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Home » Scienze e culture » Vivere in un ambiente sano e sostenibile: l’Onu lo inserisce tra i diritti umani fondamentali

Vivere in un ambiente sano e sostenibile: l’Onu lo inserisce tra i diritti umani fondamentali

Le Nazioni Unite, a fine luglio, hanno approvato la risoluzione che, secondo Michelle Bachelet, pur non essendo vincolante, "è un voto storico"

Domenico Guarino
25 Agosto 2022
ambiente inquinato
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Il cambiamento climatico, il degrado dell’ambiente, la gestione e l’uso non sostenibile delle risorse naturali, l’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua, la gestione scorretta delle sostanze chimiche e dei rifiuti e la conseguente perdita di biodiversità. Sappiamo tutti quanto questi fenomeni minaccino il futuro della terra e degli esseri viventi. La buona notizia è che, da qualche settimana, la lista dei diritti umani si è arricchita di un nuovo, significativo apporto: con un voto storico infatti, alla fine di luglio, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha sancito che vivere in un ambiente sano è uno dei diritti fondamentali dell’umanità, al pari del diritto alla vita, della libertà di opinione, del diritto all’educazione e al lavoro.

Onu, il nuovo diritto: vivere in un ambiente sano

Consiglio Onu diritti umani
Il Consiglio dell’Onu per i diritti umani ha approvato la risoluzione che rende il vivere in un ambiente sano un diritto fondamentale per l’umanità

L’assemblea ha approvato la risoluzione con 161 voti a favore, nessun contrario e 8 astenuti (Bielorussia, Cambogia, Cina, Etiopia, Iran, Kyrgyzstan, Russia e Siria). Il testo votato non è vincolante per gli Stati, ma la risoluzione specifica che essi “devono intensificare gli sforzi per garantire a tutti l’accesso a un ambiente pulito, sano e sostenibile“. Con questo riconoscimento si chiude un percorso iniziato 50 anni fa con la Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano (1972), che aveva già raggiunto un punto di svolta cruciale l’autunno scorso. A ottobre 2021, infatti, una risoluzione con un testo molto simile era stata finalmente approvata dal Consiglio Onu per i diritti umani. L’Alta commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite Michelle Bachelet, parlando di “voto storico”, ha affermato che “anche se il diritto umano a vivere in un ambiente sano non ha valore cogente dal punto di vista legale, fornisce comunque delle linee guida sia per i modelli di business (privati) che per le politiche economiche. Lo sfruttamento delle risorse naturali del Pianeta, quindi, è un tema che rientra nell’alveo dei diritti umani e come tale va trattato. Alla ragione economica si deve affiancare anche un ventaglio di considerazioni di altra natura”.
Insomma, come spiega David Boyd, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente, il passo in avanti ha “il potenziale di cambiare la vita in un mondo in cui la crisi ambientale globale provoca più di 9 milioni di morti premature ogni anno“.

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"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Il cambiamento climatico, il degrado dell’ambiente, la gestione e l’uso non sostenibile delle risorse naturali, l’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua, la gestione scorretta delle sostanze chimiche e dei rifiuti e la conseguente perdita di biodiversità. Sappiamo tutti quanto questi fenomeni minaccino il futuro della terra e degli esseri viventi. La buona notizia è che, da qualche settimana, la lista dei diritti umani si è arricchita di un nuovo, significativo apporto: con un voto storico infatti, alla fine di luglio, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha sancito che vivere in un ambiente sano è uno dei diritti fondamentali dell'umanità, al pari del diritto alla vita, della libertà di opinione, del diritto all’educazione e al lavoro.

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