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Home » HP Trio » Zerocalcare, “Dopo il botto” arriva la nuova serie animata

Zerocalcare, “Dopo il botto” arriva la nuova serie animata

Prorogata fino al 23 aprile la mostra di Milano che racconta le nostre esistenze dopo "l'enorme meteorite". Cresce l'attesa per "Questo mondo non mi renderà cattivo"

Margherita Ambrogetti Damiani
5 Marzo 2023
"Questo mondo non mi renderà cattivo", la sua nuova serie animata in arrivo prossimamente su Netflix

"Questo mondo non mi renderà cattivo", la sua nuova serie animata in arrivo prossimamente su Netflix

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A chi ha seguito il Festival di Sanremo non sarà sfuggito che, tra una pubblicità e l’altra della terza serata, ha fatto capolino il lancio di una nuova serie Netflix firmata Zerocalcare. “Questo mondo non mi renderà cattivo” è il titolo con cui Michele Rech ha deciso di tornare sul piccolo schermo dopo il successo di “Strappare lungo i bordi”. Zerocalcare l’ha chiarito sin da subito: non si tratterà di un sequel. Ci saranno Sarah, Secco, Armadillo – che avrà ancora una volta l’inconfondibile voce di Valerio Mastandrea – ma con altre storie da interpretare. Sei episodi che metteranno al centro la resistenza quotidiana di chi non ha alcuna intenzione di cedere al cospetto del caos sociale contemporaneo. A giudicare dalle premesse, “Questo mondo non mi renderà cattivo” tiene ben stretto tra le mani il filo rosso di “Scavare fossati – Nutrire coccodrilli”, la mostra che ospitò le opere di Zero al MAXXI di Roma dal 10 novembre 2018 al 10 marzo 2019, che immortalava con una rara lucidità il mondo prima del Covid-19 esattamente per come era, ponendolo in una prospettiva futura che, a guardarla oggi, pare più un pronostico che una personalissima lettura.

 

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A proposito di mostre, nell’attesa del rilascio della nuova serie, il fumettista di Rebibbia sarà ospite degli spazi della Fabbrica del Vapore a Milano fino al prossimo 23 aprile. Ideata da Silvia Barbagallo, prodotta da Arthemisia e curata da Giulia Ferracci, l’esposizione conta già al proprio attivo migliaia tra visitatrici e visitatori di tutte le età, perché con Zerocalcare funziona (meravigliosamente) così. Il titolo della mostra parla da solo: “Dopo il botto” racconta le nostre esistenze dopo “l’enorme meteorite” chiamato Covid-19 che ha frammentato e reso più fragile ogni nucleo sociale nel quale siamo inseriti. Nelle oltre 500 tavole originali, nei video, nei bozzetti, nelle illustrazioni e nell’opera site specific, Michele ci spiega a chiare lettere che, a dispetto dei pronostici, non ne siamo usciti affatto migliori e che la crisi globale, la guerra in Ucraina e varie ed eventuali hanno ulteriormente aggravato una faccenda che già versava in non buonissime condizioni.

La nuova serie "Questo mondo non mi renderà cattivo" arriverà su Netflix nel 2023
La nuova serie “Questo mondo non mi renderà cattivo” arriverà su Netflix nel 2023

Due le chiavi di lettura a cui Rech ci ha ormai abituati: quella personale e quella collettiva. Da una parte, l’ansia e il disagio, per dirla alla Giancane (autore dei pezzi che hanno accompagnato “Rebibbia quarantine”, la striscia animata realizzata in piena pandemia, e “Strappare lungo i bordi”), che inchioda ciascuno di noi di fronte ad una realtà incredibilmente in un equilibrio instabile e dall’altra la resiliente risposta collettiva di chi è convinto che, insieme, (forse) andrà tutto bene. E se è vero com’è vero che Zerocalcare è uno degli artisti più talentuosi dei nostri tempi, è altrettanto vero che il cataclisma planetario che ci racconta in “Dopo il botto” è molto più di una somma di strisce a fumetti. È piuttosto l’occasione per catapultare se stessi di fronte a una realtà che fa malissimo ma che è fondamentale imparare a guardare dritta negli occhi, tra temi sociali, battaglie civili, crisi internazionali, oppressi, oppressori e gente che spera. Un non luogo assolutamente da visitare per provare a capirci qualcosa in più di ciò che è stato, è e sarà. Con la sensibilità di Zero, la semplicità di Secco, la profondità di Sarah e l’essenziale cinismo di Armadillo.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere

A chi ha seguito il Festival di Sanremo non sarà sfuggito che, tra una pubblicità e l’altra della terza serata, ha fatto capolino il lancio di una nuova serie Netflix firmata Zerocalcare. “Questo mondo non mi renderà cattivo” è il titolo con cui Michele Rech ha deciso di tornare sul piccolo schermo dopo il successo di “Strappare lungo i bordi”. Zerocalcare l’ha chiarito sin da subito: non si tratterà di un sequel. Ci saranno Sarah, Secco, Armadillo - che avrà ancora una volta l’inconfondibile voce di Valerio Mastandrea - ma con altre storie da interpretare. Sei episodi che metteranno al centro la resistenza quotidiana di chi non ha alcuna intenzione di cedere al cospetto del caos sociale contemporaneo. A giudicare dalle premesse, “Questo mondo non mi renderà cattivo” tiene ben stretto tra le mani il filo rosso di “Scavare fossati - Nutrire coccodrilli”, la mostra che ospitò le opere di Zero al MAXXI di Roma dal 10 novembre 2018 al 10 marzo 2019, che immortalava con una rara lucidità il mondo prima del Covid-19 esattamente per come era, ponendolo in una prospettiva futura che, a guardarla oggi, pare più un pronostico che una personalissima lettura.

 
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Un post condiviso da @zerocalcare

A proposito di mostre, nell’attesa del rilascio della nuova serie, il fumettista di Rebibbia sarà ospite degli spazi della Fabbrica del Vapore a Milano fino al prossimo 23 aprile. Ideata da Silvia Barbagallo, prodotta da Arthemisia e curata da Giulia Ferracci, l’esposizione conta già al proprio attivo migliaia tra visitatrici e visitatori di tutte le età, perché con Zerocalcare funziona (meravigliosamente) così. Il titolo della mostra parla da solo: “Dopo il botto” racconta le nostre esistenze dopo "l'enorme meteorite" chiamato Covid-19 che ha frammentato e reso più fragile ogni nucleo sociale nel quale siamo inseriti. Nelle oltre 500 tavole originali, nei video, nei bozzetti, nelle illustrazioni e nell’opera site specific, Michele ci spiega a chiare lettere che, a dispetto dei pronostici, non ne siamo usciti affatto migliori e che la crisi globale, la guerra in Ucraina e varie ed eventuali hanno ulteriormente aggravato una faccenda che già versava in non buonissime condizioni.
La nuova serie "Questo mondo non mi renderà cattivo" arriverà su Netflix nel 2023
La nuova serie "Questo mondo non mi renderà cattivo" arriverà su Netflix nel 2023

Due le chiavi di lettura a cui Rech ci ha ormai abituati: quella personale e quella collettiva. Da una parte, l’ansia e il disagio, per dirla alla Giancane (autore dei pezzi che hanno accompagnato “Rebibbia quarantine”, la striscia animata realizzata in piena pandemia, e “Strappare lungo i bordi”), che inchioda ciascuno di noi di fronte ad una realtà incredibilmente in un equilibrio instabile e dall’altra la resiliente risposta collettiva di chi è convinto che, insieme, (forse) andrà tutto bene. E se è vero com’è vero che Zerocalcare è uno degli artisti più talentuosi dei nostri tempi, è altrettanto vero che il cataclisma planetario che ci racconta in “Dopo il botto” è molto più di una somma di strisce a fumetti. È piuttosto l’occasione per catapultare se stessi di fronte a una realtà che fa malissimo ma che è fondamentale imparare a guardare dritta negli occhi, tra temi sociali, battaglie civili, crisi internazionali, oppressi, oppressori e gente che spera. Un non luogo assolutamente da visitare per provare a capirci qualcosa in più di ciò che è stato, è e sarà. Con la sensibilità di Zero, la semplicità di Secco, la profondità di Sarah e l’essenziale cinismo di Armadillo.

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