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Home » Spettacolo » Elena Arvigo nei panni di Annie Ernaux: “Recitare è un dare forma al proprio desiderio”

Elena Arvigo nei panni di Annie Ernaux: “Recitare è un dare forma al proprio desiderio”

Recital dell'attrice dedicato alla scrittrice francese: "Per guardare la propria vita senza vergogna ci vuole coraggio e una certa ferocia verso se stessi"

Barbara Berti
14 Dicembre 2022
L'attrice Elena Arvigo

L'attrice Elena Arvigo

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Con l’attrice Elena Arvigo alla scoperta (o riscoperta) di Annie Ernaux, la scrittrice francese premio Nobel per la Letteratura 2022. Annie Ernaux è diventata un culto per chiunque ami la scrittura. Con il successo del film “La scelta di Anne – L’Événement”, vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia 2020, il libro “L’evento” da cui è tratto è tornato molto in auge. Uscito in Francia nel 2010, racconta l’esperienza di una ragazza che cerca disperatamente di abortire in un mondo che non le riconosce questo diritto, portando alla luce una ferita collettiva. Ne “La donna gelata” riavvolge i ricordi dell’educazione sentimentale e sessuale di una donna dalla provincia francese degli anni Quaranta. Ne “Il ragazzo” compone una miniatura perfetta descrivendo l’impeto e lo scandalo di una passione (lei 50enne, lui di trent’anni più giovane) e lasciandosi attraversare dal piacere inappellabile di scrivere la vita; poi “Gli anni”, un flusso di ricordi dell’autrice che ripercorre la sua vita dagli anni Quaranta fino ai giorni nostri. E mentre racconta di sé, racconta anche il Novecento e la storia di una generazione.

L'attrice Elena Arvigo
L’attrice Elena Arvigo

Elena Arvigo (48 anni), per la prima volta, porta in scena il recital dedicato ai testi della scrittrice francese in un doppio appuntamento: mercoledì 14 dicembre (ore 17,30) e giovedì 15 dicembre (ore 20.30) alla BiblioteCaNova Isolotto di Firenze, nell’ambito degli eventi del Teatro delle Donne per l’Autunno fiorentino promosso dal Comune di Firenze (ingresso libero, prenotazione consigliata via email a [email protected]).

Elena, come nasce questo recital?
“La Ernaux mi ha sempre intrigato e prima di questo spettacolo mi sono letta tutte le sue opere che si avvicinano molto a quella che oggi viene chiamata ‘serie’. Ciò che più mi ha colpito della scrittrice è il suo andare oltre, la voglia di capire meglio ciò che ha vissuto. Lei cerca nei sui ricordi per ri-raccontare la storia ma senza nostalgia. Se per Annie Ernaux ‘scrivere è un dare forma al proprio desiderio’, per me ‘recitare è un dare forma al proprio desiderio’”.

Gli scritti della Ernaux sono spesso autobiografici?
“Sì ma sono raccontati come storie. ‘L’evento’, per esempio, tratta un tema forte come l’aborto, un’esperienza che lei definisce ‘evento indimenticabile’. Nonostante racconti qualcosa che lei ha provato in prima persona, cerca di limitarsi ai ricordi senza dare giudici o strascichi malinconici. Ne è la riprova che il capitolo specifico sull’aborto inizia con la legge sul tema. E questo suo modo di raccontare si ritrova in tutti i romanzi”.

Elena Arvigo (48 anni), per la prima volta, porta in scena il recital dedicato ai testi della scrittrice francese
Elena Arvigo (48 anni), per la prima volta, porta in scena il recital dedicato ai testi della scrittrice francese

Anche ne “Il ragazzo”?
“Assolutamente sì. Registra la sua esperienza, ovvero la relazione con un uomo di trent’anni più giovane quando lei ne aveva cinquanta, ma senza essere patetica e senza omettere i giudizi del mondo esterno”.

Quanto è difficile interpretare i testi della Ernaux?
“Non direi difficile. Ci sono testi che mettendoli in scena riesco a viverli meglio, nel momento dell’interpretazione diventano carne ed è un po’ lo stesso che accade alla Ernoux che tramite la scrittura dà nuova vita a una storia. Le cose non finiscono vivendole ma bisogna rielaborarle per riviverle. L’attività artistica aiuta a dare un senso, a illuminare, ciò che abbiamo vissuto”.

Con l’attrice Elena Arvigo alla scoperta (o riscoperta) di Annie Ernaux, la scrittrice francese, premio Nobel per la Letteratura 2022
Con l’attrice Elena Arvigo alla scoperta (o riscoperta) di Annie Ernaux, la scrittrice francese, premio Nobel per la Letteratura 2022

Cosa la accomuna alla Ernaux?
“Il coraggio molto femminile di andare fino in fondo nelle cose, per guardare la propria vita senza vergogna ci vuole coraggio e una certa ferocia nei propri confronti. E io questa ferocità ce l’ho perché cerco sempre di uscire dalla comfort zone. Le condizioni di questo lavoro oggi sono sempre più difficili: siamo merce, anche gli spettacoli sono merce. Allora bisogna trovare degli auto-ostacoli da superare per andare avanti, per crescere umanamente e artisticamente. E in questo senso la Ernaux è per me un ostacolo perché è così feroce nella sua semplicità: scrivendo il racconto della sua vita riesce a restituirlo al lettore in maniera straordinaria”.

Esistono delle differenze tra l’arte della scrittura e quella della recitazione?
“Se la Ernaux racconta la sua vita, io entrando nella storie degli altri, in questo caso in quella della scrittrice, riesco a dimenticarmi di me. E per paradosso riesco a comprendermi meglio. Credo che sia questa la bellezza del mestiere di attore”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Con l’attrice Elena Arvigo alla scoperta (o riscoperta) di Annie Ernaux, la scrittrice francese premio Nobel per la Letteratura 2022. Annie Ernaux è diventata un culto per chiunque ami la scrittura. Con il successo del film “La scelta di Anne – L’Événement”, vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia 2020, il libro “L’evento” da cui è tratto è tornato molto in auge. Uscito in Francia nel 2010, racconta l’esperienza di una ragazza che cerca disperatamente di abortire in un mondo che non le riconosce questo diritto, portando alla luce una ferita collettiva. Ne “La donna gelata” riavvolge i ricordi dell’educazione sentimentale e sessuale di una donna dalla provincia francese degli anni Quaranta. Ne “Il ragazzo” compone una miniatura perfetta descrivendo l’impeto e lo scandalo di una passione (lei 50enne, lui di trent’anni più giovane) e lasciandosi attraversare dal piacere inappellabile di scrivere la vita; poi “Gli anni”, un flusso di ricordi dell’autrice che ripercorre la sua vita dagli anni Quaranta fino ai giorni nostri. E mentre racconta di sé, racconta anche il Novecento e la storia di una generazione.
L'attrice Elena Arvigo
L'attrice Elena Arvigo
Elena Arvigo (48 anni), per la prima volta, porta in scena il recital dedicato ai testi della scrittrice francese in un doppio appuntamento: mercoledì 14 dicembre (ore 17,30) e giovedì 15 dicembre (ore 20.30) alla BiblioteCaNova Isolotto di Firenze, nell’ambito degli eventi del Teatro delle Donne per l’Autunno fiorentino promosso dal Comune di Firenze (ingresso libero, prenotazione consigliata via email a [email protected]). Elena, come nasce questo recital? “La Ernaux mi ha sempre intrigato e prima di questo spettacolo mi sono letta tutte le sue opere che si avvicinano molto a quella che oggi viene chiamata ‘serie’. Ciò che più mi ha colpito della scrittrice è il suo andare oltre, la voglia di capire meglio ciò che ha vissuto. Lei cerca nei sui ricordi per ri-raccontare la storia ma senza nostalgia. Se per Annie Ernaux ‘scrivere è un dare forma al proprio desiderio’, per me ‘recitare è un dare forma al proprio desiderio’”. Gli scritti della Ernaux sono spesso autobiografici? “Sì ma sono raccontati come storie. ‘L’evento’, per esempio, tratta un tema forte come l’aborto, un’esperienza che lei definisce ‘evento indimenticabile’. Nonostante racconti qualcosa che lei ha provato in prima persona, cerca di limitarsi ai ricordi senza dare giudici o strascichi malinconici. Ne è la riprova che il capitolo specifico sull’aborto inizia con la legge sul tema. E questo suo modo di raccontare si ritrova in tutti i romanzi”.
Elena Arvigo (48 anni), per la prima volta, porta in scena il recital dedicato ai testi della scrittrice francese
Elena Arvigo (48 anni), per la prima volta, porta in scena il recital dedicato ai testi della scrittrice francese
Anche ne “Il ragazzo”? “Assolutamente sì. Registra la sua esperienza, ovvero la relazione con un uomo di trent’anni più giovane quando lei ne aveva cinquanta, ma senza essere patetica e senza omettere i giudizi del mondo esterno”. Quanto è difficile interpretare i testi della Ernaux? “Non direi difficile. Ci sono testi che mettendoli in scena riesco a viverli meglio, nel momento dell’interpretazione diventano carne ed è un po’ lo stesso che accade alla Ernoux che tramite la scrittura dà nuova vita a una storia. Le cose non finiscono vivendole ma bisogna rielaborarle per riviverle. L’attività artistica aiuta a dare un senso, a illuminare, ciò che abbiamo vissuto”.
Con l’attrice Elena Arvigo alla scoperta (o riscoperta) di Annie Ernaux, la scrittrice francese, premio Nobel per la Letteratura 2022
Con l’attrice Elena Arvigo alla scoperta (o riscoperta) di Annie Ernaux, la scrittrice francese, premio Nobel per la Letteratura 2022
Cosa la accomuna alla Ernaux? “Il coraggio molto femminile di andare fino in fondo nelle cose, per guardare la propria vita senza vergogna ci vuole coraggio e una certa ferocia nei propri confronti. E io questa ferocità ce l’ho perché cerco sempre di uscire dalla comfort zone. Le condizioni di questo lavoro oggi sono sempre più difficili: siamo merce, anche gli spettacoli sono merce. Allora bisogna trovare degli auto-ostacoli da superare per andare avanti, per crescere umanamente e artisticamente. E in questo senso la Ernaux è per me un ostacolo perché è così feroce nella sua semplicità: scrivendo il racconto della sua vita riesce a restituirlo al lettore in maniera straordinaria”. Esistono delle differenze tra l’arte della scrittura e quella della recitazione? “Se la Ernaux racconta la sua vita, io entrando nella storie degli altri, in questo caso in quella della scrittrice, riesco a dimenticarmi di me. E per paradosso riesco a comprendermi meglio. Credo che sia questa la bellezza del mestiere di attore”.
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