Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Spettacolo » Daphne Di Cinto, da Bridgerton al Moro di Firenze: “Il razzismo? Con me non ha storia”

Daphne Di Cinto, da Bridgerton al Moro di Firenze: “Il razzismo? Con me non ha storia”

Ora anche regista e sceneggiatrice, l'attrice ha conquistato il premio per il miglior cortometraggio all'Integrazione Film Festival: "Alessandro de' Medici è stato il primo capo di Stato nero dell’Europa Occidentale: ma qualcuno tenta di cancellare la sua memoria"

Letizia Cini
22 Maggio 2022
Daphne di Cinto

Daphne di Cinto

Share on FacebookShare on Twitter

Gli appassionati di Bridgerton la identificano con la Duchessa di Hastings, ruolo che ha interpretato nella serie-evento targata Netflix. In realtà Daphne Di Cinto, over trent’anni (“ma… non diciamo l’età, per favore”, sorride la giovane attrice) è nata in un paesino del Nord Italia: studi fra Roma e Parigi, corso di recitazione a New York, è – ed ha fatto – anche molte altre cose.

Daphne Di Cinto ha conquistato il premio per il Miglior cortometraggio’ al 16° IFF – Integrazione Film Festival di Bergamo 2022

Regista, sceneggiatrice e produttrice, dopo l’affermazione ai Fabrique du Cinema Awards 2021 ha ora conquistato il premio per il Miglior cortometraggio’ al 16° IFF – Integrazione Film Festival di Bergamo 2022 grazie a Il Moro, gioiello in costume tutto italiano che racconta la storia semisconosciuta di Alessandro I de’ Medici (1510-1537) e delle sue origini africane.

Daphne Di Cinto nei panni della Duchessa di Hastings in ’Bridgerton’
Daphne Di Cinto nei panni della Duchessa di Hastings in ’Bridgerton’

In Italia per ritirare il prestigioso riconoscimento (da anni vive e lavora a Londra) in questi giorni Daphne Di Cinto si trovava in Toscana, dove ha tenuto alcune lezioni e si è data alla ricerca di nuovi indizi per un progetto che riguardano nuovamente il primo Duca di Firenze mixed-race.  La cultura e la vita della popolazione italiana afro-discendente sono incredibilmente ancora agli albori del loro riconoscimento ufficiale, anche in Italia. Un riconoscimento che andrebbe normalizzato nelle scuole, nel nome di un’integrazione costruttiva, aperta al dialogo e alla curiosità verso l’altro. Ma andiamo alla scoperta del Moro di Firenze grazie al racconto dell’attrice – qui anche nei panni di regista, sceneggiatrice e produttrice – Daphne Di Cinto.

Come mai ha scelto Alessandro De’ Medici per il suo short-movie?

“Ho voluto raccontare la storia di un personaggio storico italiano pressoché dimenticato per il suo background misto, come il mio (la madre della regista è delle isole Seychelles, ndr). Anche la mamma di Alessandro era una donna afro-discendente tenuta in schiavitù al servizio della famiglia de’ Medici e il padre era Papa Clemente VII (al secolo Giulio de’ Medici). Mi ha incuriosito soprattutto per il fatto di non aver mai saputo nulla su di lui, così ho iniziato a fare qualche ricerca e… non ne sono più uscita”.

Ed è proprio con il Moro che ha iniziato la carriera dietro la macchina da presa…

“Sì, è stata la mia prima regia e confesso di aver trovato molto stimolante poter creare un parallelismo con l’Italia di oggi, sollevando la questione su chi possa o meno definirsi italiano. Quando ho studiato la vicenda di Alessandro de’ Medici mi è sembrata di un’analogia eclatante con la realtà e con il mondo di oggi. Forse con l’Italia in particolare, perché è una storia italiana che non si conosce e che dice così tanto del nostro Paese. Soprattutto mi lascia sgomenta che, nonostante storie come quella di Alessandro, in Italia c’è ancora chi ha dei dubbi sullo ius soli. Mi verrebbe da chiedergli: Ma se cinquecento anni fa il  Duca di Firenze era afro-italiano, qual è il problema oggi?“.

Si aspettava tanto successo?

Alessandro I de’ Medici nella versione di Alberto Malanchino e nel ritratto del Bronzino
Da ‘Il Moro’ di Daphne Di Cinto, Alessandro I de’ Medici nella versione di Alberto Malanchino

“Sinceramente me lo auguravo, ma no, non speravo che l’interesse verso il Moro di Firenze sarebbe cresciuto in modo esponenziale, tanto che sto pensando di fare una serie incentrata proprio su di lui”.

Spinta dalla necessità di portare alla luce questa storia, ha preferito non aspettare di raccogliere fondi per iniziare a girare: ha dovuto bussare a molte porte?

“Fra i finanziatori ci sono alcuni comuni romagnoli: avevo anche bussato alle porte di Palazzo Vecchio, a dire il vero, ma…”

Ma?

“L’allora assessore alla Cultura Tommaso Sacchi (che ora copre la stessa carica a Milano, ndr) non mi ha mai ricevuta: nulla è perduto, potrebbe nascere un interessamento per la serie. E ho anche una altro desiderio”.

Che sarebbe?

“È proprio nell’ufficio del primo cittadino Dario Nardella, la sala di Clemente VII, che ci sono alcuni dipinti che ritraggono Alessandro de ’Medici. Il mio sogno sarebbe poterli vedere: figlio naturale di Lorenzo duca d’Urbino, col favore dello zio Clemente VII (che in realtà era il suo vero padre), papa della Chiesa cattolica dal 1523 alla morte, ottenne, dopo la caduta della Repubblica fiorentina (1530), il titolo di Duca (1531). Recentemente i suoi resti sono stati esumati: un altro grande desiderio sarebbe poter condividere con gli studiosi gli esami effettuati sulle spoglie mortali di Alessandro, per poter sciogliere alcuni degli interrogativi collegati alla sua origine, che ancora oggi qualcuno tenta di cancellare“.

A cosa si riferisce, Daphne?

Alessandro I de’Medici nel ritratto del Bronzino custodito all’Hermitage di San Pietroburgo
Alessandro I de’ Medici nel ritratto del Bronzino custodito al Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo

“Ogni volta che intervengo su Wikipedia per aggiornare il paragrafo sul Moro alla luce delle tante e inequivocabili fonti disponibili, qualcuno cancella il testo inserendo che quel soprannome era dovuto esclusivamente alla sua carnagione olivastra“.

Una specie di razzismo storico?

“Evidentemente… Alessandro de’ Medici era afro-discendente; era a tutti gli effetti un membro della potente famiglia che tanto lustro ha dato alla Toscana. Duca di Penne dal 1522, poi signore di Firenze dal 1523 al 1527 e dal 1530 al 1532, infine Duca della Repubblica Fiorentina dal 1532 alla sua morte, vanta il titolo di primo esponente della dinastia Medici afro-italiano. Ribattezzato il Moro per il colore della pelle, appunto”.

Come lei anche Alessandro era quindi un italiano nero…

“Sua madre era una donna afrp-discendente a servizio in casa Medici, identificata come Simonetta da Collevecchio: riconosciuto figlio illegittimo di Lorenzo II de’ Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico, secondo molti studiosi il Moro sarebbe invece figlio naturale del cardinale Giulio de’ Medici, diventato papa Clemente VII, il 219° papa della Chiesa cattolica, dal 1523 alla morte. Alessandro, quindi di fatto è il primo capo di Stato nero dell’Europa Occidentale in epoca moderna. Nonostante l’importanza della posizione che ha ricoperto, la sua storia è passata in sordina e le sue origini sembrano essere fonte di dibattito: ho voluto riportare alla luce la vicenda, perché pochi conoscono la sua esistenza e in tanti si stupiscono che una persona dai tratti africani, ben 500 anni, abbia ricoperto un ruolo di rilievo: Duca, non servitore“.

Che fine ha fatto Alessandro de’ Medici

Daphne Di Cinto, dirige Alberto Malanchino nei panni del Moro di Firenze (foto Resina)
La regista e sceneggiatrice Daphne Di Cinto, dirige Alberto Malanchino nei panni del Moro di Firenze (foto Resina)

Il Moro venne assassinato in una congiura ordita da suo cugino Lorenzino de’ Medici, spinto da oscuri risentimenti o da insidiosi ideali umanistici del tirannicidio. Lorenzino lo attirò con un pretesto a casa sua, nella notte fra il 6 e il 7 gennaio 1537, e lo uccise con l’aiuto di un sicario. Ancora giovane, Alessandro morì lasciando due figli illeggittimi, che non saranno considerati per la successione. Le sue spoglie mortali sono regolarmente sepolte nella Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo, nel cuore capoluogo toscano, all’interno della stessa tomba di Lorenzo di Piero de’ Medici. Ma il suo nome non è ricordato in nessuna targa e non rimane traccia della sua esistenza.

Il commento

“L’importanza del cortometraggio di Daphne Di Cinto sta nella credibilità della regista di origine afroitaliane che attraverso la rinarrazione storico-socio-culturale, mira a promuovere la parità sociale, l’inclusione e l’educazione alla diversità facendo luce su un capitolo importante della storia italiana – scrive Vogue Italia – . La consapevolezza di narrare una storia e la Storia attraverso un punto di vista non mainstream e dare voce alla vita di un uomo le cui origini rappresentavano un’onta e un peccato, la consapevolezza di come solo da poco questa cultura è cambiata”.

Potrebbe interessarti anche

Roncadin, l'azienda che produce pizze surgelate ma che protegge l'ambiente con l'aiuto di 650.000 api (Foto Roncadin)
Attualità

A Meduno un’azienda che produce pizze surgelate protegge l’ambiente con l’aiuto di 650.000 api

21 Giugno 2022
Il creatore del canale YouTube Link4Universe Adrian Fartade (35 anni)
Attualità

Adrian Fartade, dalla nuova avventura in tv con Drusilla Foer al coming out social

10 Giugno 2022
Attualità

Ex Ilva, da Strasburgo quattro condanne per l’Italia: a Taranto persiste il pericolo per la salute

29 Maggio 2022

Instagram

  • La storia di Andrea Prudente, cittadina statunitense in vacanza a Malta, riporta sotto i riflettori alcune delle complessità legate all’aborto, che in alcuni Paesi si rivelano più ingombranti che in altri. 

La turista americana è arrivata nell’arcipelago nel Mediterraneo incinta di 16 settimane: ora rischia la vita a causa di un aborto spontaneo, al quale i medici del policlinico Mater Dei non possono porre fine perché il cuore del feto batte ancora. 

La donna rischia la setticemia, infezione dovuta al distaccamento della placenta, ma a Malta, unico Paese dell’Unione Europea in cui l’aborto è vietato in ogni caso, i medici rischiano quattro anni di prigione se interrompono la vita del feto, anche se le acque si sono rotte e a detta degli stessi medici «non c’è alcuna possibilità di sopravvivenza» del bambino.

Il partner della donna, Jay Weeldreyer, ha affermato che la donna «è tenuta in ostaggio in ospedale da una settimana». Costretti a sperare nella morte del feto, Jay ha lanciato un appello affinché almeno la moglie possa essere salvata, denunciando di non aver ricevuto neppure il permesso per il trasferimento in una nazione dove l’aborto è legale. 

«La bambina non vivrà, non si può fare nulla per cambiare l’esito. La volevamo, la vorremmo ancora, la amiamo, vorremmo che sopravvivesse, ma non sarà così, e non solo stiamo perdendo nostra figlia, ma così l’ospedale mette a rischio anche la vita di Andrea». 

La vicenda è stata resa nota dalla Ong “Doctors for Choice”, che teme si ripeta una tragedia come quella di Savita Halappanavar, morta nel 2012 a 31 anni in Irlanda dove le venne negato l’aborto medico dopo un inizio di aborto spontaneo. «Spero che riusciremo a ricevere qualche forma di grazia da Malta e che ci lasci partire. Anche presumendo che non ce la faccia, preferiremmo sperare che Andrea possa sopravvivere al volo» ha concluso Weeldreyer.

#lucenews #lucelanazione #abortion #girlsjustwannahaverights #womenrights #malta #andreaprudente
  • Momento storico per quanto riguarda i diritti della comunità Lgbtqia+ e, più in generale dello sport: la Federcalcio tedesca ha approvato un nuovo regolamento che consentirà alle persone transgender, intersessuali e non binarie di scegliere in autonomia se far parte di squadre femminili o maschili. 

Il regolamento entrerà in vigore nella stagione 2022/2023 ed è stato incorporato nel regolamento di gioco DFB (Federazione calcistica tedesca), nel regolamento giovanile DFB e nel regolamento futsal DFB per il calcio amatoriale. 

«Il calcio - spiega Thomas Hitzlsperger, ambasciatore per la diversità di DFB - è sinonimo di diversità e anche la DFB si impegna in tal senso, creando importanti norme per consentire ai giocatori di diverse identità di genere di giocare.»

In sostanza, il regolamento prevede che i giocatori con la voce di stato civile "diverso" o "non specificati" potranno decidere da soli se essere idonei a giocare per una squadra femminile o maschile.

I giocatori transgender possono cambiare o rimanere nella squadra in cui hanno giocato in precedenza. 

#lucenews #lucelanazione #germania #dfb #transright #lgbtq
  • Un mondo troppo frenetico che non lascia respirare, soprattutto quando si vuole fare la mamma. È questa la storia di Sandra Bullock, l’attrice che sebbene molto soddisfatta del suo successo al momento ha deciso di dire stop.

In realtà già qualche mese fa aveva detto di volersi farsi temporaneamente da parte nel mondo cinema per dedicarsi ai suoi due figli, Louis e Laila, rispettivamente di 12 e 10 anni. 
Questa volta sembra aver deciso per davvero e dopo 30 anni di carriera e una cinquantina di film ha bisogno di avere tempo per se stessa. Ha anche confessato che fare un passo indietro rappresenta una sfida personale per lei.

“Il lavoro è stato sempre costante per me e sono stata davvero fortunata. Mi sono resa conto che stava diventando come la mia stampella. Era come aprire sempre un frigorifero alla ricerca di qualcosa che non c’era mai. Mi sono detta: ‘Smettila di cercarlo qui perché non esiste. Ce l’hai già, e mettiti l’anima in pace che non c’è bisogno che il lavoro ti validi.’”

Vi siete mai sentiti così? Raccontateci il vostro rapporto con il lavoro 👩🏻‍💻

Di Edoardo Martini ✍️

#lucenews #lucelanazione #sandrabullock #burnout
  • “Ciao a tutti! Siamo Jenny e Viola, la mia bimba di 11 mesi. Stiamo cercando con massima urgenza una stanza in affitto a Firenze (o anche piccolo appartamento). Purtroppo molti proprietari non gradiscono bambini e sto avendo veramente tanta difficoltà a trovare un posto per noi. Vi assicuro che Viola è una bimba tranquillissima, non piange la notte e non crea nessun disturbo! Entro domenica dovremo lasciare la nostra attuale sistemazione, quindi va benissimo anche una soluzione provvisoria di un mese o due! È davvero urgente!”.

Sembra un vero SOS il messaggio postato pochi giorni fa su un gruppo Facebook dedicato agli affitti privati da mamma Jennifer, una giovane donna sola che, nonostante l’urgenza e la reale necessità, non riesce proprio a trovare una sistemazione per sé e per la propria bambina nel capoluogo toscano. 

“Io e la mia bambina abbiamo bisogno di un tetto, dove vivere insieme senza la paura di dover cambiare alloggio ogni due settimane. È un appello che faccio per me ma anche per tante mamme nelle mie stesse condizioni. Ne conosco tante, e giorno dopo giorno incontrano le mie stesse difficoltà”.

Leggi l’intervista a cura di Caterina Ceccuti ✍

#lucenews #lucelanazione #firenze #cercasicasa #mammafiglia #madresingle
Gli appassionati di Bridgerton la identificano con la Duchessa di Hastings, ruolo che ha interpretato nella serie-evento targata Netflix. In realtà Daphne Di Cinto, over trent’anni ("ma... non diciamo l’età, per favore", sorride la giovane attrice) è nata in un paesino del Nord Italia: studi fra Roma e Parigi, corso di recitazione a New York, è - ed ha fatto - anche molte altre cose.
Daphne Di Cinto ha conquistato il premio per il Miglior cortometraggio’ al 16° IFF – Integrazione Film Festival di Bergamo 2022
Regista, sceneggiatrice e produttrice, dopo l’affermazione ai Fabrique du Cinema Awards 2021 ha ora conquistato il premio per il Miglior cortometraggio’ al 16° IFF – Integrazione Film Festival di Bergamo 2022 grazie a Il Moro, gioiello in costume tutto italiano che racconta la storia semisconosciuta di Alessandro I de’ Medici (1510-1537) e delle sue origini africane.
Daphne Di Cinto nei panni della Duchessa di Hastings in ’Bridgerton’
Daphne Di Cinto nei panni della Duchessa di Hastings in ’Bridgerton’
In Italia per ritirare il prestigioso riconoscimento (da anni vive e lavora a Londra) in questi giorni Daphne Di Cinto si trovava in Toscana, dove ha tenuto alcune lezioni e si è data alla ricerca di nuovi indizi per un progetto che riguardano nuovamente il primo Duca di Firenze mixed-race.  La cultura e la vita della popolazione italiana afro-discendente sono incredibilmente ancora agli albori del loro riconoscimento ufficiale, anche in Italia. Un riconoscimento che andrebbe normalizzato nelle scuole, nel nome di un’integrazione costruttiva, aperta al dialogo e alla curiosità verso l’altro. Ma andiamo alla scoperta del Moro di Firenze grazie al racconto dell'attrice - qui anche nei panni di regista, sceneggiatrice e produttrice - Daphne Di Cinto. Come mai ha scelto Alessandro De’ Medici per il suo short-movie? "Ho voluto raccontare la storia di un personaggio storico italiano pressoché dimenticato per il suo background misto, come il mio (la madre della regista è delle isole Seychelles, ndr). Anche la mamma di Alessandro era una donna afro-discendente tenuta in schiavitù al servizio della famiglia de’ Medici e il padre era Papa Clemente VII (al secolo Giulio de’ Medici). Mi ha incuriosito soprattutto per il fatto di non aver mai saputo nulla su di lui, così ho iniziato a fare qualche ricerca e... non ne sono più uscita". Ed è proprio con il Moro che ha iniziato la carriera dietro la macchina da presa... "Sì, è stata la mia prima regia e confesso di aver trovato molto stimolante poter creare un parallelismo con l’Italia di oggi, sollevando la questione su chi possa o meno definirsi italiano. Quando ho studiato la vicenda di Alessandro de’ Medici mi è sembrata di un’analogia eclatante con la realtà e con il mondo di oggi. Forse con l’Italia in particolare, perché è una storia italiana che non si conosce e che dice così tanto del nostro Paese. Soprattutto mi lascia sgomenta che, nonostante storie come quella di Alessandro, in Italia c’è ancora chi ha dei dubbi sullo ius soli. Mi verrebbe da chiedergli: Ma se cinquecento anni fa il  Duca di Firenze era afro-italiano, qual è il problema oggi?". Si aspettava tanto successo?
Alessandro I de’ Medici nella versione di Alberto Malanchino e nel ritratto del Bronzino
Da 'Il Moro' di Daphne Di Cinto, Alessandro I de’ Medici nella versione di Alberto Malanchino
"Sinceramente me lo auguravo, ma no, non speravo che l’interesse verso il Moro di Firenze sarebbe cresciuto in modo esponenziale, tanto che sto pensando di fare una serie incentrata proprio su di lui". Spinta dalla necessità di portare alla luce questa storia, ha preferito non aspettare di raccogliere fondi per iniziare a girare: ha dovuto bussare a molte porte? "Fra i finanziatori ci sono alcuni comuni romagnoli: avevo anche bussato alle porte di Palazzo Vecchio, a dire il vero, ma..." Ma? "L’allora assessore alla Cultura Tommaso Sacchi (che ora copre la stessa carica a Milano, ndr) non mi ha mai ricevuta: nulla è perduto, potrebbe nascere un interessamento per la serie. E ho anche una altro desiderio". Che sarebbe? "È proprio nell’ufficio del primo cittadino Dario Nardella, la sala di Clemente VII, che ci sono alcuni dipinti che ritraggono Alessandro de ’Medici. Il mio sogno sarebbe poterli vedere: figlio naturale di Lorenzo duca d’Urbino, col favore dello zio Clemente VII (che in realtà era il suo vero padre), papa della Chiesa cattolica dal 1523 alla morte, ottenne, dopo la caduta della Repubblica fiorentina (1530), il titolo di Duca (1531). Recentemente i suoi resti sono stati esumati: un altro grande desiderio sarebbe poter condividere con gli studiosi gli esami effettuati sulle spoglie mortali di Alessandro, per poter sciogliere alcuni degli interrogativi collegati alla sua origine, che ancora oggi qualcuno tenta di cancellare". A cosa si riferisce, Daphne?
Alessandro I de’Medici nel ritratto del Bronzino custodito all’Hermitage di San Pietroburgo
Alessandro I de’ Medici nel ritratto del Bronzino custodito al Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo
"Ogni volta che intervengo su Wikipedia per aggiornare il paragrafo sul Moro alla luce delle tante e inequivocabili fonti disponibili, qualcuno cancella il testo inserendo che quel soprannome era dovuto esclusivamente alla sua carnagione olivastra". Una specie di razzismo storico? “Evidentemente... Alessandro de' Medici era afro-discendente; era a tutti gli effetti un membro della potente famiglia che tanto lustro ha dato alla Toscana. Duca di Penne dal 1522, poi signore di Firenze dal 1523 al 1527 e dal 1530 al 1532, infine Duca della Repubblica Fiorentina dal 1532 alla sua morte, vanta il titolo di primo esponente della dinastia Medici afro-italiano. Ribattezzato il Moro per il colore della pelle, appunto". Come lei anche Alessandro era quindi un italiano nero... "Sua madre era una donna afrp-discendente a servizio in casa Medici, identificata come Simonetta da Collevecchio: riconosciuto figlio illegittimo di Lorenzo II de’ Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico, secondo molti studiosi il Moro sarebbe invece figlio naturale del cardinale Giulio de’ Medici, diventato papa Clemente VII, il 219° papa della Chiesa cattolica, dal 1523 alla morte. Alessandro, quindi di fatto è il primo capo di Stato nero dell’Europa Occidentale in epoca moderna. Nonostante l’importanza della posizione che ha ricoperto, la sua storia è passata in sordina e le sue origini sembrano essere fonte di dibattito: ho voluto riportare alla luce la vicenda, perché pochi conoscono la sua esistenza e in tanti si stupiscono che una persona dai tratti africani, ben 500 anni, abbia ricoperto un ruolo di rilievo: Duca, non servitore".

Che fine ha fatto Alessandro de’ Medici

Daphne Di Cinto, dirige Alberto Malanchino nei panni del Moro di Firenze (foto Resina)
La regista e sceneggiatrice Daphne Di Cinto, dirige Alberto Malanchino nei panni del Moro di Firenze (foto Resina)
Il Moro venne assassinato in una congiura ordita da suo cugino Lorenzino de’ Medici, spinto da oscuri risentimenti o da insidiosi ideali umanistici del tirannicidio. Lorenzino lo attirò con un pretesto a casa sua, nella notte fra il 6 e il 7 gennaio 1537, e lo uccise con l’aiuto di un sicario. Ancora giovane, Alessandro morì lasciando due figli illeggittimi, che non saranno considerati per la successione. Le sue spoglie mortali sono regolarmente sepolte nella Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo, nel cuore capoluogo toscano, all'interno della stessa tomba di Lorenzo di Piero de’ Medici. Ma il suo nome non è ricordato in nessuna targa e non rimane traccia della sua esistenza.

Il commento

"L’importanza del cortometraggio di Daphne Di Cinto sta nella credibilità della regista di origine afroitaliane che attraverso la rinarrazione storico-socio-culturale, mira a promuovere la parità sociale, l’inclusione e l’educazione alla diversità facendo luce su un capitolo importante della storia italiana - scrive Vogue Italia - . La consapevolezza di narrare una storia e la Storia attraverso un punto di vista non mainstream e dare voce alla vita di un uomo le cui origini rappresentavano un’onta e un peccato, la consapevolezza di come solo da poco questa cultura è cambiata".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto