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Golden Globes, Ryan Murphy dedica il premio alla carriera ai giovani Lgbtq+

Il regista e produttore è stato premiato alla cerimonia del 10 gennaio con il Carol Burnett Award e si è rivolto alle star della comunità, presenti in sala, come "esempi di possibilità"

di MARIANNA GRAZI -
11 gennaio 2023
Ryan Murphy

Ryan Murphy

Con il suo discorso Ryan Murphy ha incantato il pubblico dei Golden Globes. Nel corso della cerimonia per l'80esima edizione, svoltasi a Los Angeles nella serata del 10 gennaio, il regista, sceneggiatore e produttore ha ricevuto il premio alla carriera 'Carol Burnett Award', e ha scelto di dedicare il suo intervento sul palcoscenico hollywoodiano ai giovani Lgbtq+ che guardavano da casa e ai tanti attori della comunità con cui ha collaborato nella sua carriera. "Il riconoscimento di stasera mi ha fatto riflettere su cosa significhi davvero una vita di successi", ha dichiarato il creatore di serie come American Horror StoryPose e Glee. "Ci si arriva per non aver avuto paura di rischiare".

La dedica agli attori della comunità

Billy Porter ha presentato e premiato Ryan Murphy sul palco dei Golden Globes

In apertura del suo discorso il produttore 57enne ha ricordato la star di Pose, Michaela Jae "MJ" Rodriguez, che è diventata la prima attrice trans a vincere un Golden Globe nel 2021, anno in cui lo show non è stato trasmesso in seguito allo scandalo dell'Hollywood Foreign Press Association e al boicottaggio dei premi. Poi elencato i successi di alcune delle star presenti in sala a Los Angeles, tra cui Billy Porter, che lo ha introdotto sul palco (definendolo "Prolifico. Visionario. Ha cambiato le carte in tavola. Pioniere. Campione della verità. Impavido. Bossman. Stacanovista. Alleato. Mentore. Amico"), Niecy Nash (nomination per Dahmer) e proprio MJ, che è stata in passato la sua compagna, che ha definito "meravigliosi attori con cui ho lavorato, perché siano simbolo di speranza e progresso". "Il mio discorso di ringraziamento è dedicato quasi interamente a loro", ha spiegato Murpy. "Quando ero giovane, a casa negli anni '70, e guardavo il Carol Burnett Show, non ho mai visto una persona come me ricevere un premio o addirittura essere protagonista di uno programma televisivo. Era difficile essere un ragazzo Lgbtq in America. Anzi, in tutto il mondo, allora come oggi" sottolinea, per poi aggiungere: "Ho una parola per voi: Florida", afferma riferendosi alla legge soprannominata "Don't say gay", approvata nella primavera dello scorso anno, che vieta ai distretti scolastici statali di "incoraggiare la discussione sull’orientamento sessuale o l’identità di genere nelle classi elementari".

"La strada da seguire" per i giovani Lgbtq

 
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E ha continuato: "Spesso ti dicono che non diventerai mai nulla. Per sopravvivere bisogna nascondere la propria vita. Ma per i ragazzi che stanno guardando stasera, offro MJ e Billy e Niecy e Matt (Bomer) e Jeremy (Pope) come esempi di possibilità. C'è una strada da percorrere, usateli come stelle polari". Lo scopo di Ryan Murphy è sempre stato quello di abbattere le barriere: "Per 25 anni ho cercato di fare solo questo a Hollywood: la mia missione era quella di prendere gli invisibili, i non amati, per renderli gli eroi che hanno sempre desiderato vedere, ma che non sono mai stati presenti nella cultura pop". Il regista e produttore ha ringraziato la sua famiglia, il suo team, i suoi agenti, i suoi alleati di FX e Netflix e la HFPA; ha elencato poi tutti gli attori e le attrici che sono rimasti con lui "sempre, nella buona e nella cattiva sorte" e che non erano presenti in sala: Jessica Lange, Julia Roberts, Lady Gaga, Leslie Grossman, Billie Lourd, Sarah Paulson, Gwyneth Paltrow e il socio produttore Brad Falchuk. Non poteva mancare un cenno di gratitudine per altre "persone speciali" presenti in sala, tra cui Jamie Lee Curtis, Angela Bassett, Richard Jenkins, Evan Peters (che in seguito ha vinto come miglior attore per il ruolo di protagonista in Dahmer), Brad Pitt e Dede Gardner (i suoi primi produttori) e Steven Spielberg, che ha dichiarato di aver comprato la sua prima sceneggiatura When God Was a Boy.

Il premio Carol Burnett Award

A Carol Burnett è intitolato il Golden Globes alla carriera

Il premio, uno dei più alti riconoscimenti della serata, è stato istituito nel 2019, ed è intitolato alla prima  vincitrice, l'attrice statunitense Carol Burnett, per "i contributi eccezionali alla televisione dentro o fuori lo schermo". L'onorificenza annuale viene selezionata dall'organo di governo dei Globes, il consiglio di amministrazione dell'HFPA, in base "all'operato della persona e all'impatto duraturo che i risultati della sua carriera televisiva hanno avuto sia sull'industria (televisiva) che sul pubblico". Negli anni successivi sono state premiate Ellen DeGeneres e Norman Lear. La cerimonia dei Golden Globes è tornata quest'anno sulla NBC dopo un anno di assenza a causa dello scandalo interno scoppiato in seguito a un'inchiesta del Los Angeles Times. La cerimonia è stata condotta dal comico Jerrod Carmichael.

Ryan Murphy e l'impegno per l'uguaglianza

Ryan Murphy, cinque volte candidato ai Globes, ha promosso l'uguaglianza a Hollywood con storie inclusive che superano le barriere. Il suo dramma per FX, Pose, è passato alla storia per la presenza del più grande cast transgender e Lgbtq per una serie sceneggiata. I suoi ultimi lavori, The Watcher e Dahmer - Monster: The Jeffrey Dahmer Story, hanno battuto i record di pubblico su Netflix e si sono guadagnati rapidamente il rinnovo della seconda stagione. Murphy ha creato opportunità di inclusione anche fuori dal set, attraverso la sua Half Initiative, con la quale si è prefissato di far sì che il 50% di tutti i posti da regista nei suoi show fossero occupati da donne, persone di colore e membri della comunità Lgbtq. "Ryan Murphy non solo continua ad appassionare il pubblico con le serie più emozionanti e coinvolgenti del secolo, ma continua anche a ispirare tutti con il suo lavoro al di fuori dello schermo", ha dichiarato la presidente della HFPA Helen Hoehne, commentando in parte la scelta di Murphy.