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Home » Spettacolo » Federico Baroni: “Mai nascondere i propri sentimenti. Nei rapporti umani bisogna dare una seconda chance”

Federico Baroni: “Mai nascondere i propri sentimenti. Nei rapporti umani bisogna dare una seconda chance”

Il cantante ha appena pubblicato "Non Vale", brano sul tema dell’incomunicabilità nelle relazioni. E sul ricordo dell'amico Merlo: "La forza della musica per superare il dolore"

Geraldina Fiechter
4 Novembre 2022
Federico Baroni, classe '93, è un cantautore e busker nato a Cesena e cresciuto a Rimini (Instagram)

Federico Baroni, classe '93, è un cantautore e busker nato a Cesena e cresciuto a Rimini (Instagram)

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Non esiste relazione umana che possa fare a meno della comunicazione. Che siano rapporti di coppia, di lavoro o di amicizia, arriva sempre il momento in cui è necessario spiegarsi, dire quello che si sente o si crede, trasformare in parole i pensieri o i sentimenti che teniamo dentro. Federico Baroni, artista di successo, musicista e cantante passato dalla strada a “X Factor” e “Amici” prima di intraprendere un percorso tutto suo, ha scoperto sulla propria pelle il valore della comunicazione. “Avevo una relazione d’amore, è finita perché non sono stato capace di dire quello che volevo o pensavo, e alla lunga questo silenzio è diventato un macigno insormontabile”.
E’ nata così la campagna social insieme al marchio Marlù che, partendo dal brano “Non Vale”, scritto da Federico Baroni e Pierdavide Carone, affronta il tema dell’incomunicabilità con una serie di video interviste girate per strada a coppie di persone che vivono un rapporto d’amore, di lavoro o di qualunque genere. L’obiettivo del sondaggio è comporre le “10 regole d’oro” per vivere buone relazioni e quelle che invece possono minarle: il titolo scelto per il format è “Vale o non vale”.

Il cantante Federico Baroni (Instagram)
Il cantante Federico Baroni (Instagram)

Come è nata l’idea di girare interviste per strada?
“Io nasco come artista di strada, amo il rapporto che si crea con le persone che incontro, quindi mi è venuto spontaneo pensare a un progetto come questo”.

Che domande fa alle coppie per stimolarle a parlare?
“Chiedo a entrambi la stessa cosa, per esempio cosa odiano dell’altro, o cosa gli piace, poi chiedo a ognuno di votare su sentimenti tipici come la gelosia o il tradimento senza vedere come vota l’altro. Vengono fuori molte sorprese, che fanno capire quante cose possono ancora rivelare o dire di se stessi all’altro”.

Che coppie particolari ha intervistato?
“La campagna è in corso, ma posso intanto dire che mi hanno colpito due coppie: una madre e un figlio di 44 anni che vivono ancora sotto lo stesso tetto e due anziani lirici che lavorano da decenni insieme. Molto interessanti”.

Il singolo “Non vale”, brano che affronta il tema dell'incomunicabilità (Instagram)
Il singolo “Non vale”, brano che affronta il tema dell’incomunicabilità (Instagram)

Cosa intende per comunicazione? Solo quella verbale?
“Le vie della comunicazione posso essere infinite, conta che lo scambio avvenga. Sono stato molto colpito, ad esempio, dall’incontro con un gruppo di ragazzi sordomuti che mi hanno fatto cantare tenendo le loro mani sul mio collo. E’ stata una scoperta emozionante: hanno capito che tipo di voce avevo e cosa volevo comunicare attraverso le vibrazioni. Loro sentono così. Da lì è partita l’idea del progetto sull’incomunicabilità: possiamo comunicare con gli occhi, con il silenzio, con le vibrazioni. L’incomunicabilità non nasce quando non parliamo ma quando non riusciamo più a esprimere i nostri sentimenti”.

In un mondo apparentemente iper-comunicativo come quello con cui viviamo, le sembra che i ragazzi siano capaci di parlarsi?
“È un momento difficile per i ragazzi, e i social in cui sono immersi non aiutano. Danno l’illusione di poter parlare di se stessi mentre creano spesso modelli irraggiungibili, statici, che impediscono di apprezzarci o esprimerci per quello che siamo”.

Come è diventato artista di strada?
“Dopo la maturità ho fatto un Inter-rail in Inghilterra, ho girato 22 città, A Liverpool un artista che suonava per strada mi ha chiesto di esibirmi con i miei pezzi. È stata la più bella esperienza della mia vita e ho deciso di farlo anche in Italia. Quando sono tornato a Roma, dove studiavo all’università, dedicavo almeno un’ora ogni weekend a suonare per strada. E avevo sempre più gente che mi ascoltava. Poi ho affittato un camper e ho cominciato a girare per l’Italia”.

Federico Baroni con l'amico Michele Merlo (Instagram)
Federico Baroni con l’amico Michele Merlo (Instagram)

Un’esperienza ben diversa da “Amici” e “X Factor”, programmi a cui ha partecipato…
“Nel contesto del reality non mi sono sentito a mio agio, mi sembrava di non riuscire a essere me stesso, non capivo se chi avevo davanti parlava per la Tv o per me, mi sono chiuso in una bolla. Quando sono uscito da ‘Amici’ mi sono sentito liberato. Una persona della produzione di ‘Amici’ mi disse che ero stato il primo a uscire ridendo anziché piangendo. E’ stata comunque una bella esperienza, utile a farmi capire che il mio percorso non poteva essere quello”.

Ed è lì che ha stretto l’amicizia con Michele Merlo, il giovane cantante morto per una leucemia fulminante. Un lutto duro. Come lo ha superato?
“Mi è crollato il mondo addosso, non avevo mai perso una persona cara, per di più un amico della mia stessa età con cui condividevo un sogno. Ma nei giorni successivi ho incontrato persone che mi hanno fatto riflettere, ho capito che dovevo accettare questa perdita e portarla con me dandogli un senso positivo. Ho fatto un pezzo, ‘Chilometri’, e quello che avevo da dire l’ho messo lì, poi ho fatto il ‘Chilometri Street Tour’ con i suoi pezzi, è stata una cosa importante, anche per i suoi genitori, come amico mi sono sentito fiero: era la cosa più bella che potevo fare, la musica dà tanta forza”.

Il cantante Federico Baroni
Il cantante Federico Baroni

In conclusione: per lei cosa vale e cosa non vale nella comunicazione fra due persone?
“Vale sempre non nascondere i propri sentimenti, le proprie emozioni, quello che si è, vale non avere paura del giudizio degli altri e comunicare almeno con le persone a cui si vuole bene, che siano positive o negative”.

E, invece, cosa non bisogna fare?
“Legarsela al dito, non perdonare, ritornare continuamente sulle cose andate male con rancore. Bisogna sempre dare una possibilità alle persone di cambiare, di avere una seconda chance. In qualunque rapporto”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Non esiste relazione umana che possa fare a meno della comunicazione. Che siano rapporti di coppia, di lavoro o di amicizia, arriva sempre il momento in cui è necessario spiegarsi, dire quello che si sente o si crede, trasformare in parole i pensieri o i sentimenti che teniamo dentro. Federico Baroni, artista di successo, musicista e cantante passato dalla strada a "X Factor" e "Amici" prima di intraprendere un percorso tutto suo, ha scoperto sulla propria pelle il valore della comunicazione. “Avevo una relazione d’amore, è finita perché non sono stato capace di dire quello che volevo o pensavo, e alla lunga questo silenzio è diventato un macigno insormontabile”. E’ nata così la campagna social insieme al marchio Marlù che, partendo dal brano “Non Vale”, scritto da Federico Baroni e Pierdavide Carone, affronta il tema dell’incomunicabilità con una serie di video interviste girate per strada a coppie di persone che vivono un rapporto d’amore, di lavoro o di qualunque genere. L’obiettivo del sondaggio è comporre le “10 regole d’oro” per vivere buone relazioni e quelle che invece possono minarle: il titolo scelto per il format è “Vale o non vale”.
Il cantante Federico Baroni (Instagram)
Il cantante Federico Baroni (Instagram)
Come è nata l’idea di girare interviste per strada? "Io nasco come artista di strada, amo il rapporto che si crea con le persone che incontro, quindi mi è venuto spontaneo pensare a un progetto come questo". Che domande fa alle coppie per stimolarle a parlare? "Chiedo a entrambi la stessa cosa, per esempio cosa odiano dell’altro, o cosa gli piace, poi chiedo a ognuno di votare su sentimenti tipici come la gelosia o il tradimento senza vedere come vota l’altro. Vengono fuori molte sorprese, che fanno capire quante cose possono ancora rivelare o dire di se stessi all’altro". Che coppie particolari ha intervistato? "La campagna è in corso, ma posso intanto dire che mi hanno colpito due coppie: una madre e un figlio di 44 anni che vivono ancora sotto lo stesso tetto e due anziani lirici che lavorano da decenni insieme. Molto interessanti".
Il singolo “Non vale”, brano che affronta il tema dell'incomunicabilità (Instagram)
Il singolo “Non vale”, brano che affronta il tema dell'incomunicabilità (Instagram)
Cosa intende per comunicazione? Solo quella verbale? "Le vie della comunicazione posso essere infinite, conta che lo scambio avvenga. Sono stato molto colpito, ad esempio, dall’incontro con un gruppo di ragazzi sordomuti che mi hanno fatto cantare tenendo le loro mani sul mio collo. E’ stata una scoperta emozionante: hanno capito che tipo di voce avevo e cosa volevo comunicare attraverso le vibrazioni. Loro sentono così. Da lì è partita l’idea del progetto sull’incomunicabilità: possiamo comunicare con gli occhi, con il silenzio, con le vibrazioni. L’incomunicabilità non nasce quando non parliamo ma quando non riusciamo più a esprimere i nostri sentimenti". In un mondo apparentemente iper-comunicativo come quello con cui viviamo, le sembra che i ragazzi siano capaci di parlarsi? "È un momento difficile per i ragazzi, e i social in cui sono immersi non aiutano. Danno l’illusione di poter parlare di se stessi mentre creano spesso modelli irraggiungibili, statici, che impediscono di apprezzarci o esprimerci per quello che siamo". Come è diventato artista di strada? "Dopo la maturità ho fatto un Inter-rail in Inghilterra, ho girato 22 città, A Liverpool un artista che suonava per strada mi ha chiesto di esibirmi con i miei pezzi. È stata la più bella esperienza della mia vita e ho deciso di farlo anche in Italia. Quando sono tornato a Roma, dove studiavo all’università, dedicavo almeno un’ora ogni weekend a suonare per strada. E avevo sempre più gente che mi ascoltava. Poi ho affittato un camper e ho cominciato a girare per l’Italia".
Federico Baroni con l'amico Michele Merlo (Instagram)
Federico Baroni con l'amico Michele Merlo (Instagram)
Un’esperienza ben diversa da “Amici” e “X Factor”, programmi a cui ha partecipato… “Nel contesto del reality non mi sono sentito a mio agio, mi sembrava di non riuscire a essere me stesso, non capivo se chi avevo davanti parlava per la Tv o per me, mi sono chiuso in una bolla. Quando sono uscito da 'Amici' mi sono sentito liberato. Una persona della produzione di 'Amici' mi disse che ero stato il primo a uscire ridendo anziché piangendo. E’ stata comunque una bella esperienza, utile a farmi capire che il mio percorso non poteva essere quello". Ed è lì che ha stretto l’amicizia con Michele Merlo, il giovane cantante morto per una leucemia fulminante. Un lutto duro. Come lo ha superato? "Mi è crollato il mondo addosso, non avevo mai perso una persona cara, per di più un amico della mia stessa età con cui condividevo un sogno. Ma nei giorni successivi ho incontrato persone che mi hanno fatto riflettere, ho capito che dovevo accettare questa perdita e portarla con me dandogli un senso positivo. Ho fatto un pezzo, 'Chilometri', e quello che avevo da dire l’ho messo lì, poi ho fatto il 'Chilometri Street Tour' con i suoi pezzi, è stata una cosa importante, anche per i suoi genitori, come amico mi sono sentito fiero: era la cosa più bella che potevo fare, la musica dà tanta forza".
Il cantante Federico Baroni
Il cantante Federico Baroni
In conclusione: per lei cosa vale e cosa non vale nella comunicazione fra due persone? "Vale sempre non nascondere i propri sentimenti, le proprie emozioni, quello che si è, vale non avere paura del giudizio degli altri e comunicare almeno con le persone a cui si vuole bene, che siano positive o negative". E, invece, cosa non bisogna fare? "Legarsela al dito, non perdonare, ritornare continuamente sulle cose andate male con rancore. Bisogna sempre dare una possibilità alle persone di cambiare, di avere una seconda chance. In qualunque rapporto".
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