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Home » Spettacolo » Andrea Carpenzano, il coraggio e la libertà di interpretare: da tossico a trans, il prossimo passo sarà il Santo

Andrea Carpenzano, il coraggio e la libertà di interpretare: da tossico a trans, il prossimo passo sarà il Santo

L'attore 26enne alla Mostra del cinema vestirà i panni di San Francesco, "era un uomo fra gli uomini con un bisogno personale di verità". Sulla questione Lgbt+: "Siamo un Paese che giudica molto e lascia vivere molto di meno"

Giovanni Bogani
8 Agosto 2022
Andrea Carpenzano

Andrea Carpenzano

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Andrea Carpenzano, 26 anni, quasi un metro e novanta di magrezza scontrosa, diffidente, è uno degli attori emergenti del cinema italiano, “scoperto” dal film di Francesco Bruni ‘Tutto quello che vuoi‘ con Giuliano Montaldo. E uno dei più liberi, dei più coraggiosi nella scelta dei personaggi da interpretare. In ‘Lovely Boy‘ di Francesco Lettieri, presentato lo scorso anno alla Mostra del cinema di Venezia, Andrea è una star del trap che si perde in una spirale autodistruttiva, abusi di sostanze, perdita di sé. In ‘Calcinculo‘ di Chiara Bellosi, Andrea è Amanda: un trans, che parla di sé al femminile. E che vive una delicata amicizia con un’adolescente che non si sente accettata, perché è una ragazzina sovrappeso. In ‘Chiara’ di Susanna Nicchiarelli, in concorso alla prossima Mostra di Venezia, interpreterà san Francesco. Incontriamo Andrea al festival di Ortigia, l’OFF. Chiacchiere un po’ vagabonde, che alla fine riescono a mettere a fuoco qualcosa.

Andrea Carpenzano, 26 anni, è uno degli attori emergenti del cinema italiano
Andrea, interpretare Amanda, il trans di ‘Calcinculo’, non è una scelta banale. Quali caratteristiche la colpivano di lei?
“Amanda è una persona che vuole sentirsi bella, che si guarda spesso allo specchio. È stato difficile, per me che non amo guardarmi, ma ho provato a immaginare a qualcuno che vuole sentirsi bella, che si guarda. È stato più complicato indossare i tacchi, ma alla fine ce l’ho fatta”.
Come è entrato nel personaggio?
“Non sapendo fare questo mestiere, mi sono detto: ‘devi fare una ragazza, una persona che si sente una ragazza’. Ho fatto del mio meglio per non distruggere il film: e ho fatto appello al mio lato femminile. Ognuno di noi ha un suo lato femminile, e io ho solo cercato di farlo emergere”.
Il film è molto toccante perché racconta l’incontro fra due esseri, ognuno dei quali, per qualche aspetto, diverso… 
“Quello che mi interessava era non giudicare il mio personaggio: è quello che ti porta a ‘dare’ il personaggio al pubblico, a fare in modo che possano sentirlo vicino, credo”.
L’attore, dopo aver ricoperto il ruolo di un tossico e di una trans (Amanda) adesso diventa ‘santo’
 A che punto siamo, in Italia, con l’apertura mentale verso le tematiche LGBTQ?
“Siamo rimasti solo noi, in Italia, a un’epoca… beh, non so neppure io a quale epoca siamo rimasti! Siamo un Paese che giudica molto, e lascia vivere molto di meno. Non ho la presunzione di dire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato: ma questa è la mia idea”.
Un difetto dei nostri anni? 
“La voglia, la tensione che tutti hanno nel voler dire la propria a tutti i costi. La gente dovrebbe riflettere un po’ di più, e giudicare di meno”.
Dopo avere interpretato un tossico e Amanda, adesso alla Mostra del cinema sarà con un film in cui interpreta San Francesco. Chi era, per lei? 
“San Francesco era un uomo fra gli uomini: aveva un bisogno personale di verità che poi è diventato collettivo. Con Susanna Nicchiarelli, la regista, siamo andati ad Assisi insieme, abbiamo visto il ciclo degli affreschi di Giotto. È stato un regalo incredibile. La storia di san Francesco e santa Chiara l’abbiamo costruita con l’intuito”.
Andrea ha a cuore diverse tematiche tra cui quelle LGBTQ
San Francesco è stato raccontato, al cinema, da Rossellini, da Liliana Cavani per ben due volte. Qual è il suo San Francesco, quello che ha immaginato insieme alla regista? 
“Cercavamo di riscoprire una persona comune. Di togliergli il mito, e farlo tornare una persona comune: con una personalità importante, forte”.
Come vive questa popolarità, questo mestiere dell’attore nato quasi per caso? 
“Bene, ma anche male: il fatto che soffro, ogni tanto, vivendo alcuni personaggi, alcuni loro pensieri, mi fa essere contento. Perché vuol dire che sono ancora un po’ sano”.

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Instagram

  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Andrea Carpenzano, 26 anni, quasi un metro e novanta di magrezza scontrosa, diffidente, è uno degli attori emergenti del cinema italiano, "scoperto" dal film di Francesco Bruni 'Tutto quello che vuoi' con Giuliano Montaldo. E uno dei più liberi, dei più coraggiosi nella scelta dei personaggi da interpretare. In 'Lovely Boy' di Francesco Lettieri, presentato lo scorso anno alla Mostra del cinema di Venezia, Andrea è una star del trap che si perde in una spirale autodistruttiva, abusi di sostanze, perdita di sé. In 'Calcinculo' di Chiara Bellosi, Andrea è Amanda: un trans, che parla di sé al femminile. E che vive una delicata amicizia con un’adolescente che non si sente accettata, perché è una ragazzina sovrappeso. In 'Chiara' di Susanna Nicchiarelli, in concorso alla prossima Mostra di Venezia, interpreterà san Francesco. Incontriamo Andrea al festival di Ortigia, l’OFF. Chiacchiere un po’ vagabonde, che alla fine riescono a mettere a fuoco qualcosa.
Andrea Carpenzano, 26 anni, è uno degli attori emergenti del cinema italiano
Andrea, interpretare Amanda, il trans di 'Calcinculo', non è una scelta banale. Quali caratteristiche la colpivano di lei?
"Amanda è una persona che vuole sentirsi bella, che si guarda spesso allo specchio. È stato difficile, per me che non amo guardarmi, ma ho provato a immaginare a qualcuno che vuole sentirsi bella, che si guarda. È stato più complicato indossare i tacchi, ma alla fine ce l’ho fatta".
Come è entrato nel personaggio?
"Non sapendo fare questo mestiere, mi sono detto: 'devi fare una ragazza, una persona che si sente una ragazza'. Ho fatto del mio meglio per non distruggere il film: e ho fatto appello al mio lato femminile. Ognuno di noi ha un suo lato femminile, e io ho solo cercato di farlo emergere".
Il film è molto toccante perché racconta l’incontro fra due esseri, ognuno dei quali, per qualche aspetto, diverso… 
"Quello che mi interessava era non giudicare il mio personaggio: è quello che ti porta a 'dare' il personaggio al pubblico, a fare in modo che possano sentirlo vicino, credo".
L'attore, dopo aver ricoperto il ruolo di un tossico e di una trans (Amanda) adesso diventa 'santo'
 A che punto siamo, in Italia, con l’apertura mentale verso le tematiche LGBTQ?
"Siamo rimasti solo noi, in Italia, a un’epoca… beh, non so neppure io a quale epoca siamo rimasti! Siamo un Paese che giudica molto, e lascia vivere molto di meno. Non ho la presunzione di dire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato: ma questa è la mia idea".
Un difetto dei nostri anni? 
"La voglia, la tensione che tutti hanno nel voler dire la propria a tutti i costi. La gente dovrebbe riflettere un po’ di più, e giudicare di meno".
Dopo avere interpretato un tossico e Amanda, adesso alla Mostra del cinema sarà con un film in cui interpreta San Francesco. Chi era, per lei? 
"San Francesco era un uomo fra gli uomini: aveva un bisogno personale di verità che poi è diventato collettivo. Con Susanna Nicchiarelli, la regista, siamo andati ad Assisi insieme, abbiamo visto il ciclo degli affreschi di Giotto. È stato un regalo incredibile. La storia di san Francesco e santa Chiara l’abbiamo costruita con l’intuito".
Andrea ha a cuore diverse tematiche tra cui quelle LGBTQ
San Francesco è stato raccontato, al cinema, da Rossellini, da Liliana Cavani per ben due volte. Qual è il suo San Francesco, quello che ha immaginato insieme alla regista? 
"Cercavamo di riscoprire una persona comune. Di togliergli il mito, e farlo tornare una persona comune: con una personalità importante, forte".
Come vive questa popolarità, questo mestiere dell’attore nato quasi per caso? 
"Bene, ma anche male: il fatto che soffro, ogni tanto, vivendo alcuni personaggi, alcuni loro pensieri, mi fa essere contento. Perché vuol dire che sono ancora un po’ sano".
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