Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Spettacolo » La Duke Ellington Orchestra porta il jazz in Italia. “Stimoli dalla diversità, ma anche quelli dell’inclusione”

La Duke Ellington Orchestra porta il jazz in Italia. “Stimoli dalla diversità, ma anche quelli dell’inclusione”

Cinque date nel nostro Paese, la prima a Firenze il 20 gennaio. Il nipote del fondatore: "Voglio portare il pubblico al centro della storia della musica americana"

Giovanni Ballerini
20 Gennaio 2023
La Duke Ellington Orchestra riparte da Firenze per il tour in Italia: appuntamento il 20 gennaio

La Duke Ellington Orchestra riparte da Firenze per il tour in Italia: appuntamento il 20 gennaio

Share on FacebookShare on Twitter

“Abbiamo un agente a Los Angeles che ci ha proposto alcune date in Italia. Io ero preoccupato perché non avevo troppo tempo per organizzare la band e non ero sicuro di avere disponibili i musicisti giusti. Gli ho chiesto tempo per riunire l’ensemble, li ho chiamati tutti e devo dire che ognuno di loro era eccitato e davvero entusiasta di esibirsi nel vostro Paese. Nel giro di pochi giorni ho firmato il contratto. Vedrete, sarà una bella performance”. Dopo il grande successo del 2015, torna a esibirsi in Italia, per Duncan Eventi, la Duke Ellington Orchestra, con il debutto fissato al 20 gennaio al Tuscany Hall di Firenze, per poi fare tappa il 23 al Teatro Olimpico di Roma, il 24 al Politeama Genovese di Genova, il 25 al Teatro Europauditorium di Bologna e il 26 gennaio al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano. Appuntamenti da non mancare per chi non vuol perdere l’occasione per applaudire la storica formazione, che in questo tour vede alla ribalta 15 elementi, diretti da Charlie Young III e che da 88 anni è protagonista di concerti in tutto il mondo con l’appassionata guida di tre generazioni della famiglia Ellington. Alle redini del gruppo infatti, dopo la scomparsa del fondatore Edward Kennedy Ellington, in arte Duke, gli successe il figlio, l’ottimo trombettista Mercer Ellington. Oggi come bandleader c’è il figlio di Mercer, Paul Mercer Ellington, che continua con grande lena a preservare la tradizione musicale del grande pianista e direttore d’orchestra nato a Washington nel 1899, uno dei migliori compositori del XX Secolo (con la sua orchestra compose oltre 2000 brani).

Charlie Young III dirige la Duke Ellington Orchestra

Paul, in che direzione va oggi il jazz? È ancora oggi il sound dell’integrazione razziale?
“Il jazz, lo swing sono ancora un bell’universo creativo. Ascoltando i dischi di mio nonno ci si rende conto che lui voleva e riusciva a includeva tutti, non a caso nel 1943 scrisse la suite intitolata ‘Black, brown and beige’, ispirandosi al cammino di emancipazione del popolo afroamericano negli Stati Uniti. Anche io amo gli stimoli della diversità, ma anche quelli dell’inclusione. Quando vai nei posti a vedere un concerto di una band in gamba non ti chiedi se è nera o bianca e poi a me piacciono formazioni figlie di commistioni di razze, che hanno stili e spunti diversi. Questa è solo una cosa positiva. In fondo anche io sono danese, come mia madre, avevo un padre statunitense e la spina dorsale della mia big band è formata da musicisti afro americani”.

Che impulso ha dato all’orchestra?
“La prima cosa che ho fatto è stata riprendere i concerti. Poi ho dato un’occhiata al repertorio e ho pensato che sarebbe stato bello condurre il pubblico in un viaggio nel sound di mio nonno, che ha scritto musica dal 1919 a quando è morto, nel 1974. Ho preso alcuni pezzi dal primo periodo al Cotton Club, lo storico locale di Harlem in cui, nel 1923, mio nonno fondò la sua orchestra, altri brani dal periodo intermedio e poi dall’ultimo periodo, perché proprio in quegli anni scrisse delle hit che tutti ancora amano. Ho organizzato un buon mix di tutto questo che, come dicevo, ha l’ambizione di condurre il pubblico in un percorso al centro della storia della musica americana, ma con nuove vibrazioni”.

Duke Ellington Orchestra

Ha in serbo qualche idea per tenere alto, ancora oggi, il nome e la musica di Duke Ellington?
“Sentivo che avevo fatto bene il mio lavoro mettendo l’orchestra in condizione di suonare ancora. Per questo nel 2006 ho deciso di tornare a scuola per studiare cinematografia e mi sono diplomato alla MIU. Da allora ho iniziato altri due corsi e vorrei realizzare nei prossimi anni un lavoro sulla vita di mio nonno che aiuterà a far sì che nessuno possa dimenticare che uomo e che musicista era. Oggi non posso ancora parlare troppo di questo, ma vorrei fare un film. Non posso dirvi né quando, né come, né chi ci sarà nella pellicola perché è un progetto ancora sulla carta”.

Dal vivo continuate ad attingere al repertorio originale di Ellington, o proponete anche nuovi brani?
“Non sono io stavolta a dirigere l’orchestra, ma ho anche scritto pezzi per questo ensemble. In questo tour il 99% è tratto dal repertorio originale degli anni 20 e dei periodi successivi. Ci sono anche omaggi ad altri autori, che vengono riproposti con arrangiamenti che mio padre amava molto”.

Ci sono giovani musicisti carismatici, oggi, nella Duke Ellington Orchestra?
“Certo, tutti a loro modo lo sono. Ma se proprio ne devo citare uno in particolare, direi Mark Gross, che suona benissimo il sax alto, il soprano e il flauto, non a caso ha vinto due Grammy con la Dave Holland Big Band”.

Potrebbe interessarti anche

La 28enne Giorgia Deidda Giorgia è una poetessa
Lifestyle

Giorgia Deidda: “Scrivo perché mi sento viva in un corpo morto. Il mondo per me è un campo pieno di mine”

29 Gennaio 2023
Nilufar e Pegah, il loro appello per l’Iran: "Il Paese ha bisogno di una rivoluzione social"
Attualità

Nilufar e Pegah, appello per l’Iran: “Il nostro Paese insanguinato ha bisogno di una rivoluzione social”

28 Gennaio 2023
Lo psicologo e psicoterapeuta Jacopo Casiraghi
Scienze e culture

Atrofia muscolare spinale, 12 favole per raccontare il male a ragazzi e genitori

31 Gennaio 2023

Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
"Abbiamo un agente a Los Angeles che ci ha proposto alcune date in Italia. Io ero preoccupato perché non avevo troppo tempo per organizzare la band e non ero sicuro di avere disponibili i musicisti giusti. Gli ho chiesto tempo per riunire l’ensemble, li ho chiamati tutti e devo dire che ognuno di loro era eccitato e davvero entusiasta di esibirsi nel vostro Paese. Nel giro di pochi giorni ho firmato il contratto. Vedrete, sarà una bella performance". Dopo il grande successo del 2015, torna a esibirsi in Italia, per Duncan Eventi, la Duke Ellington Orchestra, con il debutto fissato al 20 gennaio al Tuscany Hall di Firenze, per poi fare tappa il 23 al Teatro Olimpico di Roma, il 24 al Politeama Genovese di Genova, il 25 al Teatro Europauditorium di Bologna e il 26 gennaio al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano. Appuntamenti da non mancare per chi non vuol perdere l’occasione per applaudire la storica formazione, che in questo tour vede alla ribalta 15 elementi, diretti da Charlie Young III e che da 88 anni è protagonista di concerti in tutto il mondo con l’appassionata guida di tre generazioni della famiglia Ellington. Alle redini del gruppo infatti, dopo la scomparsa del fondatore Edward Kennedy Ellington, in arte Duke, gli successe il figlio, l’ottimo trombettista Mercer Ellington. Oggi come bandleader c’è il figlio di Mercer, Paul Mercer Ellington, che continua con grande lena a preservare la tradizione musicale del grande pianista e direttore d’orchestra nato a Washington nel 1899, uno dei migliori compositori del XX Secolo (con la sua orchestra compose oltre 2000 brani).
Charlie Young III dirige la Duke Ellington Orchestra
Paul, in che direzione va oggi il jazz? È ancora oggi il sound dell'integrazione razziale? "Il jazz, lo swing sono ancora un bell'universo creativo. Ascoltando i dischi di mio nonno ci si rende conto che lui voleva e riusciva a includeva tutti, non a caso nel 1943 scrisse la suite intitolata 'Black, brown and beige', ispirandosi al cammino di emancipazione del popolo afroamericano negli Stati Uniti. Anche io amo gli stimoli della diversità, ma anche quelli dell’inclusione. Quando vai nei posti a vedere un concerto di una band in gamba non ti chiedi se è nera o bianca e poi a me piacciono formazioni figlie di commistioni di razze, che hanno stili e spunti diversi. Questa è solo una cosa positiva. In fondo anche io sono danese, come mia madre, avevo un padre statunitense e la spina dorsale della mia big band è formata da musicisti afro americani". Che impulso ha dato all’orchestra? "La prima cosa che ho fatto è stata riprendere i concerti. Poi ho dato un’occhiata al repertorio e ho pensato che sarebbe stato bello condurre il pubblico in un viaggio nel sound di mio nonno, che ha scritto musica dal 1919 a quando è morto, nel 1974. Ho preso alcuni pezzi dal primo periodo al Cotton Club, lo storico locale di Harlem in cui, nel 1923, mio nonno fondò la sua orchestra, altri brani dal periodo intermedio e poi dall’ultimo periodo, perché proprio in quegli anni scrisse delle hit che tutti ancora amano. Ho organizzato un buon mix di tutto questo che, come dicevo, ha l’ambizione di condurre il pubblico in un percorso al centro della storia della musica americana, ma con nuove vibrazioni".
Duke Ellington Orchestra
Ha in serbo qualche idea per tenere alto, ancora oggi, il nome e la musica di Duke Ellington? "Sentivo che avevo fatto bene il mio lavoro mettendo l’orchestra in condizione di suonare ancora. Per questo nel 2006 ho deciso di tornare a scuola per studiare cinematografia e mi sono diplomato alla MIU. Da allora ho iniziato altri due corsi e vorrei realizzare nei prossimi anni un lavoro sulla vita di mio nonno che aiuterà a far sì che nessuno possa dimenticare che uomo e che musicista era. Oggi non posso ancora parlare troppo di questo, ma vorrei fare un film. Non posso dirvi né quando, né come, né chi ci sarà nella pellicola perché è un progetto ancora sulla carta". Dal vivo continuate ad attingere al repertorio originale di Ellington, o proponete anche nuovi brani? "Non sono io stavolta a dirigere l’orchestra, ma ho anche scritto pezzi per questo ensemble. In questo tour il 99% è tratto dal repertorio originale degli anni 20 e dei periodi successivi. Ci sono anche omaggi ad altri autori, che vengono riproposti con arrangiamenti che mio padre amava molto". Ci sono giovani musicisti carismatici, oggi, nella Duke Ellington Orchestra? "Certo, tutti a loro modo lo sono. Ma se proprio ne devo citare uno in particolare, direi Mark Gross, che suona benissimo il sax alto, il soprano e il flauto, non a caso ha vinto due Grammy con la Dave Holland Big Band".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto