
Il flash mob in piazza del Gesù a Napoli organizzato dal sindacato Sugc (Sindacato unitario giornalisti della Campania), da Articolo 21 e da Amnesty International dove giornalisti imbavagliati hanno manifestato per la Giornata della libertà di stampa. 03 maggio 2025 ANSA/CIRO FUSCO
Oggi, 3 maggio, è la Giornata mondiale della libertà di stampa. È stata proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993. E si richiama direttamente alla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, che è un po’ la Costituzione del mondo. In quel testo, cardine della vita dell’Onu, si stabilisce che “ogni individuo ha diritto alla piena libertà di espressione, e il diritto di diffondere informazioni e idee con ogni mezzo, senza frontiere”. Parole molto belle, contro le quali si scontra la realtà. Il Media freedom report 2025 – pubblicato dalla Civil Liberties Union for Europe, frutto della collaborazione di 43 organizzazioni in 21 Stati membri dell’Unione europea – fotografa un’Europa in cui l’indipendenza dei giornalisti è a rischio, come anche la loro sicurezza. E fra i paesi a rischio c’è l’Italia. La parte italiana del rapporto è stata coordinata dalla Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili (Cild). E si evidenzia come in Italia i problemi maggiori siano una forte concentrazione della proprietà editoriale che ostacola il pluralismo dell’informazione, le interferenze politiche sulla Rai e l’uso delle querele temerarie come strumento di intimidazione. Si parla, nel rapporto, di una Rai in cui le pressioni politiche subite dai giornalisti vengono definite “senza precedenti”. E si cita la cancellazione del monologo di Antonio Scurati, lo scrittore autore di “M – il figlio del secolo”, previsto per la puntata del 25 aprile 2024 della trasmissione “Che sarà”. Per quell’episodio venne sanzionata la conduttrice Serena Bortone, che aveva denunciato la censura del monologo. In Italia – come in altri paesi UE – i giornalisti continuano a essere vittime di intimidazioni online e discorsi d’odio, spesso provenienti da esponenti politici, che non esitano a ricorrere all’arma della querela intimidatoria. Su 44 casi legali che vedono imputati giornalisti in Italia, 17 sono partiti da funzionari pubblici. Il condirettore esecutivo della Cild, Andrea Oleandri, spiega come il quadro italiano delle libertà dei media continui a destare “forte preoccupazione”. Dice Oleandri: “Si assiste a una diminuzione degli spazi di agibilità per il giornalismo indipendente e a un controllo politico ed economico sempre più esteso da parte del governo sulla Rai”. Secondo Laura Liberto, presidente della Cild, “l’uso sistematico delle querele temerarie contro giornaliste e giornalisti, oltre che contro le organizzazioni della società civile, che svolgono attività di inchiesta indipendente, hanno effetti dissuasivi sulla libertà di informazione”. Intanto, secondo Reporters Sans Frontières, l’Italia scende ancora nella classifica globale della libertà di stampa, piazzandosi al 49esimo posto, il risultato peggiore in Europa occidentale. In fondo alla classifica dei 180 Stati del mondo, ci sono Cina, Corea del Nord ed Eritrea. Le tre Nazioni modello nella classifica globale sono invece Norvegia, Estonia e Paesi Bassi. Il testo di Reporters Sans Frontières rileva un altro problema: le difficoltà finanziarie dei media che li portano ad avere meno peso e meno indipendenza. “Quando i media sono in difficoltà finanziarie, vengono trascinati in una corsa per attrarre pubblico a scapito di un’informazione di qualità. Quando i giornalisti sono impoveriti, non hanno più i mezzi per resistere ai nemici della stampa: coloro che promuovono la disinformazione e la propaganda”, denuncia Anne Bocandé, direttrice editoriale di Rsf. Secondo i dati raccolti da Rsf, in 160 Paesi su 180, i media raggiungono la stabilità finanziaria “con difficoltà” o “per niente”. Sempre più testate giornalistiche stanno chiudendo i battenti a causa delle difficoltà economiche in un terzo dei Paesi del mondo. È il caso degli Stati Uniti che, passando dal 55° al 57° posto, registrano quest'anno "il primo significativo e prolungato declino della libertà di stampa nella storia moderna, mentre il ritorno di Donald Trump alla presidenza sta aggravando notevolmente la situazione".