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Anghiari, da città della Battaglia a città della donna. Il borgo la celebra con una mostra

La figura e i personaggi femminili attraverso cinque secoli di storia, in un'esposizione diffusa che ripercorre epoche e protagoniste

di NICOLÒ GUELFI -
28 novembre 2022
Donne_Museo_Della_Battaglia_006

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L’arte e la bellezza per raccontare le donne. Il piccolo borgo toscano di Anghiari, in provincia di Arezzo, non è secondo ad altri luoghi per il suo fascino e il suo amore per la storia e la cultura. La scorsa estate è stato inserito dalla Cnn tra le più belle mete turistiche da visitare in Europa e il 5 di novembre ha dato il via ad un progetto ambizioso che ha come protagoniste tutta una serie di figure femminili: decine di opere realizzate da maestri quali Dürer, Jacopo della Quercia, Giovanni dal Ponte, Goya, Manet, “popoleranno” il centro storico fino all’8 marzo, appunto la Festa della Donna, celebrando il mito e la forza spirituale della femminilità, dal Rinascimento all’età contemporanea.

Anghiari

Anghiari, in realtà, era un luogo celebre molto prima che la Cnn gli assegnasse il meritato spazio: borgo medievale toscano famoso per la battaglia campale nel Quattrocento tra fiorentini e milanesi dipinta da Leonardo per il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, è stato anche set cinematografico per il capolavoro “La ragazza di Bube”, diretto da Luigi Comencini, e “Una moglie bellissima” di Leonardo Pieraccioni. Inoltre, è stato citato anche da Ivan Graziani in una sua canzone: “Il prete di Anghiari”. “Storie di Donne”, questo il nome del progetto che abbraccia tutto il Comune, presenta al pubblico una ricca esposizione, che riempirà quattro prestigiosi spazi del suo centro storico di decine di opere a cavallo tra mito, rappresentazioni bibliche, evangeliche e iconografia classica.

"Storia di Donne" nel centro storico di Anghiari

“L’idea è nata da una riflessione degli assessorati al Turismo e alla Cultura di Anghiari – spiega Gabriele Mazzi, direttore dei due musei anghiaresi e del museo casa natale di Michelangelo Buonarroti di Caprese –. Per realizzare “Storia di Donne” abbiamo impiegato quattro luoghi del centro storico: i due musei (quello della Battaglia e di Palazzo Taglieschi) la chiesa di Sant’Agostino e il Palazzo Pretorio. La curia, il Comune e i musei hanno lavorato e si sono impegnati molto per realizzare questa mostra”. Che cosa vedrà il visitatore? Dipinti, disegni e sculture che sintetizzano cinque secoli di cultura occidentale attraverso le rappresentazioni iconografiche con protagoniste Eva, la Vergine Maria, la Maddalena, Santa Caterina, e ancora Leda, Medea, Penelope (solo per citarne alcune).

Ilario Fioravanti a Palazzo Pretorio

Le opere sono realizzate da grandi maestri: Michelangelo Buonarroti, Albrecht Dürer, Jacopo della Quercia, Giovanni dal Ponte, Francisco Goya ed Édouard Manet. Il recupero, tutto contemporaneo, di forme figurative più arcaiche della femminilità, portato avanti dallo scultore romagnolo Ilario Fioravanti. Un racconto per immagini che si muove tra storiografia, leggenda, allegoria, simbolismo e spiritualità. La curatela è affidata agli storici dell’arte Benedetta Spadaccini (dottore aggregato e assistente curatore Disegni e Stampe presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana) e Gabriele Mazzi. L’esposizione è frutto dell’idea di due donne: Alberica Barbolani da Montauto e Ilaria Lorenzini, rispettivamente assessore alla Cultura ed al Turismo della città toscana. “Come sempre avviene – spiega Alberica Barbolani – gli eventi scaturiscono da lunghi periodi di preparazione, riflessione e studio. In questo caso sono molteplici i fattori che concorrono a comporre questa mostra, il primo dei quali è la fiducia nel dialogo e nella ricerca di obiettivi comuni, che puntualmente, quando sono nobili, vengono trovati”.

Le “tappe” della mostra diffusa

Palazzo Pretorio

Il Museo della Battaglia e di Anghiari presenta 18 opere, tra le quali preziosi lavori di grafica, come la creazione di Eva di Michael Wohlgemuth (Norimberga 1434-1519) e il prezioso foglio con Adamo ed Eva di Albrecht Dürer (Norimberga 1471 – 1528). Fanno parte del percorso le celebri Hasta la muerte di Francisco de Goya (Fuendetodos, 1746-Bourdeaux, 1828), l’Olympia di Manet (Parigi, 1832-1883), la Penelope di Max Klinger (Lipsia, 1857-Grossjena, 1920), ed anche il raro foglio contenente Leda e il cigno in un paesaggio, disegno cinquecentesco che riproduce la perduta opera omonima di Michelangelo Buonarroti. Vi è poi una piccola tavola rappresentante il Matrimonio Mistico di Santa Caterina, considerata copia del famoso soggetto di Correggio. La Maddalena penitente, a lungo ascritta alla maniera di Cristofano Allori, che oggi, finalmente, trova la sua reale attribuzione a Francesco Morosini sulla base di un brillante studio. Questo dipinto, oggetto di un recente restauro sostenuto da Salpa tramite Fondazione Lions e la sezione Lions della Valtiberina, rappresenta una vera scoperta dopo la ripulitura dalle vernici che ne offuscavano il segno e che celavano in parte la firma dell’autore. Nel Museo di Palazzo Taglieschi l’attenzione si concentra su tre rappresentazioni della Vergine: la ieratica Madonna di Giovanni dal Ponte, appena restituita ad Anghiari (grazie ad un accordo fra la Direzione regionale Musei per la Toscana e la Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, dopo essere rimasta per svariati anni al Museo Medievale e Moderno di Arezzo), l’iconica Madonna con Bambino di Jacopo della Quercia e la commovente Vergine attribuita a Benedetto Buglioni che accarezza con le mani e con lo sguardo Gesù bambino. Nella chiesa di Sant’Agostino e in Palazzo Pretorio si sviluppa infine un itinerario tra contemporaneità e ricerca delle origini con le sculture di Ilario Fioravanti (Cesena, 1922 – Savignano sul Rubicone, 2012): grandi terrecotte che trasmettono l’arcaica potenza espressiva e spirituale della femminilità modellata nelle sue forme più basiche e primitive.

Madonna col Bambino, Jacopo Della Quercia

Le donne del passato, un messaggio che parla al presente

Viene da chiedersi quale sia il messaggio attuale di opere e personaggi appartenenti a un passato così remoto. “Il messaggio che non invecchia è la loro personalità – spiega il direttore Mazzi –. L’aspetto interessante è quello di raccontare la personalità della donna attraverso la sua storia e i suoi archetipi: narrare i suoi diritti, creare un percorso di riconoscibilità”. In parallelo con la mostra saranno organizzati incontri con il pubblico, che vedranno la partecipazione di illustri ospiti: “Parleremo di due personaggi femminili simbolo del territorio anghiarese, il cui valore trascende i nostri confini: L’Evangelista Martini, nota come l’Anghiarina, cacciata a forza dal suo Paese, divenuta cortigiana nella Roma di Pio IX e tornata come ricca filantropa proprio ad Anghiari. A lei si deve la fondazione del vecchio ospedale di Anghiari nel 1870. L’altra è Francesca Busatti, fondatrice dell’omonima ditta famosa nel mondo come simbolo di qualità nel settore tessile. Il primo incontro sarà il 27 novembre: Irene Briani Fioravanti, ci offrirà un ricordo del marito scultore, la cui opera occupa uno spazio chiave del progetto”.