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Home » Spettacolo » Alice Campello e il dramma subito dopo il parto: “Ho rischiato di perdere l’utero”

Alice Campello e il dramma subito dopo il parto: “Ho rischiato di perdere l’utero”

A "Verissimo" la moglie di Alvaro Morata racconta la paura dopo la nascita della quarta figlia: "A salvarmi la vita è stato chi ha donato il sangue"

Barbara Berti
28 Gennaio 2023
Alice Campello (Instagram)

Alice Campello (Instagram)

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Alice Campello tra la gioia per il parto e il dramma subito dopo. Ospite della puntata di sabato 28 gennaio di “Verissimo”, la 27enne originaria di Mestre racconta l’improvvisa emorragia in ospedale a Madrid dopo aver dato alla luce Bella, la quarta figlia avuta dal marito, il campione di calcio spagnolo Alvaro Morata.

Alice Campello (Instagram)
Alice Campello (Instagram)

“L’avevo appena tenuta in braccio quando ho visto il letto macchiarsi di sangue e ho visto Alvaro sbiancare in volto. Dopo di questo non mi ricordo più nulla”, racconta l’influencer veneziana che rassicura sulle sue condizioni di salute: “Ora sto meglio”.

 

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Ma la moglie dell’ex juventino, adesso in forza all’Atletico Madrid, non nasconde l’ansia che ha provato subito dopo il momento più bello del parto: “Sono stata in terapia intensiva e mi hanno salvata le trasfusioni di sangue. Ho rischiato di perdere l’utero ma per fortuna i medici sono riusciti ad applicarmi un palloncino e a bloccare l’emorragia”. Sono state necessarie ben 17 trasfusioni di sangue sono state necessarie. “Mi sono svegliata alle dieci di sera, dalle dieci di mattina. Mi hanno intubata, sono stata lontana dalla mia famiglia per ore. Quando mi sono svegliata ho capito tutto”, racconta nel salottino tv di Silvia Toffanin dove lancia anche un appello a donare il sangue: “A salvarmi la vita è stato chi ha donato il sangue”.

 

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Sono stati, quindi, momenti molto difficili per la 27enne che, però, era più preoccupata per la famiglia che per se stessa. “È stato difficile. Avevo detto ai bambini che avrebbero conosciuto la sorellina, ma non mi vedevano tornare. Nessuno gli ha spiegato ma avevano capito. Uno di loro dormiva con la mia foto. Oggi vedo ogni cosa in modo diverso. Alvaro è arrivato a pensare a come sarebbe stata la vita senza di me. Oggi i bimbi mi portano fiori in continuazione, mi chiedono ogni tre secondi se sto bene. È incredibile la sensibilità dei bambini”. Grazie all’affetto del marito e dei bambini, Campello è riuscita a superare lo choc improvviso e a godersi finalmente l’arrivo della piccola Bella. Uscite dall’ospedale subito dopo la guarigione, l’influencer ha portato la figlia allo stadio per vedere giocare il padre che ha segnato un gol, dedicato naturalmente alle sue donne.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Alice Campello tra la gioia per il parto e il dramma subito dopo. Ospite della puntata di sabato 28 gennaio di “Verissimo”, la 27enne originaria di Mestre racconta l'improvvisa emorragia in ospedale a Madrid dopo aver dato alla luce Bella, la quarta figlia avuta dal marito, il campione di calcio spagnolo Alvaro Morata.
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