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Home » Spettacolo » Daniela Morozzi, l’impegno sociale al primo posto: “Fondamentale che il nostro mestiere affronti le tematiche attuali”

Daniela Morozzi, l’impegno sociale al primo posto: “Fondamentale che il nostro mestiere affronti le tematiche attuali”

Dai soprusi e violenze sulle donne in "Distretto di polizia" al problema delle adozioni nella fiction "Lea": l'attrice fiorentina recita con il cuore

Guido Guidi Guerrera
1 Settembre 2022
L'attrice Daniela Morozzi mette al primo posto l'impegno sociale

L'attrice Daniela Morozzi mette al primo posto l'impegno sociale

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Per lei l’impegno sociale viene prima della sua stessa professione di attrice. Anzi, non potrebbe mai concepire una separazione tra i due aspetti. La lotta contro la violenza sulle donne, la sensibilizzazione riguardo ai temi inerenti alla legalità e alle forme di discriminazione, l’affermazione dei diritti negati e la libertà di decidere della propria vita in caso di grave malattia. Daniela Morozzi, la mitica Vittoria Guerra di “Distretto di Polizia”  e recentemente la caposala Rosa nella fiction “Lea”, è un’attrice, insegnante teatrale e direttrice artistica.

L'attrice fiorentina Daniela Morozzi
L’attrice fiorentina Daniela Morozzi

La sua carriera nasce dal teatro d’improvvisazione, di cui lei si rivela magistrale artefice, per poi esplodere con  l’esordio al cinema nel film “Ovosodo” di Paolo Virzì, in cui il ruolo di Luana la renderà immediatamente  popolare. Un’attrice toscana piena di verve, Daniela, con un sorriso irresistibile stampato sul volto solare, illuminato da uno sguardo di una dolcezza infinita. Tratti fisiognomici ben definiti che trasudano empatia, voglia di conoscere l’altro, di comprenderne esigenze e bisogni. Insomma, una donna pronta a mettersi se necessario in panni che non sono i suoi. E non per abilità di quella professione che ne ha fatto una beniamina dei divoratori di fiction televisive, ma per le qualità intrinseche e autentiche di una persona che si fa amare oltre il personaggio.

Daniela Morozzi e il cast di "Distretto di Polizia"
Daniela Morozzi e il cast di “Distretto di Polizia”

Sua madre è stata davvero caposala, certamente una donna forte e abituata a risolvere un sacco di problemi con tempismo e decisione. Un esempio che l’attrice fiorentina ha fatto suo arrivando a costruire alla perfezione i suoi ruoli di maggior successo con facilità e sorprendente spontaneità, sicura di poter attingere linfa dalla sorgente migliore possibile. L’espressione dei suoi occhi parla di fermezza, racconta di lezioni apprese sin da piccola, di modelli comportamentali solidi, quelli che hanno valore e vengono da lontano. Forse è per questo che la determinazione sembra essere la chiave di lettura migliore per identificare la sua più profonda caratteristica. La stessa che, pur sommersa da un mare di espressioni accoglienti fino a far pensare all’abbraccio di una mamma premurosa, affiora vivida per dare senso e forza alla sua natura di interprete.

L'attrice Daniela Morozzi è nata a Firenze il 9 giugno 1968
L’attrice Daniela Morozzi è nata a Firenze il 9 giugno 1968

Daniela, molte delle sue interpretazioni sono legate a temi sensibili e a una serie di delicate questioni che riguardano la nostra contemporaneità…

“Reputo fondamentale che il nostro mestiere si occupi di tematiche sociali. In linea di massima quando determinate questioni sono al centro del racconto partecipo con tutta me stessa e mi accorgo che recitare non mi costa il minimo sforzo, perché riesco a indossare il personaggio con naturalezza, come se fosse parte della mia vera personalità. Per esempio nella serie ‘Distretto di Polizia’ mi sono sentita totalmente coinvolta quando in diverse occasioni sono stati toccati scottanti argomenti a proposito dei soprusi sulle donne, vittime del silenzio omertoso che ancora avvolge queste situazioni e dei giudizi sommari che spesso sono ancora più umilianti della violenza stessa. Ma Vittoria Guerra, il personaggio che ho interpretato nella fiction, si è dovuta misurare su più fronti del crimine, con riferimento per esempio ai problemi dell’accoglienza e agli illeciti che ruotano attorno a troppe persone sfruttate e schiavizzate a vario titolo”.

Daniela Morozzi, per lei l'impegno sociale viene prima della sua stessa professione di attrice
Daniela Morozzi, per lei l’impegno sociale viene prima della sua stessa professione di attrice

Poi ha finito con l’indossare i panni di Rosa Nibbi, l’ormai famosa caposala in “Lea”, giusto?

“Storie che si inanellano ad altre storie in “Lea”, una fiction toccante e piena di realismo in cui si sottolineano tanti aspetti irrisolti della nostra quotidianità come nel caso dell’adozione, di cui si parla spesso a vuoto ma che invece meriterebbe nei fatti la massima attenzione soprattutto da parte delle istituzioni. Lea è una donna, alla quale l’interpretazione magnifica di Anna Valle ha conferito vigore e credibilità, che ha  molto sofferto per aver perso un figlio all’ottavo mese di gravidanza, una persona empatica che riesce a far suo il dolore della gente in cerca di conforto che capita nel reparto di pediatria, dove la sofferenza di un bambino è la sofferenza di tutti. A un certo punto deve vedersela con una madre che rifiuta all’ultimo momento di adottare un bambino affetto da numerose patologie. Un dramma nel dramma che la dice lunga su un mondo in cui sembra sempre più impossibile accettare con rassegnazione dolore e perdite, a causa di stili di vita edonistici improntati a modelli stereotipati. Il mio ruolo nel film è quello della donna materna, dolcissima e piena di premure: circondiamo di attenzioni il piccolo e sappiamo quanto abbia bisogno di cure e amore. Cose che solo sua madre potrebbe essere in grado di dargli in modo assoluto, tanto da rivelarsi la più miracolosa delle terapie”.

L'attrice Daniela Morozzi ha recentemente preso parte alla fiction "Lea"
L’attrice Daniela Morozzi ha recentemente preso parte alla fiction “Lea”

Se fosse davvero una caposala nella vita?

“Farei di tutto per superare i limiti di una burocrazia che spesso inibisce il lavoro dei medici e degli infermieri, professionisti di grande umanità che, a prescindere dal periodo critico della pandemia, si sono dedicati anima e corpo senza risparmio anche nel caso di mie faccende personali. Quindi voglio cogliere questa occasione per dire grazie a tutto il personale sanitario del nostro Paese per le prove di abnegazione, coraggio e professionalità di cui sono stati capaci in un momento in cui tutto sembrava collassare. Corsie strapiene, persone in pericolo di vita nei reparti di terapia intensiva, il contagio sempre più aggressivo. Con l’inevitabile carico dei casi ordinari. Mia madre ha fatto davvero quel lavoro di infermiera e quando mi è stata data quella parte mi sono emozionata tantissimo con la speranza di essere stata all’altezza”.

Daniela Morozzi è attrice, insegnante teatrale e direttrice artistica
Daniela Morozzi è attrice, insegnante teatrale e direttrice artistica

Cosa ne pensa dell’eutanasia?

“L’eutanasia è un altro tema di difficile gestione soprattutto nel nostro Paese, una questione che deve trovare al più presto soluzione al di là delle spesso sterili diatribe filosofiche, religiose e pseudo etiche. La vita ci appartiene ed è bellissima, ma se si trasforma in un inferno di sofferenze diventa umiliante e toglie il più piccolo briciolo di dignità umana. Ecco, non appena quella soglia di intollerabilità si oltrepassa credo sia giusto poter decidere di chiudere con un’esistenza divenuta insostenibile. Sono perciò molto vicina alla associazione Luca Coscioni, alle sue idee e alle scelte coraggiose grazie alle quali persone come Marco, Mario o la signora Adelina sono state aiutate e sostenute nel realizzare la propria estrema ma improcrastinabile scelta”.

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  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Per lei l’impegno sociale viene prima della sua stessa professione di attrice. Anzi, non potrebbe mai concepire una separazione tra i due aspetti. La lotta contro la violenza sulle donne, la sensibilizzazione riguardo ai temi inerenti alla legalità e alle forme di discriminazione, l’affermazione dei diritti negati e la libertà di decidere della propria vita in caso di grave malattia. Daniela Morozzi, la mitica Vittoria Guerra di "Distretto di Polizia"  e recentemente la caposala Rosa nella fiction "Lea", è un’attrice, insegnante teatrale e direttrice artistica.
L'attrice fiorentina Daniela Morozzi
L'attrice fiorentina Daniela Morozzi
La sua carriera nasce dal teatro d’improvvisazione, di cui lei si rivela magistrale artefice, per poi esplodere con  l’esordio al cinema nel film "Ovosodo" di Paolo Virzì, in cui il ruolo di Luana la renderà immediatamente  popolare. Un’attrice toscana piena di verve, Daniela, con un sorriso irresistibile stampato sul volto solare, illuminato da uno sguardo di una dolcezza infinita. Tratti fisiognomici ben definiti che trasudano empatia, voglia di conoscere l’altro, di comprenderne esigenze e bisogni. Insomma, una donna pronta a mettersi se necessario in panni che non sono i suoi. E non per abilità di quella professione che ne ha fatto una beniamina dei divoratori di fiction televisive, ma per le qualità intrinseche e autentiche di una persona che si fa amare oltre il personaggio.
Daniela Morozzi e il cast di "Distretto di Polizia"
Daniela Morozzi e il cast di "Distretto di Polizia"
Sua madre è stata davvero caposala, certamente una donna forte e abituata a risolvere un sacco di problemi con tempismo e decisione. Un esempio che l’attrice fiorentina ha fatto suo arrivando a costruire alla perfezione i suoi ruoli di maggior successo con facilità e sorprendente spontaneità, sicura di poter attingere linfa dalla sorgente migliore possibile. L’espressione dei suoi occhi parla di fermezza, racconta di lezioni apprese sin da piccola, di modelli comportamentali solidi, quelli che hanno valore e vengono da lontano. Forse è per questo che la determinazione sembra essere la chiave di lettura migliore per identificare la sua più profonda caratteristica. La stessa che, pur sommersa da un mare di espressioni accoglienti fino a far pensare all’abbraccio di una mamma premurosa, affiora vivida per dare senso e forza alla sua natura di interprete.
L'attrice Daniela Morozzi è nata a Firenze il 9 giugno 1968
L'attrice Daniela Morozzi è nata a Firenze il 9 giugno 1968
Daniela, molte delle sue interpretazioni sono legate a temi sensibili e a una serie di delicate questioni che riguardano la nostra contemporaneità… “Reputo fondamentale che il nostro mestiere si occupi di tematiche sociali. In linea di massima quando determinate questioni sono al centro del racconto partecipo con tutta me stessa e mi accorgo che recitare non mi costa il minimo sforzo, perché riesco a indossare il personaggio con naturalezza, come se fosse parte della mia vera personalità. Per esempio nella serie 'Distretto di Polizia' mi sono sentita totalmente coinvolta quando in diverse occasioni sono stati toccati scottanti argomenti a proposito dei soprusi sulle donne, vittime del silenzio omertoso che ancora avvolge queste situazioni e dei giudizi sommari che spesso sono ancora più umilianti della violenza stessa. Ma Vittoria Guerra, il personaggio che ho interpretato nella fiction, si è dovuta misurare su più fronti del crimine, con riferimento per esempio ai problemi dell’accoglienza e agli illeciti che ruotano attorno a troppe persone sfruttate e schiavizzate a vario titolo".
Daniela Morozzi, per lei l'impegno sociale viene prima della sua stessa professione di attrice
Daniela Morozzi, per lei l'impegno sociale viene prima della sua stessa professione di attrice
Poi ha finito con l’indossare i panni di Rosa Nibbi, l’ormai famosa caposala in "Lea", giusto? “Storie che si inanellano ad altre storie in "Lea", una fiction toccante e piena di realismo in cui si sottolineano tanti aspetti irrisolti della nostra quotidianità come nel caso dell’adozione, di cui si parla spesso a vuoto ma che invece meriterebbe nei fatti la massima attenzione soprattutto da parte delle istituzioni. Lea è una donna, alla quale l’interpretazione magnifica di Anna Valle ha conferito vigore e credibilità, che ha  molto sofferto per aver perso un figlio all’ottavo mese di gravidanza, una persona empatica che riesce a far suo il dolore della gente in cerca di conforto che capita nel reparto di pediatria, dove la sofferenza di un bambino è la sofferenza di tutti. A un certo punto deve vedersela con una madre che rifiuta all’ultimo momento di adottare un bambino affetto da numerose patologie. Un dramma nel dramma che la dice lunga su un mondo in cui sembra sempre più impossibile accettare con rassegnazione dolore e perdite, a causa di stili di vita edonistici improntati a modelli stereotipati. Il mio ruolo nel film è quello della donna materna, dolcissima e piena di premure: circondiamo di attenzioni il piccolo e sappiamo quanto abbia bisogno di cure e amore. Cose che solo sua madre potrebbe essere in grado di dargli in modo assoluto, tanto da rivelarsi la più miracolosa delle terapie".
L'attrice Daniela Morozzi ha recentemente preso parte alla fiction "Lea"
L'attrice Daniela Morozzi ha recentemente preso parte alla fiction "Lea"
Se fosse davvero una caposala nella vita? “Farei di tutto per superare i limiti di una burocrazia che spesso inibisce il lavoro dei medici e degli infermieri, professionisti di grande umanità che, a prescindere dal periodo critico della pandemia, si sono dedicati anima e corpo senza risparmio anche nel caso di mie faccende personali. Quindi voglio cogliere questa occasione per dire grazie a tutto il personale sanitario del nostro Paese per le prove di abnegazione, coraggio e professionalità di cui sono stati capaci in un momento in cui tutto sembrava collassare. Corsie strapiene, persone in pericolo di vita nei reparti di terapia intensiva, il contagio sempre più aggressivo. Con l’inevitabile carico dei casi ordinari. Mia madre ha fatto davvero quel lavoro di infermiera e quando mi è stata data quella parte mi sono emozionata tantissimo con la speranza di essere stata all’altezza".
Daniela Morozzi è attrice, insegnante teatrale e direttrice artistica
Daniela Morozzi è attrice, insegnante teatrale e direttrice artistica
Cosa ne pensa dell’eutanasia? “L’eutanasia è un altro tema di difficile gestione soprattutto nel nostro Paese, una questione che deve trovare al più presto soluzione al di là delle spesso sterili diatribe filosofiche, religiose e pseudo etiche. La vita ci appartiene ed è bellissima, ma se si trasforma in un inferno di sofferenze diventa umiliante e toglie il più piccolo briciolo di dignità umana. Ecco, non appena quella soglia di intollerabilità si oltrepassa credo sia giusto poter decidere di chiudere con un’esistenza divenuta insostenibile. Sono perciò molto vicina alla associazione Luca Coscioni, alle sue idee e alle scelte coraggiose grazie alle quali persone come Marco, Mario o la signora Adelina sono state aiutate e sostenute nel realizzare la propria estrema ma improcrastinabile scelta".
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