Anna Safroncik è arrivata nel nostro Paese a 12 anni insieme alla madre, ma vive da tanti anni ad Arezzo: recentemente suo padre è rientrato in Italia dopo le ore della paura e l’attrice ha raccontato la sua odissea. Scelta come testimonial insieme a Neri Marcorè della XV edizione del Festival internazionale della cinematografia sociale Tulipani Di Seta Nera in programma dal 5 all’8 maggio a Roma, ha voluto lanciare il suo appello attraverso le colonne di Luce!
L’interprete di film come C’era un cinese in coma di Verdone e, tra le serie, di Il commissario Manara e Il restauratore, è stata raggiunta a Roma da qualche settimana dal padre insegnante, che all’inizio del conflitto era rimasto bloccato a Kiev: "Ora è in casa con me. Fino a qualche giorno fa era sotto le bombe - le sue parole - . Vedere ogni mattina i canali di news per capire se la tua vita è ancora in piedi non è una passeggiata. Casa nostra poi è dietro piazza Maidan, nel centro di Kiev, fulcro dell’attenzione militare. Siamo molto preoccupati per i nostri parenti e amici. Però le comunicazioni sono ancora aperte e sappiamo via via cosa succede. Viviamo con molta angoscia sperando ogni giorno questa guerra finisca". Anna Safroncik si sente "ucraina, come mi sento russa, italiana, cittadina del mondo. Penso che i confini territoriali nel 2022 siano un’assurdità e che questa guerra sia una pazzia come dice anche Papa Francesco". Pur non vivendo lontana dall'Ucraina da tanti anni, "mi sento coinvolta al mille per mille - sottolinea - perché la mia gente ucraina sta soffrendo e mi sta venendo a chiedere aiuto; allo stesso tempo la mia gente italiana mi chiede come aiutare. Io però sono solo un’attrice e cerco di aiutare mettendo in contatto le persone, sostenendo le associazioni che stanno soccorrendo i profughi". Sono già milioni le persone che "fino a un mese fa avevano un mondo come quello di tutti noi e oggi non solo non hanno più un tetto sulla testa, ma non hanno più nemmeno la speranza". Un rischio da evitare è che le persone si desensibilizzino alle immagini della guerra che arrivano ogni giorno: «Mi piacerebbe che le notizie fossero più varie e non monotematiche, mi piacerebbe sentire più parole per la pace che per la guerra. Non possiamo far finta di niente e dimenticare che c’è il conflitto dietro l’angolo. Almeno attraverso i social abbiamo la possibilità di far sentire la nostra voce".
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