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Home » Spettacolo » Donne e potere, va in scena “Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle”

Donne e potere, va in scena “Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle”

Chiara Migliorini porta a teatro la storia della primogenita del Duce. "Gli spettatori devono fare i conti con i ‘valori’ del fascismo. Siamo sicuri che ci piacciano?"

Giovanni Bogani
18 Marzo 2023
Chiara Migliorini in “Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle”

Chiara Migliorini in “Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle”

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“Ho visto una delle poche interviste che Edda Ciano ha rilasciato, in video. E in questa donna, che fu protagonista della storia del fascismo, io – che poco tempo fa avevo raccontato, a teatro, la storia di una partigiana – ho ritrovato dei piccoli segni che me la hanno fatta sentire vicina. Ecco, aveva gli occhiali simili a quelli di mia nonna. Istintivamente, mi sono incuriosita. Ho cominciato a studiare. Ho scoperto una personalità fuori dall’ordinario, e una storia tragica: quella di una donna che ha visto suo padre mandare a morte suo marito“.

“Così, ha cominciato a prendere forma uno spettacolo. Quello che porto in scena questa sera. Racconto l’abbaglio preso da una donna e da tutta una Nazione. Non è certo un’apologia del fascismo, ma – al contrario – costringo gli spettatori a fare i conti con i ‘valori’ del fascismo. Siamo sicuri che ci piacciano?”. Chiara Migliorini, pisana, 36 anni, allieva di César Brie e di Ugo Chiti, coordinatrice del laboratorio teatrale presso la casa di reclusione di Gorgona, premiata in numerosi festival, porta in scena al Teatro delle Arti di Lastra a Signa (Firenze) lo spettacolo “Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle”. Gli spettacoli: sabato 18 marzo, il 25 marzo, il 14 e 15 aprile ore 18.

 

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Edda è Edda Ciano, figlia di Benito Mussolini e di donna Rachele. Intelligente, determinata, brillante. E bella. A vent’anni – nel 1930 – sposa Galeazzo Ciano, che nel 1936 diventerà Ministro degli Esteri, e di fatto il numero 2 del regime fascista. Figlia del Duce, moglie del suo probabile erede politico: qualcosa di simile a una principessa. Ma tutto precipita quando l’Italia entra in guerra, e soprattutto quando la guerra stessa diviene per l’Italia un tunnel senza uscita. Il 25 luglio 1943 Ciano è fra i membri del Gran Consiglio del fascismo che votano la sfiducia a Mussolini, che verrà destituito dal Re e arrestato. Mussolini, liberato dai tedeschi, lo farà fucilare pochi mesi dopo, l’11 gennaio 1944. A poco varranno le suppliche di Edda.

Edda, la donna più celebre e potente del Fascismo nella nuova produzione del Teatro popolare d'arte
Edda, la donna più celebre e potente del Fascismo nella nuova produzione del Teatro popolare d’arte

Chiara Migliorini, il suo spettacolo si ferma in quel giorno tragico…
“Sì, Edda vivrà a lungo, fino al 1995. Ma mi interessava quel periodo, quella parabola. La storia di una donna forte, che insieme a quasi tutta l’Italia prese un grande abbaglio, credendo alle parole di suo padre”.

C’è qualche cosa persino della tragedia greca: la vicenda di una donna il cui padre fa mettere a morte l’uomo che lei ama…
“Sì, si intrecciano molti sentimenti, nella storia di Edda. Ma il più forte, probabilmente, rimarrà l’amore per suo padre, che perdonerà persino per non aver concesso la grazia a suo marito Galeazzo. Non solo lei perdona il padre, ma le si spezza la voce quando parla di lui”.

In scena gli uomini di questa storia non appaiono.
“No. Ci sono solo i simboli che li rappresentano: un elmetto per Mussolini e un gallo che simboleggia Ciano. Io parlo con loro, mi rivolgo a loro. E qualche volta mi rivolgo anche al pubblico, rompo la ‘quarta parete’ che ci divide, idealmente, dagli spettatori”.

“Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle” di e con Chiara Migliorini
“Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle” di e con Chiara Migliorini

Ci saranno musiche, scenografie, proiezioni video?
“Sì, le musiche, in particolare, saranno molto importanti. Sono nate insieme al testo, e l’autore, Francesco Giorgi, me le faceva sentire man mano che il testo prendeva forma. Le luci di Gianni Pollini e le scenografie di Giovanna Mastrantoni contribuiscono alla creazione delle atmosfere: sono luci che giocano sul bianco e sul nero, così come i costumi di Veronica Di Pietrantonio”.

“Edda” è realizzato in collaborazione con Gianfranco Pedullà, che cura anche la regia.
“Gianfranco è stato prezioso anche in fase di scrittura: mi ha suggerito dei tagli, ha reso più lineare e più chiaro tutto il magma che avevo nella mente”.

Che cosa vorrebbe che venisse fuori dallo spettacolo?
“Vorrei che lo spettatore riuscisse a fare i conti con il fascismo. Io – attraverso Edda – sbatto in faccia al pubblico i ‘valori’ del fascismo. Vorrei che il pubblico si chiedesse: ma siamo sicuri che ci piacciono?”.

Edda è una donna che ci crede, e molto…
“Crede in quegli ideali di forza, di superiorità. Ma è anche il simbolo di un sistema che crolla su se stesso. Era entusiasta di Hitler, al contrario di Galeazzo Ciano che ne diffidava profondamente. Edda ha creduto fortemente in tutto ciò che si è rivelato sbagliato. Ma ha avuto anche la forza di perdonare: ormai anziana, perdonò suo padre Benito Mussolini per non aver voluto, o potuto, salvare la vita a suo marito Galeazzo Ciano”.

In realtà, molto probabilmente Mussolini – ostaggio dei nazisti e leader solo teorico della Repubblica di Salò, Stato fantoccio della Germania hitleriana – avrebbe potuto fare ben poco per salvare la vita di Ciano.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
"Ho visto una delle poche interviste che Edda Ciano ha rilasciato, in video. E in questa donna, che fu protagonista della storia del fascismo, io – che poco tempo fa avevo raccontato, a teatro, la storia di una partigiana – ho ritrovato dei piccoli segni che me la hanno fatta sentire vicina. Ecco, aveva gli occhiali simili a quelli di mia nonna. Istintivamente, mi sono incuriosita. Ho cominciato a studiare. Ho scoperto una personalità fuori dall’ordinario, e una storia tragica: quella di una donna che ha visto suo padre mandare a morte suo marito". "Così, ha cominciato a prendere forma uno spettacolo. Quello che porto in scena questa sera. Racconto l’abbaglio preso da una donna e da tutta una Nazione. Non è certo un’apologia del fascismo, ma – al contrario – costringo gli spettatori a fare i conti con i ‘valori’ del fascismo. Siamo sicuri che ci piacciano?". Chiara Migliorini, pisana, 36 anni, allieva di César Brie e di Ugo Chiti, coordinatrice del laboratorio teatrale presso la casa di reclusione di Gorgona, premiata in numerosi festival, porta in scena al Teatro delle Arti di Lastra a Signa (Firenze) lo spettacolo "Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle". Gli spettacoli: sabato 18 marzo, il 25 marzo, il 14 e 15 aprile ore 18.
 
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Edda è Edda Ciano, figlia di Benito Mussolini e di donna Rachele. Intelligente, determinata, brillante. E bella. A vent’anni – nel 1930 – sposa Galeazzo Ciano, che nel 1936 diventerà Ministro degli Esteri, e di fatto il numero 2 del regime fascista. Figlia del Duce, moglie del suo probabile erede politico: qualcosa di simile a una principessa. Ma tutto precipita quando l’Italia entra in guerra, e soprattutto quando la guerra stessa diviene per l’Italia un tunnel senza uscita. Il 25 luglio 1943 Ciano è fra i membri del Gran Consiglio del fascismo che votano la sfiducia a Mussolini, che verrà destituito dal Re e arrestato. Mussolini, liberato dai tedeschi, lo farà fucilare pochi mesi dopo, l’11 gennaio 1944. A poco varranno le suppliche di Edda.
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Chiara Migliorini, il suo spettacolo si ferma in quel giorno tragico… "Sì, Edda vivrà a lungo, fino al 1995. Ma mi interessava quel periodo, quella parabola. La storia di una donna forte, che insieme a quasi tutta l’Italia prese un grande abbaglio, credendo alle parole di suo padre". C’è qualche cosa persino della tragedia greca: la vicenda di una donna il cui padre fa mettere a morte l’uomo che lei ama... "Sì, si intrecciano molti sentimenti, nella storia di Edda. Ma il più forte, probabilmente, rimarrà l’amore per suo padre, che perdonerà persino per non aver concesso la grazia a suo marito Galeazzo. Non solo lei perdona il padre, ma le si spezza la voce quando parla di lui". In scena gli uomini di questa storia non appaiono. "No. Ci sono solo i simboli che li rappresentano: un elmetto per Mussolini e un gallo che simboleggia Ciano. Io parlo con loro, mi rivolgo a loro. E qualche volta mi rivolgo anche al pubblico, rompo la ‘quarta parete’ che ci divide, idealmente, dagli spettatori".
“Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle” di e con Chiara Migliorini
“Edda. Ascesa e caduta di una figlia ribelle” di e con Chiara Migliorini
Ci saranno musiche, scenografie, proiezioni video? "Sì, le musiche, in particolare, saranno molto importanti. Sono nate insieme al testo, e l’autore, Francesco Giorgi, me le faceva sentire man mano che il testo prendeva forma. Le luci di Gianni Pollini e le scenografie di Giovanna Mastrantoni contribuiscono alla creazione delle atmosfere: sono luci che giocano sul bianco e sul nero, così come i costumi di Veronica Di Pietrantonio". "Edda" è realizzato in collaborazione con Gianfranco Pedullà, che cura anche la regia. "Gianfranco è stato prezioso anche in fase di scrittura: mi ha suggerito dei tagli, ha reso più lineare e più chiaro tutto il magma che avevo nella mente". Che cosa vorrebbe che venisse fuori dallo spettacolo? "Vorrei che lo spettatore riuscisse a fare i conti con il fascismo. Io – attraverso Edda – sbatto in faccia al pubblico i ‘valori’ del fascismo. Vorrei che il pubblico si chiedesse: ma siamo sicuri che ci piacciono?". Edda è una donna che ci crede, e molto... "Crede in quegli ideali di forza, di superiorità. Ma è anche il simbolo di un sistema che crolla su se stesso. Era entusiasta di Hitler, al contrario di Galeazzo Ciano che ne diffidava profondamente. Edda ha creduto fortemente in tutto ciò che si è rivelato sbagliato. Ma ha avuto anche la forza di perdonare: ormai anziana, perdonò suo padre Benito Mussolini per non aver voluto, o potuto, salvare la vita a suo marito Galeazzo Ciano". In realtà, molto probabilmente Mussolini – ostaggio dei nazisti e leader solo teorico della Repubblica di Salò, Stato fantoccio della Germania hitleriana – avrebbe potuto fare ben poco per salvare la vita di Ciano.
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