Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Spettacolo » Il pianista Giovanni Nesi tra concerti sold-out per sola mano sinistra e la battaglia contro la distonia focale

Il pianista Giovanni Nesi tra concerti sold-out per sola mano sinistra e la battaglia contro la distonia focale

Il musicista, da vero campione di resilienza, sta lottando contro questa patologia che non gli permettere di coordinare la destra. "Il mio obiettivo? La perfetta guarigione"

Guido Guidi Guerrera
16 Agosto 2022
Giovanni Nesi sta seguendo una terapia neuro-riabilitativa per guarire da una distonia focale alla mano destra

Giovanni Nesi sta seguendo una terapia neuro-riabilitativa per guarire da una distonia focale alla mano destra

Share on FacebookShare on Twitter

E’ forse una delle ‘tegole’ più terribili che senza preavviso e in assenza di una ragione specifica possono abbattersi su un musicista nel pieno della sua carriera. Una fatalità, almeno temporaneamente invalidante, che rischia di compromettere in modo serio la vita professionale di un concertista. Si chiama ‘distonia focale’, detta anche crampo del musicista, che si presenta come un difetto di controllo motorio dei gesti complessi e ha origine in zone poco esplorate del cervello. A esserne colpito è da qualche anno il giovane e talentuosissimo Giovanni Nesi, pianista pratese di notorietà internazionale e diventato famoso grazie alla suggestiva trasposizione per pianoforte con cui ha reso onore alla memoria del grande clavicembalista Giandomenico Zipoli.

Il pianista pratese Giovanni Nesi, classe 1986
Il pianista pratese Giovanni Nesi, classe 1986

Le prestigiose registrazioni e i numerosi concerti eseguiti in molte parti del mondo gli hanno valso plauso della critica e aperti consensi da parte del pubblico. Da qualche tempo Nesi, campione di resilienza e ottimista per natura sta lottando contro questa assurda patologia senza darsi per vinto e anzi continuando a suonare con l’impiego della sola mano sinistra, imitando soprattutto gli esempi di illustri maestri del passato come Ravel, Scriabin e Brahms, famoso per aver trascritto proprio per la sinistra una magnifica versione della “Ciaccona” di Bach. Così, senza perdersi d’animo, ha dato vita a esecuzioni eccellenti registrando proprio un disco in omaggio a Bach per mano sinistra negli studi londinesi di Heritage. In casi come questo il percorso di riabilitazione è lungo, altalenante e assai faticoso, ma Nesi è un giovane uomo dal carattere solare, dal sorriso contagioso e che si fa subito apprezzare non solo per le sue doti di autentico virtuoso del pianoforte, ma anche per la freschezza del carattere e una pronunciata apertura nei confronti del prossimo, una natura empatica che certamente riesce a sostenerlo e confortarlo in questa sua battaglia che è sicuro di vincere. Nel frattempo ha in programma concerti per mano sinistra in Toscana e in Sicilia, uno a settembre nel Chiostro del Museo Novecento a Firenze e a Messina nel mese di dicembre nei locali del Palacultura Antonello.

Il pianista Giovanni Nesi è affetto da distonia focale
Il pianista Giovanni Nesi è affetto da distonia focale

Giovanni, quando ha saputo di questa sua malattia?

“Quando le hanno dato un nome: distonia focale. Prima non ne conoscevo neppure l’esistenza. Dopo aver brancolato a lungo nel buio, in preda a sintomi indecifrabili, alla fine a Firenze è arrivata la diagnosi, confermata anche da un centro specializzato di Barcellona tra i migliori al mondo. Sono così venuto a sapere che si tratta di una patologia di origine neurologica a causa della quale il cervello si rifiuta di coordinare tutta una serie di movimenti raffinati e automatici che negli anni erano diventati il mio patrimonio. Quindi, questo deficit si traduce nell’impossibilità di eseguire in modo perfetto certi gesti indispensabili per chi suona il pianoforte, cosa che vale anche nel caso di professioni in cui si esige la massima precisione, come per esempio nell’arte orafa, o per chi deve scrivere velocemente al computer. Insomma si viene a perdere quella coordinazione che il cervello ha sviluppato in tanti anni di esercizio. Sulle cause di questo disturbo probabilmente legato a un deficit dei neurotrasmettitori non ci sono certezze assolute, anche se secondo alcuni studi non sarebbero estranei fattori genetici: fatto sta che il problema coinvolge almeno il 5% dei musicisti. Una cifra certamente sottostimata perché sono in molti a ignorare di soffrire della distonia focale, senza contare i tanti che per comprensibile pudore tengono nascosto questo fastidioso inconveniente”.

Giovanni Nesi sta seguendo una terapia neuro-riabilitativa per guarire da una distonia focale alla mano destra
Giovanni Nesi sta seguendo una terapia neuro-riabilitativa per guarire da una distonia focale alla mano destra

Non può esistere in tutto questo una componente di tipo psicologico?

“Certamente. Non a caso la sindrome si presenta più frequentemente tra i trenta e i quarant’anni, epoca in cui si chiede a se stessi il massimo e si entra in una sorta di competizione con il proprio stesso ruolo, si pretende sempre il massimo. Si tratta di un tipo di stress particolare che gli esperti definiscono appunto ‘task specific’. La frenesia nel portare avanti ritmi sempre più alti di lavoro, il sovraccarico spesso eccessivo di impegni possono causare un crack, una specie di corto circuito tra quelli che sono i nostri limiti intrinseci di esseri umani e il desiderio di volerli superare a tutti i costi. Insomma i fattori sono tanti e complessi che, purtroppo, sommati assieme hanno portato alla catastrofe.”

A quanto pare è un malanno che colpisce proprio la mano destra. Perché?

“Nella stragrande maggioranza dei casi viene colpita proprio la cosiddetta ‘mano dominante’, governata da una interessante e misteriosa zona del cervello chiamata ipotalamo. Naturalmente per chi usa invece abitualmente la sinistra accade il contrario, perché a quella è affidato il ruolo principale. Infatti nel caso dei violinisti il problema capita alla mano sinistra, mentre per i chitarristi a quella con cui pizzicano le corde. In poche parole un musicista viene fregato proprio nel suo migliore punto di forza. Una strana nemesi orchestrata dalla nostra mente”.

Il talentuoso pianista Giovanni Nesi
Il talentuoso pianista Giovanni Nesi

Sembra proprio che non sia stata una diagnosi facile…

“Inizialmente l’avevano scambiata per una sindrome da ‘over use’, poi si è parlato di compressione dei nervi, eppure nessuna radiografia evidenziava lesioni di qualche genere. Personalmente non sono mai stato convinto di queste ipotesi, soprattutto per il fatto che non avvertivo nessun tipo di dolore. Fu la telefonata provvidenziale di un amico messicano, pianista pure lui, a rivelarsi determinante: ‘Cabròn’ – mi disse preoccupatissimo – ‘vai subito a farti vedere a Barcellona, il tuo non è un problema delle dita, ma di testa!’. Presi la sua raccomandazione come un monito del destino e cinque giorni dopo ero in Spagna per ascoltare il verdetto di quella equipe di esperti. La diagnosi fu come immaginavo senza appello: distonia focale. Ma la bella notizia fu che ne sarei potuto uscire fuori. Con tanta pazienza, a forza di estenuanti esercizi ma anche con la consapevolezza che a una apparente remissione sarebbe potuta seguire una ricaduta”.

C’erano stati segnali premonitori prima che la malattia diventasse conclamata?

“Sì, per la verità. Un leggero senso di affaticamento che si presentava però soltanto in determinati movimenti di maggiore impegno tecnico e che richiedevano una notevole coordinazione delle dita, con particolare interessamento del pollice. Tuttavia l’esecuzione non era minimamente compromessa da questa mia sensazione, che avevo perciò liquidato come cosa di poco conto. Se fossi stato a conoscenza del problema certamente mi sarei fermato in tempo evitando il peggio, che purtroppo è arrivato. La bella notizia è che per fortuna, rispetto a cinquant’anni fa, le soluzioni non mancano, ma resta il fatto che la batosta presa è stata forte, eccome”.

E’ forse quanto di peggio possa capitare a un musicista?

“Beh, diciamo che non è una cosa tragica come l’amputazione di un arto. Mi viene in mente Paul Wittgenstein, il pianista per cui Ravel aveva scritto un pezzo adatto alla mano sinistra dopo che aveva perso in guerra il braccio destro. Un grande concertista di notevole sensibilità che sarebbe diventato celebre anche per essere committente di tante opere eseguite solo con la sinistra. Va detto però che pur non soffrendo di una disgrazia di quella portata ho subito ugualmente un colpo difficile da assorbire: all’apparenza sembra andare tutto bene, invece un brutto giorno scatta qualcosa nella cabina di regia che manda tutto all’aria. All’improvviso cose che fino a qualche giorno prima suonavi benissimo, riesci solo a balbettarle: non è una sensazione piacevole. Sgomento, rabbia, depressione. Eppure sono un ottimista per natura e solo grazie alla mia tenacia ho fatto quei progressi decisivi che devono farmi centrare l’obiettivo della perfetta guarigione”.

Giovanni Nesi ha creato una suggestiva trasposizione per pianoforte con cui ha reso onore alla memoria del grande clavicembalista Giandomenico Zipoli
Giovanni Nesi ha creato una suggestiva trasposizione per pianoforte con cui ha reso onore alla memoria del grande clavicembalista Giandomenico Zipoli

In cosa consiste il programma di riabilitazione della clinica di Barcellona?

“Si tratta di un complicato processo di rieducazione neurosensoriale motoria che giorno dopo giorno mette di nuovo il cervello nelle condizioni di ritrovare il meccanismo ‘inconscio’ delle soluzioni, mediante una vera e propria risintonizzazione cerebrale. Per ottenere questo si usano dei tutori finalizzati a immobilizzare certe dita con varie combinazioni mentre si sta suonando. Simultaneamente si è chiamati a impegnare la mente con calcoli matematici o suonare su superfici diverse dalla normale tastiera. Insomma tutta una serie di espedienti per convincere il cervello recalcitrante come un cavallo imbizzarrito a fare il suo dovere di sempre. Cosa che comporta tempo, infinita pazienza e una serie di esercizi faticosi e di una noia mortale. Basti pensare che ogni mattina dedico un paio d’ore a questo genere di terapia ma lo faccio con estrema fiducia, quasi con entusiasmo, con la convinzione di averla presto vinta”.

Eppure lo scorso anno sembrava essersi tutto risolto in modo definitivo…

“In realtà era quello che credevo anch’io, dimenticando gli avvertimenti della dottoressa catalana sulla possibilità neppure tanto remota di ricadute. Un bel giorno d’estate di un anno fa scoprii con immensa gioia di poter suonare di tutto con disinvoltura, esattamente come prima che mi colpisse questo disturbo. Al settimo cielo e già pronto a programmare future stagioni concertistiche cantavo vittoria e nello stesso tempo avevo smesso la tediosa routine degli esercizi. Fu l’errore più grande della mia vita, infatti dopo poco la mia condizione precipitò di nuovo gettandomi una volta di più nello sconforto”.

Il pianista Giovanni Nesi
Il pianista Giovanni Nesi

Così la sua attività pianistica continua a soffrirne…

“Non direi. Per fortuna la produzione destinata a esecuzioni per mano sinistra sono almeno un migliaio e posso sbizzarrirmi in un repertorio vastissimo che va dal romanticismo a i contemporanei. In particolare suonare Bach con le trascrizioni di Brahms mi ha permesso di esibirmi ‘live’ e di registrare un disco. Tutte iniziative salutate dal pubblico con grande favore e un certo stupore di fronte all’illusione tecnica che fa credere a brani eseguiti con due mani. Quindi proprio nei momenti più difficili occorre rispondere alle sfide ‘impossibili’ che la vita infligge con la massima determinazione”.

Esempi illustri di pianisti colpiti dalla distonia focale?

“Certo, a cominciare da Robert Schumann che tra l’altro ho incluso nei miei programmi concertistici. Uno studio condotto da un gruppo di Hannover sulla base delle lettere e dei diari del musicista ha potuto dedurre dalla descrizione dei sintomi la presenza inequivocabile della malattia, all’epoca era del tutto sconosciuta. Il pianista avvilito e incapace di trovare una soluzione smise di suonare ad appena trent’anni. Avrebbe voluto diventare un virtuoso del pianoforte, ma dovette abbandonare quell’idea e dedicarsi alla composizione: scelta obbligata che ha regalato all’umanità veri capolavori. Ma anche lo stesso Gary Graffman, maestro di Lang Lang, è stato affetto da identica patologia, come pure Leon Fleisher. Entrambi costretti a dedicarsi all’insegnamento o alla direzione d’orchestra, ovviamente ai più alti livelli immaginabili. Erano però altri tempi in cui le cause della sindrome erano avvolte in una nebbia impenetrabile”.

Voi pianisti siete come gli atleti: non vi accontentate mai e puntate sempre più in alto nel tentativo di superarvi costantemente…

“Verissimo. Fa parte della nostra struttura mentale, di una costante cura del dettaglio, della ricerca di una sfumatura che all’orecchio comune può sembrare insignificante. Una esistenza votata al culto del perfezionismo che come per ogni forma di devozione assoluta non può essere immune totalmente da rischi. E’ una passione in nome della quale si osa sempre di più ignorando come ciò che fino a quel momento ti ha nutrito può all’improvviso annientarti. Sto apprendendo una lezione di vita, faticosa e interessante nel contempo. Avvilente e esaltante perché mette in moto tutte quelle risorse che mi impediscono di arrendermi. So che la meta è vicina e che il concerto con cui saluterò la mia perfetta condizione sarà il più bello, il più entusiasmante ed emozionante della mia vita. Siete già tutti invitati”.

Potrebbe interessarti anche

Grindr, app di incontri per la comunità Lgbtq+, avverte gli utenti sul pericolo che gli agenti di polizia creino account falsi per prenderli di mira
Attualità

Egitto, Grindr avverte gli utenti gay sugli account falsi della polizia

26 Marzo 2023
La Nuova Zelanda lancia la campagna Love Better da quasi 4 milioni di dollari
Attualità

La Nuova Zelanda aiuta i giovani a riprendersi dalle delusioni d’amore

23 Marzo 2023
Una madre con bambino in carcere. Oggi sono 23 in Italia, con 26 bambini
Attualità

Detenute madri: sono 23 con 26 bambini al seguito. Le straniere il doppio delle italiane

24 Marzo 2023

Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
E’ forse una delle ‘tegole’ più terribili che senza preavviso e in assenza di una ragione specifica possono abbattersi su un musicista nel pieno della sua carriera. Una fatalità, almeno temporaneamente invalidante, che rischia di compromettere in modo serio la vita professionale di un concertista. Si chiama 'distonia focale’, detta anche crampo del musicista, che si presenta come un difetto di controllo motorio dei gesti complessi e ha origine in zone poco esplorate del cervello. A esserne colpito è da qualche anno il giovane e talentuosissimo Giovanni Nesi, pianista pratese di notorietà internazionale e diventato famoso grazie alla suggestiva trasposizione per pianoforte con cui ha reso onore alla memoria del grande clavicembalista Giandomenico Zipoli.
Il pianista pratese Giovanni Nesi, classe 1986
Il pianista pratese Giovanni Nesi, classe 1986
Le prestigiose registrazioni e i numerosi concerti eseguiti in molte parti del mondo gli hanno valso plauso della critica e aperti consensi da parte del pubblico. Da qualche tempo Nesi, campione di resilienza e ottimista per natura sta lottando contro questa assurda patologia senza darsi per vinto e anzi continuando a suonare con l’impiego della sola mano sinistra, imitando soprattutto gli esempi di illustri maestri del passato come Ravel, Scriabin e Brahms, famoso per aver trascritto proprio per la sinistra una magnifica versione della "Ciaccona" di Bach. Così, senza perdersi d’animo, ha dato vita a esecuzioni eccellenti registrando proprio un disco in omaggio a Bach per mano sinistra negli studi londinesi di Heritage. In casi come questo il percorso di riabilitazione è lungo, altalenante e assai faticoso, ma Nesi è un giovane uomo dal carattere solare, dal sorriso contagioso e che si fa subito apprezzare non solo per le sue doti di autentico virtuoso del pianoforte, ma anche per la freschezza del carattere e una pronunciata apertura nei confronti del prossimo, una natura empatica che certamente riesce a sostenerlo e confortarlo in questa sua battaglia che è sicuro di vincere. Nel frattempo ha in programma concerti per mano sinistra in Toscana e in Sicilia, uno a settembre nel Chiostro del Museo Novecento a Firenze e a Messina nel mese di dicembre nei locali del Palacultura Antonello.
Il pianista Giovanni Nesi è affetto da distonia focale
Il pianista Giovanni Nesi è affetto da distonia focale
Giovanni, quando ha saputo di questa sua malattia? "Quando le hanno dato un nome: distonia focale. Prima non ne conoscevo neppure l’esistenza. Dopo aver brancolato a lungo nel buio, in preda a sintomi indecifrabili, alla fine a Firenze è arrivata la diagnosi, confermata anche da un centro specializzato di Barcellona tra i migliori al mondo. Sono così venuto a sapere che si tratta di una patologia di origine neurologica a causa della quale il cervello si rifiuta di coordinare tutta una serie di movimenti raffinati e automatici che negli anni erano diventati il mio patrimonio. Quindi, questo deficit si traduce nell’impossibilità di eseguire in modo perfetto certi gesti indispensabili per chi suona il pianoforte, cosa che vale anche nel caso di professioni in cui si esige la massima precisione, come per esempio nell’arte orafa, o per chi deve scrivere velocemente al computer. Insomma si viene a perdere quella coordinazione che il cervello ha sviluppato in tanti anni di esercizio. Sulle cause di questo disturbo probabilmente legato a un deficit dei neurotrasmettitori non ci sono certezze assolute, anche se secondo alcuni studi non sarebbero estranei fattori genetici: fatto sta che il problema coinvolge almeno il 5% dei musicisti. Una cifra certamente sottostimata perché sono in molti a ignorare di soffrire della distonia focale, senza contare i tanti che per comprensibile pudore tengono nascosto questo fastidioso inconveniente".
Giovanni Nesi sta seguendo una terapia neuro-riabilitativa per guarire da una distonia focale alla mano destra
Giovanni Nesi sta seguendo una terapia neuro-riabilitativa per guarire da una distonia focale alla mano destra
Non può esistere in tutto questo una componente di tipo psicologico? "Certamente. Non a caso la sindrome si presenta più frequentemente tra i trenta e i quarant’anni, epoca in cui si chiede a se stessi il massimo e si entra in una sorta di competizione con il proprio stesso ruolo, si pretende sempre il massimo. Si tratta di un tipo di stress particolare che gli esperti definiscono appunto ‘task specific’. La frenesia nel portare avanti ritmi sempre più alti di lavoro, il sovraccarico spesso eccessivo di impegni possono causare un crack, una specie di corto circuito tra quelli che sono i nostri limiti intrinseci di esseri umani e il desiderio di volerli superare a tutti i costi. Insomma i fattori sono tanti e complessi che, purtroppo, sommati assieme hanno portato alla catastrofe.” A quanto pare è un malanno che colpisce proprio la mano destra. Perché? "Nella stragrande maggioranza dei casi viene colpita proprio la cosiddetta ‘mano dominante’, governata da una interessante e misteriosa zona del cervello chiamata ipotalamo. Naturalmente per chi usa invece abitualmente la sinistra accade il contrario, perché a quella è affidato il ruolo principale. Infatti nel caso dei violinisti il problema capita alla mano sinistra, mentre per i chitarristi a quella con cui pizzicano le corde. In poche parole un musicista viene fregato proprio nel suo migliore punto di forza. Una strana nemesi orchestrata dalla nostra mente".
Il talentuoso pianista Giovanni Nesi
Il talentuoso pianista Giovanni Nesi
Sembra proprio che non sia stata una diagnosi facile… "Inizialmente l’avevano scambiata per una sindrome da ‘over use’, poi si è parlato di compressione dei nervi, eppure nessuna radiografia evidenziava lesioni di qualche genere. Personalmente non sono mai stato convinto di queste ipotesi, soprattutto per il fatto che non avvertivo nessun tipo di dolore. Fu la telefonata provvidenziale di un amico messicano, pianista pure lui, a rivelarsi determinante: 'Cabròn' – mi disse preoccupatissimo – 'vai subito a farti vedere a Barcellona, il tuo non è un problema delle dita, ma di testa!'. Presi la sua raccomandazione come un monito del destino e cinque giorni dopo ero in Spagna per ascoltare il verdetto di quella equipe di esperti. La diagnosi fu come immaginavo senza appello: distonia focale. Ma la bella notizia fu che ne sarei potuto uscire fuori. Con tanta pazienza, a forza di estenuanti esercizi ma anche con la consapevolezza che a una apparente remissione sarebbe potuta seguire una ricaduta". C’erano stati segnali premonitori prima che la malattia diventasse conclamata? "Sì, per la verità. Un leggero senso di affaticamento che si presentava però soltanto in determinati movimenti di maggiore impegno tecnico e che richiedevano una notevole coordinazione delle dita, con particolare interessamento del pollice. Tuttavia l’esecuzione non era minimamente compromessa da questa mia sensazione, che avevo perciò liquidato come cosa di poco conto. Se fossi stato a conoscenza del problema certamente mi sarei fermato in tempo evitando il peggio, che purtroppo è arrivato. La bella notizia è che per fortuna, rispetto a cinquant’anni fa, le soluzioni non mancano, ma resta il fatto che la batosta presa è stata forte, eccome". E’ forse quanto di peggio possa capitare a un musicista? "Beh, diciamo che non è una cosa tragica come l’amputazione di un arto. Mi viene in mente Paul Wittgenstein, il pianista per cui Ravel aveva scritto un pezzo adatto alla mano sinistra dopo che aveva perso in guerra il braccio destro. Un grande concertista di notevole sensibilità che sarebbe diventato celebre anche per essere committente di tante opere eseguite solo con la sinistra. Va detto però che pur non soffrendo di una disgrazia di quella portata ho subito ugualmente un colpo difficile da assorbire: all’apparenza sembra andare tutto bene, invece un brutto giorno scatta qualcosa nella cabina di regia che manda tutto all’aria. All’improvviso cose che fino a qualche giorno prima suonavi benissimo, riesci solo a balbettarle: non è una sensazione piacevole. Sgomento, rabbia, depressione. Eppure sono un ottimista per natura e solo grazie alla mia tenacia ho fatto quei progressi decisivi che devono farmi centrare l’obiettivo della perfetta guarigione".
Giovanni Nesi ha creato una suggestiva trasposizione per pianoforte con cui ha reso onore alla memoria del grande clavicembalista Giandomenico Zipoli
Giovanni Nesi ha creato una suggestiva trasposizione per pianoforte con cui ha reso onore alla memoria del grande clavicembalista Giandomenico Zipoli
In cosa consiste il programma di riabilitazione della clinica di Barcellona? "Si tratta di un complicato processo di rieducazione neurosensoriale motoria che giorno dopo giorno mette di nuovo il cervello nelle condizioni di ritrovare il meccanismo ‘inconscio’ delle soluzioni, mediante una vera e propria risintonizzazione cerebrale. Per ottenere questo si usano dei tutori finalizzati a immobilizzare certe dita con varie combinazioni mentre si sta suonando. Simultaneamente si è chiamati a impegnare la mente con calcoli matematici o suonare su superfici diverse dalla normale tastiera. Insomma tutta una serie di espedienti per convincere il cervello recalcitrante come un cavallo imbizzarrito a fare il suo dovere di sempre. Cosa che comporta tempo, infinita pazienza e una serie di esercizi faticosi e di una noia mortale. Basti pensare che ogni mattina dedico un paio d’ore a questo genere di terapia ma lo faccio con estrema fiducia, quasi con entusiasmo, con la convinzione di averla presto vinta". Eppure lo scorso anno sembrava essersi tutto risolto in modo definitivo... "In realtà era quello che credevo anch’io, dimenticando gli avvertimenti della dottoressa catalana sulla possibilità neppure tanto remota di ricadute. Un bel giorno d’estate di un anno fa scoprii con immensa gioia di poter suonare di tutto con disinvoltura, esattamente come prima che mi colpisse questo disturbo. Al settimo cielo e già pronto a programmare future stagioni concertistiche cantavo vittoria e nello stesso tempo avevo smesso la tediosa routine degli esercizi. Fu l’errore più grande della mia vita, infatti dopo poco la mia condizione precipitò di nuovo gettandomi una volta di più nello sconforto".
Il pianista Giovanni Nesi
Il pianista Giovanni Nesi
Così la sua attività pianistica continua a soffrirne… "Non direi. Per fortuna la produzione destinata a esecuzioni per mano sinistra sono almeno un migliaio e posso sbizzarrirmi in un repertorio vastissimo che va dal romanticismo a i contemporanei. In particolare suonare Bach con le trascrizioni di Brahms mi ha permesso di esibirmi 'live' e di registrare un disco. Tutte iniziative salutate dal pubblico con grande favore e un certo stupore di fronte all’illusione tecnica che fa credere a brani eseguiti con due mani. Quindi proprio nei momenti più difficili occorre rispondere alle sfide ‘impossibili’ che la vita infligge con la massima determinazione". Esempi illustri di pianisti colpiti dalla distonia focale? "Certo, a cominciare da Robert Schumann che tra l’altro ho incluso nei miei programmi concertistici. Uno studio condotto da un gruppo di Hannover sulla base delle lettere e dei diari del musicista ha potuto dedurre dalla descrizione dei sintomi la presenza inequivocabile della malattia, all’epoca era del tutto sconosciuta. Il pianista avvilito e incapace di trovare una soluzione smise di suonare ad appena trent’anni. Avrebbe voluto diventare un virtuoso del pianoforte, ma dovette abbandonare quell’idea e dedicarsi alla composizione: scelta obbligata che ha regalato all’umanità veri capolavori. Ma anche lo stesso Gary Graffman, maestro di Lang Lang, è stato affetto da identica patologia, come pure Leon Fleisher. Entrambi costretti a dedicarsi all’insegnamento o alla direzione d’orchestra, ovviamente ai più alti livelli immaginabili. Erano però altri tempi in cui le cause della sindrome erano avvolte in una nebbia impenetrabile". Voi pianisti siete come gli atleti: non vi accontentate mai e puntate sempre più in alto nel tentativo di superarvi costantemente... "Verissimo. Fa parte della nostra struttura mentale, di una costante cura del dettaglio, della ricerca di una sfumatura che all’orecchio comune può sembrare insignificante. Una esistenza votata al culto del perfezionismo che come per ogni forma di devozione assoluta non può essere immune totalmente da rischi. E’ una passione in nome della quale si osa sempre di più ignorando come ciò che fino a quel momento ti ha nutrito può all’improvviso annientarti. Sto apprendendo una lezione di vita, faticosa e interessante nel contempo. Avvilente e esaltante perché mette in moto tutte quelle risorse che mi impediscono di arrendermi. So che la meta è vicina e che il concerto con cui saluterò la mia perfetta condizione sarà il più bello, il più entusiasmante ed emozionante della mia vita. Siete già tutti invitati".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto