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Home » HP Trio » Lorenzo Balducci a teatro racconta la comunità Lgbt in modo politicamente scorretto

Lorenzo Balducci a teatro racconta la comunità Lgbt in modo politicamente scorretto

L'attore romano ha fatto comig out a 21 anni con la famiglia e nel 2012 ha reso nota al pubblico la sua omosessualità: "Non me ne pento, è stata una liberazione"

Marianna Grazi
22 Gennaio 2022
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A teatro interpreta “in maniera dissacrante” la comunità Lgbtq di cui lui stesso fa parte. “Non l’ho deciso io, ma il regista” dice l’attore, parlando dello spettacolo “Allegro ma non troppo”, che definisce ‘politicamente scorretto’ e di cui è interprete. “Io non ero convinto di farcela, ma alla fine è andata bene. Mi ha chiesto di mettermi a nudo”, aggiunge. Lorenzo Balducci, romano, nipote dello scultore marchigiano Elio Balducci e secondogenito di Angelo Balducci e Rosanna Thau. Ha iniziato a studiare recitazione all’età di 14 anni e nel 2001 ha fatto l’esordio a teatro. Venerdì 21 gennaio, durante il programma di Rai Uno condotta da Serena Bortone “Oggi è un altro giorno”, si è raccontato senza filtri, svelando tutti i retroscena di una vita fatta di tanti alti quanto di momenti difficili. Capace di esorcizzare il passato e cicatrizzare le ferite cimentandosi con la stand up comedy, l’attore rivela che per l’ultimo show non avrebbe voluto invitare la famiglia, perché molti temi portati sulla scena, nella realtà, con loro, non li ha ancora affrontati. “Io dall’inizio avevo deciso di non invitarli a vedere lo spettacolo, c’erano delle cose di cui non avevo parlato. Poi ho cambiato idea a poche settimane dall’inizio”.

Lorenzo Balducci, 39 anni, noto attore romano

Volto noto della tv e del grande schermo, l’artista ha recitato nel corso della sua carriera in diverse pellicole di successo, tra cui il film “Tre metri sopra il cielo” e la serie “I Medici”, solo per citarne due, ed è molto seguito sui social. Sulla sua vita privata, però, mantiene uno stretto riserbo. Di lui sappiamo, però, che ha fatto coming out nel 2012, durante un’intervista al quotidiano La Repubblica per l’uscita del film Good as you di Mariano Lamberti, pellicola che abbracciava la tematica omosessuale. “Fu il mio ragazzo, all’epoca, a darmi coraggio, dicendomi che non avevo nulla di cui avere paura e che quindi potevo buttarmi. E aveva ragione”, ha raccontato di recente.

Mai pentito della scelta per lui fu una sorta di liberazione ulteriore, anche perché, con la sua famiglia e con suo padre in primis, si era rivelato tempo prima, all’età di 21 anni. Quel padre noto alle cronache perché coinvolto in un caso di cronaca giudiziaria, che aveva scontato la sua pena in carcere: “Una volta sono andato a trovarlo e piangevo. Mi disse di non farlo… Mio padre ha sbagliato, ma ha pagato un prezzo troppo alto”. Un legame molto forte tra i due, nonostante tutto, tanto che proprio dal padre era partito per affrontare quel passo decisivo della propria vita. Dopo il quale, dice, aveva capito di essersi finalmente buttato alle spalle la paura di non essere accettato. Oggi lo ricorda con affetto: “È accaduto davanti a Titanic. Lo racconto nello spettacolo (“Allegro ma non troppo”, ndr): ho scelto mio padre e ci ho messo tutta la durata del film a dirglielo, e dura tre ore e un quarto – afferma con il sorriso –. Volevo partire dalla persona più difficile, ma poi è stato meraviglioso, così come gli altri componenti della mia famiglia”.

Balducci ha fatto pubblicamente coming out nel 2012

Balducci, oltre alla vicenda familiare, ha avuto in passato anche problemi di tossicodipendenza, con la metanfetamina: “Quello che era iniziato come un gioco mi stava distruggendo”. Da quando ne è uscito, da quel gioco che rischiava di essere mortale, si aggrappa con tutte le sue forze alla vita. Ma anche per la sua omosessualità, nonostante i molti passi in avanti della società, ha sofferto. Sul set c’è stato infatti un lungo periodo di inattività, collegato forse alla causa contro il padre e probabilmente anche al suo coming out: “Non so se questo abbia frenato la mia carriera – ha dichiarato ai microfoni di gay.it –. Non so dare una risposta precisa, mi baso sulle sensazioni che ho e in parte ti direi di sì. Non ho mai vissuto casi di omofobia diretta sul posto di lavoro, ma una parte di me pensa comunque di sì. Però io ero cosciente, nel 2012, che andavo incontro anche a questo. Potessi tornare indietro lo rifarei, anzi forse lo rifarei anche prima”. Perché, aggiunge durante l’intervista, più che pensare “a quello che sarebbe potuto succedere se non avessi fatto coming out, (pensa) alla quantità di attori che lo hanno fatto nel resto del mondo prima e dopo di me. Una piccola fetta di artisti che rischia, uscendo allo scoperto. Ogni coming out mi fa ben sperare. Poi certo, vedi quello che è successo al DDL Zan e torni a perdere ogni tipo di speranza nel futuro”.

La campagna #liberədiamare

Nel nostro piccolo, anche noi di Luce! cerchiamo di pensare a tuttə coloro che, fino ad oggi, hanno fatto coming out affrontando l’ignoto, le proprie paure, a volte anche il pericolo, consapevoli che ci sarebbero state conseguenze, ma non sapendo quali. Per questo, per non far perdere loro le speranze per il futuro, per dare loro uno spazio di condivisione di storie, esperienze e testimonianze, come quelle di Bianca e Serena, ma anche di tuttə quellə che in passato hanno raccontato il loro coming out, tra cui Francesco Cicconetti, Muriel De Gennaro, Luce Scheggi, Paola Egonu, Elena Linari, Lucilla Boari e i giovanissimi Malika e Giacomo, abbiamo deciso di lanciare la campagna #liberədiamare. Vogliamo promuovere valori che vadano al di là della singola persona, ma facendolo attraverso storie, esempi, esperienze che ne siano portavoci. Per questo invitiamo tutt* i/le nostr* lettor* a scriverci al nostro indirizzo mail redazione@luce.news.it o attraverso i nostri canali social, a raccontarci il loro coming out, a rendere partecipe tutta la comunità di Luce! di cosa voglia dire urlare al mondo che l’amore è amore, verso chiunque sia rivolto.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
A teatro interpreta "in maniera dissacrante" la comunità Lgbtq di cui lui stesso fa parte. "Non l’ho deciso io, ma il regista" dice l’attore, parlando dello spettacolo "Allegro ma non troppo", che definisce 'politicamente scorretto' e di cui è interprete. "Io non ero convinto di farcela, ma alla fine è andata bene. Mi ha chiesto di mettermi a nudo", aggiunge. Lorenzo Balducci, romano, nipote dello scultore marchigiano Elio Balducci e secondogenito di Angelo Balducci e Rosanna Thau. Ha iniziato a studiare recitazione all'età di 14 anni e nel 2001 ha fatto l'esordio a teatro. Venerdì 21 gennaio, durante il programma di Rai Uno condotta da Serena Bortone "Oggi è un altro giorno", si è raccontato senza filtri, svelando tutti i retroscena di una vita fatta di tanti alti quanto di momenti difficili. Capace di esorcizzare il passato e cicatrizzare le ferite cimentandosi con la stand up comedy, l'attore rivela che per l'ultimo show non avrebbe voluto invitare la famiglia, perché molti temi portati sulla scena, nella realtà, con loro, non li ha ancora affrontati. "Io dall’inizio avevo deciso di non invitarli a vedere lo spettacolo, c’erano delle cose di cui non avevo parlato. Poi ho cambiato idea a poche settimane dall’inizio".
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Balducci ha fatto pubblicamente coming out nel 2012
Balducci, oltre alla vicenda familiare, ha avuto in passato anche problemi di tossicodipendenza, con la metanfetamina: "Quello che era iniziato come un gioco mi stava distruggendo". Da quando ne è uscito, da quel gioco che rischiava di essere mortale, si aggrappa con tutte le sue forze alla vita. Ma anche per la sua omosessualità, nonostante i molti passi in avanti della società, ha sofferto. Sul set c'è stato infatti un lungo periodo di inattività, collegato forse alla causa contro il padre e probabilmente anche al suo coming out: “Non so se questo abbia frenato la mia carriera – ha dichiarato ai microfoni di gay.it –. Non so dare una risposta precisa, mi baso sulle sensazioni che ho e in parte ti direi di sì. Non ho mai vissuto casi di omofobia diretta sul posto di lavoro, ma una parte di me pensa comunque di sì. Però io ero cosciente, nel 2012, che andavo incontro anche a questo. Potessi tornare indietro lo rifarei, anzi forse lo rifarei anche prima”. Perché, aggiunge durante l'intervista, più che pensare “a quello che sarebbe potuto succedere se non avessi fatto coming out, (pensa) alla quantità di attori che lo hanno fatto nel resto del mondo prima e dopo di me. Una piccola fetta di artisti che rischia, uscendo allo scoperto. Ogni coming out mi fa ben sperare. Poi certo, vedi quello che è successo al DDL Zan e torni a perdere ogni tipo di speranza nel futuro”.

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