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Home » Spettacolo » Denny Mendez: l’ex Miss Italia si batte per l’indipendenza femminile

Denny Mendez: l’ex Miss Italia si batte per l’indipendenza femminile

Oggi attrice in teatro, sul palco con "Cose di ogni giorno" a San Vincenzo e poi a Firenze: "Interpreto Rina donna dalle mille sfaccettature che non si arrende".

Ludovica Criscitiello
7 Marzo 2023
Denny Mendez, dalle polemiche per Miss Italia al ruolo di Rina in "Cose di ogni giorno"

Denny Mendez, dalle polemiche per Miss Italia al ruolo di Rina in "Cose di ogni giorno"

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Il coraggio di vedere, sentire e parlare. Di non rimanere più in silenzio ma di cacciare fuori la propria voce dopo aver subito troppo. La Rina di Denny Mendez torna ancora una volta sul palco nello spettacolo “Cose di ogni giorno” di David Norisco, per la regia di Francesco Branchetti in scena il 9 marzo a San Vincenzo (Livorno) e il 22 e 23 aprile al Teatro Le Laudi di Firenze. A interpretare questa donna dalle mille sfaccettature c’è lei, Denny Mendez, 44 anni, ex modella e attrice, originaria di Santo Domingo che a 11 anni si trasferì in Italia, proprio in Toscana a Montecatini Terme. E poi fece la storia, diventando la prima Miss Italia di origine straniera a essere eletta nel 1996, suscitando non poche polemiche per il fatto che, essendo di origine straniera non incarnava la femminilità italiana. Polemiche che investirono anche Enzo Mirigliani, patron del concorso. E che però non hanno scalfito volontà e la determinatezza di Denny, decisa a realizzare i suoi sogni e a far sentire la sua voce proprio come Rina.

Denny Mendez è Rina in “Cose di ogni giorno”

La protagonista dello spettacolo è una donna che per anni ha fatto finta di non vedere le continue infedeltà del marito per tenere unita la famiglia e trasmettere ai figli i valori in cui crede. Poi quando la figlia, sposata, decide di separarsi perché scopre la relazione di suo marito con una trans e il figlio le rivela di essere omosessuale, tutte le certezze del mondo borghese a cui appartiene le crollano. “Essere donna, moglie e madre cercando a tutti i costi di mantenere l’armonia in famiglia è un compito non semplice – afferma la Méndez -, c’è una frase che mi ha colpita che credo sintetizzi perfettamente il profondo senso di oppressione dell’essere umano ed è quando Rina dice: ‘Era il tempo di cadere dalle nuvole e di mettere i piedi a terra, di non considerarmi più una donna che non vede, non sente e non parla. Sicuramente vedevo e sentivo ma è pur vero che non ho mai parlato'”.

Cosa ha apprezzato di Rina e cosa invece ha fatto più fatica ad accettare?
“Riscopro qualcosa di nuovo ogni volta che la interpreto. Amo i suoi sforzi di preservare la fiducia all’interno della famiglia, quella tra lei e il marito, tra lei e i suoi figli. Resiste a tutto ciò che le accade, alle angherie del marito, sacrificandosi in molti casi, un sacrificio che per lei è positivo. Diversamente da lei io avrei il coraggio di ribellarmi a determinate situazioni”.

A un certo punto quell’immagine di perfezione a tutti i costi crolla, no?
“Il problema è che pensiamo di avere determinate certezze che ci sono state trasmesse dalla nostra di famiglia. Quando poi uno si costruisce il proprio nucleo familiare, si sgretolano ed è come ripartire da zero”.

Denny Mendez

Cosa avete in comune?
“Sicuramente il fatto di provare a risolvere i problemi tra di noi in famiglia senza ricorrere ad aiuti esterni. Vengo da una famiglia ampia, siamo tre sorelle, abbiamo sempre cercato di supportarci a vicenda”.

Che madre sente di essere oggi?
“Sono una che ascolta e osserva molto. Mia figlia ha sei anni, è ancora piccola però uno degli insegnamenti che cerco di trasmetterle già da ora è l’indipendenza, perché è un valore molto importante da trasmettere alle donne di oggi che lottano per i loro diritti”.

Le capita di ripensare a quel momento in cui è salita sul podio di Miss Italia?
“Sì spesso rivedo anche il filmato e le interviste. Devo dire che pur sentendomi un po’ spaesata, ricordo la bellezza della mia ingenuità in quel periodo. E anche se ancora non sapevo dove la vita mi avrebbe portata, ero consapevole di chi fossi e di cosa volevo dire, pur non essendo affatto maliziosa”.

Denny Mendez destò stalpore e non poche polemiche quando nel 1996 fu eletta Miss Italia, la prima di origine straniera

Pregiudizi ne ha subiti dopo la vittoria e tutte le polemiche?
“Sì ci sono stati, non posso negarlo però non sono stati così feroci come lo sarebbero stati oggi. Sono stata fortunata perché non c’erano i social, oggi è tutto molto forte e provo empatia per chi subisce questi attacchi”.

C’è qualcosa nel suo lavoro che vorrebbe fare e che non ha ancora fatto?
“C’è un corto che ho scritto e che vorrei girare come regista. Si intitola ‘La scafista’ e la protagonista è una donna. Il riferimento è alle tragedie che succedono nei nostri mari, però vorrei raccontarlo dal punto di vista di chi guida i barconi. Questo perché c’è una storia anche lì, può essere che quelle persone siano state costrette a fare questo, hanno subito violenze e non hanno avuto altra scelta”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Il coraggio di vedere, sentire e parlare. Di non rimanere più in silenzio ma di cacciare fuori la propria voce dopo aver subito troppo. La Rina di Denny Mendez torna ancora una volta sul palco nello spettacolo "Cose di ogni giorno” di David Norisco, per la regia di Francesco Branchetti in scena il 9 marzo a San Vincenzo (Livorno) e il 22 e 23 aprile al Teatro Le Laudi di Firenze. A interpretare questa donna dalle mille sfaccettature c’è lei, Denny Mendez, 44 anni, ex modella e attrice, originaria di Santo Domingo che a 11 anni si trasferì in Italia, proprio in Toscana a Montecatini Terme. E poi fece la storia, diventando la prima Miss Italia di origine straniera a essere eletta nel 1996, suscitando non poche polemiche per il fatto che, essendo di origine straniera non incarnava la femminilità italiana. Polemiche che investirono anche Enzo Mirigliani, patron del concorso. E che però non hanno scalfito volontà e la determinatezza di Denny, decisa a realizzare i suoi sogni e a far sentire la sua voce proprio come Rina.
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La protagonista dello spettacolo è una donna che per anni ha fatto finta di non vedere le continue infedeltà del marito per tenere unita la famiglia e trasmettere ai figli i valori in cui crede. Poi quando la figlia, sposata, decide di separarsi perché scopre la relazione di suo marito con una trans e il figlio le rivela di essere omosessuale, tutte le certezze del mondo borghese a cui appartiene le crollano. "Essere donna, moglie e madre cercando a tutti i costi di mantenere l’armonia in famiglia è un compito non semplice - afferma la Méndez -, c’è una frase che mi ha colpita che credo sintetizzi perfettamente il profondo senso di oppressione dell'essere umano ed è quando Rina dice: 'Era il tempo di cadere dalle nuvole e di mettere i piedi a terra, di non considerarmi più una donna che non vede, non sente e non parla. Sicuramente vedevo e sentivo ma è pur vero che non ho mai parlato'". Cosa ha apprezzato di Rina e cosa invece ha fatto più fatica ad accettare? "Riscopro qualcosa di nuovo ogni volta che la interpreto. Amo i suoi sforzi di preservare la fiducia all’interno della famiglia, quella tra lei e il marito, tra lei e i suoi figli. Resiste a tutto ciò che le accade, alle angherie del marito, sacrificandosi in molti casi, un sacrificio che per lei è positivo. Diversamente da lei io avrei il coraggio di ribellarmi a determinate situazioni". A un certo punto quell’immagine di perfezione a tutti i costi crolla, no? "Il problema è che pensiamo di avere determinate certezze che ci sono state trasmesse dalla nostra di famiglia. Quando poi uno si costruisce il proprio nucleo familiare, si sgretolano ed è come ripartire da zero".
Denny Mendez
Cosa avete in comune? "Sicuramente il fatto di provare a risolvere i problemi tra di noi in famiglia senza ricorrere ad aiuti esterni. Vengo da una famiglia ampia, siamo tre sorelle, abbiamo sempre cercato di supportarci a vicenda". Che madre sente di essere oggi? "Sono una che ascolta e osserva molto. Mia figlia ha sei anni, è ancora piccola però uno degli insegnamenti che cerco di trasmetterle già da ora è l’indipendenza, perché è un valore molto importante da trasmettere alle donne di oggi che lottano per i loro diritti". Le capita di ripensare a quel momento in cui è salita sul podio di Miss Italia? "Sì spesso rivedo anche il filmato e le interviste. Devo dire che pur sentendomi un po’ spaesata, ricordo la bellezza della mia ingenuità in quel periodo. E anche se ancora non sapevo dove la vita mi avrebbe portata, ero consapevole di chi fossi e di cosa volevo dire, pur non essendo affatto maliziosa".
Denny Mendez destò stalpore e non poche polemiche quando nel 1996 fu eletta Miss Italia, la prima di origine straniera
Pregiudizi ne ha subiti dopo la vittoria e tutte le polemiche? "Sì ci sono stati, non posso negarlo però non sono stati così feroci come lo sarebbero stati oggi. Sono stata fortunata perché non c’erano i social, oggi è tutto molto forte e provo empatia per chi subisce questi attacchi". C’è qualcosa nel suo lavoro che vorrebbe fare e che non ha ancora fatto? "C’è un corto che ho scritto e che vorrei girare come regista. Si intitola 'La scafista' e la protagonista è una donna. Il riferimento è alle tragedie che succedono nei nostri mari, però vorrei raccontarlo dal punto di vista di chi guida i barconi. Questo perché c'è una storia anche lì, può essere che quelle persone siano state costrette a fare questo, hanno subito violenze e non hanno avuto altra scelta".
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