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Home » Spettacolo » A Firenze arriva l’arte a domicilio, i musei si mettono in ‘valigia’ per andare a casa delle persone fragili

A Firenze arriva l’arte a domicilio, i musei si mettono in ‘valigia’ per andare a casa delle persone fragili

Con il progetto "Musei in valigia" la storia e la cultura vengono portate in trasferta dalle persone che vivono in situazioni di fragilità. Già coinvolti 600 giovani, immigrati e anziani

Maurizio Costanzo
3 Marzo 2022
Mu

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https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2022/03/outputcompress-video-online.com_.mp4

Le persone più fragili non possono andare al museo? Nessun problema: i musei si chiudono in ‘valigia’ e vanno a casa loro. È quanto avviene dall’estate scorsa a Firenze, grazie al progetto ‘Musei in valigia’ che fino ad ora ha permesso a oltre seicento persone in situazione di fragilità, disagio o difficoltà di godere dell’esperienza dell’arte a domicilio. I musei si sono infatti messi in viaggio per raggiungere giovani, immigrati e anziani nei diversi centri e nelle diverse strutture cittadine come scuole di alfabetizzazione, centri diurni, strutture semi-residenziali e residenziali, offrendo loro la possibilità di trascorrere del tempo in compagnia dell’arte, della storia e della cultura fiorentine.

“Musei in valigia”, l’arte, la storia e la bellezza a portata di tutti

Dalle fotografie alle cartine geografiche: arte e storia a domicilio

Circa quaranta appuntamenti, resi possibili grazie a vere e proprie valigie al cui interno erano custoditi materiali storici e artistici scelti per offrire un’esperienza di avvicinamento al patrimonio fiorentino: dall’Italia vista attraverso gli scatti dei grandi fotografi protagonisti dell’ultima mostra del Forte Belvedere, ‘Italiae, Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea’, all’excursus tra le mappe della suggestiva Sala delle carte geografiche di Palazzo Vecchio fino alla full immersion tra i grandi artisti del XX secolo grazie alle suggestioni offerte dalle opere del Museo Novecento. In tutto questo, gli elementi visivi e sonori sono stati predisposti, ideati e selezionati per dispiegare un viaggio suggestivo alla scoperta delle bellezze della città senza muovere un passo, ma non per questo rinunciando alla possibilità di un’immersione piena nei tesori fiorentini.  Vere e proprie esperienze performative, dall’arrivo della valigia fino alla sua partenza, che grazie all’agire esperto e sensibile delle mediatrici MUS.E hanno coinvolto persone di ogni età e condizioni sociale per vivere insieme la meraviglia dell’arte.

Il progetto “Musei in valigia” ha già coinvolto oltre 600 persone fragili

Oltre 600 persone fragili coinvolte nel progetto

“Grazie a questo bel progetto che ha portato l’arte a domicilio – ha detto l’assessore al Welfare Sara Funaro – oltre 600 persone fragili hanno potuto scoprire e ammirare la bellezza del patrimonio artistico custodito nei nostri musei civici e conoscere la storia e la cultura di Firenze. ‘Musei in valigia’ è stata l’occasione per tanti cittadini, più o meno giovani che vivono in condizioni di difficoltà, di vivere un’esperienza culturale unica che altrimenti non avrebbero potuto avere. Mi auguro che questo progetto possa continuare”. “È stato avvincente progettare la trasferta dei musei ed emozionante coglierne gli esiti – aggiunge Matteo Spanò, Presidente di MUS.E -. Una finestra sulla bellezza, un viaggio impossibile che ha rapito giovani, ragazzi, adulti e anziani di ogni provenienza e condizione; un dialogo speciale che l’arte ha avuto il potere di innescare”.

Il progetto “Musei in valigia” è nato a Firenze nell’estate del 2021

Il direttore Gori: “L’arte finalmente a portata di tutti”

“Questo progetto ha il grande merito di aver reso l’arte a portata di tutti, facendola arrivare a un pubblico di soggetti più fragili che altrimenti, probabilmente, non avrebbe potuto godere dei suoi benefici – afferma Gabriele Gori, Direttore Generale della Fondazione CR Firenze -. Un nobile obiettivo che rispecchia i valori che muovono anche la Fondazione CR Firenze nelle tante attività dirette per avvicinare chi è in difficoltà alla cultura, oppure a sostegno dei soggetti che operano con lo stesso intento. I risultati presentati oggi sono preziosi e non possono che renderci soddisfatti di questa iniziativa”. Gli appuntamenti, completamente gratuiti, si sono svolti con bambini, ragazzi, giovani, immigrati, minori stranieri non accompagnati, disabili, persone in recupero da dipendenze, anziani, declinando ogni volta diversamente l’esperienza e modulando attentamente forme, linguaggi e contenuti in relazione ai partecipanti. Ovunque e ogni volta sono stati riscontrati entusiasmo, curiosità e partecipazione; i contenuti culturali si sono intrecciati alle esperienze e ai ricordi personali dei partecipanti, portando a momenti piacevoli, sereni e preziosi di scoperta reciproca. Prezioso è stato il supporto degli educatori, operatori e assistenti specializzati delle diverse strutture, che hanno sempre contribuito a creare un clima sereno e collaborativo. Una buona pratica, quindi, da proseguire anche nei prossimi mesi”.

Il progetto ‘Musei in valigia’  è stato promosso dal Comune di Firenze, è stato avviato dai Musei Civici Fiorentini,  curato da MUS.E con la collaborazione dell’Assessorato al Welfare del Comune di Firenze e realizzato grazie al contributo di Fondazione CR Firenze nell’ambito di Partecipazione culturale, il bando tematico che la Fondazione dedica al sostegno di programmazioni culturali finalizzate a potenziare la partecipazione attiva della comunità locale e l’inclusione sociale delle periferie.

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
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Le persone più fragili non possono andare al museo? Nessun problema: i musei si chiudono in ‘valigia’ e vanno a casa loro. È quanto avviene dall’estate scorsa a Firenze, grazie al progetto ‘Musei in valigia’ che fino ad ora ha permesso a oltre seicento persone in situazione di fragilità, disagio o difficoltà di godere dell’esperienza dell’arte a domicilio. I musei si sono infatti messi in viaggio per raggiungere giovani, immigrati e anziani nei diversi centri e nelle diverse strutture cittadine come scuole di alfabetizzazione, centri diurni, strutture semi-residenziali e residenziali, offrendo loro la possibilità di trascorrere del tempo in compagnia dell’arte, della storia e della cultura fiorentine.

"Musei in valigia", l'arte, la storia e la bellezza a portata di tutti

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Il progetto "Musei in valigia" ha già coinvolto oltre 600 persone fragili

Oltre 600 persone fragili coinvolte nel progetto

“Grazie a questo bel progetto che ha portato l’arte a domicilio - ha detto l’assessore al Welfare Sara Funaro - oltre 600 persone fragili hanno potuto scoprire e ammirare la bellezza del patrimonio artistico custodito nei nostri musei civici e conoscere la storia e la cultura di Firenze. ‘Musei in valigia’ è stata l’occasione per tanti cittadini, più o meno giovani che vivono in condizioni di difficoltà, di vivere un’esperienza culturale unica che altrimenti non avrebbero potuto avere. Mi auguro che questo progetto possa continuare”. “È stato avvincente progettare la trasferta dei musei ed emozionante coglierne gli esiti – aggiunge Matteo Spanò, Presidente di MUS.E -. Una finestra sulla bellezza, un viaggio impossibile che ha rapito giovani, ragazzi, adulti e anziani di ogni provenienza e condizione; un dialogo speciale che l’arte ha avuto il potere di innescare”.

Il progetto "Musei in valigia" è nato a Firenze nell'estate del 2021

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