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Home » Spettacolo » Il messaggio sociale di Dj Ago: “Salviamo i nostri ragazzi dalla droga e dall’alcol”

Il messaggio sociale di Dj Ago: “Salviamo i nostri ragazzi dalla droga e dall’alcol”

Il noto artista calabrese, toscano di adozione festeggia 50 anni di carriera musicale con un nuovo album e sarà testimonial della campagna di Fondazione Stella Maris 

Caterina Ceccuti
2 Dicembre 2022
Agostino Presta, in arte DjAgo

Agostino Presta, in arte DjAgo

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“Quando accarezzo i dischi in vinile, consumati da tante serate passate a far ballare la gente, la sensazione è quella di stare accarezzando una donna. E quando sperimento nuovi passaggi da una canzone all’altra dico a me stesso: è incredibile cosa sono riuscito a fare”. Sono passati cinquant’anni da quando Agostino Presta, che tutti – giovani e ‘diversamente giovani’ – conosciamo come Dj Ago, ha iniziato la sua carriera nel campo della musica. Eppure, la passione e l’entusiasmo del fare e sperimentare non sono cambiati di una virgola. Tanto che, dopo uno stop durato alcuni anni, l’artista che ha fatto ballare intere generazioni ritorna con una serie di progetti: un album nuovo di zecca ma, soprattutto, un programma di serate in giro per l’Italia, che lo vedranno fare la cosa che ama di più al mondo: stare in mezzo alla gente e farla ballare.

Dj Ago festeggia 50 anni di carriera

La maturità, però, ha aggiunto qualcosa di nuovo, di importante, nella sua attività: un messaggio rivolto ai giovani che lo seguono e si appassionano ancora al suo stile Funky Dance, ma anche e soprattutto ai loro genitori, che vent’anni fa ballavano in discoteca al ritmo dei suoi dischi. “Non lasciate soli i vostri figli. Ascoltateli, dedicate loro del tempo. Non pensiate che siccome sono ormai maggiorenni non hanno più bisogno delle vostre attenzioni, perché non è così. Ora più che mai i nostri ragazzi vivono momenti delicati e corrono dei rischi“. Ai giovani, direttamente, che hanno la stessa età dei suoi figli dice: “State lontani dalle droghe e dagli stupefacenti. Non ci cascate, conosco persone che si sono spappolate il cervello per averle provate e non essere più riuscite a smettere“. Il messaggio è forte e chiaro, e durante la nostra intervista telefonica Agostino lo ripete a più riprese, raccomandandosi che non venga in alcun modo messo in secondo piano. “Per me è questo che conta. Ho visto tanti ragazzi rovinati da quelle sostanze maledette, dobbiamo impedire che sentano il bisogno di avvicinarsi e dobbiamo cercare di star loro il più vicino possibile“.

Nel video della sua nuova canzone, “Your fire“, si possono vedere ballerini giovanissimi e sconosciuti che interpretano liberamente le emozioni evocate dalla sua musica “Non ho voluto professionisti. Mi sono presentato un giorno ad una scuola di danza dilettantistica e ho chiesto agli allievi se avuto avessero voglia di ballare sulle note della mia canzone. Quello che ne è venuto fuori è un bellissimo esempio di impegno e talento giovanile”. Anche nel corso delle serate che Dj Ago sta portando in giro per l’Italia, i protagonisti sono e restano i giovani (di tutte le età) che approfittano dell’occasione per fare un tuffo nel magico mondo del vinile anni ’80. “Perché io ho sempre e solo utilizzato i dischi di plastica, nera o colorata, con quel profumo forte mentre si surriscalda girando sui miei piatti. Un profumo di cui non posso fare a meno”. La prossima data sarà l’Ago Live Show, al Backdoors di Poggio a Caiano, sabato 3 dicembre a partire dalle 20,30, con la cena spettacolo di presentazione del nuovo video “Your Fire” e la presenza di ospiti speciali come Dj Lord.

Dj Ago con Renzo Arbore

Signor Presta, lei ha realizzato grandi sogni nel corso della sua lunga carriera. Le va di raccontarci come ha iniziato?
“Ho sempre adorato cantare, ma quando vieni da una famiglia numerosa, poverissima del Sud Italia, i sogni non sono facili da realizzare. Stiamo parlando di parecchi anni fa, quando le cose erano diverse da ora. Con i miei vivevamo ancora in Calabria, il lavoro per mio padre scarseggiava ed io e i miei fratelli abbiamo patito la fame: è una cosa che non si può capire se non la si prova. Mangiare la carne era un lusso, non sapevo cosa fosse la gioia di ricevere un regalo. Ma mio padre era un gran lavoratore, un muratore di quelli che usavano le mani nude e i muscoli delle braccia per costruire le cose, e riuscì a trovare un impiego a Prato, in Toscana. Prima si trasferì lui, poi lo seguì la mamma insieme a noi bambini. La vita qui migliorò per noi, mio padre lavorava dodici ore al giorno e in seguito anche mia madre trovò un impiego. A sette anni feci il mio primo concorso di canto, il primo di molti tra concorsi e festival provinciali e regionali. Ho vinto diverse coppe e medaglie nel corso di quegli anni, ma gli unici premi che conservo sono quelli che riproducono tre mini microfoni d’oro, fatti da artigiani bravissimi. Ricordo che quando li ricevetti per me fu come vincere un Oscar della canzone. Poi arrivarono i primi gruppi rock, cantavo dei brani anche in inglese, benché la scuola non fosse il mio forte, ma pur di cantarli imparai la lingua da solo. Crescendo sono diventato tecnico del suono, e ho avuto la possibilità di seguire molti personaggi storici della musica italiana”.

Ci racconta qualche esempio?
“I Pooh, Ivano Fossati, i Delirium, i Banco del Mutuo Soccorso. Ero il loro Road manager. Ma il ricordo più forte è legato a Mia Martini. Fu lei a volermi con sé, quando ancora non avevo molta esperienza. Anche in questo caso non avevo studiato niente, imparavo da solo sul campo, osservando gli altri, con tutta la passione del mondo. Con Mimì sono rimasto tre anni e posso dire che come l’ho vissuta io nessuno l’ha vissuta mai. Era una donna introversa ed emotiva, io nel mio piccolo la spronavo a non scoraggiarsi davanti agli ostacoli che la vita le riservava”.

Dj Ago è stato prima tecnico del suono seguendo personaggi del calibro dei Pooh e di Mia Martini

Quando ha deciso di diventare un Dj?
“Era la mia vera vocazione, perciò ad un certo punto ho lasciato l’attività tecnica e ho iniziato a fare arte. Come Dj il successo è stato subito tanto. Ho partecipato all’apertura di molti locali, tutt’oggi suono esclusivamente vinile da cinquant’anni. Ci sono stati tanti pezzi che mi hanno fatto ‘arrabbiare’, perché avevano un attacco difficile e ogni volta imparare e mixare quell’inizio di canzone era una sfida. Chi tiene tra le mani un vinile non si rende conto di possedere una ‘Lady’, una signora delicata che va rispettata”.

La sua produzione discografica, invece?
“Ho inciso 15 dischi. Poi, dopo la seconda tournée in californiana del 2013, mi sono fermato. Partendo dall’inizio, nel 1981 uscì ‘You make me do it‘, un singolo che fu una scommessa. Poi sono andato avanti con molti altri dischi e titoli di successo: il più grande album ‘For You‘, fino a ‘Computer in my mind‘, al quale devo la mia consacrazione in America Latina, e tanti altri a seguire. Nei miei dischi cantavo sempre, alcuni hanno avuto super successo, altri pochissimo. Quattro anni fa ho subito un trapianto di fegato e questo mi ha spronato a ritrovare la forza e l’entusiasmo. Nel 2021 ho fatto un nuovo disco, ‘Opera Fourty‘, un quarantennale della mia musica. Devo ringraziare il mio produttore esecutivo Joe Vinile e il mio produttore artistico Joe Mangione per esserci riuscito”.

Eppure inizialmente il disco non ha avuto il successo che sperava…
“Esatto. Dopo l’uscita, intorno al disco si era mosso pochissimo, non so se per via del post pandemia, della chiusura di tanti negozi ecc. Resta però che l’album è un esempio unico nel genere Funky Dance, e i critici erano abbastanza sconcertati per il fatto che un disco simile, in Italia, non girasse a dovere. Dopo cinque mesi dall’uscita, a prenderlo in carico è stata l’etichetta discografica ZYXmusic della Germania, nota in tutto il mondo. È stata Linda Jo Rizzo a propormi la collaborazione in esclusiva mondiale per le digital platform, il lancio di un singolo (‘Your fire‘) e per la realizzazione di un CD – oltre che di un vinile – che adesso è stato lanciato in tutto il mondo”.

Dj Ago ha inciso 15 dischi, l’ultimo nel 2021 ‘Opera Fourty‘, un quarantennale della sua musica

Torniamo al suo impegno per i giovani. Perché sente l’urgenza di doversi mobilitare per difenderli?
“Perché certi ambienti sono malati. Non si possono rinchiudere in casa, ovviamente, i ragazzi devono essere liberi, ma quello che si può e si deve fare per il loro bene è insegnargli la consapevolezza di stare lontano da certe storie. L’unico modo che hanno per riuscirci è sentire la propria famiglia vicino. Non è vero che i ragazzi non sono curiosi e che non hanno voglia di imparare uno stile di vita sano. Anche la musica può aiutarli in questo, lo vedo con i miei figli. Purtroppo nel corso della mia vita ho visto ragazzi a cui le pasticche hanno fatto saltare il cervello. Ho amici che hanno perso figli, altri che li vedono in condizioni da clinica psichiatrica, solo per colpa di pasticche maledette. Non dico che la responsabilità sia tutta dei genitori, ma è certo che i nostri figli hanno bisogno di essere seguiti, amati, protetti. Dobbiamo stare loro dietro, anche quando diventano maggiorenni”.

Lei ha provato droghe nel corso della sua vita?
“Sì, le ho ‘assaggiate’. Quando sei nell’ambiente artistico le occasioni ti capitano e praticamente tutti le colgono. Ma ho saputo frenarmi in tempo, perché ho sempre avuto il terrore di fare del male a mia madre. Lei riponeva in me una fiducia incondizionata, non lasciava passare un momento senza dirmi che dovevo coltivare i miei sogni. Ecco perché dico che un genitore può fare la differenza nella vita di un ragazzo. Oggi, ai giovani vorrei suggerire di seguire i loro sogni. Sognate e abbiate il coraggio di realizzare i vostri desideri, al di là dei soldi che riuscirete a guadagnare. State lontani anche dall’alcol, che sta diventando il maggior responsabile dei trapianti di fegato”.

Dj Ago torna con un nuovo disco e rilancia un messaggio importantissimo per i giovani: “State lontani dalle droghe”

È stato il motivo anche del suo trapianto?
“In realtà no. Io ho avuto la sfortuna di contrarre l’Epatite C da un dentista, al tempo in cui le norme inerenti la sterilizzazione degli strumenti non erano come quelle di oggi”.

Tra le varie iniziative solidali che negli anni si è impegnato a sostenere c’è anche il nuovo progetto #IOCISONO, promosso dalla Fondazione Stella Maris per la sensibilizzazione e raccolta fondi a favore del nuovo ospedale dei bambini…
“Esatto. Il presidente della Fondazione, Giuliano Maffei, mi ha contattato per chiedermi di partecipare con un mio video alla campagna #IOCISONO, che riunisce in un’apposita piattaforma online i contributi di diversi artisti. Ma io intendo sostenere Stella Maris anche partecipando – quando possibile – ai vari eventi, perché la costruzione di un ospedale che potrà cambiare e migliorare la vita di tanti giovanissimi affetti da patologie neurologiche è una priorità. Per colpa della crisi pandemica e dello scoppio della guerra, il costo dei materiali di costruzione è salito talmente tanto che il preventivo delle spese è quasi raddoppiato. Ora serve il contributo di tutti ed io, sicuramente, ci sono”.

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Di sicuro, un lavoro più flessibile potrebbe essere d’aiuto. Ma, al di là di una parentesi – peraltro neanche troppo ben gestita – in fase Covid-19, lo smart working pare essere solo un ricordo. Ma come stanno le cose nel resto d’Europa? 

Un percorso da conoscere e, perché no, moltiplicare viene dalle isole Canarie. Si tratta di Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working. Con il sostegno del Ministero del turismo, dell’industria e del commercio del Governo delle Canarie, il progetto rappresenta un punto di riferimento per tutte le donne (e gli uomini) che hanno intenzione non solo di provarci ma di riuscirci. Per le fondatrici, le Canarie rappresentano il luogo perfetto per mantenere in equilibrio il benessere emotivo con quello sociale, continuando a dedicarsi al proprio lavoro a distanza.

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Una cosa è certa: il lavoro del futuro è sempre più nomade. Trasferirsi alle Canarie non è cosa facile, ma viene da pensare che anche l’Italia offre location d’eccezione quantomeno paragonabili a Tenerife. Perché non iniziare a guardare in questa direzione?

✍ Margherita Ambrogetti Damiani 

#lucenews #lucelanazione #femalestartupleaders
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#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
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Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
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Torniamo al suo impegno per i giovani. Perché sente l'urgenza di doversi mobilitare per difenderli? "Perché certi ambienti sono malati. Non si possono rinchiudere in casa, ovviamente, i ragazzi devono essere liberi, ma quello che si può e si deve fare per il loro bene è insegnargli la consapevolezza di stare lontano da certe storie. L'unico modo che hanno per riuscirci è sentire la propria famiglia vicino. Non è vero che i ragazzi non sono curiosi e che non hanno voglia di imparare uno stile di vita sano. Anche la musica può aiutarli in questo, lo vedo con i miei figli. Purtroppo nel corso della mia vita ho visto ragazzi a cui le pasticche hanno fatto saltare il cervello. Ho amici che hanno perso figli, altri che li vedono in condizioni da clinica psichiatrica, solo per colpa di pasticche maledette. Non dico che la responsabilità sia tutta dei genitori, ma è certo che i nostri figli hanno bisogno di essere seguiti, amati, protetti. Dobbiamo stare loro dietro, anche quando diventano maggiorenni". Lei ha provato droghe nel corso della sua vita? "Sì, le ho 'assaggiate'. Quando sei nell'ambiente artistico le occasioni ti capitano e praticamente tutti le colgono. Ma ho saputo frenarmi in tempo, perché ho sempre avuto il terrore di fare del male a mia madre. Lei riponeva in me una fiducia incondizionata, non lasciava passare un momento senza dirmi che dovevo coltivare i miei sogni. Ecco perché dico che un genitore può fare la differenza nella vita di un ragazzo. Oggi, ai giovani vorrei suggerire di seguire i loro sogni. Sognate e abbiate il coraggio di realizzare i vostri desideri, al di là dei soldi che riuscirete a guadagnare. State lontani anche dall'alcol, che sta diventando il maggior responsabile dei trapianti di fegato".
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