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Il passaggio all'adolescenza all'età adulta nel film di Bagnasco: "Mattia e Argos, un incontro magico"

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
28 marzo 2022
Fabio Bagnasco, il cane e il bambino: Mattia e Argos, un incontro magico

Fabio Bagnasco, il cane e il bambino: Mattia e Argos, un incontro magico

Argos, ovvero allegoria del viaggio di crescita e formazione del bambino destinato a diventare adulto. Il cane è nella favola pedagogica raccontata per grandi e piccini dalle immagini del regista Fabio Bagnasco una presenza simbolica, eppure incombente. E’ il protettore, l’angelo custode del piccolo Candido ma anche quel Guardiano supremo che separa il nostro mondo dall’altrove. Possono considerarsi sicuri i passi del giovanissimo protagonista stimolati dalla curiosità di conoscere? Riuscirebbe a raggiungere la meta restando al riparo da ogni insidia se un occhio vigile non lo sorvegliasse da lontano attento e premuroso? Il cane Argos è dunque l’emblema del padre, della suprema divinità, di colui che amorevolmente vorremmo si prendesse sempre cura dei nostri figli che crediamo, spesso a ragione, esposti a pericoli di ogni genere. Un tipo di ansia che, come suggeriva lo scrittore Ercole Patti in un suo romanzo, diventa per certe madri siciliane parossismo irrazionale talmente incontenibile da far loro immaginare i figli sotto le ruote di un camion ogni volta che attraversano la strada.
Il regista Fabio Bagnasco

Il regista Fabio Bagnasco

Ben venga perciò l’occhio che tutto vede e valuta quando è il momento di fare spiccare il volo a Candido, che lo guida nell’accumulare le sue esperienze, destinate a schiudersi una dopo l’altra aprendo la porta della casa fatidica. Un passaggio mirabile che introduce nel mondo dello scrittore Leonardo Sciascia, non a casa autore di ‘Candido’, identico nome del piccolo protagonista, in cui l’autore allude a un mondo ideale, forse utopico, in cui la giustizia trionfa sui mali che affliggono gli uomini. Quello di Bagnasco è dunque un espediente ingegnoso fatto di citazioni colte e di riferimenti culturali alti attraverso i quali si guarda alla fenomenologia infantile come momento evolutivo e di transito verso la conquista della maturità, grazie all’acquisizione di strumenti utili a conquistare nuove forme di consapevolezza. Per usare le stesse parole del regista: “Argos racconta un transito dal mondo 'paradisiaco' dell’infanzia a quello adulto, un cambiamento di stato da una condizione del passato che poi crescendo, ahimè, purtroppo si perde . Per ricordare anche a me stesso quanto sia sempre necessario rievocare quel 'fanciullino' nascosto dentro ognuno di noi.” Il bambino e il suo cane, una immagine di una bellezza quasi idilliaca e capace di richiamare alla memoria meravigliosi ricordi d’infanzia, irripetibili momenti di serenità assoluta, di innocenza pura. Ma Argos è nell’immaginario collettivo il nome che Omero dà al cane di Ulisse, quale sinonimo per eccellenza di fedeltà e di attesa fino al ritorno del suo padrone dopo un lunghissimo e travagliato viaggio. Ancora una volta assistiamo alla incarnazione animale dello stesso Fato, all’identificazione con il decreto divino, non si dimentichi la funzione di Anubis nella teogonia egizia, che si traduce in simbolo dell’accoglienza e della conclusione dell’opera nel senso più assoluto. Dunque nel cortometraggio di Bagnasco Argos riassume tutte quelle caratteristiche e introducendo il piccolo Candido in un luogo, quasi un oltremondo, che è però modello e fucina di cultura di questa terra, lo spinge ad andare oltre senza mai perderlo di vista. Fino alla fine. Il corto Argos, prodotto da Eikona Film e Piano Focale è disponibile in streaming su WeShort, ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è in concorso al Premio David di Donatello 2022. Il regista siciliano Fabio Bagnasco è adesso impegnato in un nuovo progetto dedicato a Seneca dal titolo ‘Un giorno in più’. Il bambino e il cane, due compagni di viaggio “Esatto. Il cane Argos è il Guardiano per eccellenza in grado di introdurre il bambino in una dimensione parallela che, in fondo, gli appartiene. E’ un viaggio che ha come meta il punto di partenza. ”
Il regista Fabio Bagnasco sul set

Il regista Fabio Bagnasco sul set

Che crescita avviene nel piccolo Candido? “E’, per citare un mistico persiano medievale (Sana’i), 'Un viaggio nel regno del ritorno', una evoluzione che in realtà corrisponde all’idea di tenere vivo dentro di noi il senso dello stupore, della meraviglia rispetto alle cose del mondo, e non solo.” Qual è il ruolo di Argos nella sua storia? “Il cane , almeno nelle mitologie, allude di solito a qualcosa di misterioso (escludendo la stupenda, evidente, fedeltà del cane Argo), di sotterraneo. In questo caso Argos è un cane magico, una sorta di creatura angelica dell’altrove la cui presenza non a caso è preannunciata da una campanella: segno inequivocabile che allude al risveglio in senso spirituale.” Lei descrive spesso come ‘paradisiaca’ la dimensione infantile... “Mi ha colpito, molti anni fa, la lettura di un saggio di Elemire Zolla sullo Stupore infantile, ovvero quella dimensione paradisiaca che permea tutta la prima parte della nostra esistenza e che è un’eco di dimensioni superiori dell’esistenza.”
La locandina del cortometraggio 'Argo' diretto dal regista Fabio Bagnasco

La locandina del cortometraggio 'Argos' diretto dal regista Fabio Bagnasco

Quanti Argos ci vorrebbero per salvare i bambini dal 'lupo cattivo', spesso in agguato? “Credo che Argos si debba limitare a dare il segnale di allarme, per cosi dire. Poi il resto dovrebbe essere demandato alle famiglie, alla scuola, ai luoghi in cui istituzionalmente si richiede la formazione della persona. Purtroppo sono parecchio pessimista se considero lo spettacolo dei molteplici disastri attorno a noi.” Può ritenersi un messaggio rassicurante anche riguardo ai drammatici episodi di infanzia violata? “Sicuramente. Non esiste delitto peggiore della violazione dell’infanzia, che corrisponde all’interruzione brusca e violenta di un sogno. Ogni bambino ha il diritto di vivere la propria età dell’innocenza come un incanto, in un permanente stato di fiaba.” Ha mai pensato come regista di occuparsi in modo specifico di questo argomento? “No. Anche se è un tema importante, non lo sento nelle mie corde sotto il profilo artistico. Forse non mi sento all’altezza di un compito simile, considerando come si annoverino veri e propri capolavori in cui questo tema è stato efficacemente trattato: penso ad Arrivederci ragazzi di Louis Malle, tanto per fare un esempio. Ma in quel caso siamo a livelli altissimi.” Quali sono, a suo parere, le condizioni più giuste per una corretta evoluzione dalla fase infantile a quella adulta? “Cercare di recuperare lo 'stato di natura', far conoscere a un bambino la grammatica della natura, offrendogli allo stesso tempo gli strumenti per diventare adulto. Spezzerei una lancia, a tal proposito, a favore del metodo Steineriano, cosi creativo e libero.”
I protagonisti di 'Argos'

I due piccoli protagonisti di 'Argos' e il loro amico a quattro zampe

Oggi i bambini occupano un posto centrale nell’attenzione dell’opinione pubblica e il rispetto che si deve loro è massimo. Cosa è cambiato rispetto alle passate generazioni? “Forse tutto è cambiato in modo troppo rapido, radicale ed eccessivo, spesso con un rischioso ribaltamento dei ruoli. Non mi fido troppo di quei genitori che si autoproclamano 'amici' dei loro figli. Rispetto alle passate generazioni c’è sicuramente una maggiore attenzione ai problemi dell’infanzia, ma questo modello di società ci sta portando a far crescere generazioni troppo deresponsabilizzate, talvolta simili ad automi digitali: derive che certamente non fanno ben sperare.” I ragazzini dei nostri tempi hanno più strumenti per diventare adulti, a volte in maniera fin troppo precoce. Lo ritiene positivo? “Dipende dall’uso che si intende fare di questi strumenti. Se canalizzati nel modo corretto possono rivelarsi un apporto importante, se invece li si lasciano ad un uso arbitrario ed eccessivo possono diventare vere e proprie trappole.” Cosa prevede come scenario futuro? “Il mondo ha sempre attraversato grandi cicli. Mi pare che la spinta tecnologica ci stia portando verso una forma di neo barbarie capace di svuotare le coscienze. Allo stesso tempo questa condizione ha creato una sorta di speciazione con la nascita di nuovi e sorprendenti modelli di consapevolezza. Una presenza minoritaria che nel tempo potrebbe rivelarsi decisiva per la salvezza del genere umano.”