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Home » Spettacolo » Il corpo delle donne tra stereotipi e nuovi punti di vista

Il corpo delle donne tra stereotipi e nuovi punti di vista

Lo sport e la sessualità senza tabù sono al centro delle due docu-serie di arte.tv dal titolo “Tutte palestrate” e “Libere!”

Redazione
17 Marzo 2023
La sessualità al centro della docu-serie "Libere!"

La sessualità al centro della docu-serie "Libere!"

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Il corpo delle donne, tra stereotipi di genere e nuovi punti di vista. E’ l’argomento al centro di due docu-serie disponibili gratuitamente su arte.tv, la piattaforma di streaming europeo.

Difeso, discusso, censurato, esposto: nella società moderna, il corpo delle donne è costantemente sotto i riflettori. Dall’ossessione per un fisico tonico, passando per la giovinezza a tutti i costi, fino al fenomeno del body shaming, il corpo femminile continua a essere oggetto di disputa sui social media e sui principali mezzi di comunicazione. Se si guarda, per esempio allo sport, che porta spesso gli atleti a esporre il proprio fisico, si nota che i pregiudizi sul corpo delle donne sono duri a morire, ma la conversazione riguarda anche la sfera della sessualità femminile che, nonostante un’emancipazione ottenuta con fatica, continua a essere stigmatizzata se esibita consapevolmente o ritenuta sovraesposta quando si tenta di normalizzarla.

Un'immagine del documentario in quattro episodi “Tutte palestrate!”
Un’immagine del documentario in quattro episodi “Tutte palestrate!”

Entrambe le declinazioni di questo dibattito, lo sport e la sessualità senza tabù, sono al centro delle due nuove docu-serie di arte.tv: “Tutte palestrate” e “Libere!”. Le due creazioni si pongono l’obiettivo, attraverso uno sguardo fresco e un approccio giornalistico, di far riflettere sugli stereotipi di genere che ancora oggi ruotano intorno al corpo delle donne e al modo in cui viene vissuto e mostrato.

"Libere!", serie animata firmata dalla regista Ovidie e dalla giornalista Sophie-Marie Larrouy
“Libere!”, serie animata firmata dalla regista Ovidie e dalla giornalista Sophie-Marie Larrouy

Da un lato, “Tutte palestrate”, realizzata dalla regista Camille Juza, pone l’accento su come nello sport permanga ancora una visione prettamente maschilista che costringe le donne a lottare per assicurarsi un ruolo comprimario rispetto alla controparte maschile. Un racconto, questo, che spazia dalle attività sportive alle quali vengono indirizzate le bambine, fino ai meccanismi e alle regole che permeano le competizioni sportive, anche ad alti livelli. Dall’altro, la serie animata “Libere!” torna con i nuovi episodi che, attraverso la sceneggiatura del tandem Ovidie-Sophie-Marie Larrouy e i disegni dell’illustratrice Diglee, cercano di raccontare i tabù sulla sessualità femminile e di far riflettere sui pregiudizi che ruotano attorno alla seduzione e sull’ideale di perfezione, che talvolta le donne si sentono costrette a rincorrere.

Tutte palestrate

In un ambiente difeso gelosamente dagli uomini, per le donne, a cui per lungo tempo è stato vietato o concesso solo a determinate condizioni, praticare uno sport è una conquista frutto di una dura lotta. Il documentario in quattro episodi “Tutte palestrate”, di Camille Juza e Matthias Vaysse, fotografa una realtà attuale molto complessa: un mondo in cui esistono donne ossessionate da addominali e glutei, ma ancora pieno di restrizioni e ostacoli nello sport femminile di alto livello.

Libere!

Tanti e tutti diversi i temi al centro dei nuovi episodi della serie animata firmata dalla regista Ovidie e dalla giornalista Sophie-Marie Larrouy: dall’imposizione di nuovi modelli estetici (che vedono in Kim Kardashian l’ideale femminile al quale aspirare) alla seduzione, arte oggi molto dibattuta soprattutto dagli uomini, che sostengono sia stata in qualche modo “inibita” dal femminismo contemporaneo. Argomento centrale della serie “Libere!” è ancora una volta la sessualità di cui, nei 10 nuovi episodi, vengono raccontate nuove sfaccettature, come la discussa teoria del Punto G o la contraccezione, un onere che nelle coppie eterosessuali ricade quasi esclusivamente sulle donne.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Il corpo delle donne, tra stereotipi di genere e nuovi punti di vista. E’ l’argomento al centro di due docu-serie disponibili gratuitamente su arte.tv, la piattaforma di streaming europeo. Difeso, discusso, censurato, esposto: nella società moderna, il corpo delle donne è costantemente sotto i riflettori. Dall’ossessione per un fisico tonico, passando per la giovinezza a tutti i costi, fino al fenomeno del body shaming, il corpo femminile continua a essere oggetto di disputa sui social media e sui principali mezzi di comunicazione. Se si guarda, per esempio allo sport, che porta spesso gli atleti a esporre il proprio fisico, si nota che i pregiudizi sul corpo delle donne sono duri a morire, ma la conversazione riguarda anche la sfera della sessualità femminile che, nonostante un’emancipazione ottenuta con fatica, continua a essere stigmatizzata se esibita consapevolmente o ritenuta sovraesposta quando si tenta di normalizzarla.
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Da un lato, “Tutte palestrate”, realizzata dalla regista Camille Juza, pone l’accento su come nello sport permanga ancora una visione prettamente maschilista che costringe le donne a lottare per assicurarsi un ruolo comprimario rispetto alla controparte maschile. Un racconto, questo, che spazia dalle attività sportive alle quali vengono indirizzate le bambine, fino ai meccanismi e alle regole che permeano le competizioni sportive, anche ad alti livelli. Dall’altro, la serie animata “Libere!” torna con i nuovi episodi che, attraverso la sceneggiatura del tandem Ovidie-Sophie-Marie Larrouy e i disegni dell’illustratrice Diglee, cercano di raccontare i tabù sulla sessualità femminile e di far riflettere sui pregiudizi che ruotano attorno alla seduzione e sull’ideale di perfezione, che talvolta le donne si sentono costrette a rincorrere.

Tutte palestrate

In un ambiente difeso gelosamente dagli uomini, per le donne, a cui per lungo tempo è stato vietato o concesso solo a determinate condizioni, praticare uno sport è una conquista frutto di una dura lotta. Il documentario in quattro episodi “Tutte palestrate”, di Camille Juza e Matthias Vaysse, fotografa una realtà attuale molto complessa: un mondo in cui esistono donne ossessionate da addominali e glutei, ma ancora pieno di restrizioni e ostacoli nello sport femminile di alto livello.

Libere!

Tanti e tutti diversi i temi al centro dei nuovi episodi della serie animata firmata dalla regista Ovidie e dalla giornalista Sophie-Marie Larrouy: dall’imposizione di nuovi modelli estetici (che vedono in Kim Kardashian l’ideale femminile al quale aspirare) alla seduzione, arte oggi molto dibattuta soprattutto dagli uomini, che sostengono sia stata in qualche modo “inibita” dal femminismo contemporaneo. Argomento centrale della serie “Libere!” è ancora una volta la sessualità di cui, nei 10 nuovi episodi, vengono raccontate nuove sfaccettature, come la discussa teoria del Punto G o la contraccezione, un onere che nelle coppie eterosessuali ricade quasi esclusivamente sulle donne.
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