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Home » Spettacolo » Chi è una vera madre? La riflessione su abbandono, adozione e relazioni nel film “True Mothers”

Chi è una vera madre? La riflessione su abbandono, adozione e relazioni nel film “True Mothers”

La regista e produttrice giapponese Naomi Kawase porta nelle sale una pellicola che tratta di temi di attualità come la maternità e l'adozione. "È una storia sulla forgiatura del proprio destino"

Barbara Berti
13 Gennaio 2022
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“True Mothers”, l’ultimo film di Naomi Kawase, regista, sceneggiatrice e produttrice giapponese nota per le opere che puntano uno sguardo al femminile sulla realtà relazionale e sociale, porta sotto i riflettori un tema molto attuale, in epoca di famiglie complesse e diversificate: chi può dire di essere una vera madre? E chi sono o possono sentirsi veri genitori? Quelli biologici, quelli acquisiti, quelli adottivi o quelli che semplicemente amano? Liberamente ispirato al romanzo “Asa ga Kuru” di Mizuki Tsujimura (internazionalmente tradotto col titolo “Morning Comes”), “True Mothers” – scelto nel 2020 per rappresentare il Giappone ai Premi Oscar – arriva nelle sale il 13 gennaio, distribuito da Kitchen Film.

Una scena tratta dal film “True Mothers” di Naomi Kawase

La pellicola racconta una delicata e drammatica storia di adozione in cui sono coinvolte ben tre madri: quella biologica, Hikari, un’ingenua ragazzina che rimane incinta di un coetaneo a 14 anni e viene convinta dalla famiglia a dare il bambino in adozione; quella adottiva, Satoko, che si è sottoposta, con notevole sofferenza, insieme al marito Kiyo Kazu a tutta una serie di trattamenti della fertilità senza successo; una terza donna, l’intermediaria dell’associazione adottiva, che si considera mamma/nonna di tutti i bambini adottati.

Oggetto del contendere è il piccolo Asato, che vive con la famiglia adottiva ormai da sei anni quando una giovane, che dice di esserne la vera madre, chiede indietro il bambino oppure che le siano dati dei soldi. Satoko la invita a casa per parlare ma alla sua porta si presenta una giovane donna che non somiglia in alcun modo all’adolescente che ha dato alla luce il suo figlio adottivo: Satoko sente istintivamente che questa donna non è Hikari e vuole scoprire la sua vera identità, mettendo in atto quanto in suo potere per farlo, finché non scoprirà alcune verità scioccanti sul passato di Hikari. “Quando si gira un film arriva sempre un momento che mi commuove fino alle lacrime. Quando gli attori vivono a pieno la vita dei loro personaggi da esprimere emozioni che vanno ben oltre la sceneggiatura – dichiara la regista Naomi Kawase –. Mi rendo conto quanto questo sia prezioso e raro. Gli attori in questo film sono sorprendenti: i loro personaggi sono l’incarnazione degli esseri viventi“.

“Gli attori vivono a pieno la vita dei loro personaggi da esprimere emozioni che vanno ben oltre la sceneggiatura” afferma la regista di “True Mothers”

Sul ritmo delle stagioni che si susseguono, fra gli immancabili ciliegi in fiore – l’albero simbolo del Giappone –, il film affronta i temi classici dell’autrice: l’abbandono (la regista stessa, abbandonata dai genitori, è stata cresciuta dai nonni), la maternità, l’incertezza che mina le vite di tutti, la ricerca dei difficili equilibri esistenziali, il destino, le scelte. “Abbiamo girato in sei diverse location del Giappone: su un’isola, nella foresta, in città, in un luogo storico – dice ancora la regista –. Abbiamo realizzato questo film come se fosse il ricordo di un viaggio attraverso le stagioni e i caratteri di ogni luogo. È una storia sulla forgiatura del proprio destino come se, dopo la pioggia, una luce radiosa avesse purificato il mondo”. Una storia per ricordare che non conta tanto la destinazione finale, quanto il percorso, che mostra quanto imponderabile sia talvolta la ricerca della felicità nelle relazioni con gli altri.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout

"True Mothers", l’ultimo film di Naomi Kawase, regista, sceneggiatrice e produttrice giapponese nota per le opere che puntano uno sguardo al femminile sulla realtà relazionale e sociale, porta sotto i riflettori un tema molto attuale, in epoca di famiglie complesse e diversificate: chi può dire di essere una vera madre? E chi sono o possono sentirsi veri genitori? Quelli biologici, quelli acquisiti, quelli adottivi o quelli che semplicemente amano? Liberamente ispirato al romanzo "Asa ga Kuru" di Mizuki Tsujimura (internazionalmente tradotto col titolo "Morning Comes"), "True Mothers" - scelto nel 2020 per rappresentare il Giappone ai Premi Oscar - arriva nelle sale il 13 gennaio, distribuito da Kitchen Film.

Una scena tratta dal film "True Mothers" di Naomi Kawase

La pellicola racconta una delicata e drammatica storia di adozione in cui sono coinvolte ben tre madri: quella biologica, Hikari, un’ingenua ragazzina che rimane incinta di un coetaneo a 14 anni e viene convinta dalla famiglia a dare il bambino in adozione; quella adottiva, Satoko, che si è sottoposta, con notevole sofferenza, insieme al marito Kiyo Kazu a tutta una serie di trattamenti della fertilità senza successo; una terza donna, l’intermediaria dell’associazione adottiva, che si considera mamma/nonna di tutti i bambini adottati.

Oggetto del contendere è il piccolo Asato, che vive con la famiglia adottiva ormai da sei anni quando una giovane, che dice di esserne la vera madre, chiede indietro il bambino oppure che le siano dati dei soldi. Satoko la invita a casa per parlare ma alla sua porta si presenta una giovane donna che non somiglia in alcun modo all'adolescente che ha dato alla luce il suo figlio adottivo: Satoko sente istintivamente che questa donna non è Hikari e vuole scoprire la sua vera identità, mettendo in atto quanto in suo potere per farlo, finché non scoprirà alcune verità scioccanti sul passato di Hikari. “Quando si gira un film arriva sempre un momento che mi commuove fino alle lacrime. Quando gli attori vivono a pieno la vita dei loro personaggi da esprimere emozioni che vanno ben oltre la sceneggiatura – dichiara la regista Naomi Kawase –. Mi rendo conto quanto questo sia prezioso e raro. Gli attori in questo film sono sorprendenti: i loro personaggi sono l'incarnazione degli esseri viventi".

"Gli attori vivono a pieno la vita dei loro personaggi da esprimere emozioni che vanno ben oltre la sceneggiatura" afferma la regista di "True Mothers"

Sul ritmo delle stagioni che si susseguono, fra gli immancabili ciliegi in fiore – l’albero simbolo del Giappone –, il film affronta i temi classici dell’autrice: l’abbandono (la regista stessa, abbandonata dai genitori, è stata cresciuta dai nonni), la maternità, l’incertezza che mina le vite di tutti, la ricerca dei difficili equilibri esistenziali, il destino, le scelte. "Abbiamo girato in sei diverse location del Giappone: su un'isola, nella foresta, in città, in un luogo storico – dice ancora la regista –. Abbiamo realizzato questo film come se fosse il ricordo di un viaggio attraverso le stagioni e i caratteri di ogni luogo. È una storia sulla forgiatura del proprio destino come se, dopo la pioggia, una luce radiosa avesse purificato il mondo". Una storia per ricordare che non conta tanto la destinazione finale, quanto il percorso, che mostra quanto imponderabile sia talvolta la ricerca della felicità nelle relazioni con gli altri.

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