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Home » Spettacolo » Chloé Zhao prima donna asiatica a vincere l’Oscar come miglior regista. E fa doppietta di statuette con Nomadland

Chloé Zhao prima donna asiatica a vincere l’Oscar come miglior regista. E fa doppietta di statuette con Nomadland

La produttrice cino-americana è la seconda donna in assoluto a ricevere l'Oscar alla regia. "Dedico il premio a chi ha il coraggio di essere fedele alla propria bontà e a quella degli altri"

Marianna Grazi
26 Aprile 2021
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Una cosa è certa: l’edizione numero 93 degli Academy Awards rimarrà a lungo scolpita nella memoria di tutti gli appassionati di cinema e non. Anche e soprattutto per l’importante componente femminile tra i vincitori. A cinque anni dall’appello per far sì che gli Oscar divino più inclusivi e meno “bianchi”, la cerimonia che si è svolta ieri sera a Los Angeles (questa notte in Italia) non solo è stata la prima post-pandemica, ma anche quella che ha premiato una donna alla regia e per di più di origini asiatiche. Chloé Zhao è infatti la prima cino-americana a ricevere il riconoscimento alla miglior regia e la seconda donna dopo Kathryn Bigelow, che si portò a casa la statuetta nel 2010 per The Hurt Locker.

Zhao ha così consolidato il suo dominio della categoria in questa stagione di premi: dopo le vittorie ai Golden Globes, alla 77° Mostra del cinema di Venezia (Leone d’oro per il miglior film) e ai British Academy Film Awards, ha ottenuto la prestigiosa statuetta per la miglior regia con Nomadland, il suo acclamato road movie. La pellicola ha vinto anche il premio di miglior film in concorso e quello per la miglior interpretazione femminile, andato a Frances McDormand, considerata la più ‘antidiva’ di Hollywood ma già alla terza vittoria.

Nata a Pechino, Chloé Zhao ha studiato nel Regno Unito e negli Stati Uniti da adolescente, prima di trasferirsi definitivamente in America per il college. Nomadland è il suo terzo film, dopo Songs My Brothers Taught Me (2015) e The Rider (2017). Più tardi quest’anno uscirà Eternals, un film di supereroi Marvel con Angelina Jolie e Richard Madden che potremo vedere su Disney+.

Nella storia degli Academy Awards solo cinque donne sono state candidate alla miglior regia: la prima è stata la nostra Lina Wertmüller, premiata con l’Oscar alla carriera nel 2020, e la penultima Greta Gerwig, che nel 2018 è stata battuta da Guillermo Del Toro. Il premio di quest’anno è stato consegnato virtualmente a Zhao da Seul dal vincitore dell’anno scorso, Bong Joon-ho di Parasite.

Durante la cerimonia a Los Angeles, Chloé ha ringraziato l’Academy, i suoi colleghi nominati e tutta la squadra che ha lavorato a Nomadland.  “Ultimamente ho pensato molto a come andare avanti quando le cose si fanno difficili” ha detto la regista durante il suo discorso. E ha continuato, condividendo con il pubblico dell’Academy un ricordo della sua infanzia che è anche un messaggio di speranza per tutti: “Penso a qualcosa che ho imparato da bambina, quando stavo crescendo in Cina. Mio padre e io facevamo un gioco, imparavamo poesie classiche cinesi e le recitavamo insieme, provando a finire le frasi l’uno dell’altra. Ce n’è una che ricordo molto bene, si chiama ‘The three caracter classic’ e la prima frase recita ‘Le persone sono buone dalla nascita’“. “Quelle sei lettere (in cinese, ndr) hanno avuto un grande impatto su di me – ha continuato Zhao – e ci credo ancora veramente anche oggi. Anche se a volte potrebbe sembrare il contrario, è vero, ho sempre trovato la bontà nelle persone che ho incontrato. Quindi questo (premio) è per chiunque abbia la fede e il coraggio di aggrapparsi alla bontà in se stessi e negli altri. Questo è per voi. Voi mi ispirate ad andare avanti. Grazie”, ha concluso.

Un’edizione da ricordare dicevamo. È stata infatti anche quella in cui, per la prima volta, due donne nere hanno ricevuto l’Oscar per il miglior trucco e acconciatura. Mia Neal e Jamika Wilson sono state premiate per il loro lavoro su Ma Rainey’s Black Bottom, il film di Netflix su una delle pochissime interpreti di colore (e apertamente lesbica) nell’America degli anni ’20.

Tra gli altri premi assegnati quello a Anthony Hopkins, miglior attore con The Father a 83 anni e il più anziano nella storia a ricevere una nomination. Soul, l’ultimo capolavoro della Pixar trionfa tra i film d’animazione mentre Thomas Vinterberg, regista danese del miglior film straniero con Another round, ha commosso l’intera platea dedicando l’Oscar alla figlia morta poco prima dell’inizio delle riprese: “Lei fa parte di questo miracolo”, ha detto durante il suo intervento. Delusione per il cinema italiano, rimasto senza premi nonostante le due candidature: quella di Pinocchio di Matteo Garrone ai costumi di scena e al trucco e quella di Laura Pausini con la sua per “Io sì”, canzone originale per La vita davanti a sé di Edoardo Ponti.

 

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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Una cosa è certa: l'edizione numero 93 degli Academy Awards rimarrà a lungo scolpita nella memoria di tutti gli appassionati di cinema e non. Anche e soprattutto per l'importante componente femminile tra i vincitori. A cinque anni dall'appello per far sì che gli Oscar divino più inclusivi e meno "bianchi", la cerimonia che si è svolta ieri sera a Los Angeles (questa notte in Italia) non solo è stata la prima post-pandemica, ma anche quella che ha premiato una donna alla regia e per di più di origini asiatiche. Chloé Zhao è infatti la prima cino-americana a ricevere il riconoscimento alla miglior regia e la seconda donna dopo Kathryn Bigelow, che si portò a casa la statuetta nel 2010 per The Hurt Locker. Zhao ha così consolidato il suo dominio della categoria in questa stagione di premi: dopo le vittorie ai Golden Globes, alla 77° Mostra del cinema di Venezia (Leone d'oro per il miglior film) e ai British Academy Film Awards, ha ottenuto la prestigiosa statuetta per la miglior regia con Nomadland, il suo acclamato road movie. La pellicola ha vinto anche il premio di miglior film in concorso e quello per la miglior interpretazione femminile, andato a Frances McDormand, considerata la più 'antidiva' di Hollywood ma già alla terza vittoria. Nata a Pechino, Chloé Zhao ha studiato nel Regno Unito e negli Stati Uniti da adolescente, prima di trasferirsi definitivamente in America per il college. Nomadland è il suo terzo film, dopo Songs My Brothers Taught Me (2015) e The Rider (2017). Più tardi quest'anno uscirà Eternals, un film di supereroi Marvel con Angelina Jolie e Richard Madden che potremo vedere su Disney+. Nella storia degli Academy Awards solo cinque donne sono state candidate alla miglior regia: la prima è stata la nostra Lina Wertmüller, premiata con l’Oscar alla carriera nel 2020, e la penultima Greta Gerwig, che nel 2018 è stata battuta da Guillermo Del Toro. Il premio di quest'anno è stato consegnato virtualmente a Zhao da Seul dal vincitore dell'anno scorso, Bong Joon-ho di Parasite. Durante la cerimonia a Los Angeles, Chloé ha ringraziato l'Academy, i suoi colleghi nominati e tutta la squadra che ha lavorato a Nomadland.  "Ultimamente ho pensato molto a come andare avanti quando le cose si fanno difficili" ha detto la regista durante il suo discorso. E ha continuato, condividendo con il pubblico dell'Academy un ricordo della sua infanzia che è anche un messaggio di speranza per tutti: "Penso a qualcosa che ho imparato da bambina, quando stavo crescendo in Cina. Mio padre e io facevamo un gioco, imparavamo poesie classiche cinesi e le recitavamo insieme, provando a finire le frasi l'uno dell'altra. Ce n'è una che ricordo molto bene, si chiama 'The three caracter classic' e la prima frase recita 'Le persone sono buone dalla nascita'". "Quelle sei lettere (in cinese, ndr) hanno avuto un grande impatto su di me - ha continuato Zhao - e ci credo ancora veramente anche oggi. Anche se a volte potrebbe sembrare il contrario, è vero, ho sempre trovato la bontà nelle persone che ho incontrato. Quindi questo (premio) è per chiunque abbia la fede e il coraggio di aggrapparsi alla bontà in se stessi e negli altri. Questo è per voi. Voi mi ispirate ad andare avanti. Grazie", ha concluso. Un'edizione da ricordare dicevamo. È stata infatti anche quella in cui, per la prima volta, due donne nere hanno ricevuto l'Oscar per il miglior trucco e acconciatura. Mia Neal e Jamika Wilson sono state premiate per il loro lavoro su Ma Rainey's Black Bottom, il film di Netflix su una delle pochissime interpreti di colore (e apertamente lesbica) nell'America degli anni '20. Tra gli altri premi assegnati quello a Anthony Hopkins, miglior attore con The Father a 83 anni e il più anziano nella storia a ricevere una nomination. Soul, l'ultimo capolavoro della Pixar trionfa tra i film d'animazione mentre Thomas Vinterberg, regista danese del miglior film straniero con Another round, ha commosso l'intera platea dedicando l'Oscar alla figlia morta poco prima dell'inizio delle riprese: "Lei fa parte di questo miracolo", ha detto durante il suo intervento. Delusione per il cinema italiano, rimasto senza premi nonostante le due candidature: quella di Pinocchio di Matteo Garrone ai costumi di scena e al trucco e quella di Laura Pausini con la sua per "Io sì", canzone originale per La vita davanti a sé di Edoardo Ponti.  
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