contributo significativo alla comprensione della diversità delle tartarughe. Adesso è necessario combinare misure di conservazione al di fuori del loro habitat naturale con misure nei luoghi originari. Ma per le specie con pochissimi sopravvissuti, costituire gruppi di riproduzione gestiti dall’uomo è l'unica possibilità di garantirne il futuro”.