Dall’Ucraina a Gaza, Cannes 2025 è il festival dell’impegno politico

La giornata inaugurale, oggi 13 maggio, prevede tre film dedicati al conflitto scatenato dalla Russia di Putin: “Zelenskyj” di Yves Jeuland, Lisa Vapné e Ariane Chemin, “Notre guerre” di Bernard-Henri Lévy e Marc Roussel, “2000 metri da Andriivka” di Mstyslav Chernov

di GIOVANNI BOGANI
13 maggio 2025
Una scena del documentario "Notre guerre"

Una scena del documentario "Notre guerre"

Un festival di cinema, specialmente se è importante come quello di Cannes, non è impermeabile a ciò accade intorno, alle tragedie del mondo, alle lacerazioni della cronaca che si fanno storia. Al festival di Cannes di quest’anno – si apre oggi, per concludersi il 24 maggio – la prima giornata vede tre documentari dedicati al conflitto in Ucraina. Si tratta di “Zelenskyj” di Yves Jeuland, Lisa Vapné e Ariane Chemin, dedicato alla vita del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, di “Notre guerre” di Bernard-Henri Lévy e Marc Roussel e di “2000 metri da Andriivka” di Mstyslav Chernov. Una “giornata ucraina” nella sala del festival dedicata alla memoria di André Bazin.

Tre documentari sul conflitto in Ucraina

Il primo film, il documentario biografico su Zelensky, ne ripercorre l’adolescenza, poco “politica”, la crescita come attore di stand-up comedy e infine l’approdo alla presidenza dell’Ucraina, nel momento più difficile della sua storia. “Notre guerre” è un reportage di guerra, filmato tra febbraio e aprile 2025 – dunque, praticamente, adesso – sui fronti di Pokrovsk e Soumy nell’Ucraina orientale, filmando la vita quotidiana degli abitanti bombardati dalle forze russe, che terrorizzano i civili alla vigilia di possibili negoziati. C’è anche un’intervista al presidente Zelenskyj, riluttante a recarsi a Washington: dove poi vivrà quei momenti di tensione con Trump che hanno fatto il giro del mondo. Il terzo film si chiama “2000 metri da Andriivka”. Lo ha realizzato il regista premio Oscar di “20 giorni a Mariupol”, Mstyslav Chernov, che si è unito ai soldati in prima linea mentre avanzano attraverso una stretta striscia di foresta carbonizzata, fiancheggiata dai campi minati, nel tentativo di liberare il villaggio di Andriivka. Una testimonianza sulla devastazione dell’Ucraina, e sugli sforzi ucraini di riconquistare i loro territori.

La strage di civili a Gaza

Anche il conflitto in Palestina, la strage dei civili a Gaza, arriva al festival. E arriva con il documentario “Put Your Sould on Your Hand and Walk”. Nel quale la regista iraniana Sepideh Farsi filma e racconta Fatma Hassona, una giornalista palestinese venticinquenne, che ha documentato i massacri a Gaza. La regista iraniana l’ha incontrata online, nell’aprile 2024, e da allora la ha seguita quotidianamente nella sua attività. Il 16 aprile scorso, proprio quando il documentario è stato annunciato a Cannes, Fatma è stata uccisa da un missile israeliano, insieme a dieci membri della sua famiglia.  

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Fatma Hassona aveva rilasciato in una dichiarazione alla versione digitale di Al Jazeera le sue ultime volontà. “Se dovessi morire, vorrei che sia una morte eclatante. Voglio che tutto il mondo sappia della mia morte. Voglio che abbia un impatto che non svanisca con il tempo. Voglio immagini che non possano essere sepolte nello spazio o nel tempo”. A questo punto, il documentario assume il valore, ancora più forte, di un film-testamento. L’autrice, l’iraniana Sepideh Farsi, dalle colonne di “Libération”, quotidiano progressista francese, ha domandato “giustizia per Fatma e per tutti i palestinesi innocenti che sono stati uccisi”. Il documentario “Put Your Soul on Your Hand and Walk” sarà proiettato il 15 maggio a Cannes nella sezione parallela Acid, dedicata al cinema indipendente.