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Home » Spettacolo » Benedetta Porcaroli: “Sono stata vittima di bullismo. Giusto raccontare il caso del Circeo”

Benedetta Porcaroli: “Sono stata vittima di bullismo. Giusto raccontare il caso del Circeo”

L'attrice romana, protagonista del film "La scuola cattolica", presa di mira sui social: "Mi prendevano in giro perché 'piatta'. Gli stupri? Le donne fanno ancora fatica ad essere credute"

Lucia Lapi
10 Gennaio 2022
L'attrice Benedetta Porcaroli

L'attrice Benedetta Porcaroli

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Benedetta Porcaroli (Roma, 1998) ha conosciuto il bullismo da ragazzina. Quello mediatico, fatto grazie a un banale gruppo Facebook, in grado di segnare un’adolescenza.

Benedetta Porcaroli è nata 23 anni fa a Roma
Benedetta Porcaroli è nata 23 anni fa a Roma

L’attrice, nata a Roma 23 anni fa, figlia di una funzionaria segretaria del Quirinale e di un docente, un ex avvocato che si è poi dedicato all’archeologia, ha raccontato la sua esperienza i media: “Sono sempre stata filiforme. I ragazzi cercavano sederi e seni in lungo e in largo, le mie amiche avevano le loro forme, mi vennero un po’ di complessi. Su Facebook avevano creato gruppi: Benedetta Porcaroli piatta. Oggi il mio fisico lo vedo come una salvezza”.

Per il cognome, poi gli “sfottò” non sono mancati… “Era inevitabile. Ma non sono mai stata veramente preoccupata. Mio padre per smussare mi diceva ironico: un cognome così non passa inosservato, si ricorderanno di te. Papà ha diverse lauree e ha fatto tanti lavori, ora insegna, è stato lui a trasmettermi l’amore per il cinema. Alberto Sordi, Anna Magnani; mamma lavora al Quirinale. A 15 anni un’amica di mia madre agente di cinema mi chiese: vuoi fare un provino? Mi ritrovai su Raiuno in Tutto può succedere. Si sono fidati, hanno visto qualcosa in me. Ero piccola, inconsapevole”.

Nel frattempo, la storia tra Benedetta Porcaroli e Riccardo Scamarcio prosegue nonostante la grande differebza di età, lontano da occhi indiscreti e senza alcun clamore. I due hanno 19 anni di differenza. Scamarcio è reduce da un recente matrimonio con la manager Angharad Wood (alla quale era legato dal 2018), madre della sua primogenita Emily, nata solo un anno e sei mesi fa.

Benedetta Porcaroli è una delle protagoniste del film tratto da un fatto di cronaca nera ha segnato una generazione: nella notte fra il 29 e il 30 settembre del 1975, i corpi di due ragazze vengono tirati fuori dal bagagliaio di una 127 bianca. Una di loro è ancora in vita. L’altra è morta. Sono due ragazzine. Sono state attirate in una villa da tre ragazzi poco più grandi di loro. Le hanno violentate, picchiate, drogate, massacrate, colpite con una spranga di ferro. Una la hanno annegata in una vasca.

I tre erano ragazzi della ricca borghesia romana, figli di papà. Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, che umiliarono, seviziarono, massacrarono Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, uccidendo quest’ultima senza accorgersi che la prima era ancora viva. Avevano fatto le superiori in una buona scuola, una scuola cattolica maschile in cui maturò tutto. Da questa vicenda, l’atroce caso del Circeo, e dal libro-fiume di Edoardo Albinati, loro ex compagno di scuola, che la esplora – La scuola cattolica, premio Strega 2016 (Rizzoli) – prende le mosse l’omonimo film di Stefano Mordini presentato ieri fuori concorso alla Mostra del cinema, in sala dal 7 ottobre.

Una delle vittime di quel delitto, quella che si salvò, Donatella Colasanti, è interpretata nel film da Benedetta Porcaroli. Era la protagonista della serie Baby, in cui era un’adolescente della Roma bene finita in un giro di prostituzione.

“Ho avuto paura di non essere capace di restituire a Donatella quella luce, quell’innocenza, quella purezza che si portava dietro: ho avuto paura di non raccontarla con il dovuto rispetto, con la giusta attenzione al personaggio reale”, le sue parole riferendosi a questo difficile ruolo.

“Recitare ciò che accadde è stato molto complicato. Ho dovuto interiorizzare un’esperienza che per fortuna non ho mai dovuto vivere. Insieme al regista e a tutto il cast, siamo stati come trascinati, come travolti. Ci eravamo presi la responsabilità di parlare di una violenza che è accaduta, e che continua ad accadere. Ed è stata dura. Mi sono chiusa nella mia intimità, come se i miei occhi guardassero dentro di me“.

Nel film "La scuola cattolica" Donatella Colasanti, è interpretata nel film da Benedetta Porcaroli (a destra)
Nel film “La scuola cattolica” Donatella Colasanti è interpretata nel film da Benedetta Porcaroli (nella foto, a destra)

Fra le scene più drammatiche, quelle in cui la giovane vittima viene costretta a spogliarsi dai suoi violentatori. “Costringere una persona a spogliarsi è l’estrema umiliazione di un individuo, e un’emblematica metafora della sopraffazione del più debole – prosegue il racconto du Benedetta Porcaroli -. Quando al mio personaggio viene chiesto di spogliarsi, per la prima volta ho sentito il mio corpo che si è bloccato: non riuscivo a togliermi quei vestiti. Non ho imbarazzi da attrice, perché tutto è funzionale al film: ma ho sentito il mio corpo che si irrigidiva, che sentiva la violenza di quel gesto“.

Qual è il senso, oggi, del raccontare questa storia? «Sento doveroso e necessario che sia raccontata alla mia generazione. Ancora oggi le sentenze ai processi di stupro sono ricche di stereotipi sessisti; ancora oggi si sente dire quando ci sono vicende del genere ‘come era vestita’, o se era ubriaca. Le donne fanno ancora fatica ad essere credute“.

“Conoscevo la vicenda, frequentando il Circeo da quando sono piccola, ne avevo sentito parlare – conclude – . Il film ci riporta indietro nel tempo, ma la verità è che quello che viviamo tutti i giorni è molto simile. Quello che manca è l’educazione sentimentale. È stato doveroso portare in luce questa storia, necessario per la mia generazione e per tutti noi. Spero di aver restituito a Donatella un po’ di giustizia”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Benedetta Porcaroli (Roma, 1998) ha conosciuto il bullismo da ragazzina. Quello mediatico, fatto grazie a un banale gruppo Facebook, in grado di segnare un’adolescenza.
Benedetta Porcaroli è nata 23 anni fa a Roma
Benedetta Porcaroli è nata 23 anni fa a Roma
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Nel film "La scuola cattolica" Donatella Colasanti, è interpretata nel film da Benedetta Porcaroli (a destra)
Nel film "La scuola cattolica" Donatella Colasanti è interpretata nel film da Benedetta Porcaroli (nella foto, a destra)
Fra le scene più drammatiche, quelle in cui la giovane vittima viene costretta a spogliarsi dai suoi violentatori. “Costringere una persona a spogliarsi è l’estrema umiliazione di un individuo, e un’emblematica metafora della sopraffazione del più debole - prosegue il racconto du Benedetta Porcaroli -. Quando al mio personaggio viene chiesto di spogliarsi, per la prima volta ho sentito il mio corpo che si è bloccato: non riuscivo a togliermi quei vestiti. Non ho imbarazzi da attrice, perché tutto è funzionale al film: ma ho sentito il mio corpo che si irrigidiva, che sentiva la violenza di quel gesto". Qual è il senso, oggi, del raccontare questa storia? «Sento doveroso e necessario che sia raccontata alla mia generazione. Ancora oggi le sentenze ai processi di stupro sono ricche di stereotipi sessisti; ancora oggi si sente dire quando ci sono vicende del genere ‘come era vestita’, o se era ubriaca. Le donne fanno ancora fatica ad essere credute". "Conoscevo la vicenda, frequentando il Circeo da quando sono piccola, ne avevo sentito parlare - conclude - . Il film ci riporta indietro nel tempo, ma la verità è che quello che viviamo tutti i giorni è molto simile. Quello che manca è l’educazione sentimentale. È stato doveroso portare in luce questa storia, necessario per la mia generazione e per tutti noi. Spero di aver restituito a Donatella un po’ di giustizia".
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