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Home » Spettacolo » Diversity Media Awards 2022, da Giorgia Soleri a Zerocalcare: “Ecco perché è fondamentale parlare di inclusione, disabilità e diversità”

Diversity Media Awards 2022, da Giorgia Soleri a Zerocalcare: “Ecco perché è fondamentale parlare di inclusione, disabilità e diversità”

Luce! dà voce ai protagonisti degli Oscar inclusivi. Francesca Vecchioni: "Dobbiamo rappresentare tutte le persone". Marina Cuollo: "La disabilità è associata a qualcosa di negativo. Va smantellato questo sistema". Irma Testa: "Siate sempre voi stessi"

Arnaldo Liguori
28 Maggio 2022
diversity media awards

diversity media awards

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L’idea è semplice ma ha alle spalle decenni di battaglie civili, sociali ed economiche per il riconoscimento di tutt*. Lo scopo dei Diversity Media Awards (in onda sabato 28 maggio su RaiUno alle 23.35) è “creare un immaginario positivo delle diversità, libero e privo di stereotipi”. Lo riassume così Francesca Vecchioni, durante la serata di premiazione celebrata al Teatro Franco Parenti di Milano e trasmessa su RaiUno, in seconda serata. “Questi premi – spiega – sono stati ideati e realizzati per fare in modo che chi costruisce, chi lavora, chi scrive nei media e quindi chi rappresenta la realtà riesca a farlo nel modo più inclusivo possibile, rappresentando tutte le persone: per genere e identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, età, etnia, disabilità”.

Diversity Media Awards 2022, la serata di premiazione è stata celebrata al Teatro Franco Parenti di Milano

Al contrario di ciò che vorrebbe il comune sentire, queste tematiche sono ancora enormemente sottorappresentate nel panorama mediatico italiano. Nel 2021, la copertura mediatica dedicata a genere e identità di genere, generazioni, etnia, disabilità e orientamento sessuale ha riguardato circa il 23% delle notizie. La disabilità appena l’1,2% (eppure più del 5% degli italiani è disabile).

 

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Marina Cuollo: “La disabilità è associata a qualcosa di negativo. Questo sistema va smantellato”

E il problema, in quest’ultimo caso, non riguarda solo quanto si parla di disabilità, ma come se ne parla. “La disabilità viene ancora associata a qualcosa di negativo e quindi a termini legata alla sofferenza e alla fragilità. Ecco questo tipo di linguaggio andrebbe abolito”, denuncia Marina Cuollo, attivista e scrittrice, autrice del libro “A disabilandia si tromba”. “È fondamentale – spiega – che alla base ci sia una formazione, soprattutto tra i giornalisti, per parlare correttamente di disabilità. Tutte le categorie marginalizzate sono legate da un filo conduttore oppressivo che è legato a un sistema di potere dove esistono delle regole e un linguaggio prestabilito. Regole legate al corpo, all’orientamento sessuale, all’identità di genere, al colore della pelle. Bisogna smantellare questo sistema”.

Zerocalcare, 38 anni, ai Diversity Media Awards 2022: “Quello che dovrebbe essere il ruolo delle persone che hanno una voce pubblica è quello di fare da megafono alle battaglie che ci sono fuori dall’arte”

Zerocalcare: “Parlare di inclusione senza trattare le disuguaglianze è come mettere il fard sulle macerie”

Durante la serata condotta da Michela Giraud e Miss Keta, l’intervento di Zerocalcare. “La rivoluzione – perché di questo si tratta – passa da tutti i campi culturali e non solo, a iniziare dall’arte. Lo sa bene Zerocalcare, che ha vinto il premio per la miglior serie tv italiana con Strappare lungo i bordi: “Quello che dovrebbe essere il ruolo delle persone che hanno una voce pubblica è quello di fare da megafono alle battaglie che ci sono fuori dall’arte”. L’attività sociale del fumettista è ben nota al di fuori delle pagine delle sue opere. “Le lotte per diversità e le lotte economiche e sociali – afferma – sono molto legate: parlare di inclusione senza parlare del grande tema delle disuguaglianze è come mettere un po’ di fard sulle macerie. Al tempo stesso, pensare che solo la questione economica risolva questioni profonde come l’identità di genere, le discriminazioni sessuali e così via, significa ridurre molto quel tipo di problematica”.

Simone Albrigi: “Mi è esploso il cervello quando ho realizzato che non tutte le persone erano rappresentate”

Ma Zero non è l’unico fumettista della serata. Sio, pseudonimo di Simone Albrigi (nonché l’uomo dietro Scottecs), combatte la battaglia per i diritti a colpi di strisce e cortometraggi. “La rappresentazione è importantissima. Io in quanto maschio cis-bianco ho visto per tutta la vita un sacco di storie che parlavano di persone come me, non mi ero mai posto il problema di non essere rappresentato. Nel momento in cui ho realizzato che non tutte le persone erano rappresentate, mi è esploso il cervello. Da lì ho iniziato a impegnarmi, al mio pubblico devo parlare in maniera più aperta e inclusiva possibile. Questo si può fare anche con leggerezza, con umorismo, che poi l’unico modo che ho per esprimermi”. Cosa che fa benissimo, tant’è che ha visto il premio come miglior prodotto digitale dell’anno con il video “Cos’è lo Schwa?”.

 

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Dopo l’arte, la musica: forse la cultura popolare non ha strumento più potente. Non a caso i Maneskin hanno vinto il premio come personaggi dell’anno. Il cantautore Michele Bravi, ha spiegato l’importanza del cantare la diversità per “raccontare che ci sono mille sfaccettature diverse”. “Io faccio musica, il mondo non lo posso cambiare con la musica, ma sicuramente posso mettere un mattoncino perché questo cambiamento avvenga”.

Giorgia Soleri: “Il nostro obiettivo è portare consapevolezza”

La creazione della realtà digitale, che non ha niente di virtuale, riguarda le giovani generazioni più tutte le altre. E dal digitale, innescare cambiamenti nella società, nel sistema economico e nelle leggi. Giorgia Soleri, attivista, modella e scrittrice ha contribuito a presentare in Parlamento un disegno di legge per riconoscere la vulvodinia come patologia, in quanto caratterizzata da dolore cronico a carico della vulva e dei tessuti che circondano l’accesso alla vagina. “Il nostro obiettivo – racconta Giorgia – è portare consapevolezza. Perché questa malattia colpisce una persona assegnata femmina alla nascita su sette, quindi veramente tantissime. Nonostante questa stima, va detto, sia al ribasso. Poi dobbiamo fare pressione politica affinché questa proposta venga calendarizzata, votata, approvata e applicata. Ma sono fiduciosa. Quello che vedo nei giovanissimi è una grande voglia di rivalsa e di combattere per i diritti di tutti e tutte”.

 

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Irma Testa: “Dobbiamo essere noi stessi, non avere paura”

In tutti gli ambiti, i passi avanti si vedono. Nello sport, forse, più lentamente. Sono ancora pochissimi gli atleti che hanno espresso pubblicamente il loro orientamento sessuale o affettivo. Irma Testa, medaglia di bronzo ai Giochi di Tokyo 2020, la prima nella storia del pugilato femminile italiano, è diventata un simbolo nella comunità lgbtq+ dopo il suo coming out. “Nello sport è ancora difficile esprimere la propria identità – dice – perché tra gli atleti si tende a pensare che la propria vita privata possa in qualche modo condizionare la propria carriera sportiva. Questo è sbagliato: dobbiamo essere noi stessi, esprimerci, non avere paura. Se un atleta è una campione, lo sarà sempre”.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
L’idea è semplice ma ha alle spalle decenni di battaglie civili, sociali ed economiche per il riconoscimento di tutt*. Lo scopo dei Diversity Media Awards (in onda sabato 28 maggio su RaiUno alle 23.35) è “creare un immaginario positivo delle diversità, libero e privo di stereotipi”. Lo riassume così Francesca Vecchioni, durante la serata di premiazione celebrata al Teatro Franco Parenti di Milano e trasmessa su RaiUno, in seconda serata. “Questi premi – spiega – sono stati ideati e realizzati per fare in modo che chi costruisce, chi lavora, chi scrive nei media e quindi chi rappresenta la realtà riesca a farlo nel modo più inclusivo possibile, rappresentando tutte le persone: per genere e identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, età, etnia, disabilità”.
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Zerocalcare, 38 anni, ai Diversity Media Awards 2022: "Quello che dovrebbe essere il ruolo delle persone che hanno una voce pubblica è quello di fare da megafono alle battaglie che ci sono fuori dall'arte"

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La creazione della realtà digitale, che non ha niente di virtuale, riguarda le giovani generazioni più tutte le altre. E dal digitale, innescare cambiamenti nella società, nel sistema economico e nelle leggi. Giorgia Soleri, attivista, modella e scrittrice ha contribuito a presentare in Parlamento un disegno di legge per riconoscere la vulvodinia come patologia, in quanto caratterizzata da dolore cronico a carico della vulva e dei tessuti che circondano l'accesso alla vagina. “Il nostro obiettivo – racconta Giorgia – è portare consapevolezza. Perché questa malattia colpisce una persona assegnata femmina alla nascita su sette, quindi veramente tantissime. Nonostante questa stima, va detto, sia al ribasso. Poi dobbiamo fare pressione politica affinché questa proposta venga calendarizzata, votata, approvata e applicata. Ma sono fiduciosa. Quello che vedo nei giovanissimi è una grande voglia di rivalsa e di combattere per i diritti di tutti e tutte”.
 
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